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Autore: Tefnuth    07/07/2017    0 recensioni
All'alba dei tempi, quando gli uomini e la Terra avevano da poco iniziato il loro ciclo vitale, la Morte generò un figlio. Egli divenne così malvagio da dimostrarsi la peggiore piaga esistente. Il principe degli Spettri lo affrontò, e lo sconfisse, tuttavia invece di ucciderlo lo imprigionò in un lungo letargo. A due anni di distanza dalla sconfitta di Weiss, e con tanti cambiamenti bel Bureau, Georg e compagni devono fronteggiare questo temibile mostro. Tirarsi indietro, impossibile, ma ci sarà bisogno di un pericoloso alleato.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Manhattan, ore 01.37 A.M.

L’aria era tersa, e le gocce di pioggia che ricadevano sul suolo erano gli unici abitanti delle strade di quel quartiere deserto e abbandonato. Non per molto, ancora.

Un elicottero nero bucò le nuvole, e col suo moto cadenzato cantò una nuova colonna sonora.

Squadra omega, confermare posizione” ordinò il pilota.

“Soul in posizione” dichiarò Georg, tramite la cuffietta che portava all’orecchio destro. Nascosto in un vicoletto, e col cappuccio calato sulla testa per difendersi dalla pioggia, aspettava impaziente che l’obiettivo fosse a portata d’occhio.

“Noctis in posizione” affermò Andrew dalla parte opposta della strada. Anche lui, come il telecineta, aveva il capo coperto da un cappuccio.

“Hell-fire e Frostgeist, in posizione” disse Tom che, appostato di vedetta su un edificio, vedeva il gemello sul tetto di quello che gli stava davanti.

Avete la visuale sull’obiettivo?” chiese ancora il pilota, mentre passava sopra di loro con l’elicottero.

“Negativo. – Rispose Bill, appostandosi per qualche istante sul ciglio del terrazzo per osservare la strada. – Ci stanno mettendo più del previsto”.

“MERDA! Cosa sta facendo Lumeor?” imprecò Georg, alludendo al fratello che era stato mandato in avanscoperta. Da quello che avevano saputo, il loro avversario era un demone marionetta con inserti cibernetici che, non potendo creare energia in modo autonomo, si nutriva periodicamente di elettricità. La sua fame, che lo aveva portato ad allontanarsi così tanto dal proprio territorio, era stata la causa di un fastidioso black-out generale. Per questo avevano deciso, di comune accordo, che Gustav lo avrebbe attirato in quella zona di Manhattan dove lo avrebbero affrontato. Ma il tempo che ci stava richiedendo stava facendo innervosire il telecineta.

“Non allarmarti. – Lo tranquillizzò Andrew. – Sento delle vibrazioni in avvicinamento”.

TUMP. TUMP.

Un boato in lontananza, accompagnato da piccole scosse telluriche, mise tutti sull’attenti. Poco dopo Gustav, in forma di fulmine, sfrecciò davanti a loro gridando che il demone stava arrivando.

“Vai al riparo. – Gli ordinò il fratello, che poi si rivolse agli altri compagni. – Tenetevi pronti!”.

Ed ecco che lo videro: una marionetta gigante che correva in orizzontale mulinando velocemente braccia e gambe, mentre la testa ciondolava a destra e sinistra (di certo era alla ricerca della preda). Al centro del suo corpo, coperto in parte dalla testa, c’era il ganglio all’interno del quale immagazzinava l’energia che mangiava.

CLANG. CLANG, stridevano gli ingranaggi che facevano roteare spalle e anche.

Era molto veloce, troppo per essere fermato con un semplice attacco diretto, pertanto Georg innalzò un muro di argentea energia psichica in mezzo ai due grattacieli che aveva davanti. Vedendo l’enorme quantità di energia, il demone vi si gettò a capofitto per essere rimbalzato all’indietro dalla stessa barriera. Spinto anche dalla mole del suo stesso corpo, lo pseudo-automa cadde di schiena.

Immediatamente, e con la grazia di due angeli, i gemelli saltarono giù dai tetti con l’intenzione di scagliare un attacco combinato; tuttavia il demone, grazie ad un marchingegno che teneva nascosto nella gola, sparò una cannonata che li costrinse a fermare l’azione. Sbalzati dallo scontro d’aria, Bill e Tom rimasero sospesi nel vuoto per alcuni secondi prima di iniziare a cadere. Per salvarsi, il signore dei ghiacci usò una delle sua lame per agganciarsi alla parete dell’edificio, mentre Tom si fece prendere al volo da Gustav temporaneamente uscito dal suo nascondiglio.

“Appena sei pronto ti lascio” esclamò il biondo, mentre si avvicinava a terra tenendo per le mani il signore del fuoco.

“Sono nato pronto” affermò il pirocineta, prima di dire al fratellastro di lasciarlo cadere. Terminato il salvataggio, Gustav ritornò nelle retrovie per non essere d’ostacolo all’operazione.

Nel frattempo il demone, dopo essersi goffamente rialzato, fece uscire dalla schiena una lama circolare che cominciò subito a fendere l’aria creando, tra l’altro, un fastidioso fischio.

“Questo rumore è insopportabile” sbraitò Gustav, tappandosi le orecchie.

“Rimediamo subito. – Affermò Georg che, con una fortissima presa mentale, bloccò la lama. – Hell-fire!” chiamò poi, e prontamente Tom sciolse l’acciaio con un incendio nero.

Il demone strillò, poiché il metallo fuso gli era penetrato nel corpo corrodendo alcuni ingranaggi. I suoi movimenti si fecero più rozzi e forzati, e la gambe non sostenevano più a dovere quel gran peso. Per evitare che il gigante cadesse addosso ad una delle abitazioni, Bill ne congelò le tozze gambe e parte del terreno attorno immobilizzandolo.

A questo punto Andrew, che finora era rimasto a far da sentinella, si inerpicò in forma d’ombra su per la parete di un palazzo e ricomparve sullo stesso tetto da dove avrebbe voluto scagliare una delle sue sfere nere, mentre Georg e i gemelli tenevano il nemico impegnato con i loro attacchi. Fu a causa di uno di questi che il demone, fortemente adirato, mulinò nuovamente le braccia e con esse colpì la struttura su cui stava il mezzo spettro facendolo cadere assieme alle macerie.

“Mourn!” chiamò Andy mentre stava cadendo.
“Sono qui”
Esclamò lo spettro evocato.

Ali d’ombra, ornate con una nervatura giallastra, si aprirono sulla schiena del mezzo spettro, e dopo una piroetta volò quasi rasoterra con grande agilità.
“Indietro, penso io a bloccarlo. – Disse Andy ai compagni, prima di parlare col suo spettro. – Ho bisogno dei tuoi occhi”.
Sempre a disposizione

Rispose il fantasma.

Dopo essersi assicurato che gli amici fossero a distanza di sicurezza, il mezzo spettro si fermò davanti alla marionetta e distese del tutto le ali sulle quali si aprirono un paio di occhi bianchi, senz’anima. Come gli occhi della gorgone Medusa, anche quelli avevano il potere di pietrificare chi li guardava ma avevano effetto anche su ciò che stava nel loro raggio d’azione. Il demone, e gli edifici, si tramutarono in pietra.

“Grazie Mourn” disse Andy, richiudendo le ali e tornando allo stato normale.
E’ stato divertente

Rise lo spettro, aiutando il mezzo spettro a ricadere dolcemente a terra. Andrew era sfinito, poiché il legame con Mourn era stato creato da poco e il suo corpo ancora non si era abituato del tutto al dispendio di energie.

“Tutto bene?” gli chiese Gustav, dopo essersi avvicinato, mentre i suoi fratellastri si apprestavano a distruggere il nemico.

“Sono solo un po’ stanco, niente di che” rispose Andrew.

Splash si sentì all’improvviso: il nucleo della marionetta era esploso, facendo fuoriuscire una sostanza verdastra, viscida e puzzolente.

“CHE SCHIFO!” lamentò Bill che, come gli altri, era stato sporcato dallo slime. Gli si erano rizzati i capelli per il disgusto.

“Credo di poter dire addio a questo completo” affermò Georg.

Una volta ritornato dalla missione, la prima cosa che fecero fu quella di fiondarsi nel reparto docce.  Era una sala con le mattonelle azzurre e bianche sia sul pavimento che sulle pareti, e il soffitto era bianco per poter vedere eventuali formazioni di muffa. Dietri ad una zona armadietti, che ospitava anche un elegante ripostiglio da dove poter prelevare saponi e asciugamani, c’erano dodici cubicoli ciascuno con il proprio soffione tenuto sempre funzionante.

“Quella merda mi appesterà il naso per almeno un mese” esclamò Tom, mentre sfregava con energia la spugna insaponato sul corpo muscoloso. Aveva dovuto alzare leggermente la voce, a causa dei cinque soffioni accesi.

“Se lo avessi saputo, avrei portato un ombrello” disse Gustav che, nonostante fosse più distante era stato ugualmente investito dalla sostanza.

“Non ti avrebbe salvato lo stesso. – Affermò Georg, sotto la doccia vicina. – Meglio una tuta da laboratorio”.

“Dallo schifo ho buttato via i vestiti. – Lamentò Bill che stava lasciando che l’acqua calda gli ricadesse sulle spalle, rilassandole. – Se ci penso mi viene l’orticaria”.

“Povera bimba, si è sporcata la gonnellina” lo canzonò Andrew, spuntando per un secondo dal cubicolo a fianco.

Per ripicca, il signore dei ghiacci pose un dito sotto il soffione di Andy, raffreddandogli di colpo l’acqua; così il mezzo spettro si ritrovò, nudo, in mezzo al corridoio che separava i due lati della stanza.

“Che c’è, vuoi una sciarpa?” ridacchiò Bill, tenendogli le spalle.

Un po’ per gioco, e un po’ per vendette, il mezzo spettro gli afferrò la cosa e dette un paio di strattoni (non molto forti) per cercare di farlo uscire dal proprio box. Fra risate e pizzicotti, i due inscenarono una lotta suscitando una leggera gelosia in Tom.

“Ehi! Devo portarvi un preservativo? – Esclamò il signore del fuoco. – Non fatemi diventare zio prima del tempo” qualunque fossero le sue intenzioni, tutti scoppiarono a ridere.

Intanto, in un’altra parte della città, il demone stava muovendo i primi passi nel mondo terrestre. Ai suoi occhi, gli inutili esseri umani erano pericolose bombe da evitare: rosei ammassi di cellule senza senso; e il solo stargli vicino gli faceva prudere la ruvida pelle. Il rumore dei clacson era una lama nelle orecchie, e la luce un disgustoso nemico. Nonostante i suoi occhi si fossero ormai abituati alla luminosità di quel mondo, trovava difficile guardare direttamente le luci artificiali che gli bombardavano il viso. C’erano molti locali che vomitavano note assordanti, un altro disturbo per i suoi timpani, che sembravano attirare i giovani mortali come una canzone infernale. Ne scelse uno, il primo che aveva attirato la sua attenzione, ed entrò dopo aver facilmente ipnotizzato colui che vi stava all’entrata.
In quell’oscuro mondo, dove colorate luci intermittenti impedivano di cogliere la struttura del locale, uomini e donne ballavano insieme mescolando i loro terribili effluvi, strusciandosi l’un l’altro. Quelli che stavano al bancone, invece, contaminavano i loro corpi con i strani liquidi colorati che il barman versava generosamente nel bicchiere. Erano tutti così alterati, che nessuno si accorgeva dei tentacoli che uscivano da sotto le ali ripiegate. Persino il suo volto, che non era stato affatto nascosto con degli incantesimi, non suscitava alcuna reazione particolare. C’era stato perfino che gli aveva fatto i complimenti per la…maschera.
“Branco di idioti inutili” pensò, mentre da sotto le ali già si stava diffondendo la sua nube.
  
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