Seconda parte
“Dovevamo
aspettarcelo” mormorò lo sciamano, fissando Davina con tristezza. “Per i
Mikaelson non conta null’altro che la loro maledetta famiglia. Non hanno
protetto Cami e adesso non si preoccuperanno del
destino di Davina. Chi non è un Mikaelson non ha diritto di vivere, è questo il
vero significato del loro sempre e per
sempre, spero che tu adesso lo abbia compreso, Kol. Quando questa storia
sarà finita, dovrai decidere da che parte stare.”
Kol
annuì e Vincent abbozzò un mezzo sorriso. Poi si volse verso Marcel, che
continuava a guardare alternativamente e con un’espressione indecifrabile il
corpo di Davina e il giovane Conte abbandonato sul divano.
“Tu
resta qui e fai in modo che nessuno possa toccare il corpo di Davina” disse al
vampiro. “Noi torneremo il più in fretta possibile.”
Marcel
annuì, con una strana luce negli occhi.
Nel
frattempo, Klaus e Hayley erano stati intercettati dallo stesso Lucien nel
Bayou, dopo aver recuperato il corpo di Rebekah. Nel
palazzo dei Mikaelson la notizia era arrivata quando Elijah, tentando di
chiamare il fratello, non aveva ricevuto risposta: a quel punto Freya aveva
deciso di non indugiare oltre e di portare lo spirito di Davina nel piano
ancestrale, per canalizzare attraverso di lei i poteri degli Antenati e
impadronirsene.
La
ragazza aveva pianto, gridato e supplicato in ogni modo perché la strega
Mikaelson avesse pietà di lei. Ciò che la terrorizzava non era tanto la morte,
quella l’aveva affrontata molte volte e non ne aveva paura… ma, se gli spiriti
degli Antenati, capeggiati da Kara Nguyen, fossero riusciti a usare la pietra con le rune
verdi su di lei, Davina non avrebbe perduto soltanto la sua vita ma anche la
sua anima, dissolvendosi nel nulla. Le urla disperate di Davina erano
strazianti, ma Freya, con una crudele freddezza e un distacco disumano, la
spinse verso le nemiche e attirò su di sé i poteri che gli Antenati stavano
usando per imprigionare e distruggere la giovane strega. Avuto ciò che cercava,
Freya non si preoccupò minimamente dell’orribile destino che sarebbe toccato a
Davina e, soddisfatta, ritornò sul piano reale. Ora, carica del potere immenso
degli Antenati, Freya era pronta per affrontare Lucien.
Insieme,
lei ed Elijah uscirono immediatamente dal palazzo, senza voltarsi indietro,
senza domandarsi cosa ne sarebbe stato di Davina o di Tristan, ancora
semincosciente e torturato dal veleno di Hayley, senza verificare dove si
trovassero o cosa stessero facendo Kol, Vincent e Marcel.
Tutto
ciò che contava, nella mente e nel cuore dei due Originali, era raggiungere al
più presto il luogo dove Lucien aveva aggredito Klaus ed Hayley, salvarli ed
eliminarlo per sempre.
Davina,
però, non era rimasta da sola nel piano ancestrale.
Kara era ormai vicinissima a lei e stava per
toccarla con la pietra verde che le avrebbe distrutto l’anima, quando avvenne
qualcosa di inatteso: una potente energia si sprigionò contro Kara, rovesciandola a terra e facendole cadere di mano la
pietra. Davina, che aveva chiuso gli occhi aspettando la fine, non seppe che
cosa era successo finché non sentì una mano delicata afferrare la sua e una
voce incitarla a fuggire.
“Presto,
Davina, presto, dobbiamo nasconderci! Il mio potere non è così forte da tenere
a bada Kara per molto tempo, dobbiamo approfittare
del momento favorevole per trovare un luogo sicuro.”
Sorpresa
e sollevata, Davina aprì gli occhi e si trovò davanti Ariane, la giovane strega
bionda che aveva fatto parte della Sorellanza, che l’aveva aiutata a cercare
Kol nel regno dei morti e che poi era stata uccisa a sangue freddo da Elijah
perché aveva scoperto il segreto del cavallino fatto con la quercia bianca.
“Ariane”
mormorò Davina, con un filo di voce, mentre la strega l’aiutava a rialzarsi e
la trascinava con sé in cerca di un nascondiglio.
Non
sarebbe stato facile sfuggire agli spiriti degli Antenati e, in particolare,
alla vendetta di Kara Van Nguyen,
ma Ariane era decisa a proteggere ancora una volta Davina, anche se ciò avrebbe
significato subire lei stessa il suo destino e perdere l’anima. Le due giovani
streghe corsero disperatamente lungo corridoi intricati e oscuri,
attraversarono cripte agghiaccianti e saloni ancora più spaventosi per il loro
aspetto spettrale e desolato. Finalmente attraversarono un corridoio sormontato
da un piccolo arco e lì trovarono una nicchia in cui potersi celare, almeno per
un po’. Sapevano di non essere al sicuro, ma così facendo avrebbero guadagnato
un po’ di tempo.
“Sapevo
ciò che Kara e altre Antenate volevano farti, ma non
mi sono opposta, non ho detto niente, altrimenti avrebbero eliminato anche me”
spiegò Ariane a Davina, a voce bassissima. “Al contrario, volevo che si
fidassero di me, perché in questo modo avrei potuto cercare di aiutarti se il
loro piano avesse avuto successo.”
Davina
era sbigottita e commossa, non riusciva a trovare le parole per ringraziare
Ariane che si era esposta a un pericolo così grave soltanto per salvarla.
“Purtroppo
non potremo restare qui a lungo” continuò Ariane, “Kara
e le altre ci troveranno e dovremo cercare un altro nascondiglio. Dobbiamo
resistere il più possibile perché vedi, Davina, non tutti gli Antenati sono
come Kara, non tutti vogliono farti del male. Io ti
ho salvata, ma ci sono anche altri che non sono d’accordo con i piani degli
Antenati e che aspettano solo il momento propizio per fermarli. A molti non è
piaciuto affatto che una parte degli Antenati abbia stretto un accordo con un
vampiro pazzo e crudele come Lucien Castle, seppure
per eliminare i Mikaelson. Non hanno pensato che Lucien non si fermerà ai
Mikaelson ma che, nel suo delirio di follia, ucciderà chiunque gli capiterà a
tiro, che sia un vampiro, un umano o una strega. Tra gli Antenati sta crescendo
una fazione che vuole rovesciare Kara e le sue
seguaci.”
Davina
era sollevata nel sentire queste parole, ma la generosità di Ariane la turbava
ancora, si era esposta ad un rischio enorme e tutto questo solo per lei…
“Ariane,
sono felice di sentire quello che mi dici, ma… ma tu adesso ti sei fatta
scoprire e Kara non avrà pietà di te, se riuscirà a
catturarci faremo entrambe la stessa orribile fine” le disse, prendendole
affettuosamente le mani.
Ariane
scosse la testa e sorrise dolcemente.
“Davina,
tu mi hai salvata quando hai deciso di consacrarmi, dopo che l’Originale mi
aveva uccisa” ricordò la strega bionda. “Senza il tuo atto generoso, la mia
anima sarebbe stata comunque perduta. Questo è il mio modo di ricambiarti il
favore.”
Le
due streghe si abbracciarono strette, come vere sorelle, attendendo di udire i
passi delle Antenate che sarebbero presto giunte per distruggere entrambe.
Ma
quando Davina riaprì gli occhi, non si trovava più nel regno dei morti con
Ariane, bensì nel palazzo dei Mikaelson, attorniata da Vincent, Marcel e Kol e,
poco più indietro, Van Nguyen che aveva operato
l’incantesimo per riportarla in vita. Felice e incredula, Davina si lasciò
prendere tra le braccia e stringere prima da Vincent e Marcel e poi,
finalmente, da Kol che la baciò a lungo, con sollievo.
“Vi
ringrazio, vi ringrazio tutti, mi avete salvata, ma…” e i suoi occhi si
posarono sul Reggente delle streghe di New Orleans, “Van, devo avvertirti di
una cosa: gli Antenati non sono tutti come tua madre, non sono pieni di
rancore. Vi sono spiriti gentili come Ariane, che mi ha protetta finché non mi
avete resuscitata e ce ne sono anche altri che al momento tacciono per non
farsi scoprire, ma che non accettano il patto stretto con Lucien Castle. Prima o poi ci sarà una lotta intestina tra loro e
tu dovrai decidere chi seguire, se restare fedele a tua madre nonostante i suoi
errori oppure…”
“Io
sono qui soltanto perché Vincent e Kol mi hanno costretto e minacciato” replicò
bruscamente Van Nguyen, indietreggiando. “Sarò sempre
dalla parte di mia madre, non mi importa di quello che dici. Ho fatto quello
che i tuoi amici mi hanno ordinato e adesso me ne vado!”
Il
giovane voltò le spalle a tutti e se ne andò senza dire altro, ma Vincent
rimase a guardarlo finché non scomparve, con un’aria pensosa negli occhi. Era
convinto che non sarebbe finita bene per Van, aveva provato a spiegarglielo, ma
lui non aveva sentito ragioni e adesso, probabilmente, ne avrebbe pagato il
prezzo.
Tuttavia
ciò che davvero contava era che Davina fosse viva. Marcel e Kol erano fuori di
sé dalla gioia e non si stancavano di guardarla e accarezzarla per convincersi
che fosse tutto vero, che la giovane strega fosse veramente insieme a loro.
Vincent,
invece, si era avvicinato a Tristan, che gemeva e si contorceva sul divano. Il
veleno del lupo si stava diffondendo rapidamente e lo avrebbe ucciso, se Klaus
non fosse tornato presto a dargli il suo sangue.
“Mi
sembra assurdo, ma dovremmo ringraziare questo piccolo mostro per la salvezza
di Davina” rise Kol. “Sai, mentre era semincosciente per il morso di Hayley ha
avuto una specie di visione e ha mormorato che tu saresti morta, che Freya ti
avrebbe abbandonata al tuo destino. E’ stato per questo che ci siamo affrettati
ad andare a prendere Van. Guarda un po’, adesso dovrò sperare che Klaus torni
in tempo per curarlo… non si sa mai, nella vita, vero?”
“Alla
fine si è reso veramente utile, anche se non credo che se ne sia accorto” disse
Vincent.
In
effetti Tristan non aveva avuto coscienza di ciò che aveva detto o fatto in
quelle ore: il veleno del lupo lo straziava, gli mozzava il fiato, gli causava
una febbre altissima che lo portava a perdere i sensi più spesso di quanto non
fosse cosciente. In certi momenti gli sembrava addirittura di essere tornato al
suo eterno supplizio dell’annegamento, oppure rivedeva la scena di Elijah e
Hayley abbracciati e li sentiva ridere assieme, soddisfatti delle sue
sofferenze e questa era la tortura peggiore per lui.
Dopo
ore interminabili di atroce dolore, finalmente il giovane avvertì sulle labbra
il sapore del sangue di Klaus e il liquido caldo che gli scendeva in gola.
Bevve, tossì, bevve di nuovo e il calore si diffuse in tutto il suo corpo,
purificandolo dalla sofferenza, facendo scomparire ogni male e ridonandogli
energia.
Tristan
riaprì lentamente gli occhi e mise a fuoco i volti che aveva intorno. Vide
Klaus e poi Elijah, ma distolse immediatamente gli occhi da lui in un istintivo
gesto di rifiuto. Vide, con stupore, Marcel, Kol e Davina che lo attorniavano e
sembravano stranamente felici di constatare che stava migliorando.
“E’
anche grazie a te se sono salva” gli disse la strega, “e volevo ringraziarti
prima di andarmene da questo palazzo.”
Tristan
abbozzò un sorrisetto storto che sembrava piuttosto una smorfia.
“Per
una volta che ho fatto qualcosa di meritevole, non riesco nemmeno a ricordarlo”
mormorò, esausto e sfinito dalla lunga agonia. “Comunque… tu avevi cercato di
aiutare Aya a liberarsi dall’asservimento e io non dimentico un favore fatto ad
un’amica. Immagino che te lo dovessi…”
Mentre
Tristan sembrava diventato, paradossalmente, l’eroe del giorno, Elijah sentiva
l’ostilità crescere attorno a lui e alla sua famiglia e si sentì in dovere di
dire qualcosa.
“Davina,
non era nostra intenzione farti del male e ti assicuro che non lo avremmo fatto
se ci fosse stato un altro sistema, ma purtroppo non esisteva e Niklaus e
Hayley erano in gravissimo pericolo, Lucien li aveva intercettati nel Bayou e…”
“Non
voglio parlarne più” tagliò corto la ragazza, in tono freddo. “Continuare a
tirare in ballo l’argomento significherebbe alimentare una nuova faida tra di
noi e mi sembrerebbe assurdo, proprio ora che Lucien è sconfitto e la Profezia
vanificata.”
“Volevamo
soltanto dirti che siamo dispiaciuti e che…” tentò di intervenire Freya, ma fu
Marcel a interromperla.
“Siete
anche sordi o cosa? Davina ha detto che non vi serba rancore e che non vuole
tornare mai più sull’argomento” reagì con stizza. “Per rispetto alla sua
volontà, anch’io cercherò di non portarvi rancore e di dimenticare, per quanto
questo sia possibile. Prima di andarmene, però, vorrei sottolineare un paio di
cose.”
I
Mikaelson si guardarono in faccia per un istante.
“Se
Davina è viva non è certo per merito vostro. E’ stato un caso che Tristan,
anche lui in uno stato tra la vita e la morte per il morso di Hayley, abbia
avuto la visione di un futuro in cui Freya l’avrebbe sacrificata senza pietà”
riprese il Reggente con tono gelido. “Questo ci ha permesso di costringere Van
a fare l’incantesimo che ci serviva prima che fosse troppo tardi. Ma, ripeto, è
stato un caso. Io, Davina e Vincent sappiamo benissimo come sarebbero andate le
cose stando ai vostri piani. Voi avreste sacrificato Davina perché non contava
niente, non era una della vostra famiglia, non aveva il prezioso sangue dei
Mikaelson: chiunque non sia un Mikaelson per voi non vale niente ed è
sacrificabile in qualunque momento per il bene
della famiglia. Devo ammettere che Tristan, Aurora e perfino Lucien avevano
ragione, forse i veri cattivi di questa storia siete voi.”
“Marcel,
ma tu fai parte della famiglia…” provò a dire Elijah, ma Marcel non lo stette
nemmeno a sentire.
“Io
non faccio parte della vostra maledetta famiglia!” ribatté, duro. “Non c’è più
niente che mi lega a voi, non ho più alcun legame di sangue con voi e ne sono
fiero. Io sono il Reggente di New Orleans e continuerò ad accettare la vostra
presenza sul mio territorio perché
io, diversamente da voi, tengo fede alla mia parola, ma non prendetemi in giro
con queste chiacchiere alle quali nemmeno voi credete. L’unica cosa che abbiamo
in comune è l’appartenenza alla razza dei vampiri e questo è il solo motivo per
cui manterrò saldo l’accordo che abbiamo stretto.”
Le
parole ostili e aspre di Marcel fecero scendere un silenzio di tomba su tutto
il palazzo dei Mikaelson. Il primo a romperlo fu Vincent.
“Marcel
ha ragione. Nessuno di noi ha motivo di fidarsi di un Mikaelson e, d’ora in
avanti, baderemo ognuno ai nostri affari cercando di non intralciarci. Non
tenteremo in alcun modo di farvi del male e speriamo che voi non avrete
intenzione di farne a noi, ma non chiedeteci una facile assoluzione per tacitarvi la coscienza: nessuno di voi la merita”
disse, lapidario. Il suo tono pacato era forse più agghiacciante della rabbia
trattenuta di Marcel.
“Anch’io
ho qualcosa da dirvi” intervenne Kol, stringendo la mano di Davina. “Da oggi in
poi nemmeno io voglio più essere un Mikaelson. Tutto sommato, devo ammettere
che aveva ragione Finn a voler restare lontano da voi. Io andrò a vivere con
Davina nella soffitta che le aveva trovato Marcel e mi farò una nuova vita con
lei, sarà lei soltanto la mia famiglia. Dimenticatevi di avere avuto un altro
fratello.”
“Kol,
sai bene che questo non sarà mai possibile” esclamò Elijah, molto turbato.
“Per
me lo è” tagliò corto il giovane vampiro. Prese per mano la sua ragazza e,
insieme con lei, fu il primo a lasciare il palazzo di famiglia senza voltarsi
indietro nemmeno una volta.
“Anche
noi ce ne andiamo, non è così, Marcel?” domandò Vincent. “Non abbiamo altro da
dire a questi individui.”
“No,
infatti” Marcel pareva esitare, poi si decise e si rivolse a Tristan. “Non
dovrebbe importarmene niente, ti ho sempre considerato un piccolo demonio, ma
oggi Davina è salva anche grazie a te e mi sento in dovere di chiedertelo: tu
che cosa farai? Nemmeno tu fai parte della loro preziosa famiglia e, anzi, ora
che la Profezia è scongiurata e Lucien è morto, non hanno più motivo di tenerti
in vita.”
Un
sorriso amaro apparve sulle labbra di Tristan.
“Sono
comunque un loro prigioniero” rispose, in tono rassegnato. “Ma non è del tutto
vero ciò che dici: una parte della mia famiglia è qui, perché Aurora è
confinata in questo palazzo, condannata ad un sonno eterno. Se anche potessi,
non me ne andrei di qui senza di lei.”
Marcel
annuì e poi, senza un’altra parola, si affiancò a Vincent e lasciò il palazzo
dei Mikaelson insieme a lui.
Il
gelo avvolse coloro che rimanevano nell’antiquato palazzo. Klaus, Freya e Elijah
si rendevano conto di aver vinto la battaglia ma, probabilmente, perso qualcosa
di molto più importante, poiché gli amici li avevano abbandonati pieni di
sdegno e disprezzo nei loro confronti e, soprattutto, perché avevano perduto
comunque un fratello, Kol, che non si considerava più un Mikaelson.
Tristan,
invece, aveva ostentato una disinvoltura che non provava affatto e in realtà
era molto spaventato: Marcel aveva detto il vero, adesso nessun pericolo
imminente minacciava i Mikaelson e, di conseguenza, lui era diventato davvero
inutile per loro. La sua vita valeva meno di niente per i Mikaelson. Cosa ne
sarebbe stato di lui, adesso? Forse lo avrebbero rimesso in un container e
condannato di nuovo al supplizio da cui l’avevano tratto solo per ragioni di
interesse?
Improvvisamente,
davanti agli occhi del Conte De Martel si delineò l’orrore di un futuro
imprevedibile e certamente oscuro…
FINE