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Autore: Cerridwen Shamrock    14/06/2009    9 recensioni
- Di cosa hai paura? Avanti, dimmelo, rendimi partecipe dei tuoi terrori più oscuri… temi che fugga? O che ti tradisca, forse? Che mi dia alla pazza gioia con qualcuno… con Tuomas, magari? –
Silenzio.
Terrore.
[Che cosa aveva detto?!]
I singhiozzi disperati di lei, il respiro calmo di lui.
Gelido.

Hartwall Arena, Helsinki, Giugno 2008.
Tuomas/Tarja.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Tarja Turunen , Tuomas Holopainen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tuomas/Tarja.

Perché, dopo aver letto i testi di alcune canzoni – sia scritte da lui che scritte da lei – credo che non ci sia molto altro da aggiungere.

Dopo tre mesi di gestazione alquanto sofferta, è ora che questa one-shot veda la luce, anche se sono ancora molto dubbiosa.

Spero che il pubblico di appassionati che vaga nelle lande sconfinate di EFP gradisca. ^^

Grazie a chiunque legga.

[Credits e ulteriori precisazioni in fondo].

~


A Ely, perché senza di te non l’avrei mai pubblicata.

Un regalo di benvenuto nell’universo dei Nightwish,

che sono estremamente orgogliosa di averti fatto scoprire.

A Ceci, come sempre.
A Federico Garçia Lorca, a cui devo l'ispirazione per alcune frasi,
nelle quali ho citato la meravigliosa opera "Nozze di Sangue".


~

Crownless


Ottobre 2005


I bicchieri di fine cristallo tintinnarono, risplendendo ai bagliori aranciati del lampadario.

– Alla tua nuova carriera. – mormorò l’uomo, la voce calda e ammaliante, portandosi il vino alle labbra.

Tarja sorrise al marito: – Grazie per avermi mostrato quale sia davvero la mia vita. –

Marcelo le rivolse uno sguardo luminoso [uno scintillio di trionfo negli occhi].


Settembre 2007


Tarja si voltò verso la televisione, scorgendo assente le immagini dello schermo, e trasalì, con un moto di turbata sorpresa.

Verde, azzurro, ghiaccio. Occhi cangianti, dall’intensità quasi dolorosa.

– Master Passion Greed? – Tuomas ridacchiò, scuotendo la testa, – Suppongo che avrei dovuto aspettarmi questa domanda, ma tutti voi potete indovinare senza alcun problema la risposta. Master Passion Greed è rabbia pura, rabbia per qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere, rabbia per qualcuno che non sarebbe mai dovuto esistere. Rabbia e rimpianto, sentimenti crudi e dolorosi come la canzone stessa… –

La melodia di quella voce che aveva ancora il potere di ammaliarla venne bruscamente interrotta, scivolando nell’opprimente silenzio che troppo spesso regnava fra le mura della sontuosa villa.

Con un gesto fluido, Marcelo riportò il telecomando sul piano di vetro che fiancheggiava la poltrona.

Confusa e infastidita, lei si voltò a guardarlo tentando di protestare, ma il sorriso gelido che lui le scoccò le soffocò le parole in gola.

– Oh, non ringraziarmi, amore. Sai che la penso come te: ascoltare il silenzio è decisamente più piacevole delle fastidiose voci di sconosciuti. –


Gennaio 2008


Né le stonate risa degli ubriachi, né lo stridio delle posate che rimbalzava incessante sulle squallide mura del pub coprirono l’ennesimo trillo del cellulare. Lo afferrò, il volto contratto, e trasalì scorgendo il numero delle chiamate senza risposta che lampeggiava sullo schermo – ormai erano dodici.

Seppe di dover rispondere, o lui sarebbe stato capace di sguinzagliare per la città intere pattuglie di poliziotti pur di trovarla…

Aveva la vista annebbiata e le mani le tremavano violentemente, ma il pulsare doloroso delle tempie le impedì di concentrarsi e caprine la ragione.

– Sì… p – pronto? – In un lampo di lucidità, si rese conto di faticare ad articolare le parole. Lanciò un’occhiata confusa alla bottiglia che troneggiava sul tavolino, e restò a fissarla con sguardo vacuo.

Vuota. Completamente.

Ma lei non beveva… non aveva mai bevuto più di un bicchiere di vodka in tutta la sua vita!

[Infatti, quella non era la sua vita.]

– Tarja, ma dove cazzo sei?! Sono due ore che continuo a telefonarti! –             

– Be’, mi spiace, non è colpa mia. Te l’ho già detto, devi smetterla con quest’assurdità! – A malapena si rendeva conto di star parlando, ma lasciò che le parole fuggissero incontrollate dalla gabbia delle sue labbra, guidate solo dall’alcool e dalla rabbia cieca di quei pensieri celati troppo a lungo. – Che bisogno hai di telefonarmi ogni dieci minuti, eh? Ti rendi conto che non sono né una sprovveduta undicenne né la tua fedele schiava? Di cosa hai paura? Avanti, dimmelo, rendimi partecipe dei tuoi terrori più oscuri… temi che fugga? O che ti tradisca, forse? Che mi dia alla pazza gioia con qualcuno… con Tuomas, magari? –

Silenzio.

Terrore.

[Che cosa aveva detto?!]

I singhiozzi disperati di lei, il respiro calmo di lui.

Gelido.


~


Giugno 2008


– Nightwish! Nightwish! Nightwish! Nightwish! –

Urla, applausi, perfino lacrime – il pubblico era in delirio da quando l’ultima band di supporto aveva lasciato il palco.

Nel buio, migliaia di occhi sognanti fissavano il telo nero che nascondeva loro ciò che bramavano.

Nel buio, lei era lì.

Lei era lì perché quella notte il suo corpo si era rifiutato di abbandonarsi al sonno.

Lei era lì perché quel suo stesso corpo si era alzato alle quattro del mattino per condurla davanti ai cancelli sbarrati del teatro, stringendo fra le dita un biglietto d’ingresso ottenuto per caso dopo una frenetica ricerca che non avrebbe dovuto compiere.

Lei era lì sotto al palco, schiacciata contro le transenne come una qualunque fanatica – ma lei non era una qualunque fanatica.

Lei era Tarja Turunen, ed era lì, e non sapeva perché.

– Nightwish! Nightwish! Nightwish! Nightwish! –

Le sue iridi d’argento vagavano irrequiete scrutando l’oscurità che avvolgeva il palco, finchè non abbassò lentamente le palpebre, appena tremanti, arrendendosi al fiume dei ricordi che l’aveva travolta nell’udire quelle urla.

Sapeva esattamente cosa stava succedendo al di là di quel telo – aveva cercato di dimenticare, ma le immagini di quei dieci anni riaffioravano sempre dall’oblio della memoria, troppo vivide per poter essere cancellate.

Marco stava bevendo un sorso di vodka, per poi far passare la bottiglia di mano in mano, con qualche battuta, qualche risata.

E ora, Tuomas stava allargando le braccia con un sorriso, e tutti si stavano stringendo in un silenzioso abbraccio – le parole non servivano.

Seppe calcolare ogni frazione di secondo: nell’istante in cui riaprì gli occhi, una sottile coltre di fumo splendente di bagliori azzurri avvolse il palco, e le prime, soavi note si diffusero nell’aria gonfia di eccitazione.

E le grida si spensero, le voci tacquero.

Poteva vedere le dita di Tuomas danzare lente sulla tastiera, gli occhi chiusi, la fronte appena agrottata. Era una canzone del nuovo album, non la conosceva, ma la sua struggente delicatezza le bruciò immediatamente gli occhi di lacrime.

[Allora la sua musica aveva ancora quell’effetto su di lei…]

The songwriter’s dead

The blade fell upon him

Taking him to the wild lands

Of Empathica

Of Innocence…


Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella ragazza bionda – le pareva di aver letto da qualche parte che si chiamasse Anette – e dalle sue dita strette intorno al microfono. Quella voce dolce per un istante le impedì di respirare.

E poi il ritmo cambiò, in un vortice di note che travolse il pubblico, nuovamente in visibilio.

Get away, run away, fly away,

Lead me astray to dreamers’ hideaway…


Intorno a lei tutti cantavano saltando, le braccia in alto – non lasciarsi trascinare era maledettamente difficile, ma lei rimase immobile ad ascoltare.


In the end, I will always love you.


Puro incanto.

Il suo cuore non batteva più così da troppo tempo, ormai.

E quando gli ultimi echi della canzone si spensero, sovrastati da nuove grida e nuovi applausi, seppe con certezza di aver appena vissuto i dieci minuti più belli da quella maledetta notte di ottobre di tre anni prima…

No. Non voleva pensare, quella sera. Non voleva ricordare, quella sera.

Fu immensamente grata a Tuomas quando lo vide riportare le dita sulla tastiera – solo la musica poteva avvolgere completamente la sua mente, pur non avendo mai udito prima neanche quella canzone.

Finally the hills are without eyes,

They are tired to paint a dead man’s face red

With their own blood.

They used to love having so much to lose,

Blik your eyes just once and see everything in ruin.


Con le ultime note del dolcissimo finale del primo brano che ancora riecheggiavano nella sua mente, quasi sussultò al repentino cambio di ritmo, ora potente ed aggressivo, e agrottò la fronte a quelle parole dure ed enigmatiche.
Si sorprese a sorridere.

Tipico di Tuomas.

Did you ever hear what I told you?

Did you ever read what I wrote you?

Did you ever listen to what we played?

Did you ever let in what the world said?


Aveva gli occhi fissi su Marco, e la sua voce aveva preso a ribombarle dolorosamente nelle orecchie. Qualcosa le strinse lo stomaco, ma per un istante non riuscì a pensare.


Did we get this far just to feel your hate?

Did we play to become just pawns in the game?

How blind can you be, don’t you see

You chose the long road but we’ll be waiting?

Bye bye, beautiful!

Bye bye, beautiful!


Tutti intorno a lei urlavano quelle parole, e lei provò ad illudersi di non aver capito.

Ma non poteva fingere di non aver notato l’espressione sul volto di Tuomas, tormentata e straziata dal rimpianto… la stessa di quando, tre anni prima, aveva bussato alla porta del suo camerino con quella lettera stretta fra le dita. Non avrebbe potuto dimenticarla mai.

E Marco e Anette continuavano a cantare, e lei continuava una vana lotta contro il pianto.

Someday I’ll learn to love this scars

Still fresh from the red-hot blade of your words.


Deglutì a fatica e fissò Tuomas, la vista annebbiata dalle lacrime.

Che cosa gli aveva fatto?!

Bye bye, beautiful!


Tutto il dolore che era cresciuto in lei in quei mesi, strisciante e sinuoso, esplose nel suo cuore all’improvviso come un feroce fendente di una gelida lama, e scorci di ricordi la accecarono – lancinanti lampi di luce livida.

Marcelo, le sue braccia che la stringevano avide e invadenti, la sua voce prima ammaliante, poi furiosa e gracchiante d’ira al telefono, il sospetto nei suoi occhi quando rientrava in casa e lo trovava seduto nell’ingresso ad aspettarla…

Tuomas, le sue mani che le accarezzavano il volto, frementi di passione, la sua voce tremante quando le leggeva per la prima volta il testo di qualche canzone, l’ardente dolcezza del suo sguardo quando posava le sue iridi splendenti su di lei…

NO!

Il suo cuore parve lanciare un grido disperato quando si costrinse a distogliere lo sguardo.

Non poteva rimanere lì a guardarlo, sospesa tra vivido desiderio e insano terrore che si accorgesse di lei.

Non poteva rimanere lì ad ascoltare, a rubare frammenti di un mondo non più suo.

Non poteva rimanere lì.

Voltò le spalle al palco, tremante. Voleva solo fuggire da quella follia che non avrebbe mai dovuto compiere, abbandonare il suo cuore nelle mani di colui a cui apparteneva e dimenticare di averlo posseduto.

Camminare da sola. Ogni passo. Per sempre.

Ever felt away with me?

Just once that all I need

Entwined in finding you one day.


Non udì più nulla, non gli applausi, non la voce del pubblico. Solo il dolce piano che scriveva quella melodia e quelle parole che erano state la sua vita.

Nell’istante in cui udì le prime note di Ever Dream, smise di respirare.

E il suo cuore ricominciò a battere.

Ever felt away without me?

My love, it lies so deep.

Ever dream of me?


Lentamente, si voltò, e le parve di vederlo per la prima volta, dopo tante bianche notti trascorse a sognarlo.

Ma quella era la realtà.


Would you do it with me,
Heal the scars and change the stars?
Would you do it for me,
Turn loose the heaven within?


Nuove lacrime le rigarono le guance. Sarebbero mai rimarginate, le loro ferite? Sarebbero mai cambiate, quelle stelle crudeli che vegliavano sulle loro notti dopo aver distrutto i loro giorni?


I’d take you away

Castaway on a lonely day

Bosom for a teary creek.

My song

Can’t but borrow your grace.


Vide le sue dita tese distendersi, scivolando nel sogno di quella melodia, percependo lo sfiorarsi dei loro animi in un fremito di piacere.

Un sorriso si disegnò lieve sul volto di Tuomas, e lei si accorse d’un tratto che quello stesso sorriso si rifletteva sul suo volto, sbocciando sulle fini linee della sua bocca.

Schiusero le labbra nello stesso momento, le loro voci lontane ma perfettamente unite.

Ancora una volta.


Ever felt away with me?

Just once that all I need

Entwined in finding you one day.


Cielo e Ghiaccio. Un istante fugace come il battito che il cuore di Tuomas perse nel vedere quelle iridi argentee scintillare fra il pubblico.

Gli parve di non udire più null’altro che la sua voce – come se il tempo non fosse mai trascorso.


Ever felt away without me?

My love, it lies so deep.

Ever dream of me?


Un filo di sogni – di ricordi spezzati – legava i loro sguardi.

Sottile.

Ma nessuno dei due poté – né volle – romperlo.

E ad entrambi sembrò che le ultime parole riecheggiassero nell’aria, come sospese, ancora e ancora.


Ever dream of me?


Tuomas sentì la radice di un grido impigliarsi in gola.

[Avrebbe voluto urlare, perché la canzone non finisse.]

Avrebbe voluto urlare, chiederle perché.

[Avrebbe voluto urlare, perché sapesse che non solo l’aveva sognata, ma che ogni giorno non aveva aspettato altro che la notte, per poterla incontrare.]

Avrebbe voluto urlare, perché non voleva vederla

[Smettila di mentire a te stesso.]


Ever dream of me?


Non seppe come accadde.
Fu come se qualcosa in lei si spezzasse, e quella scura maschera d’inganno abbandonasse la sua mente, permettendole di ammettere tutto ciò che aveva sempre voluto – dovuto – negare.

Sapeva di aver scelto lei quell’incubo che ora era la sua vita. Accecata dai sogni di gloria – come se quella che già splendeva intorno a lei non fosse stata gloria! – si era convita che il mondo fosse un altro, e che l’amore fosse un altro.

Sapeva di essere, ora, solo lo spettro di un angelo caduto sul palco della Hartwall Arena.

Perché gli angeli sono i primi a cadere.

Sapeva che solo la Sua musica poteva riportarla alla vita.

Ma quel concerto sarebbe finito – avrebbe voluto avere ancora una notte per vivere.

I ragazzi stavano suonando un pezzo strumentale dal ritmo trascinante che non conosceva, ma che subito la coinvolse.

Sull’ultima nota, decise.

Finché la notte nascondeva l’alba sotto il manto di quella musica, poteva vivere.

Ma non come Tarja Turunen.

L’ironia beffarda di quel destino la colpì, quando si accorse che l’unico modo per vivere sarebbe stato dimenticarsi chi fosse, e diventare chi non aveva mai sognato, neanche per un istante, di poter essere.

Sull’ultima nota, decise.

Sarebbe stata una qualunque fanatica dei Nightwish – lei, che era stata la regina di quell’universo.

Sull’ultima nota, alzò le braccia in alto, mentre il suo grido si univa a tutti gli altri.

Sentì lo sguardo di Tuomas su di lei, e quando si voltò a guardarlo si accorse che rideva, la fissava e rideva, e allora lasciò che quella risata scuotesse anche il suo corpo come da troppo tempo non succedeva.

Era un incantesimo, illusione fugace di una felicità ritrovata.

Ed entrambi sapevano che non poteva esserci nulla di più dolce di un’illusione.

Perché il quel momento erano insieme. E non chiedevano altro.

Tarja non seppe mai quanto tempo trascorse ancora, né quanto urlò, trascinata dal pubblco in delirio, né quante canzoni cantò a squarciagola fino a perdere la voce – lei, che era la regina di quell’arte.

Nei suoi ricordi sarebbe rimasto, impresso a fuoco, il pulsare nuovamente vivo del sangue nelle sue vene, mentre si lasciava trascinare da quel fiume di emozioni fino a rimanere sospesa fra lucidità e incoscienza.


Leave me be

And cease

To tell me how to feel,

To grieve,

To shield myself from evil.


Ricordò di aver pensato a Marcelo, mentre gridava quelle parole fin quasi a sentire la gola ardere, e di essersi chiesta se avrebbe mai avuto il coraggio di urlargliele in faccia, crudele. Voleva che soffrisse tanto dolore quanto ne aveva provato lei, ammaliata da quella gelida voce che l’aveva sedotta mutandosi in dolce fuoco, per poi rivelarsi quando ormai non poteva più fuggire.


Leave me be,

O.d. of lies is killing me,

Romanticide

Till love do me part.


[Poteva fuggire?]

Ricordò le lacrime versate sulle note di Ghost Love Score, ardente di gioia nell’udirla ancora una volta.


My fall will be for you

My love will be in you

You were the one who cut me

So I’ll bleed forever.


E, mentre le dita di Tuomas sembravano aggrapparsi ai tasti lucenti in un ultimo sforzo, le note vibrarono nell’aria ancora una volta e per un istante dimenticò di respirare.

I wish I had an angel

For one moment of love,

I wish I had an angel tonight.


Quella era la canzone che aveva segnato la fine di tutto – l’ultima che li aveva visti l’uno accanto all’altra, la Bella e la Bestia, nel fulgore di luci sul palco.

E ora… ora era lì, e poteva lasciarsi affogare di nuovo in quel ritmo, in quelle parole.


Deep into a dying day

I took a step outside an innocent heart.

Prepare to hate me fail when I may

This night will hurt you like never before.


Chiuse gli occhi. Non riusciva più a distinguere il pulsare del suo cuore dal rimbombare della batteria.

Old loves they die hard

Old lies they die harder


Se l’assurdità di quella situazione fino a quel momento l’aveva trattenuta, in quell’istante ogni freno scomparve. Non esisteva più nulla, solo loro e la musica.

E lei era quella musica.

I wish I had an angel

For one moment of love

I wish I had your angel

Your Virgin Mary undone.

I’m in love wish my lust

Burning angelwings to dust

I wish I had an angel tonight.


Pollice, indice e mignolo in alto, come tutti. Ma non rise, questa volta.

I wish I had an angel!


Era giusto così. La regina era caduta, senza corona.

I wish I had an angel!


Ora lei davvero non era altro che una dei tanti fanatici.

I wish I had an angel!


E voleva esserlo.

I wish I had an angel!

~

La sera dopo


I raggi morenti del sole bagnavano di ardente scarlatto il cielo brumoso.

Occhi brucianti.

Tuomas abbandonò il capo contro i palmi tremanti delle sue mani.

Perché?

Perché lo hai fatto?

Mi fissavi, e i tuoi occhi splendevano come quella stella che sta nascendo.

Cantavi, e le tue labbra si muovevano cullate dalla musica, ma io non potevo udire la tua voce.

Non potevo, non posso, e lo desidero con ogni palpito del mio cuore.

I need you to sing…

E avrei voluto urlare e piangere, invano.

Sing for me…

Smettere di suonare, correre fra le tue braccia, gridare che ti amo, invano.

…my love.

~


La notte scendeva, e lei piangeva.

Fissava quella stella che stava nascendo, e piangeva.

Dopo il concerto, era tornata a casa lottando contro il desiderio logorante di rimanere fuori dai cancelli, al gelo, ad aspettarlo insieme a tutti gli altri fans.

E invece no.

Era tornata a casa, Marcelo era sveglio.

Ricordava di avergli urlato che era stata al concerto dei Nightwish, ricordava di avergli urlato che le aveva rovinato la vita, e di lasciarla in pace.

Non voleva ricordare altro.

Un’amica l’aveva accolta in casa sua e si era presa cura di lei.

E lei fissava quella stella, e piangeva.

Please, hold me in your love…

 

Quella notte era stata un fuggevole sogno, un sorso d’acqua fresca per la sua gola arsa di donna bruciata.


Ma un sorso non le bastava…

Please, hold me in your love…


Tuomas, perdonami.

I am the keeper of his heart,

I was sent to take care of his sweetness.

Never I'll forget his love

Never I'll forget the light

That shone in his eyes.


Posso cantarlo all’infinito.

Tuomas, ti amo.

Posso sperare che tu ascolti la mia musica come io non rinuncio alla tua, e che siano le note a salvarci, a lasciarmi libera.


Let me fly, let me be free

To stay with him beyond this life.

Run across the sky,

Let me see the sun again.



E posso urlarlo a quella stella.

Tuomas, ti amo.

Forse te lo dirà.


~


Gemellata con
: Ever Dream, di PotterWatch


Alcune precisazioni

~ Non possiedo alcun diritto sui Nightwish, su Tarja Turunen o su Marcelo Cabuli, e questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro. La raffigurazione di Marcelo è totalmente frutto della mia fantasia, e non intendo avanzare nessuna insinuazione o accusa nei suoi confronti.

~ Il colore degli occhi di Tuomas e Tarja varia a seconda delle foto, per cui presumo che entrambi portino le lenti a contatto. Scorrendo le varie immagini, ne ho scelti due. ^^

~ Ho raffigurato Anette bionda perché ho scritto la fanfiction dopo aver visto il concerto di Mantova, dove aveva appunto i capelli di questo colore. Non so se fosse così anche nel 2008, prendetela come una licenza poetica. ^^

~ Nel Giugno del 2008, secondo le informazioni trovate sul sito ufficiale, i Nightwish hanno davvero suonato alla Hartwall Arena di Helsinki.


Credits

Master Passion Greed

The Poet And The Pendulum

Bye Bye Beautiful

Ever Dream

Romanticide

Ghost Love Score

Wish I Had An Angel

© Tuomas Holopainen, Nightwish

I Walk Alone

Sing For Me

Sadness In The Night

© Tarja Turunen

   
 
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