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Autore: Urban BlackWolf    08/08/2017    4 recensioni
Michiru scorse mentalmente il titolo della prima pagina sentendosi improvvisamente le gambe molli. Ferma accanto a lei la giovane Usagi rilesse ad alta voce quello che appariva essere un epitaffio inquietante. “Consegnata la dichiarazione di guerra da parte del giovane Regno d'Italia.”
“Ecco perchè il nostro treno è stato soppresso.” Disse Ami stravolta. Lei era italiana ed ora si ritrovava ad essere nemica di alcune di loro.
“Michiru adesso cosa faremo? Dove andremo se non possiamo più varcare i confini?”
La più grande sospirò ripiegando il foglio dalla carta grigia accarezzandole poi una guancia. “Non lo so Usagi. Ma non possiamo fermarci qui, dobbiamo proseguire. Il mondo che conosciamo da oggi in poi non sarà più lo stesso.”
Legato ai racconti: "l'atto più grande" e "il viaggio di una sirena".
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Inner Senshi, Michiru/Milena, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Le trincee dei nostri cuori

 

Legato ai racconti:

L'atto più grande

Il viaggio di una sirena

 

I personaggi di Haruka Tenou, Michiru Kaiou, Ami Mizuno, Usagi Tsukino, Rei Hino, Makoto Kino e Minako Aino appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf


 

 

 

In questa vita o nell’altra

 

 

Avevano due cavalli, due fucili ed una pistola. Non molto, ma sufficiente. Nascosti tra il fitto della foresta, senza non poche difficoltà, si ritrovarono a decidere velocemente il da farsi. Le situazioni da evitare erano molteplici; innanzitutto non essere visti dai due soldati posti a presidio dell'esplosivo, uno a sbarramento del ciglio della diga, l'altro sul greto opposto, a guardia della seconda carica, entrambi pronti a correre verso le lunghe micce d'innesco una volta intravisto il gruppo. Il tutto cercando di non incontrare Daniel Kurzh, il quale odio per Haruka era cresciuto esponenzialmente ad ogni smacco subito.

Era evidente che un'altra priorità fosse quella di avvertire ed organizzare una possibile evacuazione degli abitanti del paese più a valle, com'era chiaro che se qualcuno avesse dovuto rischiare la pelle, questi sarebbero stati i più forti e veloci del gruppo, ovvero Stefano ed Haruka. Naturalmente questa soluzione sin da subito non era stata presa benissimo ne da Michiru, ne tanto meno da Giovanna.

“Io vengo con te!” Fermi a semicerchio verso la fine della foresta, Kaiou diede vita all'ennesimo sbarramento difensivo seguita dall'amica, che invece di schierarsi a favore delle idee della bionda, stava continuando implacabilmente a fare con l'insegnante fronte comune. Una testudo degna del più potente degli eserciti.

“Ruka, Stefano, non andrete da soli.” Aggiunse la donna più grande forzando la sorella a continuare un'opera di persuasione che proprio non era nella sua natura.

Non abituata a dare spiegazioni, Haruka cercò per l'ennesima volta di far capire loro che per la buona riuscita del piano, ognuno avrebbe dovuto svolgere al meglio il compito assegnatogli, senza fiatare e soprattutto, senza pupesce azioni di disturbo. Menomata nei movimenti, Giovanna non avrebbe dato che fastidio, mentre Michiru, non sapendo assolutamente nulla di armi, anche impegnandosi non avrebbe potuto riconoscere un innesco da un candelotto di dinamite. Ma se la prima sapeva sparare bene, la seconda, non altrettanto capace, avrebbe peró potuto dare l'allarme raggiungendo il sito a cavallo e convincendo la popolazione degli abitati del fiume usando quel tatto e quella determinazione che le altre non avevano.

“Michiru ragiona! Con i cavalli che abbiamo sarete a valle in meno di dieci minuti, ma avrete bisogno sicuramente di molto più tempo e pazienza per convincere le persone di un possibile straripamento del lago. Serviranno diplomazia, dialettica e sangue freddo. Tutte caratteristiche che tu possiedi. Come credi reagirebbe la gente se a farlo fossero le ragazze? Senza offesa, ma ci vuole l'avvallo di un adulto per una cosa tanto urgente.”

“Ed io che cosa dovrei fare secondo te?”

“Giovanna, io e te a cavallo non ci sappiamo andare, giusto? Quindi...” Con il suo sorrisetto anche se meno guascone del solito, le consegnò il Mannlicher Carcano a ripetizione manuale sottratto ai taglia gole.

“E' un fucile da cecchino. Cosa dovrei farci?”

“Ti nasconderai con Minako nei pressi della diga e terrai sotto tiro i due soldati. Ti lascerò il binocolo così potrai osservare meglio come e se riusciremo ad arrivare alle cariche. Se uno di noi dovesse fallire... - sostenne quella richiesta stringendole una spalla - non dovrai lasciare che la strada salti. Credi di poterlo fare sorella?”

La maggiore sapeva tirare e con un'arma tanto precisa non avrebbe fatto fatica a centrare un qual si voglia bersaglio, anche se in movimento e da così lontano. Ma da li a cercare di ferire senza rischiare di uccidere il discorso si complicava. E non poco. Forse Makoto sarebbe stata più indicata, ma affidarle un'arma, per giunta la stessa dell'uomo al quale aveva strappato la vita, era un'assurdità. Haruka per prima si sentiva titubante nell’affidare quei compiti, ma non poteva fare altro. Avrebbe voluto che tutte fossero riuscite ad allontanarsi, a mettersi in salvo, perché da li a breve nessun luogo sarebbe stato più sicuro, che si fosse trovato ai margini della foresta o nei pressi del greto del fiume.

Giovanna prese la carabina inforcando la cinghia alla spalla stringendo le labbra di malavoglia, sapendo in cuor suo che Haruka aveva ragione. Se soltanto quella brutta sensazione di abbandono l'avesse lasciata respirare più agevolmente, avrebbe accettato quel piano con meno reticenza. Guardando la sua bellissima sorellina se ne fregò dell'imbarazzo abbracciandola stretta come non faceva da anni e con sua grande sorpresa l'altra contraccambiò quel gesto con ancora più forza, soffiandole nell'orecchio un ti voglio bene che sgretolò la ferrigna volontà di entrambe di non commuoversi di fronte al gruppo.

“Vedi di non fare cretinate.” Le intimò infine la maggiore dedicandosi poi a Stefano.

“Ora in famiglia abbiamo due disertori. Bel risultato, nulla da dire...” Rise la guida mentre passando una mano tra i capelli di Michiru si perdeva nei suoi profondissimi occhi blu.

“Ruka non essere imprudente. Mi raccomando! Ti scongiuro anima mia...”

“Andrà bene vedrai. Coraggio andate.” Le disse sfiorandole appena le labbra non curante degli altri.

Così si divisero approfittando della luce radente del tramonto. Michiru e le altre tre ragazze si diressero galoppando verso la valle, Giovanna e Minako trovarono un punto coperto dagli alberi da dove tenere sotto tiro i soldati ed Haruka e Stefano sgattaiolarono sul greto nascondendosi dietro ad un alto costone bianco, facendo il punto della situazione decidendo quale dei due sarebbe sceso in acqua. Sporgendosi guardarono le vedette fare la ronda ed i candelotti di dinamite raggiunti da cordicelle scure.

“Vedi dove hanno piazzato l'esplosivo Haru.”

“Si. Cosa ne pensi invece della miccia? Secondo te se dovesse essere innescata avremo il tempo di fuggire?”

“Non so quale tipo abbia acquistato quel figlio di puttana. Se però dovesse essere a combustione veloce... potrebbero essere problemi.”

La bionda tornò nell'ombra della roccia sospirando rumorosamente. Se fosse stato così avrebbero avuto solamente una manciata di minuti per mettersi in salvo oltre il greto del fiume.

“Hei Tenou... Non dirmi che hai paura?!” Sorrise dandole una leggera gomitata.

“Non è che mi esalti crepare a vent'anni!” Rispose acida deglutendo.

“Non creperà nessuno. - Sicuro tornò a guardare i soldati indicando con il mento quello a guardia della sponda opposta. - Lo riconosci? E' Pietro Haster...”

Fissando un punto indecifrato del fiume pensò che quel nome le fosse famigliare. “E allora?”

“Che testa che hai! La sua famiglia abita nel nostro quartiere e lui è un mio buon amico, ma cosa ben più importante, non sopporta Kurzh, perciò passerò io dall'altra parte, così nel caso… spero non mi spari contro.”

Poco convinta la ragazza tornò a guardare le cariche. Erano posizionate ai lati della struttura, ma ad altezze differenti. Quella sul lato opposto del fiume aveva una miccia molto più corta e si poteva arrivare a disinnescarla solo dal colmo stesso della diga. L'altra invece poteva essere raggiunta anche arrampicandosi sulle rocce dove si artigliava il basamento della struttura. Haruka dedusse che per la sua posizione, appoggiata ad una delle nicchie di rilascio dell'acqua, se innescata sarebbe stata quella che avrebbe provocato i danni maggiori.

“Allora è deciso?! Io guado e vado sulla strada. Proverò a parlare con Pietro e spero di non dover usare la pistola.”

“Va bene. Vai ora che i soldati stanno facendo la ronda verso il lago.”

“Stai attenta Haruka e qualunque cosa accada dattela a gambe, soprattutto se dovessi incontrare Kurzh.”

“Stai pur sereno che meno vedo quel porco meglio è.” Afferrandogli la mano continuò con il ricordargli di sparire non appena la miccia fosse stata neutralizzata.

“Sei sempre un disertore Stefano... e gli altri soldati sono ancora in giro.”

“Agli ordini!” Disse acceso d'eccitazione. Camminando rapidamente scese nelle acque del fiume iniziando a guadarlo.

Scuotendo la testa la ragazza lo vide lottare contro la corrente, incespicare un paio di volte venendo sommerso quasi fino al collo, ma arrivare dall'altra parte sano, salvo e bagnato fradicio. Un gesto d'intesa ed il fante iniziò a correre su per il declivio arrivando indisturbato fino all'inizio della strada, schiacciandosi contro una specie di torretta che serviva da locale tecnico per la gestione delle chiuse.

Inquadrandolo dentro le lenti del cannocchiale Giovanna lo vide avanzare raso muro e sparire dietro l'angolo. Passando l'oggetto a Minako seduta accanto a lei, si sistemò sopra il fucile appoggiato su un tronco caduto. L'indice destro a sfiorare il grilletto. La sinistra serrata al poggia mano. Gli occhi fissi sulla strada, ed in particolare al secondo dei due soldati, ovvero quello più lontano. La testa impegnata in un mantra continuo; Signore ti prego non farmi uccidere.

“Riesci a vedere bene?” Chiese la biondina guardando il cielo iniziare lentamente a tingersi di rosso. Presto la visibilità sarebbe inesorabilmente calata.

“La ghiera si e Stefano anche, ma non vedo dov'è Haruka.” Maledizione aggiunse continuando a tenere d'occhio i movimenti di quel Pietro.

L'occhio alla piramide del mirino, come un prolungamento di se, il respiro leggermente accelerato, ma costante. Dopo qualche secondo a Giovanna sembrò che tutto il mondo circostante si offuscasse lentamente andando via via in dissolvenza, lasciando che solamente la diga sotto di lei rimanesse bene in evidenza. Concentrata fino a provare bruciore agli occhi vide il primo soldato avvicinarsi lentamente a Pietro che intanto stava guardando fissamente un angolo della torretta.

Porca puttana lo sapevo che era un'idea idiota! Pensò sfiorando con il polpastrello il freddo metallo del grilletto tenendosi pronta a sparare non appena la vita di Stefano fosse stata in pericolo.

Non immaginando di avere le spalle sotto il tiro di Giovanna, compagna di scuola che solamente cinque anni prima aveva gravitato nella sua stessa comitiva, Pietro Haster, ragazzo dalla corporatura imponente, massiccio, un albino di un paio d'anni più grande di Astorri, lo intravide dietro il muro intuendo ancor prima di parlargli quali fossero le sue intenzioni. Si era liberato, era scappato per fermare l'esplosione e con molte probabilità sarebbe stato o ucciso o gettato in carcere per anni.

“Se fossimo in guerra saresti già stato messo al muro… idiota.” Disse piano vedendo con la coda dell'occhio l'altra sentinella, uno dei fedelissimi del Dragone, avvicinarsi.

“Pietro non vorrai renderti partecipe di questa pazzia vero?! Se le cariche esplodono provocheranno una strage a valle.”

“Stai tranquillo, al massimo fotteremo i raccolti di coloro che hanno le coltivazioni accanto al greto.” Rassicurò sfiorando la canna del fucile che portava in spalla.

“Amico tu sei un contadino proprio come me e lo sai di quanta cura ha bisogno un campo per crescere. Anche se non facessimo vittime con l'acqua, senz'altro andremo a farne con la fame.”

Tenendo sempre d'occhio il compagno che stava lentamente sopraggiungendo, gli chiese quasi con disperazione cosa avrebbe potuto fare lui, soldato semplice, per impedire il verificarsi di quel funesto evento senza incorrere nella diserzione.

“Non posso schierarmi con te Stefano, lo capisci?” Ed imbracciò l'arma.

“Haster c'è qualcosa che non va?” Chiese l'altro sfilandosi la cinghia dalla spalla.

“No, no. Credo una volpe. - Urlò per poi aggiungere sottovoce. - Astorri levati dai piedi prima che sia costretto a spararti!”

“E tu lasceresti venir giù l'unica strada bloccando tutti i commerci della zona per settimane, per da retta ad uno straniero folle che non ha fatto altro che trattarci come pezze da piedi solamente perché il nostro paese non vuole scendere in guerra? No. Non ci credo. Avanti... sparami, ma quella miccia non deve essere accesa.”

“Sei completamente fuori di senno!” Armò non troppo convinto il fucile mentre visto quel movimento, l'altra sentinella iniziava a correre.

“Haster arrivo...” Ma un proiettile gli trapassò il polpaccio sinistro facendolo cadere in terra mentre l'eco dello sparo si estendeva nell'aria del crepuscolo.

Voltandosi di scatto sulla difensiva Pietro si portò il calcio di legno alla spalla puntando in direzione dell'inizio del bosco da dove presumibilmente era partito il colpo prima di venire tramortito da un pugno bene assestato alla base del collo.

“Scusami amico, ma così nessuno ti incolperà di essere un traditore.” Gli disse afferrandolo mentre scivolava tramortito.

“Astorri, ma cosa stai facendo?” Mugulò l'altro tenendosi la gamba prima che la suola non lo colpisse in faccia.

Vista la scena con il binocolo, Minako esultò schizzando in piedi mentre la ragazza ancora accovacciata in terra si passava una mano sul viso. Grazie al cielo questa è andata. Si disse Giovanna dandosi qualche istante per riequilibrare respiro e battito cardiaco.

Sporgendosi dal parapetto, Stefano strappò la prima miccia, poi agitandola in aria la mostrò ad Haruka uscita dall'ombra delle rocce.

“Non c'è bisogno che ti arrampichi Haru. Posso disinnescare l'altra carica anche da qui.” Urlò prima che svariati colpi d'arma da fuoco lo costringessero ad abbassarsi di colpo.

La ragazza capì che molto probabilmente stava sopraggiungendo il restante gruppo di soldati. “Scappa, non pensare alla miccia. Vai verso il bosco!” Gli rispose vedendolo correre in direzione della carica ancora attiva.

“Ci metto niente!”

“Ho detto di scappare! Ci arriverò io da qui. Vai!” Haruka raggiunse il lato della diga mentre una scarica di colpi schizzavano sul cemento della strada ed altri provenienti dal bosco cercavano di coprire la fuga del fante.

Stefano non poté afferrare la seconda miccia ed iniziando a dirigersi verso il crinale sperò nel meglio. Sarebbe stato esposto e se Giò non gli avesse coperto le spalle lo avrebbero ammazzato.

 

 

Una serie di echi soffocati arrivarono alle quattro ragazze portati dalla corrente del fiume. Michiru smise di parlare con alcune donne puntando lo sguardo verso la struttura della diga che si intravedeva a malapena. Uno scontro a fuoco! Questo voleva dire che li avevano scoperti.

“Allontanatevi dalla sponda e andate a dire alla gente di ritorno dai campi di non entrare in paese. Per l'amor di Dio andate immediatamente verso il crinale.” ordino' afferrando le redini del cavallo di Stefano issandosi in sella. “Ami pensa tu alle ragazze.”

“Tu dove vai?” Chiese agitata l'infermiera.

“Da Haruka!” E colpendo con i tacchi i fianchi dell'animale lo lanciò al galoppo.

“Michiru fermati, non fare pazzie!” Ma ormai aveva già guadagnato svariati metri dirigendosi con la furia di una amazzone verso la struttura.

Aspettami amore mio, sto arrivando.

Haruka serrò le dita ad uno spuntone roccioso pronta ad iniziare la salita. Stava provando paura. Se non avesse fatto in fretta a raggiungere i candelotti di dinamite e a darsela a gambe, i soldati sulla ghiera l'avrebbero scoperta ed abbattuta senza tanti complimenti. “Boia! Datti una mossa!” Masticò fra i denti incitandosi a far presto prima che una voce maschile proveniente dalle sue spalle non le intimasse di fermarsi.

 

 

Stefano riusci' a fiondarsi tra le prime frasche gettandosi in terra tra rami e fango mentre Giovanna continuava ad armeggiare con il percussore caricando e sparando velocemente.

“Tutto bene?” Chiese mantenendo sotto tiro i cavalli dei soldati fermatisi nei pressi della strada.

“Si. Credo di si, ma Haruka è ancora sul greto.”

“Dannazione!” Imprecò guardando il luccichio del fiume mentre l'altro spiegava come si dovesse ancora eliminare il secondo innesco.

“Dov'è Kurzh.”

“Non l'ho visto.” E Giovanna ebbe un brivido iniziando a zoppicare lungo il margine della foresta seguita dagli altri due.

“Dove vai?!”

“Ad aiutare mia sorella!”

 

 

“Vi consiglio di non avanzare oltre Haruka Tenou.”

La ragazza si fermò all'istante riconoscendo quel timbro odioso e odiato. Sospirando chiuse gli occhi. Ora era davvero nei guai. Si voltò sotto il tiro di una pistola, mentre il cessare degli spari ed il vociare dei militi sopra di lei suggerivano che lo scontro a fuoco era terminato. Stefano si era salvato o era stato colpito ed ora giaceva morto o ferito lungo il crinale?

“Scendete e deponete in terra l'arma.” Intimò freddo.

Lei obbedì. Un paio di saltelli sulle rocce e si ritrovò le suole degli stivali sui sassolini del greto. Sfilandosi lentamente il fucile dalla schiena l'abbandonò accanto ai piedi.

“Alzate le braccia e venite avanti.” Estremamente soddisfatto la vide procede di qualche metro prima di intimarle nuovamente di fermarsi.

Iniziò a studiarla attentamente, molto più di quanto avesse fatto la prima volta che avevano avuto occasione d'incontrarsi. Non aveva mai capito come Michiru avesse potuto invaghirsi di quella donna. Era molto bella è vero, ben proporzionata, senza dubbio affascinante nella sua androgina figura, ma forse solo in quel momento, avendone in mano la vita, vicinissima, ma in egual misura lontana, irraggiungibile per chiunque non fosse stata lei a scegliere, Daniel Kurzh afferrò l'arcano segreto che quella ragazza portava dentro la profondità del suo sguardo. Una forza a tratti riscontrata anche nella sua fidanzata, soprattutto durante le discussioni, quando lei s'impuntava superba, quella sfida caparbia al mondo maschile che strutturava la loro società e che lo aveva sempre indispettito, ma al contempo attratto in Michiru, portandolo a volte a vacillare e tremare di passione.

Un fremito lo colse e con fredda lucidità puntò la canna della pistola alla miccia ed esplodendo un paio di colpi accese il cordame scuro. Poi dopo qualche secondo sparò un terzo colpo. Dritto davanti a lui.

Corrugando la fronte Haruka rimase in apnea. Non provò subito dolore, ma capì d'essere stata colpita all'altezza del fianco destro, perché sentì immediata mollezza nelle gambe non potendo impedire alle giunture di piegarsi. Cadde così in ginocchio attendendo. Portandosi i palmi al busto sentì il viscido calore del sangue iniziare a macchiarle la camicia. Tornò a guardarlo negli occhi aspettandosi l'ultimo colpo. Il braccio armato ancora teso di fronte a lui, il viso di pietra. Ma non si udirono altri spari. Rinfoderando la pistola e controllando la miccia che velocemente stava bruciando scintillando verso la dinamite, voltò il cavallo lanciandosi al galoppo.

Qualche secondo e Michiru se lo vide arrivare contro tirando le redini imitata dall'uomo. “Daniel...” E tacque non riuscendo a dire altro.

“Michiru ti consiglio di andartene immediatamente. La diga sta per saltare.”

Haruka pensò terrorizzata nel vederlo tanto freddo. “Cosa le hai fatto!”

“Vieni con me. Lasciamoci tutta questa storia assurda alle spalle.” Disse porgendole la mano sorridendo. Un ghigno che le gelò il sangue.

Facendo arretrare di qualche passo l'animale, lo guardò attanagliata dal terrore e lui capì che era finita. Impugnando la Luger d'ordinanza le intimò di smontare dalla sella.

“Cos'hai fatto alla mia Ruka.”

Ma l'uomo non rispose, aumentando solamente quel sorriso satanico più loquace di mille parole. Scuotendo la testa incredula, Kaiou si voltò allora pronta a correre, ma lui la bloccò minacciandola.

“Michiru... se non vuoi raggiungerla all'inferto fermati immediatamente!”

Serrando i pugni lei non lo degnò neanche di uno sguardo ed al primo passo verso l'allontanamento il grilletto scattò nuovamente.

Bloccandosi, l'insegnante irrigidì le spalle serrando gli occhi sentendo il colpo disperdersi in un suono sordo, tetro, poi tornando ad inondare i polmoni d'ossigeno iniziò a correre verso la bionda che a qualche centinaio di metri da loro stava cercando di rialzarsi.

Kurzh la guardò abbassando la canna ancora calda dal cielo al terreno. Non era riuscito ad ucciderla, anche se sapeva che da li a breve ci avrebbe pensato la diga. Afferrando le redini alla cavezza del secondo cavallo strinse la briglia del suo lanciandoli verso il greto del fiume.

Giovanna lo vide spuntare dall'alveo correndo verso i soldati per poi allontanarsi.

“Quello è il mio cavallo! Quello che ha preso Michiru...” Disse Stefano sentendo la mano della donna arpionargli il braccio.

 

 

Michiru le fu accanto sorreggendola prima che potesse crollare nuovamente. Se la strinse al petto adagiandola in terra. Madida di un sudore incontrollato e con il fiato corto, Haruka se la guardò come se avesse appena avuto un'apparizione.

“Michi sei qui...” Soffiò poggiandole la fronte sul collo. Si sentiva tanto stanca.

“Oddio Ruka... fammi vedere.” Ma non appena cercò di scostarle la destra dal fianco, la bionda si oppose cercando di scuotersi. Doveva mandarla via.

“Vattene Kaiou! Sta per... saltare...”

“Non dire assurdità. Coraggio, ti aiuto io. Dai Ruka. - Passandole la spalla sotto l'ascella cercò di far leva sulle gambe per sollevarla, ma avvertì più resistenza di quanto pensasse. - Mi devi aiutare. Sei troppo pesante...”

Facendo uno sforzo sovrumano, Haruka si ritrovò il piedi contro il corpo dell'altra, iniziando così a camminare puntando alle rocce che qualche minuto prima avevano nascosto lei e l'amico. Gli ultimi metri risultarono devastanti per entrambe. Con Haruka svuotata da ogni stilla vitale, Michiru dovette trascinarla riuscendo con dolore ad adagiarla contro la parete rocciosa.

“No Ruka mia. Ti prego... ancora un po'. L'inizio del greto è qui vicino.” Ma umanamente non poteva costringerla oltre. Stringendo nel pugno una manciata di sassolini, Haruka gemette. Trovandosi gli indumenti imbrattati di sangue, l'insegnante ebbe un singulto sforzandosi di non scoppiare a piangere. Prendendo il suo fazzoletto iniziò a premerlo sulla ferita continuando a tenerle gli occhi puntati contro. Non voleva vedere altro Michiru. Altro che lei.

“Ascoltami, devi andar via. Tu ce la puoi fare... a correre... Vai da Giovanna... alla foresta.”

“Ti ho detto che non voglio...”

“E' inutile che si muoia entrambe!” La zittì rendendosi conto troppo tardi di averle provocato un leggero pianto.

“Scusami. Non volevo essere brutale...” Disse sorridendo cercando di sfiorarle una guancia non riuscendoci.

Afferrandole la mano ormai priva di forza l'altra ne imitò il gesto iniziando ad accarezzarle il viso. “Io non me ne vado senza di te Haruka!”

“Sei una pazza...”

“Ad essermi innamorata di una gran testarda? O si lo so. Lo so bene.”

“In questa vita o nell'altra?”

“In questa vita o nell'altra.” Ripeté sorridendole a sua volta. Non sarebbe stata esistenza degna d'essere vissuta altrimenti.

Continuando a tenerle premuto il fazzoletto sul fianco, Michiru le si sedette accanto poggiandole la testa al petto. Avrebbero aspettato li lo scoppio e forse quell'ammasso di rocce le avrebbe protette dai detriti e dall'acqua.

“Mi sarebbe piaciuto...” Rivelò la bionda stringendo il palmo della mano su quella dell'altra ormai completamente invischiata di sangue.

“Cosa mio amore?” Rispose sentendola tremare leggermente tra un respiro e l'altro.

“E' meraviglioso sentirsi chiamare così...”

“Ti sarebbe piaciuto?”

“Vivere... insieme.”

Michiru se la strinse ancora di più contro, mentre Tenou le chiedeva di non aver paura.”Non ne ho con te vicino Ruka, ma se dove stiamo per andare non dovessi trovarmi?” Chiese ingenuamente.

“Io ti troverò ovunque...”

“Me lo prometti?”

“Si amore mio. Te lo prometto.” Un ultimo sguardo d'intesa, lo sfiorarsi delle labbra, poi un boato squarciò il silenzio della sera.

 

 

 

 

Note dell'autrice: Doveva essere l'ultimo capitolo? E no....

 

Scusate il ritardo, ma il caldo e soprattutto, le situazioni sopra descritte mi hanno un po' provata. Portate come al solito pazienza con i tempi dei verbi, li aggiusterò man mano, come ho cercato di fare con tutti i capitoli di tutte le mie storie.

A prestissimo per la fine di questo spaccato di vita. Baci...

 


 

 

 

 

 
   
 
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