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Autore: time_wings    20/07/2017    1 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FESTA DI HALLOWEEN (Parte 2)

Annabeth e Piper sedevano su un divano qualsiasi guardandosi attorno con una birra tra le mani. Avevano optato per la stanza al buio, dove si ballava e avevano giurato a loro stesse che, una volta finite le birre, avrebbero ballato e avrebbero provato a sentirsi meno in imbarazzo in quella situazione. Infatti, quando Piper lanciò la sua bottiglia nella busta nera che aveva vicino, si alzò di scatto facendo segno ad Annabeth di seguirla in pista. Dopo meno di cinque minuti, un ragazzo alto, biondo ed esageratamente magro si avvicinò a Piper cingendole i fianchi e trascinandola a ballare con lui sotto lo sguardo attonito dell’amica. In un primo momento Piper sorrise pensando fosse stato Jason, ma, dopo aver visto l’espressione dell’amica, assestò una gomitata nello stomaco allo sconosciuto e si allontanò dalla stanza con l’amica al seguito, che non negò un’occhiata assassina al ragazzo, prima di raggiungere Piper.
 
Leo era andato. Beveva veramente poco di tutto e non sembrava stare tanto male. Nei momenti in cui non beveva ci provava con qualunque ragazza che mettesse piede sulla sua traiettoria guadagnando due di picche sistematicamente anche quando la ragazza si dimostrava stranamente interessata. Colpa della sua parlantina e della sua capacità d’essere sempre fuori luogo anche senza volerlo. Jason e Percy si allontanarono dall’amico alla ricerca di Frank e Hazel, che non erano neppure riusciti a salutare per via delle infinite persone che occupavano quella casa. Prima che potessero mettersi a cercare, una voce si levò da un gruppo di ragazzi seduti attorno ad un tavolino da tè: “Jason, amico, perché non vi unite a noi?” Jason conosceva quel ragazzo. Chris Rodriguez era nella sua squadra di football. Aveva capelli neri, occhi scuri ed una stazza notevole. Percy e Jason si ritrovarono ad annuire senza bene sapere perché: “Loro sono Dylan, Ottaviano, Clarisse, capitano della squadra femminile di football, e Rachel” Disse mentre i ragazzi salutavano ad eccezione di Rachel, che si affrettò ad aggiungere con sguardo malzioso: “Be’, io Percy ci conosciamo piuttosto bene.”
“Io non direi così bene, abbiamo parlato qualche volta.” Disse imbarazzato mentre Rachel arrossiva vistosamente. In quel momento, però, Annabeth passò e Percy si affrettò ad aggiungere a voce più alta del normale: “Ma mi farebbe piacere conoscerti meglio.” Jason sembrava l’unico ad aver capito dove Percy volesse andare a parare.
 
“Io non lo sopporto.” Esclamò Annabeth dopo un po’: “Oggi mi ha chiesto  di fare biologia insieme credendo davvero che io non avessi capito che è il migliore della classe in biologia e poi si comporta così.”
“Uomini…” Si limitò a commentare Piper, che sembrava capire bene l’amica.
“Prendiamo qualcosa da bere?” Domandò la bionda desiderosa di smettere di parlare di Percy.
“Oh, sì…  Ma tu vuoi davvero tornare indietro?”
“Non posso certo limitare i posti che frequento per evitare quelli che frequenta lui. Dai, andiamo!” Disse Annabeth avviandosi al bancone della cucina che era stato prontamente trasformato in un bancone colmo di alcolici.
“Annabeth!” Gridò Jason invitandola con un gesto a sedersi con loro guadagnandosi un’occhiata poco gentile da Percy, che sembrava non aver capito il piano di Jason che non aveva più intenzione di vedere il suo nuovo amico fare l’idiota per fare ingelosire una ragazza che avrebbe preferito uccidersi pur di non palesargli la sua gelosia. Annabeth si guardò intorno desiderosa di trovare una qualunque distrazione che potesse offrirle una scusa per non sedersi accanto a Rachel, che sembrava essersi incollata a Percy. Poi, però, fece l’errore di guardare gli occhi sognanti e desiderosi di Piper di sedersi accanto a Jason e fu costretta a cedere. Ad Annabeth andavano a genio solo due dei ragazzi seduti lì. Clarisse la Rue sembrava essere pronta ad azzannare chiunque avesse provato a guardare il suo ragazzo, Chris, per più di due secondi. Non conosceva bene Dylan, ma sapeva delle voci che giravano intorno al suo posto nella squadra di football e quei sorrisetti sicuri che concedeva a chiunque la dicevano lunga sul suo essere pronto a lavarsi le mani da qualunque situazione difficile. A Rachel e Percy non voleva neanche pensare. Quell’Ottaviano, invece… Già il soprannome che aveva scelto la diceva lunga sulle sue probabili manie di grandezza. Per di più, dava l’impressione di essere una persona viscida ed approfittatrice tramite solo piccoli gesti.
Dylan sfoggiò il suo sorriso smagliante, era talmente luminoso da dare, in un certo senso, fastidio e si rivolse a Piper: “Continuo a chiedermi perché tu sia seduta lì e non qui accanto a me.” La sua sfacciataggine era inquietante e Piper si limitò a sorridergli nervosamente per poi distogliere lo sguardo: “No, davvero…” Continuò avvicinandosi.
“Amico, ti sta rifiutando con classe. Dacci un taglio.”  Disse una nuova voce. Leo si aggirava per la stanza in cerca di qualcosa da fare ed era consapevole di essersi guadagnato una rissa che non avrebbe saputo certamente vincere. Lo sguardo che Dylan gli riservò non fece che confermare le sue teorie: “Ehm… Ragazzi, avete visto Hazel e Frank?” Domandò cercando di cambiare discorso e girandosi per andarsene.
“Leo… Grazie” Il sussurro di Piper giunse appena alle orecchie del messicano, che si rigirò con un sorrisetto ironico sussurrando a sua volta un: “Ma figurati, reginetta di bellezza.”
Appena Leo se ne fu andato Ottaviano iniziò a rollarsi una canna e, ad opera finita, la porse a Percy, che fece appena un tiro sotto lo sguardo pressante di Annabeth, che prontamente la passò a Jason, arrivato il suo turno. Il biondo non aveva mai fatto cose del genere. Non era una cosa che credeva fondamentale nella vita, ma, sotto l’influenza di Percy, si sentiva pronto a fare cose che molti definivano ribelli. Sapeva di aver fatto un ragionamento infantile e stupido, ma non riuscì a fermare la sua mano, quando si portò la canna alla bocca e fece un gran tiro che lo fece tossire per un po’, sotto lo sguardo divertito degli altri.
Mezz’ora e qualche canna dopo, Rachel aveva preso ad essere più audace con Percy, scoccandogli qualche bacio che di casto aveva ben poco ed invitandolo ad appartarsi in una delle belle stanze della casa di Drew. Il moro, però, non aveva alcuna intenzione di seguirla se Annabeth non poteva vederli. Intanto Dylan non smetteva di importunare Piper.
All’improvviso una canzone dalla musica buffa partì a tutto volume e Jason ed Annabeth urlarono quasi nello stesso istante: “Adoro ballare questa canzone!” Il biondo sembrò sconvolto dalla rivelazione (ed anche un po’ dall’effetto delle canne) e scattò in piedi porgendo una mano ad Annabeth teatralmente. La bionda chiese il permesso con lo sguardo alla sua amica, che annuì ridendo: Piper conosceva quel ballo e sapeva quanto fosse imbarazzante. Annabeth balzò in piedi, ma la traiettoria della sua mano fu interrotta dal corpo di Percy (come aveva fatto a liberarsi di Rachel?), che si mise tra i due ed allontanò Jason dalla comitiva: “Ehi, ma che fa…” iniziò il biondo.
 
Percy condusse Jason lontano dagli occhi del gruppo: “Era questo che volevi, vero?” Gli domandò con aria di sfida: “Volevi fare l’amico e soffiarmi la ragazza?” Jason alzò gli occhi al cielo.
“Senti, amico. Prima di tutto non è la tua ragazza e poi non hai capito che tipo di ballo…”
“Ho capito benissimo.” Concluse assestandogli un pugno sullo zigomo.
“Ma sei scemo?” Gli domandò spingendolo abbastanza per spostarsi. Si avviò di nuovo al tavolo da tè, massaggiandosi la guancia.
Percy, però, complici forse l’alcol e le canne, non prese bene la spinta poco amichevole di Jason e la rissa continuò.
 
“Dici che…” Iniziò Annabeth puntando i suoi occhi preoccupati in quelli dell’amica.
“Ne sono certa.” Sentenziò Piper alzandosi di malavoglia e dirigendosi nella direzione presa da Percy solo pochi minuti prima.
Le ragazze conoscevano Jason e Percy abbastanza bene da sapere che se uno dei due aveva costretto l’altro a “parlare”, la discussione non doveva certo essere finita in modo amichevole.
Infatti, arrivate nell’ampia cucina di Drew, le ragazze non furono affatto sorprese di trovare i due ragazzi un po’… ecco… ammaccati. Piper intravide in un angolo Reyna, l’altra rappresentante, che guardava la scena da lontano scuotendo la testa.
“Siete impossibili.” Sentenziò Piper guardando Jason, seduto al bancone tenersi la testa fra le mani con aria stanca, si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi: “Vado a chiedere a Drew se ha qualcosa per farti tornare a casa senza che tuo padre ti faccia domande.”
“A mio padre non interesserebbe comunque. È troppo occupato a pensare a lavorare.”
Piper non aveva intenzione di cominciare una discussione sul padre di Jason, dato che il biondo non aveva certo una bella cera e troppo alcol gli girava in circolo: “Vieni.” Disse infatti tagliando corto e costringendo il ragazzo a seguirla in bagno.
 
Hazel e Frank non avevano certo pensato alle conseguenze, quando si erano chiusi in una stanza per parlare di Leo, dato che la ragazza non voleva ferirlo. Sapeva che il discorso non sarebbe piaciuto al suo ragazzo, ma voleva mettere a posto le cose nel modo migliore possibile. Peccato che Frank avesse travisato le intenzioni di Hazel quando lei aveva chiuso la porta della stanza sussurrando: “Non voglio creare situazioni complicate.”
“Neanch’io, ma la porta… Cioè, la porta l’hai chiusa tu. Se non vuoi…”
“Cosa?!” Lo interruppe sorpresa Hazel arrossendo fino alla punta delle orecchie. Se possibile, Frank, dopo aver compreso l’equivoco, era diventato ancora più rosso della sua fidanzata.
“Scusa.” Mormorò Frank, con la voce tremante dall’imbarazzo. Hazel abbozzò un sorriso: trovava Frank ancora più adorabile quando era imbarazzato, cosa che succedeva frequentemente.
“Di cosa volevi parlare?” Domandò il ragazzo tossicchiando un po’ prima di proferir parola per schiarirsi la voce e cambiare finalmente discorso.
“Volevo parlare di Leo, in realtà.” Iniziò Hazel, mentre il suo cervello iniziava a lavorare per creare un discorso sensato e ragionevole. Il cervello di Frank, al contrario, non sembrava parecchio disposto a lavorare dopo aver sentito il nome del messicano: “Oh.” Esalò senza neanche pensarci troppo, un po’ deluso: “Ho capito.” Continuò mentre una nuova paura si faceva largo nella sua mente radicandosi un po’ troppo nel profondo: “Lo sapevo fin dall’inizio, non c’è bisogno che me lo spieghi. Ho capito.” Continuò con la voce spezzata.
Hazel sorrise, posò una mano sulla guancia del ragazzo: “Non hai capito invece.” Continuò mentre il suo sorriso si allargava: “Non voglio lasciarti per stare con lui.”
Frank sembrò rilassarsi: “No?” Domandò con gli occhi pieni di speranza.
“No!” Garantì Hazel, che trovava assurdo il ragionamento che aveva appena fatto il suo ragazzo: “Volevo, in realtà, parlare del fatto che magari lui non lo dà a vedere, ma non è felice di questa cosa che c’è tra me e te. Insomma… È stato chiaro con me, quindi non credo che la cosa gli faccia piacere.”
“E quindi?” Domandò Frank che non stava prendendo bene quel discorso: “Cosa dovremmo fare? Lasciarci perché a lui non sta bene?”
“No, dico solo che so che a te lui non va a genio, ma cerchiamo solo di non ferirlo, sai, di non fargli pesare questa cosa.”
“Ho capito. Forse hai ragione.” Disse Frank, che, mettendosi nei panni di Leo, capì quanto potesse essere diffcile: “Allora…” Il ragazzo fu interrotto dal cigolio della porta che si apriva.
 
Leo non voleva origliare, ma era tutta la sera che cercava Hazel anche solo per scambiare due parole ed, una volta trovata, pensò che forse avrebbe potuto aspettare che finisse di fare ciò che doveva fare con Frank fuori la porta. Il resto era venuto da sé, non si aspettava certo che volessero parlare di lui. Decise che era veramente troppo quando si rese conto della pietà che provavano quei due nei suoi confronti. Odiava quel sentimento, l’aveva odiato dopo quello che gli era successo qualche anno prima, in Messico, e l’odiava ancora. Voleva solo andarsene e non sentire più ciò che avevano da dire. Peccato che alzarsi con troppo alcol in circolo non gli sembrò proprio un gioco da ragazzi e giurò che in quel momento sembrava ragionevole appoggiarsi alla maniglia della porta, per aiutarsi. Quando notò che la porta si stava aprendo, nonostante la testa che gli girava, corse verso le scale e le scese un po’ troppo velocemente, rischiando di cadere continuamente. Si lanciò tra la folla in cerca dei suoi amici.
 
Nico era stressato. Non poteva negarlo. Sua sorella faceva venire Frank continuamente a casa, non che gli desse fastidio, quel ragazzo gli piaceva e sapeva che dopo tutto quello che lui e Hazel avevano passato le ci voleva qualcuno che la facesse sentire amata, ma questo, per quanto, da un lato, lo riempisse di gioia, gli ricordava, dall’altro, che lui era più solo che mai, che Hazel sarebbe presto cresciuta, che era riuscita ad andare avanti, a superare le difficoltà. Nico sapeva che Hazel era riuscita a buttarsi il passato alle spalle ed a riconsiderare la validità della vita, a credere che magari, potesse essere migliore di così. Nico questa grandiosa bellezza della vita non riusciva a vederla da un po’, non la vedeva da quando passava le sue giornate nella sua piccola ma accogliente casa a Venezia, con suo padre e Bianca.
I pensieri rischiavano di schizzargli dalla testa e non era sicuro di essere capace di rimetterli a posto e tornare alla vita di sempre. Aveva bisogno di staccare. Se non poteva vedere le stelle per sempre, sperava di scacciare le nubi per un po’ e di vederle almeno per qualche attimo, per ricordarsi com’erano fatte davvero. Quasi come un riflesso involontario prese il telefono e compose il numero di Will  Solace. Capì davvero cosa stava facendo solo quando il ragazzo, dall’altra parte del telefono, gli rispose salutandolo felicemente. Nico non poteva vederlo, ma giurò che stesse sorridendo mentre attendeva la sua risposta… Oh, già! Doveva rispondere!
“Ehm… Ciao, Will. Mi chiedevo…” Iniziò, come ogni volta, timidamente il moro.
“Se potessi passare quanto prima.” Will finì la frase al suo posto. A Nico spuntò un sorriso.
Era assurdo come quel biondo riuscisse a farlo sorridere senza fare nulla di effettivamente divertente.
Smettila, si rimproverò Nico Non illuderti: sei solo il suo giocattolo
“In realtà avrei un esame abbastanza importante la prossima settimana. Ho davvero tanto da studiare.” Continuò Will declinando l’invito del moro, con un po’ di sconforto nella voce.
Nico si sentì deluso: se doveva esserci solo sesso, tra loro, sperava almeno che ci fosse l’unica cosa che gli spettava: il sesso, ma decise di lasciar perdere. Non poteva certo non far studiare Will se quello era un esame così importante come diceva: “Oh… Va bene. Scusa il disturbo.” Disse richiudendo la chiamata senza aspettare una risposta dall’altra parte del telefono.
Nico si accasciò annoiato sul divano e prese a fare zapping cercando un programma che fosse almeno guardabile e che non riguardasse qualche stupida conduttrice televisiva che si immischiava nelle vite sentimentali altrui. Si addormentò rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse stanco mentre pensava a quanto sarebbe stato imbarazzante ed irritante partecipare ad una di quelle stupide trasmissioni con Will.
Nico non fu capace di capire quanto tempo fosse passato prima che il suono del campanello lo svegliasse facendolo sussultare ed allarmare. Immaginò che Hazel si fosse dimenticata ancora una volta le chiavi. Sperò per lei che non fosse troppo tardi, altrimenti gliene avrebbe dette quattro su quanto fosse pericoloso tornare a casa da soli nel bel mezzo della notte. Qualche volta Nico era costretto a farle certi discorsi dato che non avevano degli adulti a sorvegliarli. La situazione era comunque imbarazzante se non comica dato che Nico, a ventidue anni, non aveva neanche dieci anni in più a lei.
Il moro aprì la porta assonnato, asciugandosi velocemente la saliva che doveva essergli sfuggita dalle labbra mentre dormiva e preparandosi mentalmente al discorso che avrebbe avuto con Hazel, ma si riscosse immediatamente alla vista di un ragazzo dalla folta chioma di capelli biondi e da un paio di magnetici occhi azzurri.
“Che ci fai qui?” Domandò Nico con un tono più acido di quanto volesse davvero. Il suo lato razionale sapeva che era infantile prendersela con lui per non aver accettato il suo invito, ma il suo lato irrazionale gli suggeriva che, magari, quella di Will era stata una scusa, che doveva aver capito che Nico iniziava a provare qualcosa di più di una semplice attrazione fisica per lui e che non aveva voglia di farci i conti.
“Ho finito di studiare prima, o meglio, mi sono lasciato qualcosa in più per domani.” Disse Will alzando un angolo della bocca in un mezzo sorriso: “Volevo vederti.” Sussurrò tornando serio e sperando che Nico non avesse davvero sentito ciò che aveva appena rivelato.
Quella frase, appena sussurrata, bastò a Nico per lasciare che il muro che aveva appena iniziato a costruire tra loro per non rimanere deluso di nuovo si sgretolasse miseramente. Era così che Will lo faceva sentire: felice di distruggere le sue certezze, tutte quelle cose che negli anni erano state sempre sicure, sereno nel rivalutare tutto nella sua vita. Senza dire una parola si sporse appena avvicinandosi pericolosamente alle labbra di Will, che si chinò in avanti per ricambiare il bacio. Appena il biondo giunse a qualche millimetro da ciò che in quel momento era l’unica cosa che davvero sembrava contare qualcosa al mondo, Nico mosse qualche passo all’indietro lasciando Will di stucco e costringendolo a seguirlo come un cane con un osso. Il moro richiuse la porta con un piede e guidò il biondo verso il suo divano sedendosi e facendo intendere a Will di fare lo stesso. Il biondo, invece, indugiò con lo sguardo sul televisore ancora accesso e trattenne una risata: “E quello cos’è?” Domandò lasciandosi andare ad una sonora risata: “È questo che il ragazzo tenebroso ama fare quando non fa sesso?”
Nico gli mollò un leggero pugno sul braccio: “Mi sono addormentato, Solace.” Replicò secco costringendo il biondo a guardarlo: “Non provocarmi, potrei costringerti ad andarci con me.”
“C-con te?” Domandò Will deglutendo rumorosamente: “Intendi… Come coppia?”
Nico sentì il sangue affluire ad imporporargli il viso: “Cosa? Io… Dimentica quello che ho detto, va bene? D-dove eravamo rimasti?” Cercò di cambiare discorso. Will non era stupido, ma decise che per quella sera aveva messo Nico in imbarazzo abbastanza e gli prese il viso tra le mani per impedire che il moro gli sfuggisse di nuovo, poi si chinò a baciarlo abbassando già la sua mano sul cavallo dei jeans del ragazzo, facendolo trasalire.
 
“Tu non vuoi portarmi da qualche parte a medicarmi?” Domandò Percy rivolgendosi ad Annabeth con un sorriso ironico dipinto il volto.
“Idiota…” Sussurrò Annabeth rivolgendosi più a se stessa che al ragazzo seduto con la schiena contro il muro che aveva di fronte. La folla sembrava essersi diradata in cerca di qualche altra allettante rissa: “Perché, invece, non ti fai medicare da quella bella rossa?”
“Sei gelosa, vero?” Domandò Percy con un sorrisetto vittorioso.
Ma che sfrontato! Pensò Annabeth: “No, mi spiace deluderti, ma non sono gelosa.” Disse girando sui tacchi ed allontanandosi.
“No, aspetta, Annabeth…” Cercò invano di richiamarla il ragazzo.
Pochi minuti dopo Percy era ancora lì con una ragazza dai folti capelli rossi e ricci che cercava di convincerlo ad alzarsi per trascinarlo in bagno con la scusa di cercare qualche cerotto.
 
Piper non stava fiatando. Cercava di rimediare al casino che aveva combinato Percy sul volto di Jason in silenzio.
“Ehi, Pips…”
“Non chiamarmi così. Ora togli la maglietta e fammi vedere dove hai sbattuto contro il bancone.” Jason decise di ubbidire in silenzio mostrando alla ragazza il graffio che aveva sulle costole. Piper doveva ammettere che Jason aveva un gran bel fisico, ma era troppo irritata per cedere. La ragazza sfiorò una porzione di pelle appena sopra l’ombelico, ben lontana dalla ferita. Jason abbozzò un sorriso ma, anche in quell’occasione, decise saggiamente di non parlare.
“Bene, bene, bene.” Una nuova voce risuonò alle spalle di Piper, che si voltò alla velocità della luce con uno sguardo ostile: “Ci stiamo dando da fare.” Continuò Drew Tanaka facendosi largo nel piccolo bagno.
“Drew… Ti prego…” Iniziò Piper che non aveva alcuna voglia di essere provocata in quel momento.
“Che c’è? Non mordo mica. Hai paura che ti rubi il ragazzo?”
“Non è il mio ragazzo.” Replicò Piper secca.
“Oh, allora non ti dispiacerà lasciarmi il posto qui, no?” Rispose Drew con il suo solito tono suadente.
“E perché mai?”
“Oh, andiamo, dolcezza” Iniziò Drew dando un pizzicotto gentile a Piper, che si tirò indietro regalandole un’occhiataccia che lei ignorò bellamente: “Jason è il capitano della squadra di football ed io sono la ragazza più popolare della scuola. Come potrebbe, uno come lui, volere una come te? Pensaci! Pensa che figura!” Concluse sghignazzando dopo aver detto le ultime tre parole. Piper non avrebbe mai giurato che le parole di Drew potessero avere effetto su di lei. Drew aveva fatto salire a galla una sua grande paura accompagnata dalle sue insicurezze. Piper era sempre stata una bella ragazza, ma questo non significava certo che fosse priva di insicurezze. Jason, dal canto suo, sembrava troppo stanco per prendere le difese di una o dell’altra. Il mix di droga, alcol e ammaccature non l’aveva certo lasciato nel pieno delle sue forze.
Piper non poteva lasciarsi abbattere, non in quel modo, ma iniziava a credere che Drew Tanaka avesse ragione. Lanciò un ultimo sguardo a Jason e si avviò fuori la porta. Si concesse comunque il lusso di fare una cosa che, fino a quel momento, nessuno aveva mai osato fare: “Vaffanculo.” Sibilò con tutto lo sdegno che riuscì a trovare dentro di sé ed uscì dal bagno a testa alta.
 
Si era fatto tardi e Nico lo sapeva, ma appena lo sfiorava l’idea che Hazel sarebbe tornata da un momento all’altro e che Will doveva andarsene quanto prima, le braccia del ragazzo attorno a lui lo incitavano a concedersi ancora cinque minuti. Nico e Will non si erano mai coccolati dopo aver fatto sesso. Will semplicemente andava via e, con uno sguardo provocante, gli prometteva che sarebbe tornato presto. Ma quella sera era cambiato qualcosa e fu ancora più palese dopo che il biondo ebbe rotto il silenzio con un: “Che ne diresti se una di queste sere ti portassi a cena fuori?” Nico non rispose, stava ancora metabolizzando l’invito, così Will aggiunse timoroso: “Così, giusto per fare qualcosa, ma se non vuoi non fa niente, non sei…”
“Sì.” Rispose atono Nico, poi si riscosse un poco: “Mi piacerebbe molto.”
 
Jason e Percy sembravano scomparsi. Leo li stava cercando da ore. Era andato perfino nel giardino. Si sentiva, in un certo senso, tradito e voleva solo scambiare due parole con Jason per non pensare ad Hazel e Frank. Stava rientrando dal giardino a testa bassa pronto per fare un altro giro per cercare i suoi amici, quando un ragazzo alto e mingherlino, dai folti capelli neri, per poco non lo fece cadere con una spallata: “Ehi amico, hai un accendino?” Domandò indicando la sigaretta che aveva in bocca. Leo frugò tra le sue tasche. Non fumava, ma sapeva fare qualche simpatico giochetto col fuoco e sperava di rimorchiare qualche donzella con uno dei suo trucchi. Accese la sigaretta al ragazzo e proseguì per la sua strada continuando a giocare con il fuoco.
Pochi metri dopo una ragazza, probabilmente ubriaca, andò a sbattere contro il messicano, rovesciando il suo bicchiere di vodka liscia sulla moquette di Drew Tanaka. Leo per poco non imprecò. Perché avevano deciso tutti di farlo cadere rovinosamente a terra, quel giorno? Peccato che a cadere, al posto del moro, fu il suo accendino, che infiammò la scia di vodka della ragazza
“Ops…” esalò Leo preparandosi al peggio. Qualche secondo dopo tutti i presenti strillavano al fuoco lanciando il contenuto dei loro bicchieri per spegnere il piccolo incendio col solo risultato di alimentare le fiamme: “Ragazzi, fermi! È alcol, non spegnerete mai le fiamme così!” Tentò di dire Leo.
Nessuno si fece male, ma tutti preferirono andarsene di corsa. Ovviamente Drew Tanaka, in seguito, ingigantì la faccenda, che fu ricordata come “La volta in cui Leo Valdez incendiò casa di Drew” per qualche fiammella.
Annabeth e Piper erano andate via molto prima, ma Jason, Percy, Hazel e Frank ricordarono per sempre la storia, che, tempo dopo, era diventata una specie di leggenda. Non persero occasione di ricordarla nemmeno al povero Leo, che era ormai stato bollato, nel suo nuovo gruppo di amici, come il combinaguai cronico.

Angolo dell'autrice: Ciaaaaaao amici! Ho fatto tardi anche questa settimana, mi scuso. Penso, anche, che non pubblicherò per un po' perchè devo partire e sarà difficle trovare il tempo per scrivere e la connessione per pubblicare. Ma non temete, El ha già idea di come continuerà tutta la storia e non vi lascerà soli a lungo!
Parlando del capitolo.
Jason che vuole fare il ribelle fa riferimento ad uno dei primi capitoli, quindi mi è sembrato giusto ricordare questi suoi pensieri. Tra lui e Percy non poteva durare a lungo, ma almeno adesso sanno che possono essere amici, qualche volta. C'è sempre un biondo che fa cose sbagliate: spaccia, ci prova con Piper. Chi sarà? Mi piace mantenere questo mistero. Lo so, Hazel e Frank hanno pochissimo spazio, ma dovevo creare altre piccole situazioni per il futuro, giuro che ci saranno. Annabeth e Piper devono continuare a fare i conti con quegli idioti di Percy e Jason. Leo non fa che combinare guai, ma lo amiamo per questo, no?
LA SOLANGELO, ho trovato un angolino per loro. Non sono una persona che sa scrivere o dire cose dolci, quindi per me il risultato è abbastanza fluffoso, spero abbiate apprezzato, ew. Aspettatevi presto un appuntamento u.u.
Il finale fa schifo, lo so, ma questo è il meglio che sono riuscita a fare (17 pagine erano proprio troppe)
Aspetto dei pareri e dei commenti. So che alcune cose sono assolutamente  messe a caso, ma presto tutto troverà un senso e anche il commento più stupido si rivelerà fondamentale. 
Grazie per aver letto ancora una volta!
Ci vediamo qui giù!

El
   
 
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