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Autore: The_Black_Widow    14/07/2017    0 recensioni
Dal testo: "Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finché non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla".
L'idea per questa fanfiction mi è venuta subito dopo aver visto il finale della quarta stagione, prima degli spoilers, delle foto bts, delle still, ecc. Un (maldestro) tentativo di omaggiare questa stupenda serie tv, da fan devota quale sono, provando a immaginare come potrebbe proseguire la storia.
Insomma una 5^a Stagione alternativa!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Widow's corner

Ecco a voi la seconda metà del "capitolone" :D

Non procedete con la lettura se non siete sicuri di aver letto la prima parte. A presto!

 

Capitolo 15

Lo Stregone Supremo II

 

Morgana si abituò presto al nuovo tenore di vita, aveva scoperto di amare vivere libera di esplorare la foresta, libera da etichette nobiliari e dagli scomodi corsetti. Ma soprattutto vivere lontano da Uther. Della sua vecchia vita le mancava soltanto sua madre, alla quale si sforzava di non pensare, cosa che le riusciva più facile durante le lezioni di magia con Merlino. Per la prima volta non solo le era permesso utilizzare il suo dono senza essere punita, ma veniva addirittura incoraggiata a farlo sempre meglio. Talvolta gli esercizi del maestro le sembravano talmente facili, che aveva l'abitudine di strafare per dimostrargli di cosa era realmente capace, come quella mattina. Merlino le aveva assegnato il compito di trasfigurare un ciocco di legno grezzo in una liscia e semplice ciotola, ma lei preferì farne un cavallo a dondolo, col disappunto del mago

-Davvero bello, curato nei dettagli e ben calibrato- commentò lui ammirando la sua opera, -Peccato non sia quello che ti avevo chiesto di fare-

-Ma questo è meglio di una ciotola- ribadì convinta Morgana

-Per chi?- E lei non seppe rispondere, perché proprio non capiva dove avesse sbagliato. -Quando si ha un compito da svolgere è necessario dedicarcisi con attenzione e scrupolosità per portarlo al termine nel migliore dei modi- le spiegò ancora Merlino, -E soprattutto portarlo al termine senza conseguenze negative. Solo perché puoi, non significa che devi-

La bambina sembrava ancora più confusa

-Vedi, un grande potere come il nostro può costruire- continuò lo Stregone ricorrendo alla magia per creare una casetta di argilla dal terreno, -Ma può anche distruggere, dipende tutto da come decidiamo di usarlo- nella mano destra formò una sfera di fuoco che abbatté sulla casetta incenerendola, guadagnandosi l'attenzione della ragazzina. -Ricorda però che qualunque sarà questa scelta, dovremo sempre renderne ragione a chi vedrà la propria vita sconvolta dalle nostre azioni-

Merlino attese un cenno di assenso da parte della piccola e trasformò il cavallino di legno in una ciotola.

Uno sfrigolio nell'aria fece voltare entrambi, a pochi passi da loro comparve dal nulla una porta, attraversata subito dopo da Anacleto l'apprendista. Lo Stregone lo aveva inviato nella Foresta Incantata anni prima per custodire il cappello tanto desiderato dai Signori Oscuri, perché lo riteneva il più esperto, e perché, essendo lui nato in una terra magica i cui abitanti invecchiavano più lentamente del normale, avrebbe sorvegliato quel luogo per moltissimo tempo. Anacleto aveva lo sguardo allucinato e portava uno strano fagotto a tracolla, ricavato da vecchi stracci. Morgana si alzò sulle punte dei piedi per sbirciarne il contenuto, che le risparmiò la fatica emettendo un inequivocabile, e acuto, vagito.

-Per oggi va bene così, Morgana. Va pure a giocare- le disse Merlino prima di condurre verso casa Anacleto e il neonato che si portava dietro.

La bambina, troppo incuriosita dalla situazione, disobbedì al maestro e rinunciò volentieri al gioco per spiare gli adulti. Si avvicinò alla casa senza far rumore, e salendo agile sulle aiuole vicine, prese a osservarli dalla finestra che dava nella stanza del focolare. I due uomini erano seduti al tavolo uno di fronte all'altro, il bambino era stato affidato alle cure di Vivienne. Non potendo sentire cosa si dicevano a causa della finestra chiusa, si appiattì contro il muro per non farsi vedere, roteando il polso fece scattare il chiavistello, spinse il vetro quanto le bastava e le voci di Merlino e dell'apprendista giunsero finalmente fino alle sue orecchie.

-In quella zona della Foresta si è stabilito un drago che, a poco a poco, sta distruggendo tutti i villaggi lì attorno- stava dicendo Anacleto

-Compreso quello del bambino- intuì serio Merlino

-Proprio così. E' stato un attacco ferocissimo. Con una sola fiammata dalle enormi fauci ha raso al suolo ogni cosa, e spazzato via ogni forma di vita presente. Non ho potuto fare niente, quando sono arrivato era già troppo tardi-

-Sei riuscito a salvare lui- il mago si riferì al piccolo al quale sua moglie stava cambiando le fasce

-No. Lui si è salvato da solo- disse Anacleto

-Cosa?!- chiese stupefatta Vivienne

-Mi sono inoltrato nel fumo tra le macerie in cerca di superstiti, ma non c'era nessuno. Stavo per arrendermi in mezzo a tutta quella devastazione, poi ho sentito un pianto, l'ho seguito e ho trovato una culla, incredibilmente intatta, al centro del nulla. Quando mi sono avvicinato ho capito perché: il bambino era avvolto da una barriera magica che ha eretto da sé. L'ho capito perché quando mi ha visto ha smesso di piangere e l'ha disattivata. Non avevo mai percepito tanto potere in un neonato-

Il racconto di Anacleto colpì tanto lo Stregone quanto sua moglie, che ascoltò rapita ogni passaggio cullando meccanicamente il bambino. Merlino si avvicinò loro per accarezzare la piccola testolina

-E' vero- disse, -E' una magia incredibile. Riesco a sentirla-

-Più forte di quella di Morgana?- fu la domanda spontanea di Vivienne.

Poi un rumore sordo li interruppe. La finestra della stanza era andata in frantumi, come se fosse stata sbattuta da una violenta folata di vento.

 

Si trovavano in un posto indefinito, tra strane grotte labirintiche sui monti ai confini del regno. Vi erano arrivati grazie alla magia di Merlino, lo scopo dell'insolito viaggio: insegnare ai due ragazzini a smaterializzarsi da un luogo e rimaterializzarsi in un altro. Kay (Vivienne aveva scelto di chiamarlo così per omaggiare il proprio padre) aveva solo 8 anni, ma eguagliava già Morgana nelle abilità, nonostante lei avesse quasi il doppio dei suoi anni. Ovviamente alla giovane strega non andava a genio questa situazione, ed era più determinata che mai a mostrare al loro maestro che “il bimbo prodigio” non si sarebbe mai rivelato più degno di lei a raccoglierne l'eredità.

I tre si erano addentrati così a fondo nei meandri di pietra, da non vedere quasi più nulla, quando Merlino si fermò

-Bene, ragazzi. Direi che siamo abbastanza lontani dall'ingresso delle grotte. Qualcuno di voi ha memorizzato la strada fatta?-

I giovani apprendisti abbassarono il capo imbarazzati. Morgana aveva iniziato a farlo, ma poi il buio crescente glielo aveva impedito; Kay invece, da bambino curioso e vivace, si era lasciato distrarre da ogni altra cosa. Merlino scoppiò a ridere, adorava prenderli in giro

-Tranquilli, non era importante. Tanto non riuscireste mai a trovare l'uscita a piedi, non vi resta che ricorrere alla magia. Così- disse giusto un attimo prima di sparire in una nuvola di fumo, e ricomparendo nella stessa qualche metro più avanti- Morgana annuì seria, Kay ridacchiò. -Tutto quello che dovrete fare è immaginare il luogo in cui volete apparire. Concentratevi e... ci vediamo fuori di qui!- concluse andando via, e lasciando i ragazzi da soli.

Morgana non perse tempo, chiuse gli occhi e cominciò a richiamare la sua magia. Kay pensò bene di creare una sfera di fuoco, il buio lo metteva sempre a disagio

-Ehi, Morgana. Secondo te chi ci riesce per primo riceverà un premio?- chiese entusiasta per quella nuova sfida. Merlino non era solito ricompensarli, ma l'entusiasmo di bimbo lo portava sempre a sperarlo

-Non è una gara- rispose infastidita la giovane

-Magari ci permetterà di allenarci con Excalibur-

-Non ci sperare-

-Perché no? Dice sempre che se ci dimostreremo all'altezza, un giorno apparterrà a noi-

-A uno solo di noi- puntualizzò Morgana

-Allora è una gara- ribadì il ragazzino, -E la vincerò io!-

-Scordatelo moccioso- fece Morgana, poi, con un ghigno stampato sul viso, creò una voragine nel terreno sotto i piedi di Kay. Il bambino vi sprofondò fino all'addome, mani e avambracci compresi

-Prima dovrai trovare il modo di fuggire da qui- lo canzonò sapendo bene che l'altro aveva ancora difficoltà ad usare la magia senza l'ausilio delle mani.

Impiegarono entrambi qualche ora a completare il compito, con la ragazza in vantaggio di poco sul più piccolo che aveva dovuto superare un ostacolo in più. Il confronto avuto con Kay, per quanto minimo, aveva messo comunque in allarme Morgana. La ragazza aveva accettato di essere strappata alla sua vecchia vita, e a sua madre, per seguire Merlino sulla strada che l'avrebbe resa la strega più potente di tutti i reami, ma Kay era un degno avversario, e un grosso ostacolo da superare, o abbattere. Quel giorno più di altri sentiva il bisogno di certezze, per questo si avvicinò al posto dove Merlino teneva abitualmente Excalibur, sapendo di non trovarvi il mago perché impegnato in altre faccende che non richiedevano l'uso della spada magica. Qualcuno però la seguì

-Cosa stai facendo, sorellina?- la vocina squillante di Kay le provocò un brivido, prima di spavento, poi di rabbia

-Impara a farti i fatti tuoi- rispose visibilmente nervosa, -E poi ti ho detto mille volte che non devi chiamarmi in quel modo. Io e te non siamo fratelli, e Merlino non è nostro padre. I nostri padri sono morti-

-Va bene, scusa- disse il bambino allungando di proposito le vocali per accentuare il tono lamentevole

-Vattene, non dovresti essere qui- continuò Morgana

-Se è per questo nemmeno tu. Vuoi prendere Excalibur?- domandò eccitato Kay, Morgana sospirò

-Qualsiasi cosa ti dicessi ora non ti farebbe andare via, giusto?-

Il ragazzino sorrise sornione e seguì l'altra come un'ombra fino alla teca dov'era riposta la spada.

Se Excalibur, come diceva Merlino, era davvero destinata ad uno di loro, pensò Morgana, allora sarebbe riuscita a prenderla, anche se non aveva ancora completato l'addestramento. Le ante della teca si aprirono senza problemi, producendo solo un flebile cigolio, Merlino non aveva alcuna ragione di temere che qualcuno potesse rubarla

-Stai indietro- disse Morgana a Kay che fece appena un passo indietro. Era troppo ansioso di scoprire cosa sarebbe successo, e troppo affascinato da quell'arma incantata. Excalibur era bella, una spada di pregevole fattura, con la lama dritta, lucida e affilata; e l'elsa era d'oro, tutta intarsiata e arricchita di gemme colorate, la più grande era sulla sommità del manico, rossa e brillante. Kay ne aveva costruito una di legno molto simile, che portava sempre in vita per imitare il maestro.

Morgana trattenne il respiro e allungò la mano. Sentì la propria magia entrare in contatto con quella contenuta nella spada, invisibili scariche elettriche che le solleticavano la pelle. Quando sfiorò il manico la gemma rossa si illuminò per una frazione di secondo, poi, quasi immediatamente, divenne nera come la notte. Le scariche elettriche si trasformarono in un'onda che scaraventò la strega lontano con una certa irruenza. Kay si avvicinò per aiutarla a rialzarsi, ma lei lo allontanò sprezzante

-E' tutta una bugia- la sentì borbottare prima che corresse via tra le lacrime.

Il ragazzo tornò a guardare la spada, la grande gemma al centro dell'impugnatura era tornata del suo colore originale. Procedendo cauto raggiunse la teca, e quella riprese a brillare. Tenendo a bada, per quel che poteva, il tremore delle sue mani, richiuse le ante con un gesto rapido e corse via a sua volta.

 

Il sole stava tramontando su uno degli spiazzi fittamente coperti d'erba che si aprivano in quella foresta*, e mentre la calda luce faceva spazio alle prime tenebre notturne, in quello stesso posto si diffusero, senza preavviso, due distinte nubi di fumo colorato: una ambrata, l'altra blu. Morgana e Kay vi erano giunti per conto di Merlino. I giovani maghi, uno adolescente, l'altra poco più che ventenne, erano ormai veri e propri aiutanti dello Stregone Supremo, autorizzati a svolgere incarichi in completa autonomia, ma lavorando sempre in coppia perché, come sosteneva Merlino, i loro poteri erano complementari. C'erano cose, infatti, che Morgana non riusciva a fare a differenza di Kay, e viceversa, e insieme erano potenti quasi quanto il loro leggendario maestro. Purtroppo però i due avevano anche personalità molto forti, e spesso finivano col litigare perché in disaccordo su come agire. Kay era sì sicuro dei propri mezzi al limite dell'arroganza, ma era anche molto diligente e pignolo, e questo aspetto del suo carattere indispettiva parecchio la sua partner, che lo accusava di essere solo un “lecchino”, o un “bravo soldatino senza spina dorsale”. Morgana, dal canto suo, di spirito d'iniziativa ne aveva fin troppo.

La strega aveva in mente un piano ben preciso quel giorno, che non prevedeva l'aiuto di Kay.

-Siamo piuttosto lontani dal mare, dove pensi che troveremo un'alga magica nel bel mezzo della foresta?- domandò sarcastico il ragazzo, ricordando all'altra in quale missione erano impegnati

-L'alga magica è l'ultimo dei miei pensieri- rispose seccamente Morgana

-Ma Merlino ci ha...-

-So benissimo cosa ci ha chiesto di fare il vecchio! Sai credo proprio che dovresti accontentarlo, io ho altre priorità al momento-

Prima che Kay potesse ribattere, Morgana si incamminò tra gli alberi. Il ragazzo non si arrese e la seguì fino a un dirupo, non si era reso conto che si trovavano così in alto. Sotto di loro, a molti metri di distanza, si estendeva un'ampia vallata, il luogo perfetto per una battaglia. Quando Kay si sporse poté notare, infatti, un accampamento militare, che sfoggiava orgogliosamente vessilli fin troppo noti

-Quello è l'esercito di Pendragon?-

Morgana sbuffò alla domanda, pensava di averlo mandato via. Senza degnarlo di una risposta lasciò vagare lo sguardo tra le tende ordinatamente schierate, cercava quella di Uther. Il re amava stare in prima linea quando c'era da combattere, soprattutto quando in ballo c'era la conquista di un territorio: com'era stato per Logris, adesso toccava a Verlamion**. La giovane sapeva della campagna militare in atto perché, nonostante la promessa di stare lontana da Camelot, non aveva mai smesso di cercare informazioni su ciò che accadeva a Corte. Il desiderio di rivalsa era germogliato nel suo cuore da tanto tempo.

-Morgana, perché siamo qui?- insisté Kay

-Non è importante che tu lo sappia. Adesso va via! Va e racconta pure tutto al caro “paparino”, non mi interessa. Tanto nessuno mi farà cambiare idea-

-Posso almeno provarci?- La voce di Merlino colse entrambi di sorpresa. Lui e la sua pessima abitudine di apparire sempre all'improvviso. Morgana non fece nulla per mascherare il disappunto. -Cosa pensi di ottenere con la vendetta? La soddisfazione che ne ricaveresti sarebbe tanto effimera da non darti il tempo di assaporarla- riprese lo Stregone, -E cosa più importante, non ti restituirà mai ciò che hai perduto-

Morgana, che aveva ascoltato la predica restando di spalle a fissare la tenda del re, tornò a rivolgersi a Merlino furibonda

-Uther Pendragon ha ucciso mio padre- cominciò a scandire, caricando ogni parola della giusta quantità d'odio, -Si è preso mia madre con l'inganno, e ha quasi ucciso me! Mi ha tolto tutto quello che avevo. Ha distrutto la mia vita, e io farò lo stesso con la sua!-

Merlino le regalò lo sguardo deluso di un padre

-Ho provato a darti uno scopo più alto- disse serio. E Morgana in tutta risposta scoppiò a ridere. Una risata che lasciava trasparire sarcasmo, amarezza e... accusa.

-Per favore. Sappiamo benissimo che non rinuncerai mai a quella spada e al suo potere!-

-Ti sbagli- rispose indignato lo Stregone, -Non vi ho mai mentito al riguardo. Se e quando Excalibur vi riterrà all'altezza, sarò ben felice di affidarla a voi-

-Beh, peccato che ci abbia già rifiutati entrambi-

Merlino si girò subito verso Kay che rifuggì lo sguardo evidentemente imbarazzato, poi tornò a Morgana

-E tanto basta a spingerti a sporcare ulteriormente la tua anima?-

-A te non è mai importato niente della mia anima! Hai raccolto me e Kay dalla strada solo per alleviare i tuoi sensi di colpa!- lo aggredì la ragazza

-Questo è anche il tuo pensiero?- chiese il mago al più giovane dei suoi allievi, lui si affrettò a negare suscitando l'ilarità di Morgana

-Ma certo! Lo studente modello non si permetterebbe mai di contrariare il grande maestro- disse col chiaro intento di provocarlo. -Ma non capisci? Continua a tenerci legati a lui per limitarci, perché sa che se ci lasciasse liberi di esprimere tutto il nostro potenziale, diventeremmo mille volte più forti di lui. Con o senza quella stupida spada!-

-Se ne sei convinta perché non lo dimostri?- la sfidò Merlino guadagnandosi ancora la sua attenzione. -Prova a colpirmi con tutto il tuo potere. Se ci riuscirai mi dichiarerò sconfitto, e ti lascerò uccidere Pendragon- Kay gli rivolse un'occhiata sconvolta, lui continuò, -In caso contrario, potrai dire addio a Camelot. Per sempre.-

Morgana rifletté sulla proposta. In fondo cosa aveva da perdere? Nella migliore delle ipotesi avrebbe ottenuto una doppia rivalsa. Nella peggiore, si sarebbe finalmente liberata del controllo di Merlino; e in qualunque posto egli avesse deciso di esiliarla, un modo per tornare indietro lo avrebbe trovato comunque prima o poi. Poco importava se non si era mai mostrata capace di creare portali tra i mondi, come invece sapeva fare Kay. Con un mezzo sorriso fece sapere di aver accettato la sfida.

-No!- gridò Kay nel tentativo di fermare quella follia, ma lei aveva già iniziato a richiamare la magia.

Il terreno sotto i loro piedi cominciò a tremare, provocando anche una frana che non causò danni; e il cielo si velò di uno spesso strato di nuvole grigie, tra le quali serpeggiarono fulmini. La potente onda di energia si liberò nell'aria con effetti devastanti per il paesaggio intorno, ma non arrivò mai al suo bersaglio. Merlino non mosse un solo muscolo, né per difendersi, né per allontanarsi. Alla sua magia bastò la sola presenza per contrastare, e di fatto dissipare, quella della sua avversaria. Pur aspettandosi un simile epilogo, per Morgana fu dura accettare la sconfitta, strinse i pugni e mantenne la testa alta mentre Merlino disegnava nell'aria la porta che avrebbe dovuto attraversare

-Ti lascerò scegliere la tua meta- le concesse lo Stregone quando finì ci creare il portale alle sue spalle.

Merlino ignorava che quell'ultimo atto di clemenza si sarebbe rivelato un grosso errore in futuro. Fu l'unica debolezza che si concesse, preferendo nascondere il dispiacere per aver fallito con quella ragazza dietro a una maschera di impassibile severità anche davanti allo sguardo implorante di Kay.

Morgana afferrò la maniglia, decisa a non salutare nessuno, poi un ghigno preoccupante tornò a deformarle il viso, e prima che Merlino potesse fermarla, lanciò una maledizione servendosi delle nubi sulle loro teste

-Condanno te e tutta la tua discendenza all'infelicità eterna Uther Pendragon!- pronunciò mentre la pioggia incantata bagnava il re, inesorabilmente; dopodiché aprì la porta con slancio, diretta alla sua nuova vita nella Foresta Incantata.

Kay era talmente turbato che sembrava avesse perso l'uso della parola. Non riusciva a credere al tradimento di Morgana, e una parte di lui, pur sapendo che avesse ragione, era arrabbiato con Merlino per la sua reazione.

-Adesso ci toccherà fare da balia ai Pendragon per il resto della vita...- La battuta del mago lo riscosse. Voleva porgli tante domande su colei che considerava una sorella, ma non ne trovò la forza. Intuendo da sé ciò che stava provando, lo Stregone gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla

-Non devi preoccuparti per lei, continueremo a tenerla d'occhio in qualche modo- gli disse con fare rassicurante, Kay annuì. -Davvero Excalibur ha rifiutato anche te?- domandò ancora Merlino improvvisamente serio. Kay alzò la testa, ma non riuscì a guardarlo negli occhi

-In realtà non ne sono sicuro, non ho mai avuto il coraggio di toccarla- gli confessò. Merlino trasse un sospiro di sollievo e tornò a sorridere bonario

-Se il tuo animo si manterrà limpido andrà tutto bene.-

 

Che fosse sotto il sole cocente, o in mezzo a una bufera di neve, allenarsi con Excalibur divenne la principale, se non unica, occupazione di Kay. La spada in fin dei conti non lo aveva rifiutato, eppure non si lasciava usare se non come un comunissimo gladio. Quando l'aveva brandita per la prima volta la gemma rossa sull'elsa aveva brillato intensamente, poi aveva semplicemente smesso. Merlino gli aveva spiegato che, con ogni probabilità, c'era qualcosa nella sua anima essenzialmente candida che non lo rendeva sereno, qualcosa che intorbidava la purezza necessaria a creare il legame tra il possessore della spada, e la magia di Luce racchiusa al suo interno. Questa teoria non trovò mai concorde Kay, il quale era fermamente convinto di star dedicando tutto se stesso alla causa, soprattutto dopo l'esilio di Morgana.

Tutto ciò contribuì ad esasperare quell'aspetto del suo carattere che lo vedeva spesso preda dell'ira. Non che il suo maestro gli avesse mai fatto pesare il presunto fallimento, ma Kay proprio non poteva perdonare a se stesso di non essere abbastanza, tanto più da quando il tempo aveva smesso di essere suo alleato. Merlino, ormai anziano e vittima della depressione per aver perso sua moglie, si isolò da tutto e tutti, lasciando a lui ogni onere da Stregone Supremo. In poco tempo la gente cominciò ad identificarlo col grande mago, e lui non si preoccupò mai di correggere nessuno, intuendo sin da subito i vantaggi che ne avrebbe ricavato. Lasciar credere che Merlino fosse nel pieno delle forze, per alcuni addirittura immortale, oltre ad evitare di gettare popolazioni intere nel panico, avrebbe contribuito a tenere a bada Morgana. Kay non aveva dubbi sul fatto che presto o tardi sarebbe tornata, perché la conosceva abbastanza bene da sapere che anche lei desiderava prendere il posto di Merlino. Ovviamente gli scopi della strega non erano dei più nobili. Per Morgana era solo ambizione, brama di potere, l'unica occasione di riscatto che riuscisse a concepire, e che pretendeva dalla vita. E la conosceva abbastanza da sapere che, finché fosse stata certa di non poter sconfiggere lo Stregone, avrebbe atteso a fare una qualsiasi mossa. Sospettava anche che, ovunque si trovasse, Morgana stesse continuando ad allenarsi con lo stesso impegno col quale lo stava facendo lui. Se solo Excalibur lo avesse accettato, non avrebbe temuto il confronto.

Merlino morì poco tempo dopo, stanco di lottare, e senza più uno scopo o qualcosa a cui aggrapparsi: la sua Vivienne non c'era più, e a Kay aveva insegnato tutto quello che poteva. Excalibur era tra le mani di chi, un giorno, avrebbe avuto accesso al suo potere, o altrimenti, l'avrebbe difesa per preservarlo per chi il destino avrebbe scelto. Kay e Anacleto lo seppellirono in una tomba anonima nei pressi del lago dove aveva conosciuto il suo grande amore, che adesso riposava accanto a lui, secondo le precise volontà del mago. Quel posto divenne per il più giovane il luogo perfetto per riflettere, era come se lo spirito di Merlino lo aiutasse ad aprire la mente e a vedere le cose con più chiarezza. Ci tornava ogni volta che poteva, quando sentiva il bisogno di una guida, di un segno che lo rassicurasse sulla validità delle scelte che compiva; o quando, semplicemente, doveva mettere a tacere i pensieri più foschi che talvolta gli affollavano la mente.

Uno in particolare si riproponeva con insistenza, disturbando perfino i suoi sogni. Merlino, il suo mentore, il suo punto di riferimento, l'unico padre che avesse mai conosciuto, era stato per Kay un esempio infallibile di virtù, giustizia e rettitudine. Tranne che per un unico, grande neo: il solo sbaglio che aveva da rimproverargli, quello che aveva segnato la sua fine. Ci stava pensando anche in quel momento, mentre osservava una libellula posarsi leggera sulla pietra che faceva da lapide alla tomba del mago, ma non così assorto da non accorgersi dell'arrivo di Anacleto

-Un grande uomo come lui meriterebbe un monumento- disse appena giunto, Kay sorrise come faceva ogni volta che sentiva quel commento

-Cercavi me?-

-Solo per sapere come vanno le cose da queste parti- rispose vago l'altro apprendista, e per Kay fu troppo facile leggere tra le righe. Anacleto gli era molto affezionato, del resto era stato lui a salvarlo da bambino e a portarlo da Merlino, e si preoccupava per lui come un padrino, o uno zio affettuoso

-Sto bene- gli disse infatti, -Tu piuttosto, non dovresti lasciare incustodito il nascondiglio del cappello-

-Come sai è ben protetto da un incantesimo a prova di Signore Oscuro- fece l'altro ostentando una certa sicurezza

-Mai abbassare la guardia con i Signori Oscuri. Ormai hanno acquisito un potere immenso-

-In effetti l'ultimo mi preoccupa non poco, sembra piuttosto pericoloso-

-E lo è. Siamo rimasti soli Anacleto. Se dovesse accaderci qualcosa nessuno potrebbe più difendere il cappello e la spada- il tono di Kay si era fatto cupo

-Vuoi cominciare a reclutare apprendisti anche tu?- Anacleto provò a sdrammatizzare senza sortire effetti

-Non mi fido di nessuno- sentenziò Kay, e il suo interlocutore non avrebbe potuto essere più d'accordo. -Merlino mi ha insegnato tanto, ha insegnato tanto a entrambi, in realtà. E' stato il più grande mago di sempre, e un uomo straordinario, ma anche lui ha commesso un errore che gli è costato caro-

-Di cosa stai parlando?-

-Si è innamorato- rispose lapidario il giovane. -L'amore è stata la sua debolezza. Se non vi avesse ceduto non avrebbe mai rinunciato alla quasi immortalità, ed Excalibur non sarebbe mai stata creata. Mi sono ripromesso che avrei seguito il suo esempio in tutto, ma posso fare di meglio provando a rimediare anche a questo unico passo falso-

-Ragazzo, io non credo che Merlino volesse questo da te. Non si può semplicemente decidere di non innamorarsi, sono cose che sfuggono alla volontà umana. E, francamente, pur non avendo capito cosa tu abbia intenzione di fare con Excalibur, dubito possa essere un'idea saggia-

-So quello che faccio- concluse Kay con un tono che non ammetteva repliche. Una mezza verità questa, perché benché avesse chiaro il cosa, il come era ancora un mistero.

Ebbe l'illuminazione qualche giorno dopo, e come Anacleto aveva intuito, la soluzione era proprio la spada. Vivere il più a lungo possibile gli avrebbe dato il tempo di riuscire, finalmente, lì dove aveva fallito fino a quel momento. Intanto avrebbe continuato ad impersonare Merlino, e tenuto Excalibur al sicuro, portandone sempre con sé soltanto un “pezzo”. Gli bastò una delle piccole pietre che impreziosivano l'elsa per confermare la sua teoria, e mettere in pratica il suo progetto. Quella infatti, come tutte le parti della spada, era pregna della parte di sé a cui Merlino aveva rinunciato secoli addietro, e gli fu sufficiente indossarla per accedervi. Camuffata da banale bottone, nessuno mai avrebbe sospettato.

 

*Da “Ivanhoe” di Walter Scott, capitolo 1

**Logris è il vecchio nome medievale dell'Inghilterra. Verlamion era un'antica città della Britannia romana situata nell'Hertfordshire

   
 
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