16/07/2017
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Oggi è un giorno come gli altri. Il marmo del balcone è ancora gelido sotto le mani; le sue screziature ancora così uguali alle vene che le corrono sottopelle, ora verde pallido, ora un timido azzurro sul bianco latte del polso fine. Il vento le accarezza il viso con la stessa dolcezza di ieri; e con la stessa promessa impertinente di scompigliarle i capelli, che le strappa un nuovo sorriso. Il mattino è fresco e limpido, la divisa già pronta sulla sedia – lo stesso drappeggio rosso e oro adagiato così sulla spalliera, come ogni giorno. Nel cortile c’è ancora André, con i cavalli già sellati e César che gli annusa curioso una spalla. Anche oggi lui la scorge, si volta, sorride al suo buongiorno; anche oggi la sua voce è un tepore conosciuto, come l’aria profumata che si leva dal giardino ad ogni alba. Anche oggi lui l’aspetta, e quando lei scenderà le porgerà le redini e le sfiorerà le dita con le proprie, quasi per caso. E lì saranno i suoi occhi, e lì sarà il suo respiro – la cadenza quieta e sicura di un altro giorno, un altro ancora. C’è lo stesso fremito nel petto di lei – un piccolo brivido scivolato lungo la schiena e la sensazione di pelle d’oca che si diffonde su per le braccia, proprio come ieri, e come ieri l’altro, e come un mese prima ancora. Ma sì, è solo un’altra giornata insolitamente fredda per questa fine d’aprile. Più tardi, quando raccoglie le redini dalle mani di André e il suo sguardo la segue devoto, la gola è secca e le spalle le si stringono nella giacca, la spada che le sfiora la coscia la fa quasi sussultare. Sì, fa freddo stamattina. Stringe il cuoio fra le mani, Oscar, le dita un po’ tremanti nei guanti bianchi. È solo un giorno come gli altri.
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Solo un piccolissimo what-if. Se Oscar avesse iniziato a provare per lui qualcosa di diverso dal semplice affetto un po’ di anni prima, e soprattutto, se avesse iniziato in qualche modo a prenderne coscienza... beh, chissà come sarebbe andata?