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Autore: Sel Dolce    07/08/2017    2 recensioni
[Sterek | Slash | Rating giallo]
Le droghe posso farti dimenticare per un paio di ore il mondo che ti circonda, farti ridere senza alcun motivo e sentire euforico, ma certamente non possono aggiustare le cose che non vanno nella tua vita.
Alla fine si torna sempre alla realtà, che lo si voglia o no.
Le persone vive rimangono vive e le persone morte rimangno morte.
Semplice logica.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il Santa Ana soffiava con particolare prepotenza attraverso le basse alture della zona portando con sè la polvere dei canyon e un'ondata di caldo pericolosa per il chaparral costituita prevalentamente da piante resinose ad alto rischio di combustione. Per la sua intensità di calore viene soprannominato Devil's Breath, Diablo e Sundowner, quest'ultimo è un termine utilizzato per indicare un vagabondo che al calar del Sole giunge in una fattoria per scroccare cibo e un letto, riferito al vento in quanto è all'imbrunire che è particolarmente rovente, quando il terreno ha immagazzinato il calore del Sole pomeridiano.

Era la fine di marzo e l'aria all'interno della stazione di polizia dello sceriffo di Beacon Hills era particolarmente calda e ricca d'umidità. Gli agenti avevano sbottonato tutti i primi due bottoni della propria camicia e cercavano refrigerio sventolandosi con dei fascicoli, chi silenziosamente chi maledicendo tra i denti il condizionatore guasto che non potevano permettersi di riparare perché non avevano abbastanza fondi. Tra l'altro non vi erano finestre da aprire, e la porta non poteva certamente rimanere spalancata e non avrebbe nemmeno migliorato le cose.

C'era un ragazzo, seduto nell'ufficio di Noah Stilinski, completamente assorto nei suoi pensieri che nemmeno sembrava accorgersi del calore, lasciando piccole perle di sudore scivolare indistrubate lungo la fronte e poi sempre più verso il basso, fino a scomparire sotto il colletto della maglietta che indossava. Guardava dritto davanti a sè, la piccola libreria dove c'erano numerose foto.

Le guardò sentendo un profondo dolore allo stomaco, era talmente nervoso da non riuscire nemmeno a deglutire. Si sentiva osservato, tutti quei occhi erano puntati su di lui e sembravano giudicarlo. Perfino i suoi stessi occhi.

Gli puntavano il dito contro, in qualche modo, accussandolo di essere una persona orribile, la peggiore che potesse esserci e lui si sentiva così, era tutta colpa sua. Le bugie, i segreti, le parole dette di troppo, una serie di cose che avevano portato ad una tragica fine, condannandolo a vivere con più rimorsi si potessero aspettare da un ragazzo di sedici anni.

Il Mondo gli pesava addosso, un macigno enorme che voleva schiacciarlo a terra e spezzarlo in tanti piccoli pezzi. Quel peso se lo era messo da solo, con le sue stupide decisioni, con il suo stupido amore da ragazzini e il desiderio di sentirsi accettato da tutti.

Aveva tutto quello che gli serviva per essere felice, una famiglia, degli amici, un fidanzato fantastico, eppure in qualche mmodo non gli era bastato. Aveva voluto di più, essere di più.

Beacon Hills non era certo la cittadina addatta ad una coppia gay, costringendo loro a nascondersi, con appuntamenti segreti nella Riserva, mani strette sotto al tavolo e baci scambiati al volo in luoghi appartati. Tutto questo gli faceva schifo, voleva poter gridare a tutti quanto lo amasse, quanto fosse felice di averlo conquistato e di sperare di passare il resto della sua vita con lui.

E lui non c'era più, lo aveva perso per i suoi desideri. Era rimasto solo, recluso in un angolo buio con lo sguardo di tutti addosso, un bersaglio sulla schiena per tutti quei stupidi bulli che a scuola si divertivano a sbatterlo contro gli armadietti bisbigliandoli le frasi più sporche che avesse mai sentito.

Aveva perso tutto in una sola giornata e ora aveva il cuore a pezzi e anche qualche osso fuori posto.

Era lì dentro da quasi più di mezz'ora e nessuno era ancora entrato, gli agenti sembravano quasi evitare di passare davanti alla porta, timorosi di una possibile reazione dello sceriffo se qualcuno avesse infastidito il giovane, già abbastanza turbato di suo.

Si sentiva uno schifo, i polsi dolevano più del normale e non riusciva a pensare ad altro se non al dolore. Aveva bisogno di tagliarsi, almeno un'altra volta.

Il Sole era ancora alto in cielo e sembrava non voler tramontare, rendendo un'agonia la permanenza dell'adolescente nel piccolo ufficio. Voleva tornare a casa e sdraiarsi nel letto, guardare il soffitto e pensare a tutti i suoi errori.

Tornò a guardare le foto e fissò intensamente i suoi stessi occhi chiedendosi chi fosse diventato, non si riconosceva più.

Finalmente sentì qualcuno entrare nella stanza, ma non si mosse, ascoltando in silenzio la porta chiudersi alle spalle del nuovo arrivato. Evitò il contatto visivo fino a che non gli fu impossibile, vedeva tutto leggermente sfocato, le lacrime che minacciavano ancora di scivolare lungo le gote.

« Derek. » Scott chiamò il suo nome posando il casco sul divanetto, sembrava preoccupato, ma Derek sapeva che non lo era. Lo odiava, lo odiavano tutti.

« Devi parlare con qualcuno. » aggiunse vedendo che il ragazzo non sembrava intenzionato a rispondergli. Gli faceva terribilmente male vederlo in quello stato, era come ricevere ogni giorno un pugno dritto sullo stomaco.

Derek sbuffò una risata e si alzò dopo ore dal divanetto « No, non ne ho bisogno. » rispose perché lui non ne voleva sentir parlare di psicologi, psichiatri o chiunque dovesse prendere appunti mentre lui parlava. Voleva essere lasciato in pace, da solo, senza nessuno a fargli pressione.

« Sei stato appena portato dentro per aver provato a comprare della droga. » Scott quando aveva ricevuto la chiamata dello sceriffo ne era rimasto basito, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da parte di Derek. Quando era arrivato alla stazione aveva visto Noah parlare fuori con Talia e la donna sembrava sull'orlo delle lacrime, ma aveva la postura di una regina.

« Allora? » sputò con rabbia, infastidito che fosse Scott a fargli la predica. Non voleva vedere nessuno, per lo più Scott McCall.

« Allora non va bene! Stiles non avrebbe vo – »

« Stiles è morto, Scott! » urlò il ragazzo con talmente tanta forza che perfino gli agenti riuscirono a sentirlo « Il mio fidanzato è morto. Perdonami se voglio provare a dimenticare, almeno per un po'. » era stanco, tutto gli ricordava Stiles e stare lì a guardare per ore le loro foto che lo sceriffo teneva in ufficio, come il più fiero dei padri, lo avevano semplicemente fatto stare peggio.

Dimenticare, scordare, obliare, ecco cosa voleva in quel momento. Un mondo senza Stiles era troppo difficile da affrontare, preferiva morire che vivere un altro giorno senza di lui.

Scott sospirò passandosi una mano tra i capelli, in un certo verso capiva come si sentisse Derek, aveva perso il suo migliore amico, ma l'Hale si sentiva la causa.

Stiles Stilinski era morto dopo essere stato picchiato a sangue da un gruppo di omofobi che lo avevano accerchiato nel parcheggio di un supermercato dove il giovane aveva compiuto la sua ultima spesa, nella tarda sera. Avevano fatto coming out da poco, lui e Derek, ma le cose non erano andate per niente bene e quello fu semplicemente l'atto che fece traboccare il vaso.

La comunità aveva parlato per settimane di quello che era accaduto, iniziando a sensibilizzarsi sull'argomento, ad iniziare ad accettare quello che era diverso, ma Stiles ormai non c'era più. Ucciso dalla mentalità bigotta dei cittadini.

« Le droghe non ti aiuteranno. Potrai dimenticarti per un paio di ore di tutto quello che è successo, ma poi, quando ti riprenderai, Stiles sarà sempre morto. » sussurrò Scott, ricordandosi quanto si era sentito male dopo aver bevuto tre bottiglie di super alcolici per dimenticare, il mattino seguente quando si era svegliato era semplicemente scoppiato a piangere perché Stiles non era lì con lui, a ridere per i dolori post–sbornia. Aveva chiamato il suo numero di cellulare solamente per sentire la sua voce registrata per la segreteria, ma con la speranza che avrebbe risposto con la sua voce squillante ed allegra.

Derek abbassò il capo, le mani a coprire gli occhi che stavano lasciando andare le lacrime che erano state trattenute a lungo.

Stiles non c'era. Era morto.

Così come un pezzo di lui.













Angolo me:

Ciao guys!

Ecco un altra OS nata nel cuore della notte, dopo aver visto un post su Instagram.

A voi la parola, miei dolci lettori, spero che vi sia piaciuta!

A presto,

Sel



PS: Per quelli che seguono Save you from bruises, so di aver saltato tre lunedì ed aver pubblicato due OS, ma mi ha messo veramente in crisi il capitolo. L'avrò scritto e cancellato minimo venti volte, per fari capire.

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