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Autore: La Setta Aster    25/07/2017    1 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Con la promessa di protezione, diritti, terre, libertà e blue jeans, la cavalleria marziana era abbastanza vicina da far cadere sul treno una pioggia di frecce. L’unico a cui ciò creò problemi fu Mat, che era comodamente posizionato sopra ad un vagone. Dovette scendere ed entrare da una finestra il più presto possibile. Quando tornò al suo posto, il suo vagone era diventato un istrice di frecce. Non si fece troppi problemi, ma prese di mira un marziano a cavallo, e lo centrò; poi passò ad un altro, e poi un altro ancora: la battaglia era cominciata. Blacky alternava grandi falciate con il raggio laser e colpi di revolver ben piazzati. Per pura tenerezza del suo cuore, tentava sempre di mirare ai cavalieri e mai ai cavalli. Ne stava salvando moltissimi, e il che la rendeva fiera del suo operato. Dal retro, i marziani che tentavano di sfondare le difese tenute da Robin erano fin troppi: pareva che facessero a gara. Entravano anche in due per volta, incastrandosi nella porta d’ingresso. Per il momento, la donna rossa non aveva il minimo problema a freddare brutalmente chiunque tentasse di assaltare il treno. In tutto questo, Cobra se ne stava tranquillo e felice nell’antro del macchinista, ascoltando antichi cantici dalle grintose melodie. Il treno sputava fuoco da ogni direzione, respingendo gli sciami di marziani che s’avventavano con furore. I binari scorrevano, mentre la corsa si faceva più rapida e movimentata. Ogni qualvolta Blacky colpiva un cavallo, gli urlava le sue più sincere e mortificate scuse, mentre Mat non si faceva tutti questi scrupoli. E il ragazzo nemmeno si concedeva un attimo per riposare il dito dal grilletto, proprio no! Continuava a fare strage di poveri marziani innocenti. Essendo lui sdraiato e i suoi avversari in movimento, per loro era estremamente difficile colpirlo con una freccia, e lo stesso valeva per Blacky, nascosta dietro una finestra che già di suo era ardua da centrare. Robin invece era quella che combatteva più strenuamente. Non demordeva mai, e non cedeva terreno, a costo di dover intrattenere uno scontro corpo a corpo in cui lacerare brandelli di carne con i denti e con le unghie; letteralmente, le unghie di Robin era ben lavorate per essere armi da taglio micidiali! Anche se era improbabile che fosse quello lo scopo principale. Ma dopo non molto tempo la situazione si fece insostenibile: richiese l’aiuto di Blacky, ma dovette ripetersi più volte, perché nel gran frastuono della battaglia la sua voce non giunse fino alle orecchie dell’amica.

“Blacky! Mi servirebbe una mano!” urlò per l’ultima volta, prima che una freccia le si conficcasse nel fianco. Stavolta urlò per il dolore. Il destino del marziano che la colpì fu decisamente più violento. Fu solo a quel punto che notò che vi era un primitivo sistema di comunicazione tra i vagoni: bisognava spingere un tasto e parlare in un microfono, e allora la voce sarebbe giunta attraverso un altoparlante fino al vagone selezionato tramite la pressione di un altro bottone.

“uno fa in tempo a crepare prima di chiedere aiuto!” imprecò, mentre con una mano sparava e con l’altra premeva tutti i pulsanti del caso. Quasi si era dimenticata di avere una freccia nel fianco. Quando se ne ricordò, invece di pensare a fermare l’emorragia pensò che se l’avevano colpita significava che era un bersaglio troppo largo: doveva dimagrire!

“Blacky! Vieni al mio vagone, mi serve una mano, possibilmente bionica!”

“arrivo subito!” finalmente rispose.

Senza nemmeno freddare il bersaglio che già aveva il raggio rosso sul collo, Blacky smise di combattere e corse verso il vagone in cui resisteva Robin. Quando la vide ferita, seduta a terra che sparava da dietro un riparo, sentì qualcosa di strano in lei: paura, paura per la vita di una persona alla quale teneva. Non lo avrebbe mai ammesso a sé stessa, ma sì: ci teneva a Robin. Stava stringendo un’amicizia con quella ragazza, e ben sapeva che le amicizie sono rare, su Marte, soprattutto tra donne. Da una parte era quasi felice di aver provato paura, voleva dire che non era totalmente vuota di emozioni, ma dall’altra la metteva davanti ad un dilemma: sarebbe stata disposta alle sofferenze che potevano derivare dall’avere qualcuno nel suo cuore? Rischiava già con Cobra, che aveva la sua veneranda età, e Mat, sempre in cerca di guai. Scosse la tesa: a che stava pensando? Ora si metteva a fare mamma chioccia? Mai! E poi c’era un’amica da salvare … ecco, appunto. Era meglio pensare che c’erano dei marziani da falciare, e allora sì che ripartiva la grinta omicida!
Sparando e falciando riuscì a respingere l’orda che ormai aveva occupato il vagone, ma questo fu utile solo per portare Robin fuori da lì e a chiudere la porta.

“passeranno dalle finestre!” disse la ragazza rossa, agonizzando e stringendo i denti.

“li sopravvaluti, mia cara, ora attenta e resisti!”

Caricò il raggio a tranciò in due il gancio che collegava l’ultimo vagone al penultimo, dove le due fanciulle avevano trovato rifugio. I marziani che ancora erano rinchiusi all’interno volarono giù dal burrone insieme al vagone.

Intanto Cobra aveva una lacrima che gli rigava il viso, e intanto cantava “Gotta knock a litte harder!” si asciugò il ruscello salato che andava ad invischiarsi nelle rughe “no, troppi ricordi, mandiamo alla prossima!”.

Mat si stava chiedendo dove fosse finita Blacky: senza il suo raggio era difficile tenere a bada un esercito con un fucile solo! E come se non bastasse stava finendo i proiettili termici.

“ma dov’è quella ragazza?”

E dove poteva essere, se non al fianco ferito di Robin, ad aiutarla a reggersi in piedi, nonostante insistesse che non ce n’era assolutamente bisogno e riusciva a camminare da sola. Ora i marziani avevano capito come entrare dalle finestre, e stavano accerchiando le due guerriere. Potevano credere che le loro avventure si sarebbero concluse con quella battaglia, ma il marziano che scoccò una freccia verso Blacky sbagliò mira, e le colpì un polpaccio. Avrebbe dovuto ucciderla: nonostante fosse sfinita, fu presa da un impeto furioso, e ringhiò all’amica “giù la testa” con la rabbia tenuta tra i denti. Ed ecco che il suo raggio scaturì impetuoso e magnifico, roteando insieme al corpo sinuoso della bella, trasformandola in una trottola lucente. Ora la bella era anche bestia. Il soffitto cadde sulle teste delle eroine, ma la loro prontezza di riflessi fu vitale. Solo quando anche Blacky fu seduta a terra si rese conto di quanto le faceva male la gamba. Gridò, dapprima digrignando i denti, poi aprendo la bocca in tutta la sua vorace grandezza. Ne uscì un acuto degno di Ian Gillian, tanto che si meritò i complimenti di Robin. Blacky sorrise, tentò di ridere.

Ripresero la loro corsa. Anche il vagone più avanti era occupato, dovettero farsi strada lottando.

Intanto Mat sentiva che al piano di sotto v’era un gran frastuono, ed escludendo che Blacky si fosse data al sesso selvaggio con un marziano, decise di indagare: sporgendosi a testa in giù fece capolino con la testa da una finestra per sbirciare dentro al vagone. Si ritrovò addosso gli sguardi di almeno cinque marziani che lo fissavano straniti.

“ehm, salve” disse con disinvoltura, reggendosi coi piedi al tettuccio, e il cappello con una mano per non farlo volare via. Proprio in quel momento, una tempesta di luci s’infranse sui marziani, e comparvero Blacky e Robin. Mat le osservò per bene, e loro fecero lo stesso.

“che aspetto trasandato, ragazze!” commentò sarcastico il ragazzo.

Blacky lo prese per la camicia e lo trascinò all’interno insieme a loro, poi lo strattonò, guardandolo con occhi iniettati di sangue.

“ascoltami bene!” strillò sgraziatamente “quando una donna perde sangue, che sia da mezzo alle gambe o da un polpaccio, non va fatta arrabbiare, chiaro?”

Mat fece cenno con la testa, e balbettò un “sì”, impaurito.

“bene! E ora muoviamoci a raggiungere Cobra alla locomotiva”

“avremo più speranze di difenderci là, almeno avremo due cannoni in più e nessuno ad accerchiarci!” spiegò Robin.

Corba era seduto tranquillo che pilotava il mezzo, e nel mentre ascoltava della buona musica, che si stava godendo appieno. Quando, tutt’un tratto, qualcuno osò interromperlo bussando alla porta. Seccato, si alzò dal sedile e andò ad aprire.

“che c’è adesso?”

Di tutta risposta, i tre entrarono camminando a ritroso, mentre sparavano alla miriade di marziani che già s’andava affollando fuori dal portellone della locomotiva.

“ragazzi, ma si può sapere che cosa state facendo? Perché sparate a quei poveri marziani?” domandò Cobra sorpreso “e perché Robin ha una freccia nel fianco? E perché Blacky ne ha una nella gamba? Sapete, conoscevo un tizio che si era buscato una freccia nel ginocchio, e da allora …”
“zitto!” lo zittì Blacky. Lei e Robin estrassero dolorosamente le frecce e si cauterizzarono le ferite con un sottile e debole raggio laser di un dito della ragazza bionica.

“va bene, devi solo affrontare la cosa con calma, è solo una battaglia come tante, può darsi che muori, può darsi che vivi, e …”

“vuoi fare silenzio?” la ragazza stava cercando di ascoltare i rumori all’esterno della locomotiva.

Aprì il portellone, mentre tutti gli altri tentarono di fermarla. Non fecero in tempo: ormai Blacky aveva spalancato la grossa placca metallica. Eppure, nessuna freccia li trapassò. Con grande sorpresa, videro che i marziani che li stavano assaltando erano morti, trafitti da frecce, anch’esse marziane. Uscirono, dunque, dalla locomotiva. Fu con notevole impeto di gaudio che salutarono Caccia Demoni e i suoi marziani aiutarli nella battaglia, a cavallo e sul treno.

“Caccia Demoni è venuto a salvarci!” urlò Blacky, felice di vederlo.

“ma certo, ti da un bacio una volta e diventa il tuo eroe!” borbottò Mat tra sé e sé. Si riposizionò sul suo trespolo, mentre vide che gli altri si presero una pausa per osservare il combattimento, senza sparare. Poi realizzò che non era una pausa: non appena tentò di colpire un marziano si rese conto di non capire se fosse un alleato o un avversario.

“dannazione, a quali marziani devo sparare? Non capisco!”

Con l’aiuto dei marziani ancora fedeli alla loro terra, i nostri eroi cavalcavano il treno, questa volta diretti, indisturbati, verso Yakhim.

ANGOLO DEI REGISTI
L'assalto alla locomotiva è finalmente concluso, con l'eroica resistenza dei nostri impavidi eroi e il coraggio soccorso della cavalleria marziana... I marziani quelli là, sì, insomma, quelli buoni, no? Avete capito. E Blacky sembra iniziare a chiedersi: meglio amare e perdere o non amare affatto? 

 
  
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