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Autore: Soraya Ghilen    21/07/2017    4 recensioni
“Sei tornato” disse una voce che Derek conosceva fin troppo bene. Si girò piano, quasi con la paura che una una sua mossa azzardata avrebbe spinto l’altro a fuggire come una gazzella spaurita. E lo vide, dopo cinque anni posò di nuovo i suoi occhi su di lui.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derek Hale era il classico bravo ragazzo che la vita aveva provveduto a rovinare. Non che non fosse più una brava persona, questo è ovvio, ma aveva imparato che più le persone ti stanno vicino e più possono farti del male. Derek Hale non era un cattivo ragazzo, la vita era stata cattiva con lui e questo si vedeva. Lo si poteva notare nel modo in cui guardava gli altri, nei suoi profondi silenzi. Lo si poteva notare nella sua profonda sfiducia nei confronti di ogni singolo essere vivente.
Ma Derek Hale non era sempre stato così. C’era stato un tempo nella sua vita in cui aveva conosciuto l’amore e aveva sperato di poterlo portare dentro di se per sempre. C’era stato un periodo in cui aveva dato al mondo solo quello che di buono aveva da offrire ma, poi, tutto era stato sepolto sotto macerie e dolore. Aveva creduto che più nulla di positivo sarebbe successo, che tutte le persone che avrebbe incontrato avrebbero provato a usarlo o a fargli del male e aveva nascosto così bene se stesso dietro alle protezioni innalzate da queste aspettative da non consentire più a nessuno di avvicinarsi a lui. Poi, d’un tratto, Stiles si era piazzato nel bel mezzo della sua vita, senza chiedere nessun tipo di permesso e lui non aveva potuto dire nulla, non era riuscito a scacciarlo, a fargli abbastanza paura da farlo correre lontano da lui e dai suoi fantasmi. Quel ragazzino che aveva conosciuto tanto dolore dalla morte di sua madre e che si era caricato del peso di cose troppo grandi per il suo piccolo corpo ,fragile e delicato, lo aveva stregato. Lo attraeva, Stiles, in un modo che Derek faticava, spesso, a comprendere fino in fondo e che, talvolta, lo spaventava.
Derek Hale non era mai stato bravo a comprendere i propri sentimenti, men che meno quelli degli altri, ma su una cosa era sempre stato imbattibile: saperli vivere. Perché se era vero che gli ci volevano anni per comprendere cosa davvero provasse, una volta colto il senso dei suoi sentimenti nulla lo avrebbe mai fermato dal rendere felice la persona che amava o dal tenerla al sicuro. Con Stiles ci aveva provato. Aveva sentito questo disperato bisogno di proteggerlo da tutto, persino da se stesso, e l’unica cosa logica che gli era venuta in mente era stata andarsene. Si stava rendendo conto che era stata la più grande follia della sua vita.
“Quindi cosa intendi fare? Molli tutto e torni indietro?” gli chiese sua sorella, guardandolo negli occhi attraverso lo schermo del pc.
“No, Cora, certo che no” rispose “Sento che c’è qualcosa che non mi ha detto” si prese una breve pausa, passandosi distrattamente la mano destra sulla barba “e credo sia qualcosa di molto importante”
“Derek, sai come la penso”
“Si, anche tu credi che io abbia perso ogni diritto di intromettermi nella vita di Stiles nel momento in cui, cinque anni fa, ho deciso di andarmene” disse “Ma questo non toglie che io senta comunque qualcosa di strano nell’aria”
“Se lui non vuole il tuo aiuto non puoi darglielo per forza, lo sai, vero?”
“Tu non capisci”
“Capisco, invece” rispose lei, strizzata “Ma capisco il punto di vista di Stiles” i toni si stavano alzando, e parecchio, e Derek sapeva che avrebbe finito per chiudere quella conversazione ringhiando e imprecando “Capisco che non voglia saperne nulla di uno che ha ben pensato di abbandonarlo per  poi tornare dall’oggi al domani e cercare di ficcare il naso in cose che, ormai, non lo riguardano più”  Derek sbuffò sonoramente, guardandola in cagnesco “ Fratellino è inutile che mi guardi in quel modo, credimi”
“Inizi seriamente a darmi sui nervi, Cora, quasi più di nostro zio” la ragazza si portò teatralmente una mano alla bocca, con fare offeso e tristemente sorpreso.
“Come puoi dire una cosa del genere?!” quasi urlò, tanto che Derek dovette abbassare l’audio del pc “Come puoi paragonarmi a quel pazzo di Peter?”
“Che, a proposito, mi chiedo che fine abbia fatto”
“Sei lì da una settimana e ancora non si è fatto vivo?”
“Confesso che la cosa non mi dispiace fino in fondo” disse il lupo “Ovunque ci sia Peter si verificano strani eventi” continuò “Preferisco non averlo attorno”
“Smetti di pensare a Stiles, Derek”
“Non lo stavo facendo” la ragazza lo guardò inarcando le sopracciglia in una piega innaturale “Va bene, forse lo stavo facendo, ma non riesco a scacciare questa sensazione di essere allo scuro di un dettaglio molto importante”
“Der ti stai incastrando in un ragionamento che non puoi condurre in modo logico. A parte il tuo istino non hai dei reali dati”
“L’istinto, per quelli come noi, è tutto”
“Fratellone, lascia perdere!” gli consigliò la ragazza “Te lo dirà lui, stanne certo”
“Speriamo” sospirò Derek, strofinando nervosamente i palmi delle mani tra loro.
“Ti voglio bene, Der” disse Cora, toccando il viso di pixel che, evidentemente, appariva sul suo schermo “Ci sentiamo domani?” il ragazzo annuì.
“Ciao, Cora” e, con un sorriso, chiuse la conversazione. 

 

Stiles Stilinski aveva mentito per tutta la sua vita e non se ne era mai davvero pentito. Non che le bugie che diceva fossero gravi, motivo per cui non se ne preoccupava affatto. Ma Stiles Stilinski aveva mentito a Derek Hale perché se lo meritava. Meritava di non far parte della sua vita, di essere messo da parte, di sapere che era diventato perfettamente inutile.
Stiles Stiliski aveva capito di essere uno sciocco. Per puro desiderio di vendetta -se così la si poteva chiamare- aveva deciso di troncare i rapporti con l’unico essere vivente capace di liberarlo dalla prigione psicologica in cui era rinchiuso da cinque anni a quella parte.
Stiles Stilinski si era pentito di aver mentito nel momento stesso in cui aveva detto al lupo che non c’era nulla che si potesse fare. Era stato stupido, e questo non era da lui. Aveva sempre saputo che Derek sarebbe tornato, prima o poi, ma non aveva mai valutato cosa fosse giusto fare quando l’avrebbe avuto a un palmo di naso da se.
Amava Derek?
No, era decisamente troppo affermare una cosa del genere.
Aveva mai provato qualcosa nei suoi confronti?
Si, era innegabile. Lo aveva fatto dalla prima volta che lo aveva visto nella riserva, da quando gli aveva detto, nella volante di suo padre, che non lo temeva. Stiles provava da sempre qualcosa per Derek e, per un breve periodo, si era illuso che il lupo potesse ricambiarlo, nel suo sentimentalmente stitico e asociale modo. Ma, ecco il punto, si era illuso e nulla più.
Derek era stato un bel sogno, un modo facile per distrarsi quando era solo un adolescente. Non era qualcuno che poteva garantire una relazione stabile. Non sapeva nemmeno lui cosa volesse dalla propria vita.
“Figliolo, tutto bene?” lo Sceriffo lo strappò ai suoi pensieri, riportandolo alla coscienza del suo corpo disteso a pancia sotto sul letto a una piazza e mezza.
“Si, papà, e tu?” chiese a sua volta il ragazzo, annoiato.
“Ho saputo” disse solo, senza rispondere alla precedente domanda “e immagino come tu debba sentirti”
“Davvero, papà? Lo immagini?” sussurrò, nervoso “Ne dubito”
“E so anche che sei molto arrabbiato, ma continuare a tenerlo fuori non risolverà nulla” continuò l’uomo, restando sempre sull’uscio della porta “e tu non farai che continuare a stare male”
“Posso farcela da solo”
“Stiles, quel siero non funzionerà per sempre e questo lo sai” sospirò, rassegnato, lo Sceriffo, davanti al  palese disinteresse del figlio “Hai la soluzione a portata di mano, non lasciare che scappi nuovamente dall’altra parte del Paese”
“Ci penserò, papà, te lo prometto” rispose, allora, continuando a starsene steso sul letto, senza dar cenno di volersi spostare.
“Come vuoi” disse l’uomo “ho il turno di notte, non aspettarmi alzato” e, detto questo, lasciò prima la camera del figlio e poi l’abitazione.
Stiles sapeva che il genitore aveva ragione, ma non sapeva come muoversi. Non ce la faceva a chiedere l’aiuto di Derek e, soprattutto, il suo orgoglio ancora non gli aveva dato carta bianca. Sarebbe stato tutto più semplice se solo avesse avuto la forza di dire “Derek, ho bisogno di te”, ma non l’aveva. La paura di trovare nuovamente solo era troppa e troppo forte.
“Cosa diavolo sei tornato a fare, Sourwolf?” disse, alla stanza vuota e a se stesso. Si alzò dal letto e iniziò a vagare per la stanza, riflettendo e chiedendosi cosa fosse meglio fare, senza pensare ai suoi risentimenti. Passò molto tempo a grattarsi la nuca, incerto sul da farsi. Poi capì. Vide, finalmente, quale fosse la vera priorità. 

Non esitò più un istante. Prese il cellulare dal comodino e compose rapidamente un numero poco usato ma conosciuto a memoria. Tre squilli. Stava per attaccare quando una voce sorpresa si palesò all’altro capo dell’apparecchio.
“Ti devo parlare” fece una pausa, Stiles, carica di tensione “e questa volta niente bugie” 

Angolo dell’autrice: Scusate l’immenso ritardo!! Sono stata molto assente in questo periodo. Volevo ringraziare tutte le persone che seguono la storia e che l’hanno recensita, sono sempre felice di sapere cosa ne pensate.
Per quanto riguarda il capitolo, non mi soddisfa fino in fondo ma spero di riuscire meglio nel prossimo.
Spero vi piaccia.
Aspetto i vostri pareri.
A presto

Soraya

 

  
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