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Autore: Lupe M Reyes    03/08/2017    4 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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JOHN
 
Manca ancora un'ora all’appuntamento con Bellamy e Raven, ma mi ritrovo in anticipo, già pronta per uscire.
Seduta sul letto, mi lego l’elastico dei pantaloni. Scopro di dover allacciare la tuta più stretta del solito.
Sono giorni che mia madre che mi osserva in sottecchi; so che ha notato che mangio in modo disordinato, digiuno per mezza giornata e poi divoro la cena voracemente, di fretta, senza gustarmela. Altre volte invece salto l’ultimo pasto perché non ho mai smesso di smozzicare qualcosa da quando mi sono svegliata. So che mi sente mentre mi rigiro senza pace nel letto la notte. So che non riesce ad ignorare le mie occhiaie, ancora più accentuate del solito. Mi ha persino regalato un barattolino di fondotinta: una crema ocra pastosa e profumata, che so che costa tantissimo. Me la sono ritrovata sul comodino senza che lei ne facesse menzione. Nemmeno dopo ne abbiamo parlato. Sono uscita dalla camera e l’ho abbracciata, e basta.
 
Credo che lei si immagini che stia soffrendo per John. Una specie di reazione in differita per il suo isolamento. L’ho sentita ripetermi spesso, sei mesi fa, che forse non stavo dando abbastanza spazio al mio dolore. Non ho versato una lacrima, all’inizio. Ora sto saldando il debito, forse.
Ma non è per John che sto così male. Non solo per lui.
Oggi pomeriggio mi lancerò in un folle piano suicida. Metterò a rischio la mia vita e quella dei miei cari. Rischerò di farmi espellere e non vederli mai più e rendere i miei genitori dei genitori senza figli. Non se lo meritano. Ma che altro posso fare?
Quindi anche se mia madre non lo sa, è per lei che sto piangendo.  
 
Dal mio letto riesco a vedere lo specchio. È troppo tempo che non mi taglio i capelli. Li ho sempre portati lunghissimi, ma ora sono anche spenti, crespi. Il castano scuro, mogano, che mi piaceva tanto, non luccica più, non è setoso come un anno fa. Mi sembrano anche sottili, adesso...
Mi alzo e mi faccio una coda, controvoglia. Non è una cosa a cui normalmente farei caso ma l’immagine che mi riflette è così tremenda da rendermi impossibile non notare ogni singolo difetto.
All’improvviso a fianco del mio viso ne compare un altro.
Gli occhi verdi si stagliano nella penombra della camera, illuminandola.
“Stai meglio di quel che pensi.”,
mi dice svogliatamente. Scuoto la coda di cavallo, mi passo le mani sulla tuta bianca.
“Lo dici solo perché mi vuoi bene.”
Ci fissiamo nel riflesso dello specchio.
“Innanzitutto questo lo dici tu…”,
replica John, appoggiandosi allo stipite della porta, la testa reclinata all’indietro, al muro. Mi scruta con una smorfietta sarcastica, il mento sollevato.
Mi fa sorridere, mi lascio andare. D’istinto distendo le spalle, ruoto la testa facendo scrocchiare le ossa del collo.
Fa qualche passo verso di me. Le mani se l’è messe in tasca.
Mi guarda, al di sopra della mia spalla. Inspiro profondamente, forse per la prima volta da settimane.
“Cos’hai, Mostro?”
“Mi sei mancato.”
“Sarà bene.”
Ride, e finalmente rido anche io.
All’improvviso, è come quando avevamo dieci anni e ci nascondevamo in qualche angolo dell’Arca per non andare a scuola il giorno in cui c’erano tre ore di ginnastica. Pigiati sotto un ponte o dietro un banchetto del mercato nero, ci scambiavamo due pezzi di pane spalmati di crema e ci raccontavamo barzellette inventate da noi.
“Ti costerebbe tanto rispondermi che ti sono mancata anche io?”,
lo prendo in giro, inclinando la testa da una parte.
Lui mi lancia un’ultima occhiata divertita allo specchio e poi appoggia la fronte sulla mia spalla. Sorpresa da quel gesto morbido, intimo, torno dritta con la testa, come pizzicata dalla scossa.
Sospira, e sento il calore del suo fiato scaldarmi la pelle attraverso la maglia.
"Stai facendo la moglie trascurata?"
"Non so: stai facendo il marito stronzo?"
Ride di nuovo, con una specie di sbuffo divertito.
Appena lo sento alzarsi mi volto. Ci guardiamo senza il filtro dello specchio.
Il suo viso così familiare non smette mai di essere interessante per me. Ci scopro sempre nuovi particolari. È cangiante e mutamorfa, complesso. Come lui.
“Mi sei mancato.”
“Lo hai già detto.”
Mi scosta la coda, lasciando che ricada sulla schiena. La sua mano, nel percorso che l’avrebbe ripostata a sé, si sofferma sul mio orecchio, su cui lascia un dolce pizzicotto. Il suo pollice continua a disegnare una serie di cerchi delicati sul mio lobo, finché quello che doveva essere un buffetto affettuoso si trasforma in qualcos’altro. Non mi sta guardando negli occhi, ma osserva le sue stesse dita muoversi, poi scende sul mio collo, le clavicole, e risale alle labbra. Allora abbassa il braccio e alza lo sguardo. Torniamo occhi negli occhi.
Siamo sempre noi. Solo la vicinanza tra i nostri visi è inedita. La noto solamente quando è lui ad accorgersene, facendo un passo indietro.
Qualcosa mi spinge a non lasciarlo allontanare. Lui fa un passo indietro, io ne faccio due avanti. Ci troviamo a qualche centimetro appena. Lui ha alzato le mani, non so se per accogliermi o respingermi. Io faccio altrettanto, e ci ritroviamo in una specie di abbraccio malriuscito. Le nostre pance si toccano, il mio naso fiora il suo mento. I respiri si mescolano.
“Blair…”,
mormora, con la voce arrocchita, traballante. E anche questa è una cosa nuova. Anche quando è nervoso, arrabbiato o triste da morire, John mantiene la sua posa, l’atteggiamento. Nemmeno prima che saltasse addosso alle guardie che stavano portando via suo padre la minima emozione l'ha tradito. John non tentenna, è un attore coi fiocchi. 
E ora è completamente perso.
Se non avessi io stessa lo stomaco intrecciato, giuro che potrei ridere nel vederlo in questo stato, così disorientato, preso in contropiede.
Appoggio un palmo sul suo petto e rischia di tremarmi la mano, per quanto forte sento battergli il cuore. Lui cerca di recuperare l’autocontrollo, ferma lo sguardo sui miei occhi e decide di non muoverli più. Lo sento irrigidirsi, tentato dalla voglia di scappare.
“Non andartene.”,
lo imploro, ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Si stacca da me bruscamente, scostandomi indietro.
Scottata, resto immobile e in apnea. Tocca a me sentirmi perduta. Fisso il muro di fronte a me, ascolto i suoi passi sbattere sul pavimento. Mi sta lasciando.
 
Prima che riesca a rendermene conto è tornato indietro di corsa e mi sta afferrando le guance e il collo tra le mani, facendomi male. Le sue labbra si appoggiano sulle mie senza grazia, me le preme addosso con forza. Non è un bacio morbido, non è dolce, non è delicato. Sento il rumore del suo respiro che fatica ad entrare e uscire dal naso, mentre mi schiaccia contro di sé con il peso del suo corpo. Mi fa arretrare in fretta, inciampo su un paio di scarpe rimaste in mezzo alla stanza e lui continua a spingermi indietro finché la mia schiena non incontra il muro, non troppo gentilmente. Al contatto con la parete, sono costretta a gemere e non sono sicura sia colpa del dolore alla spina dorsale.
John sposta le mani dal mio viso e le fa scorrere giù lungo i fianchi. Mi affonda le dita nella pelle con una violenza che mi trancia il fiato. Stiamo correndo, tutti e due, come se cercassimo di recuperare in un bacio i dieci anni passati vicini senza volerci toccare.
Apro la bocca per respirare ma lui non è disposto a lasciarmi spazio sufficiente. Schiude invece le sue, di labbra, rendendo il bacio più profondo, diverso. La sua lingua trova la mia e mi riempie la bocca finché non restiamo entrambi senza aria a disposizione. Allora mi concede mezzo secondo per trarre fiato, mi passa una mano dietro la schiena, staccandomi dal muro e stringendomi a sé. È così forte che penso mi stia riempiendo di lividi solamente abbracciandomi. Le mie braccia lo cercano, veloci; infilo una mano sotto la maglietta, trovo la pelle della sua schiena, caldissima. Quando anche la mia maglia si solleva leggermente, finalmente siamo pelle a pelle e la sensazione strappa anche a lui un gemito, che fa eco al mio.
John mi fa scivolare via l’elastico in un gesto affrettato, liberandomi i capelli. Ci infila entrambe le mani, intrecciandoci le dita, scompigliandoli completamente e tirandomi la testa da una parte, per riuscire a baciarmi più intensamente. Il suo viso spinge così tanto sul mio che sto reclinando la schiena all’indietro, e se una delle sue braccia non accorresse a cingermi la vita saremmo già caduti in terra.
Poi, improvvisamente, rallenta.
La sua bocca si allontana, senza che nessuna altra parte del corpo faccia altrettanto, e leggo il guizzo di soddisfazione nei suoi occhi nell’ascoltare il lamento che mi esce di gola quando le nostre labbra si separano. Lecca dolcemente il mio labbro inferiore, prima di tornare a baciarmi.
“Dal tuo letto si vede lo specchio, vero?”,
mormora con un filo di voce, ansante come me, senza lasciarmi modo di rispondere, baciandomi ancora. E prima che io riesca a chiedermi che cosa ha in mente o a dirgli di sì, un rumore assordante mi fa sobbalzare.
 
Con un sussulto doloroso mi sollevo di scatto, ansimando. La sveglia continua a suonare imperterrita. Allungo una mano verso il comodino, cercando di spegnerla, ma riesco solo a ribaltarla in terra, il che la fa comunque tacere. Un ronzio mi stordisce i timpani.
Non mi sono addormentata per più di dieci minuti credo, eppure le lenzuola sotto di me sono bagnate di sudore. Mi passo una mano dietro il collo, sotto i capelli, scoprendolo madido. Ho caldo e vorrei alzarmi ma sento che le gambe non potrebbero sorreggermi. La testa vortica e il cuore va a centomila.
“Dio mio…”,
sussurro, senza che nella stanza ci sia nessuno che possa sentirmi. Grazie al cielo ho impostato la sveglia all’ora X. E pensare che prima di addormentarmi ero in anticipo di un’ora sulla tabella di marcia, mentre adesso… Sono in ritardo! Alla faccia dei dieci minuti! Ero così stanca che è stato sufficiente sedermi sul letto per crollare. Bellamy mi ucciderà. Ogni volta che faccio tardi si preoccupa che possa essermi successo qualcosa di terribile. E Raven è persino più paranoica di lui. Devo sbrigarmi, devo alzarmi anche con le gambe instabili e i giramenti.
Nel farlo, incrocio i miei occhi allo specchio. Ecco, ora sì che sei davvero un disastro, Blair.
Come nel sogno, mi lego i capelli con un elastico. Arrossisco al ricordo di quello che il mio inconscio è stato capace di architettare all’insaputa della mia ragione. Non ho mai sognato una cosa del genere con John. Non ho mai desiderato una cosa del genere con lui nemmeno da sveglia.
Eppure le mie iridi sono ancora dilatate e le guance rosso fuoco. Ho voglia di farmi una doccia e di bere un litro e mezzo di acqua gelata. I capelli sono indomabili, come se davvero John ci avesse immerso le dita spettinandoli… La pelle formicola e non mi sorprenderei se trovassi davvero delle macchie violacee là dove più mi ha tenuta stretta. Mi metto una mano sulla pancia. Scotta. Un brivido mi percorre la spina dorsale, come a ricordarmi la sensazione di essere schiacciate contro un muro dal petto di John. Scopro che la tensione che avevo sulle spalle si è disciolta.
La sveglia ricomincia a suonare e prima che Bellamy e Raven vengano a prelevarmi fisicamente dal lotto, afferro la mia sacca ed esco di corsa senza voltarmi indietro e senza chiudere la porta. 

****

03/08/17
Non sto nemmeno a dirvi quanto sia stato difficile scrivere questo capitolo. Spero di essere riuscita a renderlo vivido e comprensibile (oltre che divertente, come si spera sempre)! 
Attendo vostre news! Ma siate buoni ^^...
A presto!
LRM
   
 
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