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Autore: DreamsMaker    27/07/2017    2 recensioni
Crossover Once Upon a Time - Descendants - Descendants Wicked World
Da tempo ormai a Storybook non vi sono stati più problemi, e sembrava fosse ormai arrivato il tempo del lieto fine per tutti. Ma si sa che una storia può sempre avere un nuovo capitolo, ed è proprio quello che accadrà ai nostri eroi e cattivi, quando uno sconosciuto gruppi di ragazzi arriverà in città presentandosi come i figli dei personaggi delle favole.
Ma come mai nessuno sapeva niente di loro? Perchè affermano di aver vissuto con i loro genitori fino al giorno prima, se in realtà questi ultimi sono sempre stati a Storybook? Come hanno fatto questi ragazzi ad arrivare in città?
Tanta domande senza una risposta ... ancora. Per trovarla basterà ricostruire le storie di questi nuovi arrivati, ma non sarà una cosa facile nè tanto meno piacevole perchè se hai sempre vissuto in un sogno, poi è difficile fare i conti con la realtà.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Cap 5

Jane correva. Correva tra i singhiozzi e le lacrime, senza guardarsi intorno, senza sapere dove andare né dove stesse andando, voleva solo scappare, scappare da quella realtà che non sarebbe dovuta essere la vera realtà. Sperava che quello fosse solo un incubo, e che si sarebbe svegliata presto per ritrovarsi nel suo letto nella sua casa, ad Auradon: dove tutto era andato al posto giusto, dove c’erano solo persone buone, dove il sole e la felicità erano i compagni di ogni giorno, dove al suo risveglio ci sarebbe stata sua madre ad accarezzarle il viso, a rassicurarla, ad abbracciarla forte al petto per farle capire che per lei ci sarebbe sempre stata. Invece lì non sarebbe stata con lei mai più, MAI. Avrebbe continuato all’infinito quella disperata corsa verso i suoi sogni, se u paio di braccia non le avessero cinto la vita e bloccata; Jane istintivamente si dimenava senza sosta, come se fosse stata catturata da un mostro feroce, ma quando finalmente si decise a guardare in faccia chi l’avesse fermata vide il volto di Emma che le chiedeva di calmarsi, come se fosse una cosa facile al momento; lei non riusciva a fermare le lacrime ma ormai era troppo esausta per opporsi, così affondò il viso del petto della donna; dopo quello che le aveva detto la sera prima, forse per la ragazza Emma era ciò che più si avvicinava a sua madre e per questo smise di divincolarsi ma non di disperarsi, la donna le accarezzava i capelli dolcemente e la abbracciava come avrebbe fatto sua madre – “Shhh. Tranquilla, ci sono io qui” – le disse Emma con dolcezza, ci volle qualche minuto ma alla fine Jane cercò di calmarsi almeno un po’, sollevò la testa dal petto della donna, con gli occhi ancora rossi e le guance bagnate ma almeno era riuscita a smettere di piangere. Voleva dirle qualcosa, spigarle, ma era ancora così agitata che tutto quello che le usciva dalla bocca erano delle parole disconnesse, poi Emma la fermò insieme si misero a sedere su una panchina lì vicino, la donna prese un fazzoletto che aveva in tasca e cominciò ad asciugarle il viso – “Meglio adesso?” – le chiese e lei annuì debolmente; Emma la guardava con uno sguardo dolce e gentile, lo stesso che Jane vedeva negli occhi di sua madre quando lei era triste e questo la fece sentire bene e male allo stesso tempo perché da un lato aveva una persona che poteva capirla ma dall’altro si accentuava il ricordo della madre scomparsa; la donna forse perché aveva intuito lei che aveva bisogno di parlare, cercò di incalzarla – “Coraggio, raccontami cosa è successo” – Jane ebbe un attimo di esitazione, riparlare di quello che era successo le rinnovava il dolore ma al contempo non voleva continuare a tenere tutta quella sofferenza dentro di sé, e così comincio a parlare di quella triste verità che le era stata rivelata.

--- da Granny, pochi minuti dopo ---

Emma riportò Jane alla tavola calda, quando arrivarono tutti gli altri ragazzi erano ancora scossi, ma nessuno tanto quanto la giovane fata che era entrata a esta bassa come volesse evitare gli sguardi di tutti, anche quando Mal le si era avvicinata per scusarsi di quello che era successo, lei le aveva solo detto che voleva stare da sola, senza guardarla in faccia, e si era diretta lentamente verso la stanza che le era stata affidata la sera prima, salendo le scale lentamente come se ogni scalino fosse cosparso di chiodi che non volevano farle dimenticare il dolore, che la faceva restare ancorata a quella realtà spietata, e alla fine la giovane sparì al piano superiore. Emma stava male per lei, sapeva cosa volesse dire perdere per sempre una persona cara ed riuscire a dare un senso a tutto quel dolore, se non era impossibile era molto difficile, specialmente se non hai nessun’altro su cui contare; poi il suo sguardo si posò Mal, quella ragazza in viola e verde, da quando era arrivata lì aveva fatto solo e soltanto di testa sua, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni e alla fine ne aveva pagato il prezzo, la cosa grave e che non era stata l’unica a pagare; e perciò aveva bisogno di una lezione di disciplina. Emma le si avvicinò e le chiese di seguirla fuori un momento, quella forse non voleva, ma una volta guardata Emma bene negli occhi dovette capire, che la sua non era una richiesta.

Le due, quindi, uscirono e si allontanarono quel tanto che bastava per non essere sentite dal resto dei ragazzi – “Ti rendi conto di quello che hai fatto?!” – le disse la donna in tono severo, cosa a cui la ragazza era ormai abituata in famiglia – “Sì, lo so cosa ho fatto, non c’è bisogno di rinfacciarmelo” – le rispose quindi con un poco di rabbia, non aveva voglia di un’ennesima ramanzina oltre a quelle che si era già fatta da sola – “Beh, dato il guaio che hai combinato, te lo rinfaccio finché non ne capisci la gravità, signorinella!” – Mal si trovò momentaneamente interdetta, nessuno al di fuori di sua madre le si era rivolto in quel modo – “Cosa ti è passato per la mente, quando hai deciso di ricattare Tremotino?” – “Senti, io volevo solo trovare un modo per avere delle risposte. Che ne sapevo che sarebbe finita così?!” – “E cosa pensavi? Che ti avrebbe fatto i complimenti per aver minacciato il suo matrimonio?! Quello cava il cuore alle persone per molto meno” – “E che avrei dovuto fare?!” – la rabbia di Mal aumentava al continuare di quella conversazione – “Starmene lì, buona, buona ad aspettare che gli ‘eroi’ risolvessero la situazione?! Preferisco di gran lunga fare da sola, per risolvere i miei problemi!” – Emma di certo non era molto più calma di lei – “Appunto, i TUOI problemi! Tu non volevi risposte per tutti, tu volevi solo risposte per TE! Non ti sei preoccupata minimamente di quello che potevano pensare i tuoi amici! Di quello che poteva succedergli!” – Mal strinse i denti talmente forte che si sarebbero potuti rompere da un momento all’altro – “Sei proprio come tua madre. Ti preoccupi solo di te stessa, giustificandoti che quello che fai lo stai facendo per gli altri, ma in realtà è per il tuo solo interesse!” – a quell’ultima frase gli occhi della ragazza si accesero di rabbia, lei non era come sua madre, non più, e il solo pensiero che qualcuno la vedesse come lei le faceva ribollire il sangue; le mani della ragazza vennero avvolte da fiamme verdi, che ardevano con la stessa intensità dei suoi occhi smeraldi – “Prova a ripeterlo” – le sibilò contro in segno di sfida; la donna all’inizio sembrava pronta a rispondere alle minacce poi il suo sguardo divenne colmo di paura e iniziò lentamente a indietreggiare, e Mal pensava che fosse lei a farle quell’effetto e che fosse riuscita ad imporsi come faceva sempre, tutte idee che vennero smentite da un alito di vento caldo e più maleodorante del banco del pesce dell’Isola degli Sperduti, quando la ragazza si voltò per vedere da dove venisse quell’odore nauseabondo quello che vide la fece rabbrividire: davanti alle due si ergeva una specie di leone alto almeno quattro metri, che posava su quattro zampe muscolose irte di artigli lunghi come un coltello da cucina e altrettanto affilati, il manto era nero come la pece mentre la criniera aveva una sfumatura poco più chiara e un tocco di grigio, aveva poi due profondi occhi rossi che sembravano bruciare come tizzoni ardenti e che loro fossero il combustibile per alimentare quelle fiamme, ma la cosa più … ‘curiosa ’ era la coda di scorpione lunga due volte Emma, che schioccava con un fare sinistro e  minaccioso; quella cosa, qualunque cosa fosse, si avvicinava lentamente a loro con una schifosa bava che le colava dalle fauci gialle e taglienti, e con un alito che le dava il voltastomaco – “È un vostro animale domestico?” – chiese la ragazza, sapendo che era un pensiero stupido ma sperare non era un crimine – “Non mi risulta” – le fece Emma. Il leone-scorpione non dovette gradire il nominativo ‘ animale domestico ’, infatti attaccò le due saltando verso di loro con artigli sguainati ma loro furono più rapide e si scansarono prima che quello toccasse terra; Mal, che aveva ancora le mani avvolte da verdi fiamme, decise di passare al contrattacco (anche perché aveva urgente bisogno di un anti-stress) e scagliò una violenta vampata verso il micio gigante, colpendolo in pieno – “Ti è piaciuto questo?!” – fece la viola con un fare sornione, ma il guaio è che quello uscì completamente illeso dal colpo, senza neanche un graffio ma in compenso Mal si era guadagnata la sua attenzione, dato che il gatto-insetto gigante la fissava ringhiando; in quel momento il cuore della ragazza cominciò a batterle più forte nel petto, le mani si ‘spensero’ e le braccia e le gambe le tremavano … lei aveva paura, era terrorizzata più di quanto non fosse mai stata nella sua vita, incapace di muoversi e anche solo di fiatare, il mostro tentò di approfittare dello stato di lei, e vi si avventò contro ma Emma lo colpì al fianco con un getto di luce bianca facendolo ruzzolare a terra – “MAL, SCAPPA!” – le ordinò la donna e fortunatamente quelle parole la riscossero dal suo stato di torpore, anche se non era da lei scappare fu ben felice di eseguire quanto le era stato chiesto, e perciò si mise a correre più velocemente di Jay quando se la filava dopo un colpo; Emma si mise davanti all’animale (se così si poteva definirlo) ma quello si girò nuovamente verso la ragazza in fuga, come se fosse lei la sfortunata che meritava tutta la sua attenzione; la bestia ruggì e si lanciò al suo all’inseguimento con la coda che tagliava l’aria col suo pungiglione.

Mal non si voltò indietro neanche una volta, per vedere se quel coso la stava ancora inseguendo, primo perché se lo avesse guardato di nuovo si sarebbe messa ad urlare (cosa che non aveva mai fatto), secondo perché continuava a sentire ruggire dietro di lei e, a meno che non ci fosse qualcuno con il motore dell’auto in panne, doveva essere il leone-scorpione; a un certo punto, inciampò e cadde a terra, si mise istintivamente sulla schiena, l’animale l’aveva già raggiunta e la sovrastava con la sua enorme stazza, le ruggì contro e lei sentì la pelle che stava per staccarsi dal resto del viso; la bestia sguainò le zanne verso di lei ma non la morse, e prima che lei potesse chiedersi il perché si sentì debole, senza forze, come se tutta la sua energia vitale la stesse abbandonando … ed era proprio così, perché era quello che stava facendo quel mostro, le stava letteralmente risucchiando ogni energia, la pelle si sbiancava, gli occhi le si spegnevano, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti; Mal ormai pensava che fosse arrivata la fine; tutto sommato aveva avuto una bella vita, breve ma bella. Però improvvisamente, il mostro venne accecato da un raggio di luce che gli fece interrompere il ‘risucchio’, subito Mal si sentì tornare almeno un po’ di energia, quel tanto che bastava per respirare e per vedere Evie, Jay e Carlos dietro di lei, non era mai stata così felice di vederli.

Evie aveva sguainato il suo specchio magico per accecare quella cosa, non appena la aveva vista ridurre la sua migliore amica in fantasma col lenzuolo afflosciato – “Stai lontano dalla mia amica! Sottospecie di gatto sovradimensionato!” – gridò con tutto il fiato che aveva in gola, per poi continuare con il suo raggio accecante, avvicinandosi a lenti ma grandi passi al mostro, il quale, sotto la luce che gli colpiva gli occhi, fu costretto a indietreggiare dalla sua preda, mentre goffamente cercava di coprirsi il muso con le zampe e la coda. Approfittando della situazione i due ragazzi presero Mal, un braccio a testa e la sollevarono da terra dato che lei era troppo debole anche solo per camminare; Evie si girò solo un istante, per vedere se Mal e gli altri fossero al sicuro, ma quell’istante le costò caro: il mostro approfittò della sua distrazione, e la colpì violentemente con la coda, facendole fare un volo di almeno 3 metri e atterrando su un’auto mandando in frantumi il cofano. Evie sentì solo un gran ronzio nella testa, niente di più, nemmeno le urla dei suoi amici che la chiamavano o tantomeno i ruggiti di rabbia del mostro. La mora tentò di rialzarsi ma le braccia tremavano e non la reggevano, cadde dal cofano della macchina e si ritrovò pancia a terra sulla strada, alzò lo sguardo ancora con quel fischio nella testa, e vide davanti a lei l’immagine sfuocato del leone-insetto che si avvicinava minacciosa, poi l’immagine divenne solo un contorno indefinito, poi solo un’ombra, poi i suoi occhi si chiusero e tutto fu buio.

Mal, Jay e Carlos persero tutti un battito quando videro Evie venire sbalzata in aria come se fosse una bambola di pezza; Mal in particolare stava per mettersi a correre in soccorso dell’amica, se solo le gambe le avessero risposto, ma stava penzolando come un manichino appeso alle spalle dei suoi amici. Ma sebbene tutti avrebbero voluto correre ad aiutarla, nessuno sarebbe riuscito a raggiungerla prima che quella cosa se ne accorgesse; il mostro aveva annusato l’aria ed era diventato più euforico di prima, adesso non ce l’aveva più con Mal ma con Evie, la guardava con lo stesso sguardo famelico con cui aveva fissato la figlia di Malefica poco prima. Il mostro stava per avventarsi sulla sua nuova preda, per farle quello che aveva fatto prima a Mal, ma venne fermato da una freccia che gli si conficcò dritta in una delle zampe anteriori facendolo ruggire di dolore; a fermare l’avanzate del bestione era stata una donna dai corti capelli color cenere le cadevano delicatamente sul lato sinistro della fronte e gli occhi castani come la corteccia di un albero antico, gli abiti non sembravano proprio quelli di una cacciatrice, dato il leggero gilet color rosa sopra la maglietta bianca e i pantaloni di jeans lunghi fino alle caviglie, ma la signora aveva sulle spalle una faretra piena di frecce e ne aveva una incoccata in un arco stile vecchia scuola; al fianco di lei c’era un uomo coi corti capelli marrone chiaro con una leggera cresta, e dagli occhi celesti come il cielo sopra di loro, lui aveva indosso un giubbottino di pelle scuro e sotto una maglia azzurra un poco spento che faceva risaltare ulteriormente la colorazione della pupille, anche lui indossava un paio di pantaloni scuri e reggeva una spada nella mano destra, era di qualche centimetro più alto della donna e aveva un fisico non proprio da palestrato ma era abbastanza robusto mentre la donna era snella e dalla pelle chiara come la neve. I due affrontavano il mostro con la coda da scorpione scagliando frecce e menando fendenti, il mostro rispondeva con zampate e colpi di coda che facevano delle gran belle buche nella strada. “Scappate!” – ordinò loro l’uomo mentre di abbassava per evitare di finire decapitato da una zampata, i tre non se lo fecero ripetere due volte: Jay mollò Carlos a sostenere Mal da solo, e per poco non cadde – “Mal, ti sei fatta prendere un po’ troppo dai dolci a Auradon” – fece il figlio di Crudelia, il quale ricevette un’occhiata gelida dalla ragazza che gli fece accapponare la pelle; Jay nel frattempo era corso a prelevare Evie, la prese in braccio ancora priva di sensi e poi si girò e corse indietro raggiungendo gli altri due. Mal era sollevata nel vederla più o meno in salvo, ma lei si sentiva sempre più debole, non si reggeva più in piedi e gli occhi le si facevano pesanti, come se non dormisse da giorni interi; Jay e Carlos fecero del loro meglio per scappare con le due ragazze, purtroppo il mostro si accorse della tentata fuga si lanciò nuovamente all’inseguimento sbaragliando l’uomo e la donna con la coda con pungiglione. Probabilmente i ragazzi sarebbero diventati la portata principale del menù, se fosse stato che quando il mostro saltò per avventarsi sulla sue prede, venne colpito da un colpo di luce bianca che lo fece volare via; era stata Emma che era arrivata da un vicolo, al contrario delle fiamme di Mal che non avevano avuto nessun effetto su quella cosa, la magia di Emma la fece volare  contro un muro, quello ruggì di rabbia ma ora era circondato, Emma gli lanciò contro altri raggi di energia e l’altra donna lo bersagliò con le frecce; il gatto gigante sembrò in difficoltà e menava colpi di coda a casaccio per difendersi; alla fine il gattone ruggì ancora, stavolta in maniera più forte e con più rabbia poi fece un balzo e si arrampicò sul tetto di una casa, e sparì alla vista dietro l’edificio; sfortunatamente Mal aveva inteso quel ruggito spacca timpani come un avvertimento, del tipo : “ci rivedremo, e mi pulirò i denti con la tua spina dorsale”. A questo punto, forse per scaricare tutte le emozioni o forse solo per sfinimento, gli occhi di Mal si chiusero e si addormentò, più profondamente di Aurora durante la maledizione di Malefica ma non per questo in un sonno più dolce.

 

   
 
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