Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Thalassa_    31/07/2017    2 recensioni
Questa è una storia da tempo sepolta.
È una storia di grandi amicizie, di fragorose risate, di amori impossibili, di eroi e di codardi, di promesse mantenute e di promesse infrante.
È la storia di un tempo sepolto, un tempo in cui pensavano di essere forti e invincibili, protetti dalle mura di Hogwarts, da Silente, dal loro coraggio e dalla loro bontà. Un tempo in cui sembrava che l’estate non dovesse mai finire.
Questa è una storia da tempo sepolta, e i suoi protagonisti sono sepolti con lei.
Ed è una storia che comincia così:
C’erano una volta quattro Malandrini…

Un viaggio insieme ai protagonisti della vecchia generazione, da quando ricevono la lettera per Hogwarts seguendo tutta la loro crescita.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo V – Prima sera
1 settembre 1971, ore 20
Sala Grande
 
Remus mangiava lentamente, alzando ogni tanto lo sguardo alla volta del soffitto trapuntata di stelle, affascinato dallo spettacolo. L’incanto era talmente realistico che sembrava di trovarsi davvero all’aperto in una splendida notte senza luna. Remus decise di considerarlo come un buon auspicio.
Dentro di sé sentiva un tale turbinio di emozioni che gli sarebbero servite due pergamene per elencarle tutte. Se però avesse dovuto per forza sceglierne una sola, avrebbe scritto: sollievo.
La prospettiva di andare a Hogwarts ed essere trattato come tutti gli altri studenti, come se fosse un bambino normale, gli era sembrata talmente surreale che nelle ultime settimane una serie di paure irrazionali avevano affollato la sua mente e i suoi sogni.
Nelle ultime notti aveva sognato, nell’ordine: di perdere il treno, di essere stato scambiato per un altro Remus Lupin che invece aveva tutti i diritti di essere ammesso a Hogwarts, di essere cosparso di aconito dal Preside davanti a tutta la scuola e infine di essere smistato dal Cappello Parlante a Lupobianco ed essere relegato a dormire nella Foresta Proibita.
Remus sorrise pensando a quanto fossero folli i suoi timori. Contro ogni sua aspettativa, il Cappello l’aveva Smistato a Grifondoro, vedendo in lui un coraggio che Remus non era affatto convinto di possedere.
Il senso di irrealtà e di non appartenenza era ancora troppo forte, e la sola idea di rivolgere la parola a qualcuno lo metteva sotto pressione, perciò si limitò a osservare i suoi compagni di Casa. Suo padre gli aveva sempre detto che era un attento osservatore.
Aveva contato otto Grifondoro del suo anno, tre ragazzi e cinque ragazze, e aveva cercato di memorizzarne i nomi; tutti, come lui, erano stati accolti calorosamente dall’intero tavolo e in particolare dai Prefetti. Quando il primo ragazzo era stato Smistato, però, c’era stata una vera e propria ovazione, per motivi che in questo momento gli erano oscuri e che sembravano avere qualcosa a che fare con il suo cognome. Sirius Black era seduto di fronte a un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri di nome James che sembrava conoscere un mucchio di gente più grande. In quel momento, stava raccontando infervorato qualcosa che fece sbellicare dalle risate il suo amico e gli fece guadagnare un’occhiataccia da parte di una ragazza più grande seduta accanto a lui.
Il terzo ragazzo era seduto accanto a lui e stava divorando una quantità impressionante di cibo, riempiendosi la bocca prima ancora di aver finito il boccone precedente. Remus sospettò che si trattasse per metà di effettiva voracità e per metà di un trucco per non parlare con nessuno, perché quando la ragazzina con i capelli rossi seduta di fronte a lui gli chiese il suo nome il bambino borbottò qualcosa di incomprensibile e diventò dello stesso colore dello stendardo di Grifondoro. La ragazzina gli rivolse un’occhiata perplessa, mentre la sua amica era evidentemente troppo disgustata dal suo modo di mangiare per cercare di interagire.  
Remus si voltò a guardare la bambina seduta alla sua sinistra, dal viso dolce e malinconico. Stava giocherellando con la forchetta, ma il piatto era pressoché intatto. Si sporse verso la caraffa del succo di zucca, ma era troppo lontana. Remus gliela passò gentilmente.
“Ecco, tieni. Io sono Remus, comunque” si presentò, un po’ esitante. “Tu come ti chiami?”
“Sophie” rispose la ragazzina con voce sottile. Tornò a sbocconcellare l’arrosto.
“Non ti piace?” le chiese.
“Non è come quello di casa mia”.
“Mi dispiace” rispose Remus, non sapendo come controbattere. “Vuoi che ti passi qualcos’altro? Le patate arrosto sono buonissime”. Sophie scosse la testa, senza l’ombra di un sorriso.
“Oh, per l’amor del cielo” borbottò la ragazzina seduta di fronte a Remus, che aveva seguito tutta la conversazione. “Passalo a me, questo arrosto è incredibile! Mai mangiato niente di così buono in vita mia. Ah, io sono Mary, se cerchi qualcuno che abbia voglia di parlare hai trovato la persona giusta”.
Remus sorrise, rincuorato. Mary aveva vivaci occhi scuri, capelli mossi raccolti in una coda e un viso simpatico.
“Hai ragione, l’arrosto è delizioso, mia mamma non sa cucinare niente del genere” rispose, “però il cibo di casa ha sempre un sapore particolare”. Con la coda dell’occhio vide Sophie concedergli un lieve sorriso.
“Io invece sono Lily” si presentò la bambina con i capelli rossi e gli occhi luminosi. “Ooh, guardate, quello è un fantasma!”
Remus si voltò a guardare. “In realtà è un poltergeist, credo. Veramente caotici, meglio stargli alla larga”.
“E perché mai?” commentò allegramente Mary. “Io amo il caos!”
Lily, invece, lo guardò con ammirazione. “Sai un sacco di cose”.
Remus arrossì. Non gli andava di spiegare nulla sul lavoro di suo padre, in quel momento, così cambiò argomento. “Vi conoscete da molto tempo?”
“Noi due?” chiese Lily, stupita. “No, ci siamo conosciute solo questa sera. Ci sono anche altre due ragazze del nostro anno, credo, ma si sono sedute con quelli più grandi, sembra li conoscessero già…” Indicò due ragazzine che non facevano altro che ridacchiare, perfettamente a loro agio in mezzo agli altri Grifondoro.
“Fcusa, non lo finisci quello?” gli chiese il bambino seduto alla sua destra, indicando l’arrosto lasciato a metà nel piatto di Remus. Era un ragazzino grassoccio, con il viso paffuto e simpatico.
“Non ho fame, prendilo pure” gli rispose gentilmente. Erano passati solo due giorni dall’ultima luna piena e non si era ancora ristabilito del tutto. Per la prima volta in vita sua, era stato contento prima della trasformazione; significava che sarebbe stato tranquillo almeno per il suo primo mese di scuola.
“Comunque, io sono Remus” aggiunse, mentre il bambino si serviva dal suo piatto.
“Peter” replicò l’altro, avventandosi sull’arrosto. “Sicuro che non lo vuoi? Forse ti farebbe bene mangiarlo, sembri un po’ pallido”.
Remus sentì un’ondata di panico travolgerlo. Stai calmo, si disse, non è niente. Chissà quante altre volte nei prossimi sette anni ti sentirai dire che sei pallido.
“Sì, io…” deglutì “non sono stato molto bene in questi giorni e il viaggio in treno mi ha dato la nausea”.
“Ah, ti capisco” rispose Peter, “io mi ammalo in continuazione!”  
Non credo proprio che tu capisca. Nessuno può capire, pensò Remus. Ma gli sorrise ugualmente.
 
1 settembre 1971, ore 21
Dormitorio maschile di Serpeverde
 
Potere” scandì Lucius Malfoy con voce stentorea. Il muro di pietra si fece da parte, rivelando l’ingresso alla Sala Comune.
“Questo” aggiunse, rivolto agli studenti del primo anno, “è per ricordarvi che il potere è la chiave. Se sarete così stupidi da dimenticare la parola d’ordine, questi cobra sono qui per sorvegliare l’ingresso”.
Indicò con la bacchetta due serpenti intagliati nella pietra. Una bambina di fianco a Severus sussultò. “Mia sorella dice che se sbagli parola prendono vita…”
“Potere, potere, potere” borbottò un ragazzino alle sue spalle, nel maldestro tentativo di imprimersi la parola nella mente.
“Sta’ zitto, Mulciber” lo rimproverò il suo amico, dandogli una gomitata.
Lucius li guardò tutti con aria estremamente seccata e fece cenno di seguirlo.
Severus aprì la bocca per la meraviglia nell’entrare nella Sala Comune. Era così bella che per un attimo scordò che Lily non era lì a fianco a lui. I colori di Serpeverde, argento e smeraldo, ricoprivano la stanza e serpenti intarsiati nel mogano decoravano i tavoli e la scala a chiocciola. Rimase incantato a guardare la libreria: immensi tomi impolverati dall’aria antica, molti dei quali avevano l’aria di essere stati scritti a mano.
“Non c’è sala nel castello più elegante di questa. Ci troviamo sotto il lago, come potete vedere dalle vetrate” spiegò Lucius, indicando un tentacolo che si muoveva fuori dalla finestra. “In cima alla scala trovate i dormitori. Ragazze, seguite Andromeda; Mulciber, Avery e Snape, con me”.
Severus distolse a malincuore lo sguardo dalla libreria e lo seguì. Nel dormitorio trovarono ad attenderli tre sontuosi letti a baldacchino, un soffice tappeto e un piacevole tepore. Era quanto più distante potesse immaginare dallo squallore di Spinner’s End. Forse sua madre era abituata a vivere così, prima di iniziare a chiamarsi Snape. L’idea che il lusso potesse essere la normalità lo colpì.
La sua valigia era già stata disfatta dagli elfi domestici. Riordinò i libri di scuola nell’armadio con delicatezza. Li aveva già letti tutti prima di arrivare a scuola.
Ascoltò distrattamente la conversazione tra i suoi nuovi compagni di stanza, che avevano l’aria di conoscersi già, almeno di vista. Uno di loro si avvicinò a Severus, porgendogli la mano. I capelli castano scuro gli ricadevano con noncuranza sui magnetici occhi verdi; teneva il mento appuntito leggermente sollevato, in un atteggiamento arrogante. Aveva l’espressione di chi si crede molto furbo.
“Andrew Avery” si presentò. “Avrai sentito parlare di mio padre, Arcturus Avery, immagino. E tu saresti…?”
“Severus Snape” rispose semplicemente, stringendogli la mano.
“Non sarai un Sanguesporco!” esclamò l’altro ragazzo in tono disgustato, puntandogli contro un dito grassoccio.
“Quanto sei stupido, Mulciber?” replicò Avery. “Hai già scordato cos’ha detto il Cappello Parlante? I rampolli di sangue più puro…i Sanguesporco non vengono scelti tra i Serpeverde!”
“Oh, giusto. Scusa, Andrew” bofonchiò Mulciber, con la fronte aggrottata nello sforzo di ricordare la canzone dello Smistamento.
Severus rimase in silenzio. Non aveva nessuna intenzione di giustificarsi, di certo non con quei due. Sapeva di valere dieci volte Mulciber, e l’avrebbe dimostrato presto.
Sbuffò seccato quando Mulciber spense la luce, incurante del fatto che Severus stava leggendo. Si mosse meccanicamente per accedere una candela; poi si ricordò di non essere più a casa ed estrasse la sua nuova bacchetta.
“Lumos” sussurrò, osservando con immensa soddisfazione la punta della bacchetta accendersi.
Sentì qualcuno trattenere il respiro, nel buio. Un’altra bacchetta si accese e si avvicinò al suo letto.
“Notevole” commentò Avery, gli occhi improvvisamente accesi di interesse. “Che altro sai fare, Severus?”
 
 
1 settembre 1971, ore 22
Dormitorio femminile di Grifondoro
 
Lily si lasciò cadere stancamente sul suo nuovo letto, e sorrise nel realizzare che sprofondava nel materasso per almeno due centimetri. Saltò in piedi di nuovo e si rivolse alle sue compagne di stanza.
“Non posso credere che abbiamo dei letti a baldacchino!” esclamò. “Questo castello è… davvero magico”.
Ophelia e Artemisia si scambiarono uno sguardo perplesso, ma Mary annuì.
“So cosa vuoi dire. Sembra di stare in una fiaba, anzi, meglio: in un film Disney!” commentò con voce piena di entusiasmo.
Ophelia sembrava più confusa di prima. Artemisia le tirò una gomitata, colpita da un’illuminazione improvvisa.
“Ah, ho capito! Siete due Nate Babbane, vero? Per questo avete quest’aria stupita da tutta la sera”
commentò.
“Ooooh, davvero? Nemmeno una goccia di sangue magico, in famiglia?” si informò Ophelia avvicinandosi a Lily come per studiarla, i grandi occhi grigi spalancati cha la facevano assomigliare a una rana. Lily arretrò infastidita e si limitò a scuotere la testa brevemente.
“Già, tutti Babbani in casa MacDonald. Beh, mio zio Anthony sa fare un sacco di trucchi con le carte, e una volta ha cercato di estrarre un coniglio dal cappello; il coniglio ne è uscito terrorizzato, mia madre si è infuriata quella volta... Che io sappia, nessuna magia vera, comunque. Qualche problema?” rispose prontamente Mary, gli occhi scuri che brillavano minacciosi.
“No, figurati, non siamo di quelle fissate con la purezza del sangue” intervenne Artemisia. “È solo che sai, io e Ophelia siamo Purosangue e frequentiamo solo altre famiglie di maghi. Ophelia era solo curiosa, lei non pensa mai prima di parlare” concluse, alzando gli occhi al cielo.
“Sembra che vi conosciate molto bene” commentò Lily.
“Infatti, siamo migliori amiche da quando eravamo piccole” proclamò fieramente Artemisia. “Per la precisione, da quando Ophelia ha calpestato per sbaglio la bacchetta di mio zio Alphred, non abbiamo più rivisto la sua brutta faccia a una festa da quel momento, e… Si può sapere cos’ho detto di così divertente?” chiese rivolta a Mary, che non smetteva più di ridere.
“Scusa, è solo…Purosangue” sghignazzò “come i cavalli!”
Lily si unì alla risata. Era davvero buffo pensare che i maghi fossero rimasti fermi al Medioevo, con i loro cappelli a punta e questa sorta di aristocrazia; esistevano dei duchi e dei conti, per caso, tra questi Purosangue?
Avrebbe voluto sentirsi spensierata e sicura di sé come sembrava essere Mary, ma non poteva fare a meno di sentirsi almeno un po’ preoccupata. Severus l’aveva rassicurata che per lei Hogwarts sarebbe stata come per tutti gli altri, eppure sembrava che non fosse proprio così.
Forse le aveva mentito per proteggerla. Forse voleva solo dire che per lui non faceva alcuna differenza.
Quelle ragazze non sembravano cattive, però Artemisia aveva detto “non siamo di quelle fissate con la purezza del sangue”. Esistevano dei fissati del genere, quindi. Si sentì improvvisamente in colpa per aver guardato in modo strano i nuovi vicini di casa, che si erano trasferiti dalla Cina l’anno prima. Suo papà aveva borbottato che rovinavano l’economia inglese e sua mamma sbuffava ogni volta che l’odore di fritto entrava in casa loro attraverso le finestre aperte. I vicini avevano una figlia dell’età di Petunia, e suo padre aveva commentato che sperava non capitasse in classe con lei, altrimenti avrebbe rallentato l’apprendimento di tutta la classe. A Lily non era sembrato molto giusto, ma non ci aveva pensato più di tanto. Ora le dispiaceva molto di non aver cercato di fare amicizia con quella bambina.
Ophelia e Artemisia non smettevano di confabulare tra di loro, ridacchiando.
“Visto che per voi è tutto nuovo, vi serviranno delle guide” esordì Ophelia, scambiando uno sguardo complice con la sua amica. “Possiamo dirvi tutto quello che vi serve sapere! Per esempio, il Lago Nero è popolato di creature pericolose, e anche la Foresta Proibita, per quello, beh, è proibita”.
“Non mi dire” commentò Mary.
“Mai farsi attraversare da un fantasma” continuò Artemisia “il freddo che si prova potrebbe ghiacciarvi il cuore! L’infermiera potrebbe sistemarvi, naturalmente, ma meglio non averci troppo a che fare: dicono sia sposata con un vampiro”.
“Oh, e vi consiglio di indossare una collana di ravanelli, tiene lontani i Gorgosprizzi, chiedete pure conferma a Xenophilius Lovegood, del settimo anno… e questo martedì è la giornata dell’unicorno, perciò bisogna indossare qualcosa di luminoso…”
“Cosa? Ma siete fuori di testa, a tenere creature del genere in un posto come questo? Quel fantasma mezzo decapitato è passato a due centimetri dalla mia testa prima in corridoio!” protestò Mary, con gli occhi sgranati.
“Lasciatele perdere” intervenne una vocina sottile. Sophie aprì le tende del suo baldacchino; evidentemente aveva fatto solo finta di dormire. “Vi stanno prendendo in giro”.
“Lo sapevo!” esclamò Mary, riprendendosi istantaneamente dallo shock. Lily rise.
“No che non lo sapevi, eri terrorizzata dall’idea di aver sfiorato Nick-Quasi-Senza-Testa!”
“Io…oh, insomma, ma come vi permettete?” protestò stizzita, lanciando il cuscino contro Ophelia e centrandola in faccia.
“Che guastafeste” borbottò Artemisia, visibilmente contrariata. Lily lanciò un’occhiata grata a Sophie.
“L’avevo immaginato, comunque” disse “anche se i miei sono Babbani, sapevo già un bel po’ di cose su Hogwarts prima di arrivare qui. Me le ha spiegate un mio amico, Severus. Abita nel mio stesso paese e sua madre è una strega. Anche lui è del nostro anno”.
“Ah, quindi il tuo amico è un Mezzosangue come me” commentò Sophie con tranquillità.
Mezzosangue. Che termine orribile! Lily iniziava a pensare che non si sarebbe mai abituata a quelle distinzioni.
“Comunque, perché facevi finta di dormire?” domandò Ophelia a Sophie. Artemisia alzò nuovamente gli occhi al cielo. In effetti, Ophelia non brillava certo per il suo tatto, ma tutto sommato a Lily non dispiaceva. Preferiva avere a che fare con persone sincere, che dicono quello che pensano.
Sophie sospirò con aria abbattuta. “Volevo stare un po’ da sola. Io…io speravo di essere una Corvonero, come mio fratello Brian. Aveva ragione, l’ho sentito dire a mio padre che non ero abbastanza intelligente per farcela”.
“Ehi, ma scherzi?” esclamò Ophelia. “Non puoi essere triste, sei finita nella Casa dei vincenti! Io e Artemisia abbiamo sempre saputo che saremmo state in Grifondoro” proclamò con orgoglio.
“E poi non significa necessariamente che tu non sia intelligente” aggiunse Artemisia, gentilmente. “Mio padre dice che il coraggio è più raro dell’intelligenza, e che ci sono più Grifondoro intelligenti che Corvonero coraggiosi”.
Sul volto di porcellana di Sophie comparve finalmente un piccolo sorriso.
“È che io non conosco nessuno a Grifondoro…”
“Nemmeno io, anzi non conoscevo nessuno in tutta la scuola prima di stasera” la rassicurò Mary.
“E sono molto legata a Brian, avrei davvero voluto essere nella sua stessa Casa!”
“Vi vedrete lo stesso, no?” intervenne Lily. “Non è poi la fine del mondo. Anche io e Severus siamo stati separati, lui è finito a Serpeverde, ma noi…”
Ophelia, Artemisia e Sophie si voltarono istantaneamente verso di lei.
“Serpeverde, eh? Non resterà il tuo migliore amico ancora a lungo, allora” commentò Ophelia. Questa volta Artemisia non ebbe nulla da ridire sul suo intervento, anzi le diede manforte.
“Lily…lascia che ti spieghi. In generale, le Case non interagiscono molto tra di loro, ma Serpeverde e Grifondoro sono un caso a parte. Si detestano, sono semplicemente incompatibili. I Serpeverde sono viscidi e sleali, gente con cui è meglio non avere niente a che fare; e sono fissati con l’essere Purosangue e tutte quelle storie lì. Pensano di essere superiori e che i Nati Babbani non siano degni di essere considerati maghi…”.
“Voi non capite!” protestò Lily, furiosa. “Sev non è così! È il mio migliore amico, e non mi abbandonerà di certo per questa stupida questione delle Case! Lo sa benissimo che sono una Nata Babbana e non ci trova niente di male!”
Le tre ragazze la guardarono con aria scettica, ma non osarono replicare. Un silenzio pesante era sceso sul dormitorio.
“Se lo dici tu” concluse infine Mary “lo conosci senz’altro meglio di noi, no?”
Lily le sorrise con gratitudine.
Sophie decise che era il momento di andare a dormire per davvero, e tutte concordarono, anche se Lily continuò a sentire i risolini di Ophelia e Artemisia provenire dal baldacchino di quest’ultima fino a tarda notte.
Ci mise parecchio ad addormentarsi; gli avvenimenti della giornata le comparivano davanti agli occhi.
Papà che chiedeva un permesso speciale al lavoro per accompagnarla in stazione… Petunia in lacrime che la guardava con odio in mezzo ai sorrisi radiosi dei suoi genitori… Le Gelatine Tuttigusti +1 comprate in treno… Le carrozze che si muovevano da sole, e il cielo stellato della Sala Grande, e la magnificenza di Hogwarts… Lo stupido Cappello che aveva diviso lei e Severus.
È diverso se si è figli di Babbani?    
No…no, non è diverso.
 
1 settembre 1971, ore 23
Dormitorio maschile di Grifondoro
 
Sirius scoppiò a ridere. “Quella sarebbe la tua valigia, Peter?”
Peter annuì, incerto.
“Pensavi di doverci vivere dentro?” scherzò James. “Scommetto che nemmeno le ragazze hanno portato bagagli del genere, peserà almeno quanto te!”
Peter arrossì e balbettò: “Mia mamma mi ha costretto a portare un sacco di cose…”
“Tua mamma, eh?” commentò James. “È a lei che stai scrivendo?”
Peter annuì. “A lei e alla nonna”.
“Mi sembra un’ottima idea. Forse dovrei scrivere anch’io una lettera alla mia cara mammina” sghignazzò Sirius. “Pensavo a qualcosa del tipo: Cara mamma, ho pensato di interrompere secoli e secoli di tradizione familiare e farmi Smistare a Grifondoro. Con affetto, il tuo affezionato figlio e presto non più erede - nonché traditore del suo sangue - Sirius”. James scoppiò a ridere e Peter si unì a loro con una risatina nervosa.
“Ma sono certo che non sia necessario”, aggiunse Sirius, “avrà già ricevuto la notizia dalle mie adorate cugine. Scommetto che domani mattina a colazione troverò una Strillettera ad aspettarmi”.
Peter sgranò gli occhi. Sirius, però, non sembrava minimamente allarmato dall’idea di sentire la voce di sua madre propagarsi per tutta la Sala Grande.
“Wow, ho sempre sognato di riceverne una” commentò James, ammirato. “Mia madre non è una che urla molto”.
Peter continuò a scrivere, ascoltando la conversazione tra i due senza osare intervenire. A differenza loro, gli sembrava di non avere nulla di così interessante da raccontare.
James e Sirius sembravano non avere paura di nulla e Peter rimase ad ascoltare affascinato le loro storie. Entrambi sembravano anche parecchio ricchi, e la cosa lo metteva a disagio. Si rese conto improvvisamente di essere rimasto ipnotizzato ad ascoltare Sirius a bocca aperta, senza più scrivere.
“Oh, no” si lamentò, accorgendosi della macchia di inchiostro che si stava allargando sulla pergamena. Sospirò e la mise via. L’avrebbe riscritta la mattina successiva.
“Ehi!” protestò, quando Sirius gli sfilò di mano la piuma. Sirius andò dritto verso il letto in cui dormiva il loro quarto compagno di stanza e gli passò la piuma sotto il naso e nelle orecchie, cercando di fargli il solletico. Remus starnutì e continuò a dormire.
“Certo che questo qui è proprio partito” commentò Sirius con aria critica. “Si è addormentato appena siamo entrati!”
“Non stava molto bene” lo difese Peter, a cui Remus stava molto simpatico. James e Sirius erano incredibili, ma sentiva Remus più simile a lui, con i suoi vestiti lisi e il sorriso timido.
“Allora lasciamolo in pace” rispose Sirius. “In effetti è proprio pallido”.
“Cavolo, che sfortuna stare male il primo giorno” commentò James. “Fortuna che io non mi ammalo mai!”
 
 
 
N.d.A.
Ciao a tutti! Finalmente riesco ad aggiornare anche questa :) Le note stavolta sono chilometriche (e le ho anche tagliate).
  • L’aconito, o luparia, è una pianta che ha un effetto repellente contro i Lupi Mannari.
  • Andiamo, gente. Letti a baldacchino! Hogwarts sembra davvero uscita da una fiaba. Verrebbe quasi da credere che non sia reale xD
  • I signori Evans non fanno una gran figura in questo capitolo; non penso siano delle cattive persone, ma sono convinta che Petunia debba essere cresciuta in un clima di una certa chiusura mentale, altrimenti non avrebbe mai potuto sposare un elemento come Vernon Dursley. Lily è cresciuta nello stesso ambiente, ma il carattere profondamente diverso e anche l’esperienza a Hogwarts, che la sposta dall’altra parte della discriminazione, la renderanno profondamente diversa da sua sorella.
  • Qualche nota per quanto riguarda il numero di studenti: innanzitutto mi sono basata sul fatto che nell’anno di Harry ci sono nove Grifondoro e ho scelto di considerarlo come valore medio. Come coetanee di Lily ho scelto Mary MacDonald (citata nei ricordi di Piton) e altre tre personaggi originali, che purtroppo non avrò modo di approfondire più di tanto. Spero vi piaceranno comunque (ero sul punto di chiamare Ophelia Ortensia, ma c’erano davvero troppi fiori xD). Spero si capisca che lo scherzo di Ophelia e Artemisia è del tutto bonario, e che si noti la faccia tosta di Mary (lei lo sapeva che era uno scherzo. Come no, sicuro). Ho fatto questa scelta perché non mi piace particolarmente quando vengono descritte come coetanee e amiche di Lily tutte le donne citate nell’elenco di Malocchio sull’originario Ordine della Fenice. Questo semplicemente per una questione di verosimiglianza; l’Ordine comprendeva sicuramente anche maghi e streghe ben più adulti di Lily, e non necessariamente tutti Grifondoro. Perciò, conosceremo più avanti Alice Prewett, Marlene McKinnon e forse anche Dorcas Meadowes, ma non sono le sue compagne di dormitorio. Per quanto riguarda invece i Malandrini, ho dato per scontato che siano gli unici quattro ragazzi Grifondoro del loro anno per due motivi. Il primo è che, dal momento che accettano Peter nel loro gruppo, benché non brilli per intelligenza né per simpatia, fatico a immaginare che escluderebbero un eventuale quinto compagno di Casa. Il secondo è molto semplice: se nel dormitorio ci fossero altre persone, dovrebbero necessariamente essere cieche e sorde per non accorgersi per ben sette anni che uno di loro è un Lupo Mannaro, gli altri tre sono Animagus, possiedono un Mantello dell’Invisibilità e disegnano una strana Mappa che sarebbe il sogno di ogni stalker! Mulciber e Avery sono citati da Sirius nel terzo libro come facenti parte della cricca di futuri Mangiamorte insieme a Severus, perciò ho immaginato fossero coetanei. Non sappiamo un granché sulla loro caratterizzazione da adulti; ho cercato di mantenere quei pochi dettagli che conosciamo di Avery. Se per caso qualcuno stesse seguendo l’altra mia fic, “Sogno una Nuova Hogwarts”, sappiate che questo Avery è naturalmente il padre di Virginia. Divertitevi pure a cercare qualche somiglianza (buon sangue non mente!).
Infine, un annuncio: dal prossimo capitolo ci sposteremo al secondo anno; ebbene sì, i nostri fanciullini cominciano a crescere (lacrimuccia).
Scusate se vi ho tediato con le mie spiegazioni. Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi! Fatemi sapere cosa pensate del capitolo nello spazio per le recensioni :) 
Thalassa_
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Thalassa_