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Autore: Sarandom    11/07/2017    3 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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L.

 

Sam era appena uscito dall’ospedale e stava per entrare nella sua auto, quando sentì un rumore familiare avvicinarsi.

Si voltò senza dare nell’occhio e vide un’Impala vicino alle scale. Non ce ne erano molte in zona, quindi poteva solo essere quella del fratello. Si nascose dietro delle piante nell’ingresso e guardò meglio; non era da solo nell’abitacolo.

Era buio, ma nonostante ciò notò un uomo dai capelli scuri accanto a Dean; stavano parlando.

Poco dopo, lo strano tizio scomparve.

Sam trattenne il fiato, la mano che si stringeva forte in un pugno. Era un demone? Un angelo? Cosa diavolo aveva in mente suo fratello?

«Alce.» Sam quasi cacciò un urlo e balzò all’indietro. Sollevò le sopracciglia e fissò la figura in nero di fronte a sé, ruotando gli occhi.

«Crowley!» disse a voce bassa e stridula. «Ti sembra questo il modo!?»

«Dobbiamo parlare.» Il demone accennò al fratello, poi gli mise una mano su una spalla e sparirono.

 

Sam si ritrovò in una piazza deserta; un solo lampione faceva luce ma non illuminava altro oltre a loro e qualche metro di strada.

Il castano allargò le braccia. «Vuoi spiegarmi?»

«Dean ha fatto amicizia con un altro demone, dovresti esserci abituato.»

Sam era completamente interdetto. «Lo conosci?»

«Lui è Dante. E non pensavo che avrei dovuto preoccuparmene.»

«Cosa ha a che fare con Dean?»

«Lui non lo ricorda, almeno non esattamente... gli avrà rinfrescato la memoria…»

Sam sospirò stancamente. «Spiegati.»

Crowley si guardò intorno, poi fece qualche passo verso di lui. «Si sono… conosciuti... all’Inferno.»

Sam restò senza parole e fece dei calcoli mentali. «Ecco perché…» Guardò il demone. «Dean ha di nuovo gli incubi.»

«C’era da aspettarselo.» fece Crowley, il tono vagamente cupo. Ci fu una pausa prima che Sam chiedesse: «Cosa vuole da lui?»

«Con le tante cose che ha fatto laggiù, sicuramente non le ricorda una per una. Dante non sarà stato né il primo né l’ultimo. Dean si divertiva, sapendo che nessuno avrebbe potuto aiutarlo.»

«Dean non si divertiva all’Inferno. Mi ha raccontato cosa ha fatto.»

«Ti ha raccontato ciò che ha provato mentre era tornato, a chi avrebbe potuto capirlo.» Lo sguardo serio di Crowley lo fece tacere e rimanere interdetto. «Anche io ci sono andato ed ecco cosa sono diventato. Ti cambia, e non puoi tornare indietro.»

«Dean non è come te. Anche io l’ho vissuto.» rispose secco Sam.

«Non sto dicendo questo, ma non è neanche come prima. Tu hai sofferto Lucifero, e sue lagne. Poi è arrivato piuma e vi ha dato il percorso da continuare.

«Vuoi arrivare al dunque?» domandò, Sam, spazientito.

«Gli ha fatto una promessa, una specie di patto, ma non poteva farne. Gli ha promesso di poter tornare sulla terra. Dean aveva visto tutto di lui, nella sua anima. Dante era gentile, amava la sua famiglia, ma ha fatto due errori. Il primo: fare un patto con un demone per salvare suo figlio. il secondo: fidarsi in modo stupido di quel Dean. Dante non era al corrente di questo mondo, Sam.»

«Glielo ha promesso… in cambio di cosa?» domandò, nella difficoltà di venire a conoscenza di quelle cose.

«Niente. Gli ha solo detto che lo avrebbe fatto e lui ha accettato, dopo l’ennesima frustata. Dopodiché si è risvegliato in un corpo non suo, senza poter tornare dalla sua famiglia.»

Sam restò in silenzio, poi, con le mani in tasca, domandò: «Tu che ne sai di tutta questa storia?»

Crowley alzò il mento e lo fissò un attimo. «Ero lì.»

«Eri lì quando Dean…» disse stupito.

«Perché ti meravigli, Alce?»

«Ci conoscevi già?»

Crowley confermò con la testa socchiudendo gli occhi. «Avevo già visto le potenzialità di Dante. Infatti è bravo.»

Sam lo guardò sprezzante.

«Non fare quella faccia, Alce.» fece il demone, roteando gli occhi.

«Quindi ora lavora per te.»

Crowley annuì.

«Come ha fatto a diventare un demone degli incroci?»

«Beh, potrei avergli dato una mano. Dante non è uno che si interessa di queste cose; gli ho dato un compito e se ne è stato sempre zitto e buono.»

«Il tuo cagnolino ideale.» suppose Sam, le mani sui fianchi.

«Non è come pensi.»

«Il corpo di chi è?»

Crowley gli mostrò un sorriso sghembo. «Ho giocato bene le mie carte. Era un paziente in coma da anni.»

Sam sospirò. «Cosa vuoi adesso?»

«Aiutatemi con Dante, e tutto questo finirà.»

«Come pensi di fare?»

«So dove si trova la sua famiglia. Posso dirtelo a patto che non dirai a nessuno che te l’ho detto io.»

«Tu che fai un patto con me?» chiese Sam, assottigliando lo sguardo.

Crowley ammiccò, e lo fissò a lungo. «Una prima volta per tutto.» disse col tono ironico, prima di ripetere il gesto e farlo apparire nella sua auto, da solo.

 

*

28 Dicembre 2020

 

Dean era riuscito a sgattaiolare nella camera di Castiel senza farsi vedere. Appena entrato, il cacciatore restò con la schiena sulla porta, in silenzio assoluto, interrotto solo dal respiro e dal leggero russare del moro. Teneva la testa voltata verso la finestra, si avvicinò per osservarlo, poi si sedette sulla sua poltrona. L’alba era vicina, e Dean restò sveglio fino a quando Castiel schiuse le palpebre pian piano. 

Il moro rivide per l'ultima volta quel maledetto soffitto dell'ospedale. Inspirò, ed i raggi del sole gli fecero notare Dean davanti a lui, nell’angolo ancora leggermente all’ombra.

«Buon... buongiorno...» mormorò Castiel, alzando il braccio strofinandosi l'occhio destro.

Il cacciatore alzò le sopracciglia, poi sorrise. «’Giorno.»

Ci fu una pausa piuttosto lunga.

Sapeva Castiel avrebbe voluto sapere tutto, quindi si alzò lentamente e strinse le sbarre del letto.

Castiel osservava ogni sua mossa, come al solito. «Sei tornato?»

«Sì. Ieri sera tardi o questa mattina molto presto, come vuoi metterla...» abbassò lo sguardo.

«Stai bene?» domandò.

«Mi è servito, sì. Forse è stata una scelta stupida, ma…»

«No, avere dubbi non è stupido.» lo interruppe subito Cas.

«Non avevo dubbi…ero confuso.»

«Hai fatto luce sui tuoi pensieri?»

«Abbastanza.» rispose Dean. Si sedette su un lato del letto. «Pronto per tornare a casa?» gli chiese con un sorriso che gli illuminò gli occhi.

«Certo.»

Dean allungò una mano per strofinargli i capelli schiacciati sulla tempia destra e per sistemarli. «Dobbiamo tagliarli.» Gli spettinò il ciuffo, mentre Castiel gli riservò uno sguardo aggrottato. L’espressione buffa dell'ex angelo provocò una leggera risata del cacciatore, che alla fine gli passò un dito sulla guancia come un buffetto, e si alzò dandogli le spalle. «Hai sistemato la valigia?»

Castiel spostò le coperte e si mise seduto. «Sì, ieri prima di dormire.» Il moro fece per alzarsi, ma Dean gli fu subito accanto.

«Dean, guarda che ce la faccio.»

Ma Dean non ne volle sapere e lo aiutò, Castiel si stiracchiò. Sentirono molti "crack" e risero insieme.

Castiel si fece raggiante in viso dopo che uscirono dalla sua stanza e firmarono il foglio di congedo. Dean lo fece aspettare in macchina mentre prendeva la colazione. Per settimane e settimane, Castiel non aveva aspettato altro che poter tornare finalmente a casa.

Finirono la colazione poco prima di essere sul viale delle loro abitazioni. Dean parcheggiò davanti a casa Novak; Claire aveva passato l’ultima settimana di vacanza da Sam e Eileen per la loro vicinanza ad alcuni suoi amici, quindi Dean aveva tutto il tempo per poter affrontare Castiel da solo.

 

«Eccoci qui.» fece Dean, entusiasta, lasciandogli varcare l'ingresso per primo.

«Casa dolce... com'è?» fece Cas, assottigliando lo sguardo.

Dean rise. «Casa dolce casa.» disse, studiando la sua espressione confusa.

«Avete dei modi di dire strani, continuo a sostenerlo.» mormorò l'ex angelo, guardandosi attorno con un leggero sorriso. «Però hanno molto senso. Tornare qui è...» Si mise a girellare, diede un'occhiata ad ogni cosa, persino i battiscopa, avvertì il leggero odore di cannella della cucina, e poi fece per raggiungere il salotto.

Dean lo fermò. «Hey hey... aspetta.» sparì dalla sua visuale per tornare poco dopo.

Cas si voltò, sorpreso dal tono e dal comportamento strano dell’amico. «Che c'è? Qualcosa non va?»

Dean ammiccò, guardando altrove.

«Uhm... mi stai forse giocando uno scherzo?» chiese il moro, assottigliando lo sguardo.

«No, voglio solo…» Si grattò la nuca, poi gli fece segno di andare avanti. «Continua.»

Cas piegò la testa da un lato, poi si girò per raggiungere la sua stanza preferita.

Il cacciatore lo seguì, i muscoli e il sorriso in tensione.

Cas aprì le due grandi porte, quasi mai erano chiuse, ed entrò nella stanza; l'aria circospetta.

Restò bloccato in quella posizione, a bocca aperta, a fissare la parete alla sua destra.

Osservò il quadro con l'angelo vestito di bianco e rosso che proteggeva un bambino da un demone. Le espressioni dei volti, le ali nere aperte che toccavano gli estremi dell'opera d'arte, la veste resa svolazzante dal chiaroscuro. L'ex angelo si avvicinò poco a poco alla parete, le mani che tremavano un po'.

Ci stava meravigliosamente; si intonava con l'arredamento, i colori della stanza e soprattutto… rappresentava ciò che più significava per lui, per loro.

«Dean...» Sorrise, scuotendo la testa, gli occhi lucidi.

Intanto, il cacciatore lo aveva raggiunto da dietro, posandogli una mano sulla spalla e stringendola sopra il tessuto della giacca pesante.

Cas si girò verso Dean, il respiro regolare e il pallore del suo viso, dovuto al chiuso della stanza d’ospedale, prese leggermente colore.

«Dean...io...» Non sapeva esattamente cosa dirgli. Distolse lo sguardo e fissò a lungo il colletto della giacca di pelle del cacciatore, il quale stava a pochi centimetri di distanza da lui. Finalmente sbirciò in alto: «Grazie... grazie davvero.»

Dean rimase apparentemente impassibile, ma poi sorrise appena. Senza dire una parola, si avvicinò di più a lui e lo abbracciò.

Entrambi chiusero gli occhi nel sentire il calore dell’altro, nel respirare di nuovo il loro profumo. Dean abbassò di poco le labbra per portarle sulla sua tempia. Le lasciò lì per alcuni secondi, per poi separarsi da lui, prendendo il suo viso tra le mani e guardarlo negli occhi blu intimiditi.

Cas si sentì strano a stare fra le sue dita; la sua pelle scottava, ma era un sollievo impagabile. «M-mi sei mancato...» fece Dean.

«Anche tu.» distolse gli occhi per poi tornare su di lui .«Quindi questo è…»

Dean annuì di nuovo con la testa. «Sì.»

L'ex angelo lo guardò con gratitudine nelle pupille troppo espressive, e Dean gli spostò i capelli dalla fronte.

«...è il tuo regalo di Natale da parte mia, Cas.» gli lasciò un altro bacio sulla tempia per poi stringerlo di nuovo. «Adesso però ti fai una bella doccia e poi cerchiamo un bel ristorante, devi mettere su qualche chilo.»

Castiel restò ancora accoccolato a Dean. «Non possiamo…restare qui?» chiese titubante, come se avesse paura di qualcosa.

Dean si separò di nuovo, guardandolo negli occhi. «Non me ne vado da nessuna parte.» lo tranquillizzò.

Castiel si illuminò ancora. «Okay, andiamo.»

 

*

 

 

28 Dicembre 2020

 

Dopo essersi preparati, Castiel notò l’orario sull’orologio che era tornato sul suo polso. 

«Dean, puoi farmi un favore?» 

«Dimmi.» rispose il cacciatore mentre leggeva il giornale sul divano e lo aspettava. 

«Ti va di accompagnarmi a scuola? Vorrei salutare i ragazzi e Maggie.» 

Dean lo guardò, un piccolo sorriso sulle labbra. «Certo, andiamo.» 

 

*

 

Quando Castiel vide i corridoi brulicanti e familiari davanti a sé si sentì subito meglio; lui e Dean erano capitati durante l’inizio della pausa e gli alunni si stavano sbrigando a lasciare libri e quaderni negli armadietti. 

Alcuni professori si dirigevano alla mensa, mentre altri si portavano il pranzo da casa. 

Cas sapeva esattamente dove trovare Margareth, infatti uscendo dalla porta delle scale d’emergenza, la vide mentre era al telefono a fumare una sigaretta. 

«Dovresti smettere.» le disse per farla girare. 

Margareth si voltò subito e gli riservò un gran sorriso. «Castiel!» Lo abbracciò di slancio. 

«Ahia!» 

«Oddio, scusa!» Margareth lo lasciò subito. 

«Tranquilla, sto molto meglio.» 

«Ci sei mancato tantissimo. Ciao, Dean.» salutò anche il cacciatore con due baci sulle guance. 

«Sei pronto a tornare?» domandò curiosa all'ex angelo. 

«Forse la prossima settimana. Come vanno i ragazzi?» 

«Bene, il nuovo professore ci sa fare.» 

Cas sollevò un sopracciglio. «Spero non mi stia rubando il lavoro.» 

«Assolutamente no.» Maggie gli fece l’occhiolino. «Resti per salutarli?» 

«Era la mia intenzione.» 

«Allora, vieni. Andiamo subito in classe.» Fece strada ad entrambi e Dean rivide l’aula dove era entrato quel giorno. 

Aspettarono un quarto d’ora, e dopo Castiel fu circondato da tutti quegli adolescenti estremamente preoccupati. 

«Prof! Tornerà, vero?» 

«Non ci lasci così.» 

«Abbiamo veramente bisogno di lei per prepararci agli esami.» 

«Sto di nuovo odiando letteratura...» 

E così via, continuarono le loro richieste e Castiel fu così felice di sentirli e vederli. Fu grato di essere riuscito nel suo intento, di essere riuscito ad aiutare con quello che poteva.  

 

*

 

«Un brindisi a Dean Winchester che ha terminato il suo cammino spirituale!» scherzò Sam, sollevando a mezz'aria il suo bicchiere e guadagnandosi una gomitata affettuosa del fratello.  

«Hey! Come ti permetti di prendermi in giro per la mia fede? Dovresti averne anche tu, giovanotto!» gli rispose il biondo, cinico, e fece esplodere una risata generale attorno a sé.  

«Ha ragione. Tesoro, dovresti convertirti.» Eileen stette al gioco dei due fratelli, accarezzando un braccio di Sam che le sorrise e poggiò il proprio grande palmo sulla mano di Eileen, stringendola dolcemente.  

Claire aveva preparato di tutto - non era una tavolata da esercito come quella natalizia, ma il menù era comunque invitante. Aveva perfino cucinato lasagne, torte e muffin salati, e dei semifreddi per dolce.  

«Stavolta mi sono voluta cimentare con la cucina italiana. Ne sto facendo parecchi di progressi, eh?»  una mano sul fianco e l'altra che scioglieva i capelli, liberando la consueta cascata dorata dal cappellino da cuoca.  

Ovviamente, tutti le avevano fatto i complimenti, specie Dean, che si era finalmente deciso a mangiare qualcosa, data la bontà dei piatti.  

Tuttavia, il maggiore dei Winchester aveva ancora un piccolo peso dentro che avrebbe voluto liberare, ma non sapeva come introdurre il discorso, ed aveva paura di turbare la felicità per il ritorno di Castiel.  

Castiel, però, aveva notato il comportamento dell’amico, ma come sempre gli

aveva lasciato il suo spazio per quando si sarebbe sentito pronto.  

Quasi alla fine del pranzo, Cas lo sbirciò e lo vide leggermente pensieroso; gli diede un colpetto col ginocchio per attirare l'attenzione del cacciatore su di sé.  

Il biondo si voltò, aggrottando le sopracciglia. 

«Tutto bene?» gli domandò Cas.  

Dean schiuse le labbra, senza più sapere dove guardare.  «Beh, in realtà... avrei bisogno di parlarvi di un paio di cose.» mormorò, annuendo. Sfiorò la spalla di Sam che smise di parlottare, e fece girare Eileen.  

«Ragazzi... d-devo parlarvi.» fece, con un sospiro, prendendo un sorso di birra per darsi un po' di conforto.

Suo fratello si accigliò. «Sputa il rospo.»  

Dean fece una pausa, tanto l'argomento gli faceva ancora venire il voltastomaco. L'incontro con quel demone non era stato dei migliori della sua vita, ed il ricordo dell'inferno aveva contribuito.  

«C'è un problema. Mentre intraprendevo il mio - il mio viaggio spirituale ho... incontrato un mio vecchio... 'amico'...» Virgolettò in aria la parola amico, ed Eileen assunse uno sguardo confuso.  

«Una vecchia fiamma, intendi?» domandò innocentemente la donna, e Dean rimase paralizzato, il viso gli si tinse di un rosso acceso.  

«No, no!» Scosse il capo. Bevve un altro sorso di birra, ma si affogò. Cas gli diede dei colpetti sulla schiena, facendo sghignazzare Claire che era seduta accanto a lui.  

L'ex angelo la fissò per un momento, domandandosi se avesse fatto una delle sue solite gaffe.  

Nel frattempo, Dean si schiarì la gola. «S-si trattava di un-» Tossicchiò. «Un demone.»  

Sam fece finta di essere sorpreso anche se quella faccenda lo turbava perché non voleva vedere il fratello in quelle condizioni. «Cosa? E cosa vuole un demone-» 

«Una delle…anime incontrate all’Inferno.»  

Lo sguardo del minore si rabbuiò. «Gli incubi.»

Anche se Crowley aveva già risposto alla domanda, voleva sentirlo dal fratello. Eileen si preoccupò nel vedere Sam così turbato. Dean si sentì mettere un leggero peso sulla spalla e voltandosi vide Castiel che gli aveva posato il palmo nell'esatto punto in cui il cacciatore prima aveva il marchio della sua mano. Il moro lo stava fissando con chiara ed evidente preoccupazione negli occhi blu.  

Poi Dean si concentrò su Sam; gli sembrava troppo calmo per i suoi standard. «Sam, ti vedo troppo pensieroso.» 

Sam abbassò lo sguardo, colpito ed affondato. «Lo sapevo.» 

Dean lo guardò senza capire.  

«Ti ho visto, ieri sera. Siamo andati a trovare Castiel, io sono rimasto ed ho fatto tardi. Ho visto qualcuno nella tua auto che dopo è sparito.» 

«E tu lo hai già visto da qualche parte? Dante è venuto anche da te?» domandò il maggiore, in allerta. 

Sam scosse il capo. «No. Crowley è venuto da me.» 

«Che ti ha detto?» chiese Dean, stranito. 

«Che dobbiamo farlo calmare... lo conosce da parecchio.» 

«Non sembra pericoloso. Ha solo deciso di rompermi un po' le scatole perché mentre eravamo lì… lo torturavo e non mi ha detto altro.» disse il biondo, col tono spavaldo - ma la sua preoccupazione era chiara. 

«Cosa pensi di fare?» domandò Castiel dopo un po'. 

«Credo abbia bisogno della stessa cosa che ho fatto io questi giorni. Gli serve una resa dei conti, un…addio. Un vero addio.» Dean lo guardò con la coda dell’occhio. «Non ha mai potuto salutare la sua famiglia.» 

Sam si sistemò sullo schienale della sedia, e strinse il bicchiere con l’acqua prima di berne un sorso. «Non ricordi, quindi.» 

«Che cosa?» domandò il biondo. 

«Crowley mi ha raccontato tutto.» 

«Sam, o mi racconti subito cosa quel mostro ti ha raccontato, o la smetti di fare il prezioso.» 

«Dean.» lo rimproverò Castiel. 

«Mi dispiace! Ma ho bisogno di sapere. Perché non è venuto da me?» 

«Non dovrei dirtelo, ma hai ragione, ne hai bisogno. E non te ne uscire con Crowley. Ci sta aiutando dopotutto... mi ha chiesto solo questo.» 

Dean fece un sorriso falso. «Da quando lo proteggi?» 

«Sai come è fatto, ma alla fine ci da sempre una mano. Ricordi o no l’ultima volta?» Guardò prima Castiel e poi il fratello. Dean si irrigidì. Ripensò a quando erano stati attaccati e Castiel aveva rischiato di morire, ma grazie al Re dell’Inferno era ancora lì, accanto a lui.  

Calò un piccolo silenzio che fu rotto solo da Claire, preoccupata ma incuriosita dalla situazione. «Allora? Cosa è successo? Cosa vuole?»  

Sam sospirò. «Si chiama Dante e, Dean…» lo indicò. «o almeno il Dean degli inferi, gli ha promesso di poter tornare sulla terra, senza nulla in cambio. Dante non conosceva il nostro mondo ed ha accettato. Gli ha fatto credere di essere di buon’anima e l’unico in grado di farlo. Così si è ritrovato in un altro corpo, con degli strani poteri e nuovi doveri. Era molto legato alla sua famiglia e non li ha più potuti rivedere.» 

Sentire quelle parole fu come ricevere un pugno nello stomaco per Dean; il cacciatore tremò leggermente, e Castiel gli strinse forte la mano che aveva iniziato a sudare. 

Tirò due profondi respiri. «Devo andare al bagno.» Dean si alzò velocemente e sparì per il corridoio 

Tornò nel momento in cui gli altri erano intenti a sparecchiare; Castiel gli porse una birra appena lo vide accanto alla sua sedia. 

«No, grazie. Ti va se andiamo da una parte?» 

«Certo.» 

«Sam...» Dean chiamò il fratello, che si girò. 

«Stasera faccio qualche ricerca, così domani partiamo insieme. Okay?» 

«Okay, Sammy.» 

Il minore lo abbracciò e gli diede una pacca sulla spalla. «Mi raccomando, buona serata.»  

Salutarono Eileen e Claire, e Dean fece strada all'ex angelo verso l’Impala. 

 

*

 

Dean sistemò la sua giacca sulla schiena di Castiel, il quale stava rabbrividendo mentre guardava fisso il paesaggio di fronte a sé; l’unica luce ad illuminarli era quella della luna.  

«Hai ancora freddo?» domandò il cacciatore.  

Il rumore delle onde marine si fece appena più forte col vento che aumentava di intensità.  

«Un po’» rispose Cas. «Ma... non è del tutto spiacevole.» mormorò, ripensando al calore appiccicaticcio dell'ospedale, alle coperte che profumavano di lavanda, sì, ma che a volte lo soffocavano un po'. Preferiva decisamente il profumo della giacca del cacciatore, nonostante l'indumento non lo riparasse abbastanza.  

Dean assottigliò lo sguardo, e si concentrò per mettere a fuoco l'orizzonte che univa acque profonde e cielo in mezzo al buio della sera. La luna piena si rifletteva sull’oceano increspato. Gli venne in mente un disegno della Luna che aveva fatto da bambino.  

«Mi piace...»  sussurrò Castiel, facendo girare Dean.

«Cosa?» 

«L’oceano...» 

«Ti è sempre piaciuto?» domandò Dean.   

«Sì. Ma sai che una volta... l'oceano non era proprio così?» 

«Certo che lo so. Non sono mica ignorante.» fece Dean, ironico, sorridendo a Castiel che arricciò il naso, respirando a pieni polmoni quell'aria meravigliosa.  

«Non è mica una teoria confermata per gli umani. Alcuni non ci credono neppure.» Si sistemò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. «E invece è vero. C'era la Pangea, come la chiamano...»  

Dean annuì, le labbra schiuse, ascoltando ancora il frastuono di quelle acque scure contro le rive e la voce soavemente roca dell'ex angelo.  

Gli sarebbe venuta voglia di appoggiarsi sul suo petto, e di rilassarsi su di lui, ma non sapeva come muoversi, come fare quel passo.  

Stranamente, Castiel riuscì a percepire il suo desiderio e, continuando a parlare dell'oceano lo attirò a sé, sfiorandogli il braccio sinistro con la mano. «Vieni qui sotto, al riparo... fa troppo freddo.» 

Dean annuì. Si guardò attorno varie volte, prima di accoccolarsi sull'angelo, la testa accanto al petto ed il braccio di Cas che lo circondava.  

«Volevo…» iniziò a parlare Dean. 

«Dante? Sai già come farai domani?» 

«Non di lui. Di quello che ho fatto in questi giorni. Ho visitato la mia vecchia casa.» 

«Come è stato?» 

«Non sono neanche riuscito a guardare il soffitto…in camera di Sam. Solo le nostre iniziali sul muro, che neanche c’erano più.» 

Castiel disegnò dei cerchi sul suo braccio con movimenti continui delle dita. 

Dean si sistemò meglio sul petto dell’amico. «Sono andato a trovare la mamma. Da tanto non ci capitavo, è stato bello, mi sono chiarito.» 

«Cosa le hai detto?» 

«Cose a cui ho pensato ultimamente. Diciamo che se non fosse stato per i suoi sbagli, chissà dove sarei ora.» 

«Ripeteresti tutto?»

«Chissà» si girò di profilo per guardarlo attraverso un piccolo sorriso. « Poi... sono stato da mio padre.» 

«Hai detto che non ha una-» 

«Non ce l’ha. Sono andato nell’ultimo posto dove l’ho visto. Gli ho detto che non avrei voluto continuare così; non saprei da dove cominciare per condurre una vita normale. Cacciare è l’unica cosa che conosco.» mentì Dean. 

«Non credo sia vero.» 

Dean rise. «Quindi tu sai il segreto della vita.» 

«Conosco te. Non è la prima volta che ti capita di viverla.» 

«Già.» 

«Io - io non ti ho mai detto una cosa. Quando ho collaborato con Crowley… ero venuto a cercarti, prima. Ti ho visto felice con Lisa, e me ne sono andato.» 

Dean restò fermo, a metabolizzare ciò che aveva appena sentito. 

«Dovevi venire da me.» 

«No.» 

Dean sollevò la testa per guardarlo negli occhi. «Cas…» 

«Eri felice, Dean. Non avrei mai potuto rovinare quello che eri riuscito a creare.» 

«Ora possiamo tornare indietro.» disse Dean sfumando le ultime parole in un sussurro, occhi negli occhi.  

«Mi piacerebbe, te lo meriti.» 

«Anche tu.»  

 

Dopo aver interrotto il contatto visivo, Dean posò di nuovo la testa sul suo petto e un braccio a stringergli un fianco. Restarono per un po’ in silenzio, poi sentì la voglia di riascoltare la sua voce, lo faceva sentire a proprio agio. 

«Raccontami qualcosa...» mormorò il cacciatore, lasciandosi cullare.  

Castiel sorrise; il suo battito nell'orecchio di Dean. «Ti spiego un po'... una volta... c'era un solo oceano. La Panthalassa...»  

«Tutto con... 'pan'...?» domandò Dean, avvertendo alcuni brividi non causati dal fresco. Le dita di Cas gli stavano accarezzando lievemente un fianco scoperto.  

«Sì, Dean... 'pan' deriva dal greco antico e significa... 'tutto'.» Spiegò.  

Man mano che l'ex angelo parlava, Dean ascoltava il flusso delle parole cullarlo assieme alle onde e l’aria salmastra. 

Cas posò le labbra sulla fronte di Dean; strofinò il naso sui suoi capelli e sorrise di nuovo. Dean si era addormentato, così lo strinse a sé. 

«Buonanotte, Dean.» 

Neanche lui ebbe incubi.

 

*

 

Dante, intanto, li osservava da lontano. Ripensava a quando anche lui aveva avuto quelle scappatelle; in quel ricordo chiuse gli occhi alzando il volto e sentendo il vento rinfrescargli la pelle, con un sorriso sulle labbra. 

Riaprendo le palpebre, una lacrima scese e la lasciò cadere fino a quando non si infranse sui suoi pantaloni. 

Non sognava mai di tornare indietro; avrebbe rifatto tutto daccapo, ma rivivere quei giorni non gli sarebbe dispiaciuto.  

Il tepore di quelle braccia calde.  

Quegli occhi nella luce stancante dei pomeriggi passati tra le coperte, la sua voce che gli sussurrava scemenze solo per farlo ridere. Quando gli portava il caffè, e quelle sere davanti alla televisione a vedere ogni tipo di film insieme. Quando si addormentava e si risvegliava con una coperta addosso e un bigliettino con su scritto: “Ci vediamo dopo.” 

Durante quel lasso di tempo in cui Dante si sentì perso nei suoi ricordi, notò Dean che si risvegliava e tornava all’Impala con l'altro.

Perché non prendere un passaggio?  

Il demone si sistemò silenziosamente sul tettuccio, e non appena Dean accese la radio senza ancora partire, Dante fece riprodurre una canzone; nessuno dei due occupanti dell’abitacolo se ne accorse. 

«Love me tender

Love me sweet…»

Dante iniziò a mimare le parole a tempo di musica, seguendo le note con le dita nell’aria. 

«Never let me go…»

Nell’abitacolo, Dean lasciò la canzone, cercando di concentrarsi solo sulla strada, ma gli riuscì difficile. 

«You have made my life complete…»

Castiel restò meravigliato dalla semplicità di quella canzone, le labbra semiaperte. Era composta da piccole strofe, ma l’intensità della voce, il timbro e la dolcezza, la rendevano speciale. 

«And I love you so.»

O forse gli piaceva così tanto solo perché sentiva quelle parole dentro di sé, e la paura che Dean potesse sfuggirgli era di nuovo scomparsa. Dean non si era mosso, non aveva né spento, né aveva cambiato stazione.  

«Love me tender

Lover me true…»

Il cacciatore aveva avvertito il bisogno di fermare l'auto. Non sapeva esattamente perché, ma parcheggiò vicino ad un paio di alberi, il motore ancora acceso.  

«All my dreams fulfilled…»

Cas si girò lentamente verso di lui, il cuore a mille. 

Dean si sentì osservato, il viso scottato dall’intensità dello sguardo dell’ex angelo. 

«For my darling I love you

And I always will…»

“O la va o la spacca.” Pensò Dean, prima di prendere il coraggio a due mani e ricambiare lo sguardo. Restarono per secondi interminabili a guardarsi, ascoltando ancora la base di Love Me Tender che stava per finire. 

«Love me tender

Love me long

Take me to your heart…»

Piano piano, la mano di Cas raggiunse quella di Dean, fredda e rigidamente attaccata al freno a mano; la riscaldò con la sua.  

Dean rimase ad osservarlo, calmo, nel buio della sera. 

Improvvisamente si avvicinò, si fermò a qualche centimetro dalla sua pelle, poi le sue labbra sfiorarono l’angolo tra le labbra e la guancia del moro.  

Chiuse gli occhi e le premette, ma Castiel si girò e mutò quella coccola in un bacio a stampo.  

«For it’s there that I belong...»

Dean spalancò gli occhi, allontanandosi di poco e specchiandosi nelle sue pupille. 

«And we’ll never part. »

Il cuore di Castiel non accennava a smettere di correre e nella frenesia dell’attimo, abbassò le palpebre. 

Dean gli posò un polpastrello sul labbro e finalmente lo guardò, potendo vedere il sorriso del biondo.  

Castiel tremava, con il sangue pulsante nelle tempie. 

Dean gli accarezzò il dorso della mano, e la intrecciò alla propria.  

«E’ stato... bello.»  

Cas chiuse gli occhi, con un sospiro di sollievo.  

Solo dopo qualche minuto, Dean fece ripartire la macchina. 

Dean si fermò a casa sua, Castiel non disse nulla in contrario, dirigendosi direttamente nella camera del cacciatore. 

«Ti sei stancato?» domandò il biondo nel vedere Castiel già sdraiato su un fianco che mugolò in risposta. 

Dean sostò in bagno, poi tornò da lui sdraiandosi dietro e circondandolo con un braccio. 

Il tepore e il respiro del moro lo fecero addormentare come sulla spiaggia e ad un certo punto sognò una folata di vento dietro di lui. Subito dopo il subconscio gli portò la visione di due pozze rosse, ma non si sentì a disagio; fu seguito dal suono di una voce lontana: 

«But then I need your voice

As the key to unlock

All the love that’s trapped in me

So tell me when it’s time

To say I love you…»

Dean si svegliò di scatto con un gesto brusco, ma Castiel non si mosse. Tornò con la testa sul cuscino, osservando il soffitto per un momento. Qualcosa gli fece solletico sulla guancia e con le dita notò si trattasse di una lacrima; non si era accorto di aver pianto nel sonno. 

Si ricompose e tornò a stringersi al corpo dell’ex angelo. 

Mentre pensava a quel modo di dire, si mise a riflettere sul fatto che per lui sarebbe sempre rimasto il suo angelo. Gli scostò i capelli dalla fronte e avvicinò le labbra al suo orecchio. 

Sospirò provocandogli un brivido e Castiel si spostò indietro per cercare calore. 

«Ti amo, Cas.» 

Sentì il moro irrigidirsi e voltarsi, Dean era a conoscenza dello sguardo stralunato e preoccupato che potesse avere al momento, non si aspettava di trovarlo sveglio. 

«E’ bello sentirselo dire.» 

Dean rimase in silenzio per un po', la bocca secca, il fiato corto; osservò il viso dolcemente felice dell'ex angelo.

«N-non pensavi fosse così anche... per me?» 

Castiel fece spallucce. «Come potevo saperlo?» 

«Cretino.»

 

 

Angolo di Sarandom e Feathers

Taaante cose, aspettiamo le recensioni per poterne parlare, un commento a fine capitolo è INUTILE ahhahahaha.

Vi ricordiamo:

-mancano DUE capitoli 

-il contest

-il project per il compleanno di Misha

   
 
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