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Autore: KomadoriZ71    09/08/2017    3 recensioni
[ Fan Fiction ~ Giovanni, Ivan, Max, Cyrus, Ghecis & Acromio ]
"Sono passati anni da quando i Leader dei vari Team hanno provato a mettere in ginocchio le regioni dei Pokémon ma, a causa di ragazzini spuntati fuori da chissà dove, ognuno di loro ha visto ogni progetto andare in fumo.
Ma che fine hanno fatto, ora che la pace sembra essere tornata?
Semplice: sono stati arrestati e ora si ritrovano limitati dentro un carcere di altissima sicurezza, il quale è stato costruito sopra a un isolotto posto in punto sperduto del mare.
Cosa mai succederà all'interno delle minuscole celle?"
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Cyrus, Ghecis, Giovanni
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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14. Dum Spiro, spero
14. Dum spiro, spero.
(parte prima)
By Xavier

cirosvegliatièprimavera


Cosa mi spaventa più della morte? Acromio, certamente. Prima, ciò che più temevo era proprio perire entro queste quattro mura, giovane o vecchio poco importava, impossibilitato ad evadere per tornare ai miei studi e ai miei piani. Adesso, temo il suo sguardo più di qualsiasi altra cosa, temo di finire sotto le sue grinfie ed essere sottoposto ad ogni suo trattamento, proprio come una cavia. Porto ancora i segni delle sue torture, non andranno via presto e fanno male, tanto male. Sento la mia pelle bruciare ad ogni tocco ma, ancor di più, sento ardere la mia voglia di libertà e la otterrò, la libertà, anche a costo di scavarmi un tunnel nel pavimento con un cucchiaio, finire in mare e diventare pasto per gli Sharpedo che infestano la zona. Almeno morirei libero, e potrei vantarmi di essere evaso! Purtroppo però, ho solo un bisturi al mio servizio, quella maledettissima arma usatami contro da quel pazzo, e non ho intenzione di sprecarla nel vano tentativo di segare le sbarre, sarebbe inutile.
Non dormo da oltre ventiquattr'ore, da quando è passato a salutarmi non sono più riuscito a chiudere occhio. Come potrei dormire sapendo di avere quella spada di Damocle puntata sulla mia testa, pronta a ferirmi? Non so cosa abbia in mente, ma non sibilerò neppure una lettera in sua presenza, morissero con me tutti i miei segreti!
Ma, a quanto pare, non sono l'unico in questa condizione. Vedo che anche Maxie fatica a rilassarsi, mangia poco ed è piuttosto nervoso, deve aver litigato con Ivan, forse gli manca, che sciocco, se crepa prima di me sono davvero spacciato. Che abbiano scelto anche il pirata tra coloro che dovranno partire per Unima? Fortunato, ma considerando quant'è stupido non coglierebbe neppure l'occasione per scappare. Ah, se solo avessero scelto me, accidenti! Ma come avrei potuto prevedere una cosa simile?
Mi stropiccio le palpebre per un minuto intero, le riapro e vedo un'immagine ancora sfocata al di fuori della cella, è un'ombra o è reale? Sembra una figura snella e slanciata con le mani posate sulle sbarre metalliche, che sia…?


«Cyrus, buonasera! Ti sei appena svegliato? Sai che ho proprio voglia di una bella chiacchierata con te adesso?».
Dannazione! Perché proprio lui? Ormai mi ha visto sveglio, non posso più fingere di dormire, alzo appena l'angolo sinistro del labbro superiore con una smorfia di disgusto e mi metto a guardare altrove, sembro uno scolaro impreparato che spera di non essere interpellato dal professore mettendosi a frugare nello zaino, solo che io frugo sotto il materasso, con le mani dietro la schiena, alla ricerca della piccola lama; questa è la volta buona che gliela faccio ingoiare, se solo osa metter piede qui dentro!
Comincia a camminare su e giù, osservandomi malizioso da dietro le sue lenti ovali. Odio quel sorrisetto, è lo stesso che aveva stampato in viso l'ultima volta e non è finita bene, mi vergogno ad ammetterlo ma mi fa raggelare il sangue. Io, Cyrus, mi sono davvero ridotto a questo? Ad un animale prigioniero ed impaurito da un essere come lui? Se solo ci fosse Cynthia qui, gli farebbe mangiare la polvere! Che dico, mi basterebbero i miei Pokémon e gliela farei mangiare io stesso, da solo!
«Acromio, lascialo stare! Così lo infastidisci e basta, non riuscirai mai a dialogarci se ti comporti così».
Questa voce non può che appartenere a Maxie. Non ne comprendo il motivo, ma prende sempre le mie difese, senza che tragga mai alcun profitto da me, perché lo fa? Voglio capirlo, diamine!
«Hai ragione Maxie, sembra piuttosto nervoso oggi, forse ha fame» -ribatte lui, osservandomi come fossi un Pokémon sotto esperimenti- «facciamo così allora: tornerò sul tardi, dopo l'ora di cena, così saremo tutti e tre più tranquilli e faremo salotto come si deve!»
«Non te lo garantisco, Acromio. Dopo cena andrò subito a dormire e credo che Cyrus farà lo stesso, non vorrai mica destarci?» chiede Maxie, un po' allarmato.
«Oh, se vuoi riposare non ti sveglierò certo» - fa schioccare la lingua sul palato e dopo una pausa di riflessione riprende- «beh, significa che mentre tu farai i sogni d'oro io e lui discuteremo!»
«Acromio, no! Non erano questi i patti! Dobbiamo provare a farlo parlare insieme, te ne sei dimenticato? Acromio! Fermati!» grida Maxie, avvinghiandosi alle sbarre, ma l'altro lo ignora e torna a fissare me, di nuovo, con quel maledetto sorriso: «ci vediamo più tardi, ci conto!» mi fa un occhiolino, poi gira i tacchi e sparisce nel lungo corridoio, come un Seviper sparisce nell'erba alta quando capisce che il momento non è propizio per attaccare la preda.
Guardo Maxie, il mio sguardo questa volta trasmette un misto di rabbia e sospetto, trasmette finalmente qualcosa dopo anni di apatia. Di che "patti" parlava? Com'è possibile che si siano messi d'accordo dopo tutto quello che è successo? La solitudine dopo il distacco da Ivan gli ha fottuto il cervello a tal punto? Sto perdendo le staffe, stringo forte i pugni fino a sbiancarmi le nocche e continuo a puntarlo; è affranto e scomposto, poggiato mollemente all'inferriata. Deve essere allo stremo anche lui, ma non è da lui prendere decisioni sconsiderate, tantomeno tradire quelli che considera "amici", e anche io rientro in questa categoria, seppur non gli abbia mai dimostrato un briciolo di gratitudine. Forse… forse s'è stancato di me e ha deciso di… "vendermi" a quello squilibrato? Per il sacro diamante di Dialga! Si sarà stufato di me, Maxie ha un irrefrenabile bisogno di compagnia, di qualcuno con cui parlare, di affetto, tutte cose che non ho mai potuto né voluto dargli. La sua reazione è più che lecita, me la sarei dovuta aspettare, prima o poi. Sospiro rumorosamente e mi metto le mani tra i capelli, coi gomiti poggiati sulle ginocchia, seduto sul mio giaciglio. Cosa posso fare?
Dovrei davvero prendere in considerazione l'ipotesi di affidarmi alle mani di Acromio? Sarà un sadico e un bastardo, ma non un beota, forse ha già in mente un piano per evadere e sta solo aspettando me, gli servo vivo, vuole informazioni sui miei studi dopotutto, e questo non è il luogo adatto per disquisire sulla Rossocatena o sul Mondo Distorto. Inoltre, posso fare affidamento sulla presenza di Maxie, lui non gli permetterebbe mai di usarmi violenza.
Ahah, ma che vado a pensare? Io, il grande Cyrus, offrire su un piatto d'argento fior di anni di studi a quello scellerato, per cosa? Per un'incerta libertà? Giammai! Mai il grande Cyrus dovrà piegarsi a qualcuno!
Mi mordo freneticamente le labbra, sono alquanto nervoso, devo darmi una calmata o qualcuno mi noterà e inizierà a sospettare. Maxie fortunatamente sembra essere troppo assonnato per potersi accorgere di me. Decido allora di distendermi prono sul mio letto, con la faccia nel guanciale, e rimarrò così, immobile, in attesa della cena; sono sempre l'ultimo ad essere servito, e a me tocca ciò che gli altri non mangiano. Perché? Semplice, perché sanno che, al contrario degli altri, non mi lamento mai, infatti non mi considerano più neppure una persona, non vedono l'ora ch'io tiri le cuoia, e se non le ho ancora tirate è solo per merito di… ah, lasciamo perdere. Maxie probabilmente non ha ben chiaro in testa quali fossero i miei piani, nei quali credo ancora adesso, altrimenti mi disprezzerebbe ed eviterebbe come fanno tutti i nostri "colleghi".
Nel mentre di queste riflessioni, un rumore sordo giunge alle mie orecchie, proviene da fuori, da lontano, e man mano lo sento avvicinarsi ad intervalli regolari. Alzo il viso dal cuscino e presto attenzione, sembra la sirena di una nave, possibile che…?
Scivolo giù e mi arrampico fino a sporgermi dalla finestra sbarrata che dà sul mare, scruto accuratamente l'orizzonte e noto la sagoma di una grossa nave farsi sempre più nitida. Per tutte le spire di Giratina, deve essere l'imbarcazione destinata al trasporto dei detenuti per Unima! Questa è la mia occasione, non posso assolutamente fallire adesso!



Non appena odo il chiacchiericcio delle guardie, ritorno seduto composto sul giaciglio, serrando nel pugno nascosto l'affilatissimo bisturi. Riesco a distinguere nettamente due voci, una più grave e profonda, l'altra più acuta ed insicura, deve essere nuovo costui. Si accostano alla stanza di Maxie e prendono dal carrello la sua porzione, l'ultima rimasta d'altronde, e la poggiano sul suo tavolino, destandolo dal dormiveglia. Il più giovane della coppia si volta verso di me, fissandomi incuriosito: «e lui? Non è rimasto niente per lui?» chiede preoccupato. Ci mancava solo la compassione di un carceriere per rendere ancora più patetico il mio status!
«Ah sì, quello…» -sbuffa il più vecchio- «aspetta che gli altri abbiano finito, poi potrai dargli quello che avranno lasciato. Qualcuno dovrà pur lavare i piatti stasera, no ahah?» mi schernisce, si crede simpatico, piuttosto che lambire i loro piatti mi taglierei la lingua, e già me la sarei dovuta mozzare dopo quel turpe contatto con Acromio!
«Ma ne sei sicuro? Non è un comportamento molto umano!» ribatte il più piccolo.
«Si vede che sei appena arrivato. Questo… questo essere qui, è tutto fuorché umano, è un automa, non parla, non ha espressione, non prova emozioni, fatti meno crucci e sbrigati» gli consegna le chiavi, facendo per andare via.
«Aspetta! Vorrai mica lasciarmi solo? Dove vai? Dobbiamo essere in due!»
«Te la caverai, quel coso neppure si muove. Ho fretta, il PokéQuiz sarà già iniziato, ci sono delle priorità nella vita!» bofonchia in fretta e furia e arranca via verso i piani superiori. Spero rotoli giù dalle scale, quel Grumpig.
Quello rimasto, scuote il capo a destra e sinistra, sbigottito dall'atteggiamento del suo superiore, ne ha da imparare; Maxie intanto, con la lentezza di uno Slakoth, manda giù qualche boccone controvoglia. Mi chiedo se anche qui prenda GiubiloTV, ricordo che da bambino seguivo sempre i quiz con mio nonno e non ne sbagliavo mai una, era così orgoglioso di me… spero soltanto che stia bene, chissà magari anche lui ora sarà seduto davanti allo schermo intento a seguire il nostro programma preferito.
«Tu devi essere Cyrus, giusto?» mi domanda, sedendosi sui talloni per poter scrutare il mio sguardo. Lo ignoro.
«Sai, si parla spesso di te, ti conoscono un po' dappertutto. Sei affamato, vero?»
Continuo ad ignorarlo.
«Perché non parli? Ti hanno offeso le parole di quel bifolco? Non dargli retta, è un cafone, fa così con tutti…»
Santo cielo che pesantezza, crede di essere in un asilo? La nave sarà già approdata, se non troverò un modo per uscire da qui mi sarò giocato l'occasione d'oro per scappare!
«Sono sazio, dagli pure quello che resta» biascica Maxie, lasciando pietanza e posate, poi si sistema sulla branda, quella un tempo occupata da Ivan.
La sentinella si rialza e va da lui per riprendere il piatto, io intanto mi sfilo la maglia a righe e la lascio penzolare da un braccio, non posso permettermi il minimo margine d'errore. Il garzone torna, apre la mia cella, entra dentro e posa il tutto sulla mia scrivania, poi ancora mi fissa, sembra incuriosito dalle mie cicatrici. A mia volta, lo studio di soppiatto: è davvero giovanissimo, non avrà più di ventidue anni, il suo sguardo è colmo di speranza e sincerità, perché ha scelto di lavorare qui? Non fa per lui, diamine, che spreco! Quasi mi spiace che si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, avrei preferito ritrovarmi quel tanghero di prima, farei un favore a tutti se lo eliminassi; mi auguro solo che il giovanotto non abbia famiglia. Bah, ma che differenza fa? Si vede lontano un miglio quanto sia debole, non è degno di sopravvivere in questo mondo, finirebbe comunque sopraffatto da qualcun altro, prima o poi.
«E queste? Come te le sei procurate?» - mi si accosta, ha persino dimenticato di richiudere la porta- «ti fanno ancora male? Spero non sia stato uno dei miei colleghi…» una goccia di sudore mi scivola dalla tempia, finisce sulla spalla e scorre rapida lungo il mio arto, il mio cuore pulsa a mille: è il momento!
In un gesto fulmineo più rapido di un secondo gli sono addosso, il mio avambraccio avvolto nel tessuto gli serra la gola con una morsa più tenace degli artigli di uno Staraptor conficcati nella preda, prova a dimenarsi, a scalciare, a chiedere aiuto, ma la mia lama ha già spento i suoi lamenti ancor prima che possano uscirgli di bocca; le bianche righe della mia maglietta presto si colorano di porpora. Eccellente, i suoi vestiti non si sono sporcati. Adagio delicatamente quel corpo sul letto, lasciando che le lenzuola assorbano ciò che gli rimane.
Maxie s'è destato ed è subito saltato alle sbarre, deve aver visto tutto: «C-Cyrus! Cosa… cosa hai combinato!?»
Finisco di scambiare i miei abiti consunti con la sua divisa da poliziotto, mi metto il berretto sulla testa e finalmente mi volto a rispondergli: «evado Maxie, sai è stato un piacere averti come vicino!»
«Sei pazzo! Come speri di scappare? A momenti sarai circondato! Non puoi farcela da solo, liberami avanti!» sibila a bassa voce, ma nonostante ciò si intuisce bene la sua agitazione.
«Queste non mi servono più» - dico con strafottenza e gli passo il mazzo di chiavi- «spero tu abbia ancora abbastanza meningi da non arrischiare la vita dietro a quell'idiota di un marinaio. Addio, Maxie!»
«Quello sconsiderato sei tu, razza di incosciente! Se ti beccano, nessuno ti toglierà il cappio dal collo!» mi sbraita da dietro e si affretta ad aprire la sua cella, poi corre in direzione opposta alla mia. Stolto sarà lui! Si farà fregare così, ma tanto meglio, almeno una volta fuori di qui non dovrò né sopportarlo né sdebitarmi dei suoi aiuti, potrò dimenticare tutto e tutti e ricominciare una nuova vita, solo con le mie forze. Ma che mi importa, poi? Infilo le mani in tasca e cerco di apparire quanto più naturale possibile, se riesco a fingere bene passerò inosservato senza problemi. A quest'ora, saranno tutti riuniti in sala pranzo a guardare la tv e bersi qualcosa, non faranno troppo caso a me. Attraverso tutto il corridoio con lo sguardo basso, raggiungo la famigerata camera e, come previsto, trovo i miei "colleghi" attaccati al televisore ad esultare davanti alla partita: chi si ringalluzzisce per una squadra, chi si dispera per l'altra, chi ancora cerca di metter mano al telecomando per cambiare canale, non è facile far andare d'accordo così tanti uomini uno diverso dall'altro ma, in fondo, tutti uguali, ugualmente stolti, ammassati in quattro pareti. Nessuno fa caso a me. Sfilo silenzioso come un'ombra nella notte, favorito dalla semioscurità dell'ambiente: i neon infatti sono spenti, l'unica fonte di luce è lo schermo dell'elettrodomestico. Solo qualche Arcanine accucciato ai piedi del tavolo mi annusa con sospetto, ma se manterrò la calma riuscirò a non farmi smascherare, l'importante è non andare nel panico, i Pokémon potrebbero avvertirlo e ringhiare o avventarsi su di me. Vedo già il cortile, mi basterà attraversarlo e…Repentinamente, tutte le luminarie della sala si accendono all'unisono, mi fermo terrorizzato e getto un'occhiata agli interruttori con la coda dell'occhio… non è possibile!







"Cyrus! Dovevi proprio essere ansioso di vedermi, se sei addirittura arrivato fin qui da solo!"





- Fine prima parte -


   
 
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