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Autore: Josciusagee    08/08/2017    0 recensioni
Narrano che il monaco Miroku, prima di incontrare Inuyasha e gli altri, abbia vissuto tante favolose avventure di cui non ha mai reso partecipi i suoi compagni di tribolazione (si dice che neppure Sango, pur dopo anni di matrimonio, ne sia mai giunta a conoscenza) e che le abbia sempre affrontate "fischiettando un’aria allegra, come dicono capiti ogni tanto agli uomini sui vent’anni, quando sono molto felici o profondamente innamorati".
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miroku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo – Dove Miroku riesce ad attraversare il mercato di Naniwa senza comprare nulla
 
 
 
Nessun mercante vi assorderà di più con i suoi richiami, nessun bottegaio mentirà con altrettanta impudenza, nessun contadino decanterà meglio la freschezza dei suoi prodotti di quanto non succeda nel quartiere commerciale di Naniwa, lungo il rettilineo che si estende dalla Porta dei Serpenti fino al Tempio della Salamandra. L’incessante viavai dei garzoni; gli assembramenti delle massaie che, tra una compera e l’altra, si fermano volentieri a spettegolare, ostruendo immancabilmente i passaggi principali; la sollecitudine delle servette più giovani, tutte intente a non lasciarsi abbindolare dagli imbonitori, perché sanno che altrimenti, una volta rientrate dai loro padroni, saranno duramente rimproverate per la loro sventatezza; la disinvoltura delle serve in età da marito, già più smaliziate nelle contrattazioni, ma non così deluse dalla vita da non sognare ancora un giovane bellissimo che le rapisca per prenderle in sposa, come pare succeda nelle favole; l’andatura pigra e strascicata degli oziosi, che non acquistano nulla, ma in compenso fan perdere tempo a tutti; l’alterigia ostentata dai famigli delle case signorili, i quali pretendono di essere serviti con priorità assoluta, a dispetto di chi si è incamminato in piena notte per arrivare in città all’alba e rincasare prima che il sole culmini; la curiosità genuina dei forestieri, che si guardano in giro incantati, come se non avessero mai visto niente del genere prima d’ora: ecco, mettete insieme tutto questo, e avrete solo una vaga immagine, per forza di cose sbiadita e inefficace, di quel formicaio brulicante che è il mercato di Naniwa; un posto che un poeta poco noto dell’epoca Heian aveva addirittura osato paragonare all’inferno.
Assurdo! pensò Miroku, l’inferno dovrebbe essere un luogo buio, freddo e silenzioso: un luogo dove non è ammessa la speranza; e qui, invece, sono tutti disposti a cederti un poco di speranza, purché sia ad un prezzo ragionevole per ambedue le parti. A buon diritto quel cattivo poeta è stato ormai dimenticato! concluse il monaco tra sé e sé. Arrivava da Ovest e quindi doveva necessariamente passare dalla Porta dei Serpenti per entrare in città, perciò gli sarebbe toccato attraversare il quartiere commerciale. L’idea non gli dispiaceva. In altre parti del mondo, i mercanti avevano l’occhio esercitato a distinguere gli squattrinati dai ben forniti, e mentre ai primi dispensavano sorrisi e parole melate, agli altri era riservato invece uno sguardo sprezzante: se non fossero stati troppo occupati a servire i clienti, avrebbero volentieri mandato i garzoni a chiamare le guardie, per far arrestare i viandanti senza soldi con l'accusa di vagabondaggio. A Naniwa invece – pur con la stessa capacità di valutazione della situazione economica dei passanti – i venditori sorridevano a tutti, indistintamente. Si sarebbe detto che, anche se non avevi un soldo, ti avrebbero esortato comunque a contrattare, dicendoti: vediamo cosa puoi riuscire a ottenere, in cambio delle quattro pulci che ti ritrovi nelle tasche; e sarebbe partita la negoziazione.
Miroku ci andava in media una volta ogni cambio di stagione, a Naniwa; e alcuni commercianti lo conoscevano ormai di vista e lo chiamavano per nome:
 
“Ehi monaco, assaggia queste pesche! Ne vuoi un po’?”
“Grazie, ma ho già fatto colazione! Domani, senz’altro!”
“Miroku, guarda quant’è affilato questo pugnale! Dai, dimmi una cifra!”
“Sembra di ottima fattura, ma adesso vado di fretta!”
“Non è ora di cambiare quei sandali, bonzo? Che diranno, le ragazze?”
“Hanno fatto tanta strada, ne faranno altrettanta!”
“Dai, Miroku, non prenderci in giro: tanto si capisce che hai la bisaccia piena di quattrini, da come la tieni stretta!”
 
Quanto a questo, non si sbagliavano. Si dice che gli dei ascoltino i progetti degli uomini e sorridano: pertanto, occorre mantenersi sempre umili e prudenti, senza perdersi dietro ai propri sogni con la presunzione di arrivare a realizzarli; perché, in quel caso, l’indifferenza degli dei muterebbe in ostilità e la propria tracotanza sarebbe punita in modo assai crudele. Eppure, Miroku aveva osato fantasticare e sperare; e, ciò nonostante, i suoi piani erano stati coronati dal successo: prima aveva aiutato una carovana di mercanti a liberarsi da un dispettoso spiritello della foresta che li tormentava; poi aveva guarito con una pozione una ragazzina affetta da una tosse secca e fastidiosa che si trascinava da mesi; infine, era stato chiamato da un ricco artigiano per scacciare lo spirito del fratello defunto con il quale, ai tempi, non aveva diviso equamente l’eredità paterna. Il monaco era riuscito a dare la pace a quell’anima in pena, purché l’artigiano devolvesse metà del patrimonio alla vedova e ai figli del fratello; e così era accaduto.
Perciò i venditori del quartiere commerciale non si erano ingannati: Miroku aveva con sé una discreta sommetta; solo, voleva cominciare a spenderla in un altro modo: giunto nei pressi del Tempio della Salamandra, piegò a zigzag apparentemente senza una meta, fino a giungere nei bassifondi; qui, le facce che si incrociavano avrebbero reso il cuore molto meno saldo a gente molto più ardita del giovane monaco, ma lui non se ne curò e continuò invece a camminare verso la locanda dove avrebbe presto assaporato sensazioni paradisiache; e anzi, al solo pensiero prese a fischiettare un’aria allegra, come dicono capiti ogni tanto agli uomini sui vent’anni, quando sono molto felici o profondamente innamorati.  
   
 
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