Cap 31 Mezzacoda
Dal principio
tutto era buio.
Aris si stava
appena svegliando, sentiva un tremendo
dolore alla testa e all’inizio quasi gli sembrò
normale non vedere nulla; ancora
intontito sbattè le palpebre più volte ma si rese
conto che non erano i suoi
occhi a non vedere niente, era stato rinchiuso in un luogo privo di
luce.
Poco alla volta
la sua vista si abituò a
quell’oscurità e iniziò a distinguere
delle sagome di oggetti o meglio,
scatoloni…
“Sei
più forte di quello che mi avevano detto. Ci
hai messo meno di quel che pensassi a
riprenderti…” una voce vibrò
nell’oscurità.
Il ragazzo
provò a muoversi ma scoprì di avere gambe
e braccia legate, ai polsi sentiva del metallo e quando
provò a strattonare
sentì questo riecheggiare rumorosamente contro un asta.
Un ombra si
mosse furtiva nella sua direzione.
“Chi
sei…?”
Aris parlò non ancora del tutto lucido. Poco alla volta
iniziarono ad affiorare
i primi ricordi, qualcuno lo aveva colpito alle spalle mentre aspettava
Elena
fuori dalla piscina.
Elena.
Quasi
aspettandosi di trovare la ragazza svenuta
accanto a lui iniziò a guardarsi intorno agitato.
“Cerchi
la tua ragazza?” ripeté la voce sempre
più
vicina.
Il ragazzo non
proferì parola.
“lei
non è qui,” Il ragazzo tirò un sospiro
di
sollievo. “non ancora almeno, credo che ci
raggiungerà molto presto
però…”
Una luce soffusa
prese ad illuminare fiocamente lo
spazio attorno a loro, una dopo l’altra alcune lampade ad
olio iniziarono a
rischiarare lo spazio in cui era tenuto prigioniero.
I suoi occhi
lentamente si abituarono a questa nuova
fonte di luce ed iniziarono a vagare curiosi per tutte le pareti. Era
una
specie di grotta, sembrava più una galleria sotterranea
scavata nella terra,
alle pareti erano appesi dei fili e disposte ad una certa distanza vi
erano le
lanterne accese che puzzavano d’olio bruciato. Lui si trovava
legato ad un asta
in metallo che arrivava fino al soffitto fangoso, attorno a lui vi
erano delle
casse in legno accatastate l’una sull’altra,
sembravano molto pesanti ed era
come se delimitassero una piccola nicchia dove appunto lui si trovava.
Sporgendosi fin quanto potè vide che la grotta non era
proprio una grotta, era
più un tunnel che continuava da entrambi i lati. Scappare da
lì non sarebbe
stato facile, non avrebbe saputo neppure da che parte andare.
Il caldo era
soffocante, a differenza della grotta
di Elena fatta interamente in pietra che rilasciava una certa frescura,
in
questa il calore era sprigionato dal sottosuolo e l’aria era
afosa e pesante,
quasi stantia.
I suoi occhi si
posarono sul suo carnefice, su chi
c’era dietro al suo rapimento, la riconobbe subito.
“tu
sei…!”
La ragazza dai
lunghi capelli scuri reggeva ancora
in mano la scatola di fiammiferi con cui aveva acceso le luci. Il suo
volto
pallido e la sua magrezza le conferivano un aspetto terrificante.
“a
quanto pare ti ricordi di me” Lara fece qualche
passo verso di lui, sorridendo.
“ho
capito subito che qualcosa non andava in te”
bisbigliò quello di rimando. Se in un primo momento
l’aveva guardata confuso
quella prima volta in piscina, adesso non aveva più dubbi.
La ragazza portò i capelli dietro le orecchie, non lo faceva
mai proprio per
nascondere quel segno inequivocabile.
“Io
sono una”
“Mezzacoda”
bisbigliò a denti stretti lui. Suo nonno
gli aveva insegnato sin da piccolo che non ci si doveva fidare di
quelle
creature. Le sue parole gli riecheggiarono nella mente per un istante:
“ricorda
Aris, chi è troppo debole per essere un umano o una sirena
si ritrova a non
essere nessuna delle due cose, sono creature senza origini, delle
eccezioni
alle specie. Diffida di loro, sono esseri senza patria.”
“sirena”
lo corresse lei con un sorriso amaro.
“è
così è questo che hai detto loro per farti
accettare? Che sei una sirena?” la guardò
disgustato, come aveva potuto
schiararsi dalla parte degli umani? Non umani qualunque, come Elena
come
Rachel, come suo padre.
Cacciatori.
“Io
sono una sirena.” Continuò lei convinta.
“No
che non lo sei.” Il ragazzo non capì se Lara
stesse fingendo o se non sapesse davvero cosa fosse una mezzacoda.
La ragazza parve
arrabbiarsi, tornò a coprire le
branchie che le spuntavano da dietro le orecchie fin lungo al collo,
come se
non lo volesse stare ad ascoltare.
“sei
una sirena incompleta.” Continuò il ragazzo,
“ma suppongo che questo tu non l’abbia detto ai
tuoi amici cacciatori”
Le sirene
incomplete o più comunemente chiamate Mezzecode,
ad Atlantica erano quasi
delle leggende. Si trattava infatti di casi rarissimi di sirene o
tritoni nati
con geni troppo deboli per assumere una forma completa, la loro
mutazione non
era abbastanza forte da renderli del tutto umani o sirene, in pratica
erano
entrambe le cose ma non abbastanza di nessuno dei due mondi per
sopravvivere.
Di solito era raro incontrarli perché quasi tutti morivano
in tenera età.
Avevano bisogno di alternare costantemente la loro vita tra la terra
ferma ed
il mare e persino i più forti non arrivavano ai dieci anni.
Come quella
ragazza fosse ancora in vita rimaneva un
mistero ai suoi occhi.
“no,
loro non lo sanno” asserì quella. “Ma
sanno
abbastanza sul tuo conto Aris… Principe di Atlantica. Nipote
di Re Tritone.”
*****
Il ragazzo
guardò
intensamente la bruna davanti a lui, era abbastanza informata da sapere
chi
fosse lui e questo lo poneva in svantaggio… ma quanto e cosa
sapeva lei di tutta quella faccenda?
“sei
una traditrice
del tuo sangue” le disse aspramente.
“senti
un po’ da
qualche pulpito mi sento dire queste cose… il principe che
ha tradito il suo
regno per un umana.”
Posò
i fiammiferi su
una cassa di legno poi si posizionò di fronte a lui.
“come
ci si sente ad
avere infranto le grandi tre leggi del codice delle sirene?”
lo sbeffeggiò lei.
“O forse hai bisogno che te li ripeta, visto che sembra tu
abbia d’un tratto
perso la memoria…”
Aris conosceva
bene
le tre leggi del codice, ogni sirena dall’età di
tre anni era costretta ad
impararle a memoria, il fatto che lei volesse recitargliele era uno
schiaffo
morale, lui come principe conosceva non solo quelle leggi a memoria ma
anche i
motivi che avevano spinto il primo re a crearle…
“vediamo
un po’…
com’era la prima…? Ah ecco!
1.
È
severamente vietato rivelare agli umani informazioni riguardanti il
popolo del mare, ogni scambio con loro deve avvenire per una sola
ragione. La
procreazione e la perpetuazione della nostra specie sono
l’unico motivo per cui
sono accettati degli scambi seppur brevi di parole con gli esseri
umani. I
contatti fra le due razze possono avvenire solo se allo scopo sopra
citato.
Perdona la mia
curiosità, ma Elena non aspetta un piccolo Aris…
o sbaglio?”
Il ragazzo
agitò i
pugni minacciosi. “come ti permetti di dire una cosa simile!
Con chi credi di
stare parlando?! Se fossimo ad Atlantica non esiterei un istante a
gettarti in
galera e a buttare via la chiave!” tentò di
alzarsi e nel mentre quella,
ignorando le sue parole continuò a cantilenare il codice.
“corre
voce che tu
l’abbia persino salvata dall’annegamento,
eppure… È proibito
baciare un essere umano, il bacio infatti gli donerebbe il
potere di poter respirare sott’acqua salvandolo
così dalla morte […]”
“tu
non sai niente
di noi! NIENTE!”
gridò lui in preda
alla rabbia.
“sei
una sporca
traditrice, hai venduto i tuoi simili ai cacciatori, non sei nella
posizione di
rinfacciare a me queste cose!”
Ma Lara non si
fece
spaventare e terminò il suo discorso.
“Beh,
è proprio
buffo che tu mi abbia chiamato traditrice, dopotutto non sono io che ho
scambiato la mia coda per delle gambe
umane…
[…]
Il suddetto non sarà più ammesso tra il popolo
del mare divenendo
un traditore e disertore, nel caso dovesse ritornare, la pena per
questo
affronto sarebbe la morte.
Sì,
senza dubbio è
questa la mia parte preferita.” Rise malignamente sfoggiando
dei denti
perfettamente bianchi e con delle punte aguzze, non si nutriva da molto
tempo e
i suoi canini affilati ne erano un chiaro segno.
“non
esistono solo
regole da seguire a questo mondo. La vita ti insegna che se tieni
veramente a
qualcuno non hai paura di infrangerle, io accetterò
qualunque conseguenza
perché sono state le mie azioni a provocarla. IO e solo IO
deciderò per me.”
La bruna si
accovacciò all’altezza dei suoi occhi, per quanto
il rosso si fosse sforzato
era incatenato troppo bene e non riusciva nemmeno ad alzarsi.
“parole
pericolose
dette da un principe. Credevo che sin dalla nascita Re Tritone ti
avesse
inculcato tutte le sue ideologie.”
“non
ho scelto io di
nascere principe, ma posso scegliere come voglio vivere”
prese una pausa quasi per
soppesare le sue parole. “tu ti sei venduta ai cacciatori.
Come puoi convivere
con te stessa?” le chiese retoricamente.
Lara
sbuffò nervosa,
tutte quelle frasi pungenti la stavano innervosendo. Come poteva una
ragazza normale stare con una
persona con quel
brutto caratteraccio?
“forse
mi
sbagliavo…sei davvero uguale a Tritone.” Si
alzò in piedi e fece per
allontanarsi. “Dopotutto, vi piace giudicare le persone senza
conoscere i
fatti.”
Si
avvicinò dall’altra
parte della parete e con un gesto fluido si tirò a sedere su
una cassa, le
gambe a penzoloni dondolavano giocosamente tradendo la sua ansia.
Aris ebbe la
sensazione che lei in realtà volesse raccontargli molto
più di quello, così
tentò di indurla a parlare.
“niente
di quello
che hai potuto passare potrebbe giustificare una crudeltà
simile…” buttò
l’esca.
“tu
dici?! Pensi che
io sia crudele? Beh, mai quanto a tuo nonno…” e a
quanto pare lei aveva
abboccato all’amo.
Ci fu una pausa,
Aris sapeva che se voleva farla parlare non avrebbe dovuto
interromperla,
attese in silenzio fino a che lei non si decise a parlare.
“mio
padre era un tritone,
mia madre un umana… si amavano, non si amavano? Non ne ho
idea, so solo che bè,
ad un certo punto sono arrivata io.
Mia madre morì di parto, mio padre non appena vide le mie
branchie decise di
portarmi ad Atlantica, era sicuro fossi nata sirena ma dopo poco tempo
iniziai
a stare malissimo e la mia sofferenza poteva essere alleviata solo
stando sulla
terra ferma; fu probabilmente a quel punto che si rese conto che io ero
una
Mezzacoda.”
Ci fu nuovamente
una
pausa di silenzio, Aris stava pensando alle informazioni che lei gli
aveva
gentilmente fornito quando inaspettatamente lei continuò.
“Tritone
aveva il
pieno controllo di tutte le nascite ad Atlantica e quando si accorse
che un
tritone aveva generato una figlia con un umana andò su tutte
le furie… sai, per
via della nuova legge sul sanguepuro i tritoni dovevano fare figli con
le
sirene e non con le umane… comunque sto divagando,
ordinò a mio padre di
sbarazzarsi di me e di riprovare con
una compagna giusta questa volta,
ma
mio padre non lo fece. Mi riuscì a crescere per un paio di
anni, saranno stati
3 o 4 immagino, poi fu scoperto, Tritone lo giustiziò ed io
fui abbandonata
sulla terra, per lui in un paio d’anni sarei morta comunque,
non ero una
sanguepuro, non potevo vivere ad Atlantica. E questo era
quanto.”
“è
terribile, mi
dispiace per te…” Aris in realtà non
era stupito più di tanto, se suo nonno
aveva ucciso la sua stessa figlia come poteva risparmiare la vita di un
qualsiasi altro tritone? Il re era spietato e non guardava negli occhi
nessuno
quando si trattava di potere.
“allora
adesso
capisci le mie azioni? Quando ho scoperto dei cacciatori di sirene, il
loro
piano per distruggere Tritone e tutte le creature come lui, io ho
sentito che
dopo tanti anni finalmente avrei potuto vendicare i miei genitori,
avrei potuto
vendicare me stessa per le ingiustizie subite.” Strinse le
mani in due pugni,
ricordare la storia della sua vita era sempre doloroso ma le dava la
forza per
affrontare quel genere di situazioni, aveva atteso molto per arrivare a
quel
punto, non si sarebbe tirata indietro per due parole gentili da parte
del
principino.
“capisco
che può
sembrare la cosa più giusta da fare, ma credimi quando ti
dico che la vendetta
non è mai la soluzione giusta.” Cercò
di rabbonirla.
“che
ne puoi sapere
tu?! Sei vissuto in un castello dorato, da piccolo hai sempre avuto
tutto
quello che volevi, non hai mai affrontato gli scogli della vita
vera!”
“ed
invece ti
sbagli!” alzò la voce anche lui “credi
di essere l’unica ad aver passato cose
del genere? Beh puoi avercela con tritone quanto vuoi, lui ha
assassinato tuo
padre, un perfetto sconosciuto. Ma
come
ti sentiresti se sapessi che tuo nonno ha
ucciso sua figlia, mia madre,
solo per impedirle di portarle via l’erede al
trono?”
La ragazza
ammutolì.
Nessuno aveva mai saputo quella versione della storia, nemmeno Aris che
fino a
poco tempo prima aveva creduto ad un incidente, solo
l’incontro con la strega
del mare gli aveva rivelato finalmente com’erano andate
davvero le cose.
“te lo
dico io come
ci si sente. Vorresti non essere mai nato.”