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Autore: lilylunapotter02    23/07/2017    0 recensioni
Una proposta che nessuno si sarebbe fatto scappare. Neanche Harry se non fosse arrivata dalla persona da cui meno se la aspettava. Ma forse alcune volte bisogna lasciare da parte quello che è successo e pensare solo a se stessi, cogliere tutte le opportunità che la vita ti offre al volo. E se questa opportunità ti fosse stata offerta da Louis Tomlinson, colui che volendo potrebbe distruggere con poche parole la tua reputazione, cosa faresti?
Più semplicemente una storia dove Louis offre ad Harry la possibilità di entrare nella squadra di calcio della scuola ma questo non vuole per il semplice fatto che alle feste non vuole rinunciare e il più grande arriverà a riccattarlo pur di averlo nella formazione vincente.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Quando quella mattina la sveglia suonò, Harry si rigirò nel letto cercando di ignorare quel rumore fastidioso. Era sabato mattina perché avrebbe dovuto alzarsi così presto in fondo. Quando però pochi minuti dopo il suo telefono poggiato a caricare sul comodino ricominciò a trillare, il ragazzo si rassegnò e con gli occhi ancora semichiusi allungò la mano girando il telefono per riuscire a spegnere quella suoneria allucinante. Quando però lesse il nome con cui aveva salvato la sveglia si tirò immediatamente a sedere. Una forte fitta alla testa lo obbligò ad appoggiarsi alla testiera del letto e a maldedirsi per quell'azione troppo veloce. Con un sospiro guardò per l'ultima volta lo schermo del telefono prima di spegnere la sveglia. Luminosa campeggiava la scritta, o meglio il nome, Louis Tomlinson. In quel momento ad Harry tornò in mente tutto, e il perché quel solo nome avesse scatenato nel suo inconscio una vera e propria tempesta. La sera precedente si stagliava ben definita nella sua mente. Dal primo bicchiere di birra a quando le immagini iniziavano a diventare sfocate. E i ricordi del pre festa erano indelebili, potevano anche essere le nove meno un quarto di un sabato mattina e la sera prima poteva essere andato a letto a un orario a dir poco allucinante, ma la questione Tomlinson andava chiusa. Molto lentamente, cercando di non fare movimenti troppo bruschi, si alzò dal letto e cercando di non inciampare nei vestiti sparsi a terra che la sera prima si era tolto velocemente si diresse fuori dalla sua camera verso il bagno. C'era un silenzio irreale, segno che tutti stavano ancora dormendo. Harry sapeva bene che nel giro di venti minuti la madre si sarebbe svegliata per fare le faccende di casa, ricordo di quando da piccolo il venerdì sera dormiva decentemente e il sabato si alzava presto. Velocemente si lavò, facendo attenzione a non fare troppo rumore prima di rinfilarsi in camera per vestirsi. Combattuto guardò la finestra con gli oscuri ancora chiusi e in un attimo di follia decise di aprirli illuminando la stanza e costringendolo a stringere gli occhi. Dopo essersi affrettato a richiudere la finestra, il riccio pescò dei vestiti a caso dall'armadio prima di indossarli e cercare di dare una forma decente ai suoi ricci indomabili. Poi veloce si diresse all'ingresso dove lasciò un post it sulla porta di casa dove c'era scritto che era uscito. Sua madre si sarebbe presa un colpo quando l'avrebbe visto, Harry lo sapeva, ma non poteva farci nulla, non era colpa sua se tutti gli altri sabati mattina rimaneva a letto fino alle dodici mentre quel giorno stava uscendo di casa alle nove meno cinque minuti, perfettamente in orario per arrivare al campetto della scuola pochi minuti dopo l'inizio dell'allenamento della squadra di calcio. Mentre camminava sul marciapiede con in mano un bicchiere di caffè americano quasi finito, Harry si maledisse per aver avuto l'insana idea di andare a scuola a piedi. Aveva perfino deciso di prendere qualcosa da Starbucks per cercare di svegliarlo un pochino, ma purtroppo quella miscela non aveva sortito l'effetto sperato. Infatti ora il riccio non aveva solamente delle fortissime fitte alla testa, segno che la sera prima aveva decisamente esagerato col bere e che quella sbornia sarebbe stata lunga da smaltire, ma anche le palpitazioni causate da quel fottuto caffè troppo acquoso. Quando era a pochi metri dal campetto Harry si bloccò. Lentamente tirò fuori il telefono dalla tasca della felpa e constatò che erano le nove e diciassette minuti. Ci aveva messo anche poco ad arrivare a scuola contando la lentezza con cui aveva camminato e la sosta da Starbucks. Con disappunto si accorse di avere ancora in mano il bicchiere di carta e decidendo di non bere gli ultimi sorsi di caffè lo buttò distrattamente nel primo cestino che incontrò. Poi, con un sospiro, si diresse verso le gradinate senza sapere neppure cosa avrebbe detto a Tomlinson e che scusa avrebbe usato per essersi presentato lì dopo aver rifiutato il posto in squadra. L'allenamento era cominciato da un quarto d'ora e l'intera squadra stava facendo i giri di campo di corsa. Louis e il coach, che non guidava mai l'allenamento del sabato mattina lasciando la squadra in mano al capitano, insistevano sempre molto sull'importanza della resistenza nella corsa. Dopo altri giri di corsa Louis fece fermare gli altri ragazzi e mentre tutti riprendevano fiato il capitano spiegò la serie successiva che alternava giri di corsa veloce a esercizi di stretching. Ancora un paio di minuti e tutta la squadra stava di nuovo correndo. Harry, poggiato alle gradinate, guardava il riscaldamento con attenzione. O quanto meno ci provava, ma le fitte alla testa se possibile si erano intensificate ancora di più. Sbuffando fece qualche passo avanti, sperando che Tomlinson lo notasse e si fermasse. Harry dovette aspettare ancora un paio di minuti prima che il ragazzo lo notasse. L'espressione sul volto di Louis mentre urlava alla squadra di continuare la serie e si avvicinava al riccio era indecifrabile. Le labbra erano leggermente arricciate e gli occhi azzurri non lasciavano trapelare nulla. Quando furono uno di fronte all'altro, Harry si staccò dalle gradinate, quasi sentisse il bisogno fisico di essere più alto dell'altro. 《Non avrei mai potuto immaginare che dopo tutto quello che hai bevuto ieri sera tu possa essere già alzato alle nove e venti di mattina. Impressionante.》 Harry non disse nulla, accolse di buon grado la frecciatina celata dell'altro. In fondo neppure lui credeva possibile il fatto che fosse fuori così presto. La sua testa sembrò volergli ricordare che si, era sveglio ma con delle fottute fitte che non volevano diventare meno dolorose. Cadde un silenzio irreale tra i due, quasi nessuno sapesse cosa dire. Alla fine fu Louis ad aprire di nuovo bocca, ma non era rivolto ad Harry. Il liscio infatti si era girato e guardava la sua squadra correre. 《Muovi il culo Horan! Perché se scopro che ieri sera hai bevuto mi incazzo come una bestia.》 Il biondo in questione scosse la testa prima di accelerare il passo. 《Quindi? Cosa ci fai qua?》 Louis aveva distolto lo sguardo dal campetto per riportare la sua attenzione su Harry. Il riccio puntò gli occhi a terra in preda al nervosismo. Era riuscito ad arrivare fino a lì, ma ora cosa avrebbe detto? 《Io...ti dovrei chiedere un favore..mh.》 Louis lo guardò perplesso prima di girarsi e avviarsi verso la panchina posta a bordo campo, dove si sedette imitato dall'altro. 《Dimmi.》 Lo sguardo di Harry vagò sul viso del più grande, quasi cercasse di cogliere qualsiasi tipo di segnale, ma Louis guardava la squadra correre mentre beveva da una bottiglietta d'acqua che il riccio non gli aveva visto prendere. 《Ho fatto con casino con Zayn, il mio migliore amico.》 Quegli occhi azzurri tornarono sul ragazzo e lo fissarono attentamente. Harry era stupito, si aspettava un commento stronzo da parte dell'altro, ma Louis si limitò ad annuire, come a volergli dire di continuare. 《Beh ecco, l'altra sera mi stavo cambiando a casa sua prima della festa e mi ha visto i lividi.》 《Ce li hai ancora?》 Harry si morse il labbro, prima di annuire. Ancora una volta l'espressione di Louis era indecifrabile. 《Ha voluto delle spiegazioni. Così gli ho detto che ci eravamo picchiati.》 Il più grande osservò l'altro storcere il naso alle ultime parole prima di chiudere la bottiglietta e poggiarla di fianco a lui. 《Cosa mi stai chiedendo precisamente Styles? Di fare a botte?》 Harry scosse la testa, come a dire che non era assolutamente quello che voleva dall'altro. 《Quindi?》 Ora si vedeva, Louis era curioso, voleva sapere cosa voleva quel ragazzo da lui. Ancora non riusciva a spiegarsi molti dei comportamenti del riccio. Sarebbero sempre rimasti un mistero per lui. Perché non aveva reagito quando l'aveva picchiato?  Avrebbe potuto farlo, era forte abbastanza. Ma la cosa che stupiva più Louis era che l'altro non lo odiava, non lo odiava per quello che aveva fatto. 《Menti per me.》 A quelle parole un sorrisetto comparve sul volto del capitano, che si girò tre secondi per urlare alla squadra un nuovo esercizio da svolgere prima di riportare l'attenzione sul riccio. 《Vuoi che io dica che ci siamo picchiati vero? Vuoi che se qualcuno me lo chiede io regga il tuo gioco, la tua bugia, giusto?》 Harry deglutì, aveva come l'impressione che non sarebbe stato semplice come pensava, che Louis avrebbe voluto qualcosa in cambio, e lui aveva paura di cosa potesse essere. 《Esatto.》 Il sorriso del più grande si trasformò in un vero e proprio ghigno. 《A una condizione.》 Harry lasciò uscire dalla bocca tutta l'aria che non si era neppure accorto di aver trattenuto. 《Dimmi.》 Louis si passò la lingua sulle labbra, inumidendole, senza che quel fottuto sorrisetto abbandonasse il suo volto. 《Entra in squadra.》 C'era un ma, e Harry lo sapeva benissimo, il ma erano tutte quelle regole del cazzo che gli erano state esposte qualche giorno prima. E in quel momento, vivide, apparivano impresse nella sua testa, ancora tormentata dalle fitte. 《Con tutte le regole vero?》 Harry non si trattenne dal chiederlo, doveva averne la conferma, voleva esserne sicuro. L'altro annuì, divertito. Il suo sguardo sembrava rimproverargli di aver pensato, sperato, almeno per un secondo che per lui sarebbe stato diverso, che non avrebbe dovuto obbedire a tutte quelle regole. Ma in una squadra si è tutti uguali, si rispettano gli stessi principi. Ovviamente non se sei Louis Tomlinson, ma questo era un discorso a parte. Harry si morse un labbro e mentalmente si diede dello stupido, nuovamente. Ma l'altro sembrava star aspettando una risposta, una risposta che neppure il riccio sapeva quale sarebbe stata. 《Dammi un giorno, un giorno e ti dico.》 Louis piegò leggermente la testa all'indietro mentre rideva rivolgendo gli occhi al cielo che stava diventando sempre più coperto. 《No. Non ti do tempo Harry. Perché ne dovresti aver avuto già abbastanza in questi ultimi giorni.》 Gli occhi verdi si spostarono dal volto imperlato di sudore del ragazzo ai suoi occhi. 《Mi hai chiamato Harry.》 Louis incurvò il labbro in un sorriso appena accennato. 《Tra compagni di squadra ci si chiama per nome, o mi sbaglio?》 No, non si sbagliava e Harry lo sapeva. Harry sapeva di essere stato messo con le spalle al muro senza neppure una possibilità di fuga, perché se quella mattina si era alzato alla nove e in quel momento stava combattendo contro un post sbornia allucinante non era sicuramente per tornarsene a casa senza aver ottenuto quello che voleva. 《Quand'è il primo allenamento?》 Louis si voltò verso il campetto, rompendo il contatto visivo. 《Ora.》 Harry si sentì mancare la terra sotto i piedi. Cosa voleva dire ora? Probabilmente anche un bambino di cinque anni solamente guardandogli gli occhi stanchi e le gigantesche occhiaie avrebbe capito che non era in grado di reggere un allenamento. Mente pensava a cosa fare, al riccio tornò in mente come l'aveva fissato la sera prima il più grande. Come i suoi occhi azzurri sembravano volergli rimproverare ogni singola cosa che faceva. E no, Tomlinson ne aveva già vinta una di battaglia quella mattina, Harry non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo ammettere di aver bevuto troppo la sera prima, mai. 《Non ho il cambio.》 《Te lo presto io.》 Era una frase che non ammetteva repliche e ripensamenti. Quando finalmente Louis annunciò la fine dell'allenamento tutta la squadra tirò un sospiro di sollievo e tutti i ragazzi in modo scomposto si avviarono verso lo spogliatoio, bramando solo una doccia e del cibo. Ma quel giorno il mondo doveva avercela con Harry, perché quando una voce a lui ben nota lo chiamò da in mezzo al campo, il ragazzo capì che non era ancora finito, non per lui quanto meno. Con le solite fitte alla testa che in quell'ultima ora e mezza sembravano essere diventate il suo nuovo migliore amico, il riccio raggiunse Louis. 《Stavo pensando che non è giusto che tu ti sia saltato dei giri di campo all'inizio...mh. Voglio che tutta la squadra abbia la stessa preparazione atletica quindi beh, li farai ora, okay?》 Se avesse potuto in quel momento Harry sarebbe crollato a terra fingendosi svenuto pur di non fare quei giri, ma prima di tutto viene l'orgoglio. 《Anche tu non li hai fatti tutti, o mi sbaglio?》 Louis ghignò prima di bloccare a terra col piede il pallone con cui prima stava giocando distrattamente. 《Nessun problema, quando vuoi tu.》 E così Harry si ritrovò a correre fianco a fianco con Louis attorno al campo. Dire che quei giri lo stavano uccidendo era dir poco, non rendeva a pieno l'idea. Che poi non riusciva neppure a ricordare come quel bastardo avesse fatto a guadagnarsi il giro interno, lasciando al riccio le curve più larghe. Che il riccio non riuscisse neppure a dire una parola per mancanza di fiato non sembrava importante per l'altro ragazzo che da quando avevano iniziato a correre parlava interrottamemte di qualcosa che Harry non stava minimamente ascoltando. Come facesse poi ad avere tutto quel fiato e quell'energia a fine allenamento era un mistero. Dopo altri due minuti di corsa Louis si bloccò e Harry con lui. 《Io ho finito i miei giri e non ho intenzione di farne in più quindi penso che andrò a farmi una doccia. A te manca la prima serie e dì grazie che ti abbono la prima parte della seconda che non abbiamo fatto insieme.》 In quel momento Harry avrebbe voluto tirargli un pugno, uno di quelli forti che fanno davvero male, ma non era sicuro di avere le forze per farlo, soprattutto se poi doveva anche completare i giri. Così, senza dire una parola, dopo una semplice alzata di spalle ricominciò a correre, rendendosi conto solo in quel momento, rimasto solo, di quanto Louis avesse corso lento per permettergli di tenere il passo senza svenire per un calo di zuccheri. Con la coda dell'occhio il riccio vide il più grande guardarlo fare due giri prima di avviarsi verso gli spogliatoi. Harry era consapevole che avrebbe anche potuto sedersi in mezzo al campo e aspettare un poco prima di andare nello spogliatoio senza che nessuno se ne accorgesse, ma la probabilità che lui si addormentasse poi nel momento esatto in cui si sarebbe seduto era molto alta. E poi quella era una sfida, contro se stesso e forse, in un certo senso anche contro quei fottuti occhi azzurri. Louis si era appena messo i boxer poggiando l'asciugamano bianco che prima aveva legato in vita sulla panca, quando Harry fece il suo ingresso nello spogliatoio. Tutti gli altri erano già andati via, non dovendo recuperare i giri di corsa. Il moro gettò una veloce occhiata all'orologio appeso al muro prima di scuotere la testa con un sorrisetto mentre indossava dei pantaloni corti. Sua madre si lamentava sempre per il fatto che Louis si mettesse i pantaloni da calcio anche quando non era a calcio, ma il ragazzo non poteva farci nulla, non era colpa sua se erano così dannatamente comodi e lui aveva sempre caldo. Con ancora le goccioline di acqua sul petto e i capelli bagnati, con la coda dell'occhio vide Harry infilarsi in bagno dopo essersi tolto la maglietta. Louis non ci prestò molta attenzione inizandosi ad asciugare i capelli, ma quando il ragazzo non accennava a voler tornare, si impose di andare a vedere se andava tutto bene. Rassicurato dal fatto che la porta era aperta entrò trovando Harry poggiato al lavandino con le mani che si guardava allo specchio. Lentamente si avvicinò, facendo in modo di entrare nel campo visivo dell'altro. Era terribilmente pallido e continuava a non accennare un minimo movimento. 《Tutto bene Harry?》 Louis si trovò presto alle sue spalle e da vicino poté notare ancora di più la stanchezza evidente dell'altro. Harry aprì bocca, probabilmente per dire che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi, ma un conato di vomito gli impedì di dire anche una sola parola. Veloce si spostò dal water, davanti al quale si inginocchiò. Senza dire neppure una parola, Louis gli andò dietro, spostandogli i riccioli dal viso e aspettando pazientemente che Harry si svuotasse. Quando finalmente Harry si alzò aiutandosi col muro, Louis non potè fare a meno di mettersi il braccio del compagno di squadra dietro al collo e passare il suo intorno alla vita del riccio, per sorreggerlo in caso gli venissero a mancare le forze di punto in bianco. Lentamente lo accompagnò nello spogliatoio dove lo fece sedere su una panca porgendogli un pacchetto di fazzoletti. Louis osservò attentamente le dita affusolate di Harry prendere un fazzoletto e passarselo sulle labbra. Con un piccolo sorriso gli spostò nuovamente i ricci che gli erano ricaduti sulla fronte bagnata di sudore. In piedi davanti al riccio, Louis lo osservò attentamente mentre l'altro aveva lo sguardo perso chissà dove. Poi, come ricordandosi immediatamente di qualcosa si avviò verso la sua borsa poggiata a terra per ritornare poi da Harry dopo qualche istante di ricerche. Questa volta si sedette si fianco a lui, anche se in fondo non gli dispiaceva il fatto di essere per una volta più alto dell'altro. Poi, sempre guardandolo in viso, fece scorrere verso di lui una bottiglietta d'acqua e una compressa bianca. Harry lo guardò perplesso. 《È aspirina. Ti farà stare meglio.》 Un'espressione grata comparve sul volto del ragazzo mentre ringraziava il compagno prima di afferrare la compressa, mettersela in bocca e inghiottirla con l'aiuto dell'acqua. Un silenzio piacevole cadde tra i due. Harry guardava il muro davanti a lui e l'altro guardava Harry. Fu proprio Louis a rompere il silenzio guardando negli occhi il più piccolo che aveva riportato la sua attenzione sul ragazzo seduto alla sua sinistra. 《E comunque non hai ancora finito i giri di campo.》
   
 
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