That Name
Keeps Me Fighting
« Rose lo saprebbe. La
mia amica Rose ora direbbe la cosa
giusta... ma non importa, non fa niente, tu sei una novizia. Ti riporto
a casa
domani. »
« Fantastico »
Una volta spenta la candela, la piccola stanza fu immersa
nell'oscurità gravida
di parole non dette.
Martha, al suo fianco, gli aveva comprensibilmente voltato le spalle e
si era
barricata dietro un forzato silenzio, mettendo a tacere tutta quella
che fino a
pochi istanti prima era stata ingenua meraviglia e che lui aveva spento
così
crudelmente. Era consapevole di averla ferita e razionalmente non
avrebbe mai
voluto che accadesse, ma ormai non era più abituato a
mettere un freno ai
propri pensieri ad alta voce e la sua lingua si muoveva senza alcun
controllo,
articolando frasi e mettendolo a nudo più di quanto volesse.
« Dottore! »
Iniziava quasi a chiedersi quando (e se) sarebbe successo di nuovo,
dando forma
e vivida consistenza alla tristezza amara che gli stringeva lo stomaco.
La sagoma ben definita di Rose Tyler si stagliava dinanzi a lui, le
braccia
incrociate sul petto e il viso imbronciato in segno di silenzioso
rimprovero.
Avrebbe voluto alzarsi e abbracciarla, avrebbe voluto che Martha si
fosse
svegliata al suono della sua voce e magari anche che si fossero
coalizzate per
rimproverarlo di comune accordo: dopotutto era già successo,
tanto tempo prima,
in una realtà felice che ora non sembrava appartenergli
più, quando Rose aveva
incontrato Sarah Jane per la prima volta. Qualsiasi cosa,
purché lei fosse
reale.
Eppure
sapeva,
una consapevolezza che pulsava dolorosamente in entrambi i suoi cuori
impazziti, che se avesse cercato di abbracciarla le sue braccia
avrebbero
toccato il muro freddo,
e che se avesse tentato di parlarle lei (la vera
lei) non ne avrebbe
avuto memoria, perché Rose Tyler ora non era lì,
ma in universo diverso,
distante e ormai irraggiungibile.
« Ti prego, va' via » sussurrò,
rimanendo immobile nel tentativo di non
svegliare Martha.
« E' stato decisamente poco carino, sai? »
replicò la sua immaginazione. Doveva
ammettere, però, di avere una memoria da elefante: quello
era lo stesso,
identico tono di voce in cui lei avrebbe parlato,
nei suoi occhi lo stesso disappunto che vi aveva trovato ogni qualvolta
la sua
lingua era stata troppo tagliente, il suo desiderio di agire troppo
afrettato,
ogni qualvolta aveva lasciato che l'oscurità che covava
dentro di lui prendesse
il sopravvento su ciò che in lui vi era di buono. La
compassione, la pietà, la
comprensione.
Difficile da dimenticare, ad ogni modo, quando la curva del suo sorriso
era
scavata nella sua memoria, la delicatezza e il calore delle
sue mani
ancora impresse sulla sua pelle,
quando il Tardis riecheggiava della sua assenza, del vuoto lasciato
dalle sue
risate e dal suo indimenticabile profumo.
« Non dovresti trattarla così, come se lei non
fosse importante, » soggiunse
pensierosa.
« Sa di essere importante, » mormorò il
Dottore a denti stretti, gli occhi
fissi su un punto imprecisato dinanzi a lui.
« Oh, sai fin troppo bene che gli uomini tendono a
dimenticarlo
facilmente. Occorre che qualcuno glielo ricordi, di tanto in tanto...
soprattutto quando fingi di non accorgerti che lei pende dalle tue
labbra »
« E' solo il suo secondo viaggio, ha ancora così
tanto da imparar— »
« Eppure è innamorata di te, »
sussurrò Rose, e nonostante si trattasse di una
semplice proiezione della sua mente lui avrebbe giurato, avrebbe
giurato su Gallifrey
che la sua voce avesse tremato, incerta.
« Le ho spiegato che quel bacio non significava nulla, era
solo un diversivo
affinchè— »
« Ma è innamorata di te, »
ripetè lei con strenua semplicità.
« ALLORA MI DISPIACE PER LEI! »
Questa volta la sagoma tacque, e rimase in silenzio in attesa che il
Dottore
ingoiasse il sapore amaro di parole che non pensava davvero.
Si voltò solo un attimo, il Signore del Tempo, per
sincerarsi che Martha non si
fosse svegliata, e quando il respiro pesante di lei confermò
che era ancora
addormentata si lasciò andare ad un sospiro spossato,
passandosi stancamente le mani sul volto.
« Tutto ciò che sono ora - chi sono diventato, chi
ero, entrambi i miei cuori,
il mio corpo, tutto, tutto - ti appartiene, Rose
Tyler... » bisbigliò
con un filo di voce, rimirando con una punta di amarezza il suono di
parole che
non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciare ad altri se non ad una
parete
spoglia di un'osteria londinese del 1599.
«
In
qualsiasi parte dell'universo io sia, il mio cuore è tuo. E
se davvero è come
dici, se davvero tu provi quelle cose... il mio
nome dovrebbe farti
combattere, dovrebbe sollevare il tuo spirito e farti sollevare
montagne.
Non potevi lasciare che due universi collassassero - e le labbra del
Dottore si
sollevarono qui in un sorriso triste - ma questo puoi farlo. Fallo per
me,
Dottore.
Non lasciare che il mio ricordo ferisca chi ti circonda, e soprattutto
non
lasciare che ferisca te, » replicò Rose tutto d'un
fiato.
A poco a poco, la sagoma si avvicinò ai piedi del letto a
passi lenti, per poi
sedervisi con l'accortezza tipica di chi credeva di aver osato troppo.
« Martha è fantastica, »
mormorò, e ci credeva davvero.
« Lo so. »
« Lasciali avvicinare, Dottore, non chiuderti in te stesso.
Hai bisogno di una
mano da stringere, ricordi? »
« Dovrebbero essere spaventati, dovrebbero scappare tutti a
gambe levate come
ha fatto Donna, » replicò lui, i tratti del volto
induriti mentre spostava lo
sguardo.
« Io so che tu sei un uomo buono e nulla potrà
convincermi del contrario.
Nonostante tutto quello che le hai fatto passare, anche lei l'ha
capito, »
soggiunse Rose, alludendo alla ragazza addormentata al suo fianco.
« Non smettere di lottare, non smettere di provarci. Io
sarò sempre accanto a
te, il mio Dottore. »
« Rose... »
Fu allora che un grido squarciò la quiete, e la figura si
dissolse nel nulla
rapida com'era arrivata. Non si concesse neppure un attimo, il Dottore,
prima
di correre in direzione di quell'urlo disumano, e lasciò che
il vento suscitato
dalla corsa asciugasse le uniche due lacrime solitarie che, poco prima,
gli
avevano solcato le guance.
Dottore: « Che cosa le hai fatto? »
Lilith:
«
Dorme soltanto purtroppo, il nome ha meno impatto... in qualche modo
è fuori
dal suo tempo. E quanto a te, Sir Dottore? Oh, affascinante. Non
c'è nessun
nome.
Perchè
un
uomo dovrebbe nascondere il suo con tanta disperazione? Oh... ma
guarda. C'è
ancora un nome che ha il potere di far male. »
Dottore:
« I
nomi non funzioneranno con me »
Lilith:
« Ma
il tuo cuore si raffredda... soffia il vento del Nord, e porta lontano
la
tua... Rose? »
Dottore:
«
Oh, grande errore, perchè quel nome mi fa continuare a
combattere »
[ 1.144 words ]
Angolo
Autrice.
Sì, sono di nuovo qui, a neanche ventiquattro ore
dall'ultima fanfic pubblicata
in questo fandom. Eppure ho visto questa puntata (da cui sono tratti i
dialoghi
delle prime due righe e le ultime, "The Shakespeare Code",
la 3x02) e non ho potuto fare a meno di pensare a cosa avrebbe pensato
Rose se
avesse visto il Dottore comportarsi in quel modo.
Con Marta delle volte è stato crudele, volontariamente o
meno, e ho pensato che
Rose Tyler, la dolce, gentile Rose Tyler, non l'avrebbe mai permesso.
E per l'idea della fervida immaginazione del Dottore, devo dire che (SPOILER QUARTA STAGIONE SHERLOCK!)
il modo in cui John
Watson cerca di affrontare la morte di Mary ha aiutato non poco.
Ebbene, questo è quanto: spero di non avervi annoiato, di
non essere andata
troppo OOC e, soprattutto, che vi sia piaciuta.
Love you always,
— afterallthistime.