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Autore: clepp    12/07/2017    1 recensioni
“Scusami, scusami – riprese fiato mentre si costringeva a rimanere serio – conosco un solo Harold che vive qui”
Gli occhi di Nadine si illuminarono di speranza, avrebbe potuto conoscere l’uomo che aveva fatto innamorare per la prima volta sua nonna, avrebbe potuto parlarci, chiedergli quant’era bella Jane a diciassette anni e fargli tante altre domande.
“Grandioso! – esclamò, tirandosi su frettolosamente dalla macchina – e puoi dirmi chi è?”
Il ragazzo si sporse in avanti, arrivandole a qualche centimetro dal viso.
“Per tua fortuna – sorrise, ammiccando – ci stai parlando proprio adesso”
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Letter to Nadine

 
 
Cara Nadine,
Sono qui, seduta dietro la scrivania in legno che ti piace tanto, con una penna che poggia su un foglio di carta bianco e una foto tua e di tua sorella a tenermi compagnia. Aspetto che le parole escano fuori senza aver bisogno di pensarci più di tanto, ma il fatto è che con te, le parole non sono mai bastate.
Sin da bambina, hai sempre voluto che le persone ti dimostrassero ciò che con le parole si vantavano di fare.
Ricordi quando, dopo aver preso tutte A a scuola, hai obbligato tua madre a comprarti quella bambola dagli occhi blu, profondi come i tuoi, perché, tue testuali parole: “se si promette una cosa, poi la si fa!”?
E quanti cuori hai spezzato perché sei sempre stata convinta che con i se e i ma non si vada proprio da nessuna parte?
Ah, Nadine, sei sempre stata la calamita della famiglia, hai sempre amato tua sorella più di chiunque altro, e hai sempre cercato di salvare il matrimonio di mamma e papà perché secondo te “l’amore c’è ancora, è solo un po’ annebbiato dalle bollette e dal freddo di Londra!”.
Sei sempre stata la romantica di casa, tu, quella sognatrice desiderosa di essere amata da un uomo nello stesso modo in cui venivano amate le donne in tv.
Quante volte venivo a farvi visita e ti trovavo sotto le coperte a guardare qualche film strappalacrime, immersa in un bagno di lacrime salate e fazzoletti umidi? O quando bisticciavo col nonno e tu ci guardavi con quei due occhioni blu e ci dicevi che da grande, avresti voluto incontrare l’anima gemella e finirci a litigare a sessant’anni come facevamo noi?
O quando, ti infatuavi di uno sconosciuto che ti teneva la porta di un bar aperta o ti diceva grazie quando gli porgevi la tazza di tè al lavoro?
Eppure, sei sempre stata anche una ragazza forte, indipendente, con un gran rispetto verso sé stessa. Non sei mai scesa a compromessi, non ti sei mai accontentata di un amore misero, di un amore che sapevi ti avrebbe fatto male.
Ti osservo da quando sei uscita dalla pancia della tua mamma.
Ti osservo in continuazione, anche se tu non te ne accorgi, perché sono una nonna, e il compito di una nonna è quello di accompagnare i nipoti nel processo di crescita.
Ti osservo e vedo me stessa settant’anni e qualche ruga fa.
Hai il mio stesso sorriso, i miei stessi lineamenti, le stesse sfumature ocra tra i capelli biondi e l’amore dipinto negli occhi.
E quello stesso amore dipinto negli occhi, io l’ho sempre avuto.
Nadine, ti scrivo questa lettera perché in un momento preciso della tua vita ti sia da guida.
Ho settantasette anni e la mia vita è sempre più vicina alla fine.
Prima o poi, io salirò lassù, per correre tra le braccia di tuo nonno e dargli uno di quei baci che tu chiami “belli da far piangere”.
Ma Nadine, mia cara nipote, devi sapere che c’è qualcuno, seppur lontano e introvabile che un tempo mi ha fatto battere il cuore più forte di quanto batta normalmente un cuore.
Erano gli anni ’40, io avevo diciassette anni e una grande voglia di vivere. Lavoravo in un piccolo bar gestito dai miei zii a Londra e avevo il sorriso di chi non sa quanto possa essere brutale la vita. Erano gli anni della guerra, Nadine. Gli anni che hanno cambiato il mondo e la mia vita.
Era il 6 giugno 1943, quando lo incontrai per la prima volta.
Ricordo ancora il suo sorriso bucare il mimetico della sua divisa.
Ricordo ancora le farfalle perforarmi lo stomaco e la sua testa inclinarsi verso destra in quella sua smorfia tanto dolce.
Ricordo ancora i suoi occhi neri come la pece ma belli come... belli come penso di sapere solo io.
E la sua voce. Posso sentire la sua voce nella mia mente, nitida e pulita come se fosse quel giorno.
Ciao, mi aveva detto, sei bella da togliere il fiato.
Ma il fiato era lui ad avermelo tolto!
Harold, quello era il suo nome.
Il giorno seguente, tornò da me e ci rimase.
Rimanemmo insieme per una lunga estate, ricca di ricordi e momenti meravigliosi che porto con me da tempo.
Fu il 5 settembre, il giorno in cui lui mi lasciò.
C’era la guerra, c’era chi aveva perso un figlio, un padre, un amico. Io avevo perso l’amore della mia vita.
Ti scrivo questa lettera perché ho bisogno che qualcuno conosca questa parte di me, seppur breve e lasciva, che ha segnato la mia vita. In cuor mio, sapevo che l’unica persona che avrebbe potuto capire saresti stata tu, Nadine.
Non tua madre, non tua sorella, ma tu.
Amo tuo nonno come parte di me, ma a diciassette anni, il cuore batte più forte di quando se ne hanno trenta.
So che quando aprirai questa lettera, io non ci sarò più, ma voglio che tu riviva le mie stesse emozioni di quando, settant’anni fa, viaggiavo sulla bicicletta per le strade di Londra tra le braccia di un ragazzo dagli occhi neri e il sorriso splendente.
È così che ti allego una piccola mappa di Londra che ho comprato in uno di quei negozi per turisti, con la speranza che tu riesca a rivivere le gioie e i dolori della mia adolescenza e che io sia in grado di farti ragionare e crescere nonostante la mia assenza.
Spero che troverai presto la persona che ti faccia battere forte il cuore, alzare la voce, sudare le mani e tremare le gambe, che ti faccia amare la vita, sorridere e ridere e che ti faccia arrivare a settant’anni suonati con la gioia negli occhi e un ti amo ancora ben impresso tra le labbra.
Trova l’amore, Nadine, e troverai la felicità.
Con grande affetto, nonna Jane


 
Buona sera a tutti,
spenderò giusto due parole per spiegare questo mio ritorno inaspettato.
Sento il bisogno di scrivere in questo ultimo periodo, ma allo stesso tempo ho anche un grosso blocco che mi impedisce di farlo. Credo che ritornare a pubblicare possa aiutarmi ad eliminarlo, se non del tutto, quasi.
Perciò rieccomi qui, con una nuova storia, che poi nuova non è. L'ho scritta un paio di anni fa, e non sono mai riuscita a concluderla. Spero di riuscire a farlo adesso.
Una buona lettura,
Clara
  
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