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Autore: DonnieTZ    02/07/2017    6 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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10. Andrà bene

Sembrava che il giorno prima volesse replicarsi, mentre Dean trascorreva buona parte della sua giornata in linea per farsi assegnare un compagno.
Aveva lo sguardo fisso sulla schiena della persona allo sportello. Era ben attento a non superare la linea luminosa sul pavimento, per lasciare al cittadino prima di lui la sua privacy, ma la tensione nelle spalle dello sconosciuto diceva tutto.
Dean era stato in coda quasi quattro ore ed era dolorosamente consapevole del fatto che – con tutta la tecnologia a loro disposizione – quelle file avrebbero potuto essere evitate, non fossero state un modo per torturare la popolazione.
“Sì, sembra essere proprio una cospirazione, quella delle file” ribatté la voce di Cas, nella sua mente.
Che altra spiegazione ci sarebbe, scusa? E da quando usi del sarcasmo con me?
“Ho imparato dal migliore.”
Erano entrambi nervosi, a quel punto. Dean era andato a lavoro, la sera prima, accompagnato attraverso i cancelli da Charlie – con il suo chip speciale –, che lo aveva seguito fin dentro al locale per sentire il concerto. Mentre era sul palco, voce e chitarra a fargli da scudo, i pensieri gli avevano dato un po' di tregua. Quando era rientrato, però, non era riuscito davvero a dormire e aveva finito per seguire Cas con più concentrazione del solito, mentre il pittore si risvegliava, si preparava e andava a lavoro. Charlie non aveva voluto rivelare i dettagli – “meno sai meglio è; l'importante è che richiedi un compagno” aveva detto –, così ai due non erano rimaste che elucubrazioni e discorsi insensati. La verità era che entrambi si erano sentiti sollevati, nonostante la tensione che accompagnava sempre le prove della vita.
In quel momento, con lo sconosciuto che aveva ormai esaurito la pratica e si allontanava, Dean aveva perso ogni certezza.
E se Charlie non riuscisse a fare qualsiasi cosa voglia fare?
Se non dovesse funzionare?
Mi ritroverei con una compagna? O un compagno? O, insomma, dovrei...
“Dean, respira.”
La voce di Cas era dolce ma ferma, i suoi pensieri avevano spinto l'agitazione in un angolo a beneficio di Dean, che prese coraggio e colmò la distanza che lo separava dall'addetta all'assegnazione compagni.
«Chip sul lettore, prego» disse la donna, con voce annoiata.
Dean obbedì, allungando il braccio verso il lettore che lei aveva girato nella sua direzione.
«Selezioni il genere, prego.»
Dean osservò i tre grandi quadrati sullo schermo, premendo quello su cui scorreva, in un'infinità di lingue, la parola maschile.
Non fosse stato nel bel mezzo di un'operazione assurda e rischiosa, avrebbe riso di quel piccolo traguardo.
«Confermi, prego.»
Dean osservò lo schermo, senza curarsi di rispondere alla donna palesemente disinteressata. C'erano i suoi dati – nome, cognome, genitori biologici e affidatari, altri familiari, precedenti clinici – e la scritta evidente che avrebbe dato inizio a tutto: richiede compagno.
Dean confermò. E poi confermò di nuovo dopo una serie di clausole. Iniziò a chiedersi se il piano di Charlie fosse già in atto o se ci fossero stati dei problemi di cui non poteva sapere nulla.
“Andrà bene, Dean.”
'Andrà bene' un cazzo. Che succede? Perché non ci ha detto cosa si suppone debba succedere?
«Il programma impiegherà qualche minuto ad elaborare i dati. Attenda, prego.»
Passò qualche lungo, estenuante secondo, mentre la voce nella sua testa si ostinava a tentare di calmarlo contro ogni paura perfettamente razionale che avrebbe negato di avere. Come se non bastasse, la donna tornò a girare lo schermo del lettore verso di lei, osservandolo con annoiata pazienza, impedendo a Dean di veder scorrere le innumerevole facce di perfetti sconosciuti scartati dall'algoritmo.
Charlie, ti prego, fai una delle tue magie...
«Oh.»
Dean, a quel suono, alzò la testa verso la donna.
«'Oh' cosa? Problemi?»
«Stia calmo signore, ora-»
La porta del cubicolo in cui l'addetta era relegata si spalancò all'improvviso.
«Scusate, scusate, c'è un inconveniente con i lettori.»
Era Charlie, il cappellino da tecnico calato in testa e il fare affaccendato di chi sta sbrigando il suo lavoro. Dean quasi soffocò dalla sorpresa, prima di ricordarsi come respirare.
«Ma il signore ha avviato e confermato la pratica, non mi dica che si è perso tutto o che ci saranno problemi» la supplicò la donna, ridestandosi improvvisamente dalla sua apatia.
«No, no, quali problemi? In un attimo risolvo tutto. Tanto l'algoritmo lavora in background» la tranquillizzò Charlie, prima di fare un occhiolino a Dean che si sforzò di non scuotere la testa e di non sorridere.
Ci siamo.
“Sono pronto, Dean.”
Anche io.
Charlie si mise a trafficare con il lettore per un paio di minuti, chiedendo spazio alla donna, per poi rialzarsi, soddisfatta.
«Ecco fatto. Visto? Nessuna catastrofe. E sembra abbia anche quasi finito di elaborare. Vi lascio alle vostre pratiche.»
«Grazie. Grazie mille» rispose l'addetta, tornandosi a sedere.
«Quindi, è tutto a posto?» domandò Dean, lo stomaco stretto in una morsa.
«Sembrerebbe di sì. Sta ancora analizzando» rispose lei. «Oh, ecco» aggiunse.
 
Cas aveva trascorso la prima ora ad ignorare il lettore nell'angolo dello studio, con una certa ostinata convinzione. Aveva dipinto, risistemato i colori e i pennelli, avvolto nella carta da pacchi un paio di opere concluse che aspettavano solo che i committenti le ritirassero. Poi un potenziale cliente aveva chiamato, chiedendo un appuntamento, e il lettore era diventato improvvisamente il centro della sua giornata. Ci aveva trascinato davanti l'alto sgabello e aveva aspettato, cercando di controllare se stesso – i suoi tumulti interiori – per poter tranquillizzare Dean.
Dopo un'attesa di ore, finalmente sembrava che la missione di Charlie fosse giunta alla fine. Si erano detti di essere pronti, lui e Dean, e lo erano. Cas non aveva dubbi.
Il lettore suonò, insistente.
Cas balzò giù dallo sgabello, un sorriso ad allargarsi piano in viso, prima che si rendesse conto di dover passare il chip per zittire l'apparecchio. La scritta sullo schermo spedì i battiti del suo cuore a velocità potenzialmente pericolose.
È stato selezionato da un richiedente compagno. Ha sei mesi di tempo per recarsi all'ufficio e accettare la pratica. Nel caso il richiedente non sia di un genere a lei congeniale, la disputa verrà affrontata dal tribunale degli affari relazionali in base agli articoli numero...
“Cas.”
Sì, Dean.
“Sei tu.”
Lo so, stavo leggendo, io... sono io, Dean.
“Io e te.”
Io e te.
La felicità – non era possibile distinguere di chi fosse, ma non importava davvero – minacciò di sovrastarli, strizzando stomaco e polmoni nella familiare vertigine associata a quello che provavano.
L'attenzione di Dean venne richiamata dall'addetta, così Cas tornò a leggere dal lettore, cercando di controllare l'euforia.
Aveva sei mesi, certo, ma sarebbe andato a confermare e chiudere la pratica il giorno dopo. Aspettare era del tutto inutile, visto il loro grado di intimità, e Cas desiderava davvero condividere una stanza più grande con Dean.
L'idea lo colpì con forza, quando la realizzò: vivere con lui, dormire con lui, sentire il profumo della sua pelle, perdersi fra le sue lentiggini, sfiorarlo e toccarlo e...
“Ehi, campione, io sono ancora fra la gente. Rimanderesti questi pensieri a dopo?” scherzò Dean.
Cas lo visualizzò allontanarsi dallo sportello e poté quasi sentire il calore del suo sorriso.



 
Buonsalve, genti!
Premesso che mi scuso per la scarsità del capitolo a livello quantitativo (poche parole, pochi avvenimenti, me ne rendo conto), sappiate che il capitolo successivo è già praticamente scritto. In effetti, erano un capitolo solo, che ho preferito dividere perché nel prossimo ci sono un po' di... cose... interessanti... che hanno preso troppo spazio... insomma ;) ;) ;)
Spero vi sia piaciuto il livello di fluff presente! Ogni commento è custodito con amore nel mio cuoricino (e, a tal proposito, domani cercherò di rispondere a tutte le recensioni! Siete preziose)!
Alla prossima!
DonnieTZ
(^^^ questa è la mia pagina, su cui stanno succedendo avvenimenti davvero... davvero. Quindi passateci, se vi va di volermi bene, e piantate un mi piace! ❤ )



 
   
 
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