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Autore: Saku90    10/08/2017    2 recensioni
Tratto dal prologo
Avevamo sconfitto Kaguya. Quindi penso sia comprensibile pensare di aver finalmente eliminato ogni minaccia e di poter sperare di godersi almeno mezzo secolo di pace, no?
Purtroppo non avevamo fatto i conti con quello che viene definito il terzo fattore, un fattore imprevedibile, e per questo spiazzante e catastrofico come non mai.
Sapete già di chi parlo, perché per quanto la sua dichiarazione di voler difendere Konoha abbia in parte acquietato le nostre paure, non aveva ingannato i nostri cuori.
[...] A un certo punto l’atmosfera si fece più tesa. Le intenzioni di entrambi si consolidarono nella volontà di concludere quello scontro. Entrambi erano pronti a sferrare il colpo decisivo, e proprio come quel giorno, di un sacco di anni fa sul tetto dell’ospedale, corsi a frappormi tra loro.
Posso ancora ricordare perfettamente la faccia sconvolta di Naruto, e lo sguardo determinato di Sasuke, disposto a trapassare il mio corpo pur di uccidere il suo migliore amico.
Vi starete giustamente chiedendo: cosa accadde? Da chi fui salvata?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo II
 
 
Naruto
 
 
 
 
Pioveva. I tuoni squarciavano il cielo rendendo spettrale l’intero villaggio, infestato dalle grottesche ombre dei palazzi che come giganti si ergevano in quel cielo plumbeo e minaccioso.
Osservavo Sasuke che a sua volta fissava il panorama al di fuori della finestra. Erano passati due settimane da quando eravamo stati trovati da Kakashi nella Valle dell’Epilogo.
Due giorni che entrambi pensavamo al corpo di quella ragazza.
Osservai quella testa piena di capelli scuri, e un’ondata di malinconia mi avvolse, come se avessi detto addio a qualcosa di speciale e meraviglioso senza esserne consapevole.
«È strano che proprio oggi piova», dissi per spezzare quel silenzio imbarazzante.
«Perché?», mi chiese Sasuke, rivolgendomi per la prima volta la parola.
«Proprio oggi dovrebbe iniziare la primavera».
«È un giorno come gli altri», borbottò per trincerarsi nuovamente nel suo mutismo.
In realtà aveva ragione, non c’era nessun evento particolare oggi, almeno, non che ricordassi. Ma il mio cuore sapeva che non era così, proprio come quello di Sasuke.
Forse fu proprio questa sua apatica ostinazione a rinnegare che qualcosa ci stava sfuggendo, che mi fece perdere il controllo. Oppure la frustrazione di sentirmi sospeso a metà, come se una parte di me fosse stata cancella, strappatami nel sonno, e mi chiamasse a distanza.
«Non credi che dovremmo parlare?», gli chiesi a muso duro.
Il mio tono, stranamente granitico e rabbioso, lo sorprese al punto da fargli volgere quegli occhi neri come la pace verso i miei.
«Di cosa dovremmo parlare?».
Di nuovo quel tono apatico.
«Forse del fatto che non ricordiamo chi sia stata quella ragazza! Perché di sicuro lei ci conosceva per trovarsi lì, in mezzo a noi che ce le suonavamo di santa ragione! Oppure del perché nessuno si ricorda del nostro scontro e ci considerano degli eroi! O, che ne dici invece di parlare del perché nessuno si ricorda di quella ragazza?!», mi sfogai urlando.
«Forse perché non è mai esistita!», ribatté alzando a sua volta la voce.
Mi alzai dal letto, troppo furioso per rimanerci un secondo di più.
«Smettila di svincolare e rinnegare tutto! C’eri anche tu! Anche tu l’hai vista! Così come hai visto i fori che le squarciavano il petto!».
I suoi occhi si spalancarono di sorpresa, colmi di un terrore talmente profondo da potervici affogare.
«Cosa stai dicendo?», sussurrò.
«Penso… sono convinto che l’abbiamo uccisa noi. I fori sul suo petto… erano dello stesso diametro del tuo chidori e del mio rasengan», sussurrai.
«Ma… perché… lei…», balbettò terrorizzato.
«Lei ci conosceva, Sasuke, così come noi conoscevamo lei. Avrà voluto salvarci da quello scontro, così si è fiondata tra di noi, e…», lasciai sfumare la frase senza trovare il coraggio di dar voce a quell’esito che entrambi conoscevamo. Abbassai gli occhi ai miei piedi.
«È morta per noi…», sussurrò Sasuke con voce spezzata.
Alzai gli occhi ai suoi, e mi meravigliai di trovarli pieni di lacrime come i miei.
«Sasuke…».
«Sai come mi sono sentito quando ho ricordato la morte di mio fratello? La mia vendetta? Tutti quei segreti e gli intrighi che vi erano dietro? Volevo morire. Sono stato tentato di afferrare la mia katana e suicidarmi. Mio fratello… mio fratello è morto per salvarmi, e ora anche questa ragazza di cui non ricordiamo nulla, nemmeno il nome!», urlò alzandosi anch’egli dal letto.
«Devo uscire da qui», mi disse varcando la porta e scomparendo dalla mia vista.
Mi lasciai ricadere sul letto tirando un sospiro carico di frustrazione.
«Chi sei?», chiesi al soffitto macchiato di muffa dell’ospedale.


 
Sasuke
 
 
I battiti del mio cuore rallentarono solo quando i miei piedi nudi toccarono le pozze d’acqua fuori dall’ospedale.
Perché? Perché tutti si ostinavano a salvare la mia patetica vita a discapito della loro?
L’immagine di grandi occhi verdi, spalancati dalla sorpresa, mi attraversò la mente come una freccia. Una freccia che aveva come bersaglio il mio cuore.
La rabbia mi invase, esulando ogni mia forma di controllo, fermentando come un vulcano in eruzione. Nella mia mano destra apparve all’improvviso un chidori. Sentire quel suono stridente e pungente mi riportò in mente la sensazione di quando la mia mano attraversò quel cuore innocente decretandone la fine. Senza nemmeno rendermene conto mi scagliai contro l’albero di ciliegio scalfendone la corteccia.
«Cosa stai facendo fuori dal tuo letto?».
Mi voltai verso il quinto Hokage, e senza degnarla di alcuna risposta, feci ritorno al mio letto.
Entrando in stanza, trovai Naruto che mi attendeva.
«Cosa dovremmo fare secondo te?», gli chiesi.
«È impossibile che sia stata cancellata così dalla vita di tutti».
«Quando ci dimetteranno potremmo andare alla Valle e tentare di scoprire qualcosa», proposi.
«Ottima idea», acconsentì Naruto.
Mi sdraiai sul quel letto scomodo a fissare il soffitto ammuffito.
«Secondo te chi era lei?», mi chiese a un certo punto Naruto.
«Non lo so. Di sicuro era qualcuno di importante».
«Io credo di… ah, uhm…», bofonchiò disconnessamene arrossendo per l’imbarazzo.
«Cosa?», domandai curioso.
«Niente, lascia stare», borbottò voltami le spalle.
«Credi di esserne innamorato?», gli suggerii.
«Lo sei anche tu, vero?», mi domandò ansiosamente.
«Non sono mai stato innamorato di nessuno», negai caparbio.
«Allora perché hai fatto quella scenata?».
«Non faccio scenate, io».
«Come no. Nell’ultima volevi distruggere l’intero mondo ninja», mi prese in giro.
Gli lascia correre il mio cuscino.
«E tu sei insopportabile», gli dissi immusonito voltandogli definitivamente le spalle, per poi addormentarmi.
 
 
«Sakura-chan… Sakura-chan, svegliati».
Sentire la voce di Naruto bisbigliarmi all’orecchio frasi disconnesse mi fece svegliare di malumore.
«Chi cavolo stai chiamando? Il gatto?», gli chiesi spiaccicandogli una mano sul quell’orrendo viso, troppo vicino al mio.
«Dai Sakura-chan, faremo tardi per la missione!», si lagnò, la voce distorta dalla mia mano.
Sakura-chan?!
Immediatamente aprii gli occhi e osservai che le mani con le quali tenevo a bada il volto sbavoso di Naruto, erano estremamente femminile, affusolate e curate. Mi tirai a sedere, e notai la spallina di un’impalpabile top scivolarmi lungo la spalla.
Anche lo sguardo di Naruto si appuntò in quel punto, il suo pomo d’Adamo che faceva su e giù in modo frenetico.
Gli tirai uno schiaffo.
«Ahi!», urlò come una femminuccia.
«Cosa stavi guardando?».
«Niente», mi rispose tenendo gli occhi bassi, puntati sul materasso. Purtroppo lì si trovava un paio di splendide gambe avvolte in un paio di boxer.
Sentii i miei occhi spalancarsi per lo stupore, e la gola inaridirsi come il Sahara. Anche gli occhi di Naruto si spalancarono come le ciotole di ramen che tanto amava.
«Sakura-chan… da quando dormi indossando mutande da uomo?».
Al pensiero che anche quel cervello da baka stesse fantasticando su quelle gambe mi si alzò la pressione sanguigna.
«FUORI!», gli ordinai tirandolo per un orecchio fuori dalla porta della camera.
«Ma Sak…», cercò di difendersi.
«Fossi in te starei zitto», gli intimai prima di sbattergli la porta in faccia.
Con estremo imbarazzo, e la pressione sanguigna alle stelle, vestii quel corpo con abiti meno provocanti. Mentre ammiravo di sottecchi quella splendida distesa di pelle setosa, rigido come un palo per il timore che la vera padrona potesse arrivare da un momento all’altro accusandomi di essere un guardone, notai una profonda cicatrice deturparne un fianco.
Alla vista di quell’orrido scempio, un senso di nausea mista a ceca furia mi fece digrignare i denti, facendomi tirare un pugno a lato della specchiera. L’intonaco del muro cedette all’impatto, formando un buco di discrete dimensioni, e facendo cadere un piccolo quaderno dalla mensola posta sopra.
Nell’impatto con il pavimento il quaderno si aprì rivelando una calligrafia elegante e ordinata.
Mi chinai, curioso come un gatto di leggere i pensieri di quella ragazza.
Il mio cuore perse un battito quando i miei occhi scorsero il mio nome.
«Sakura-chan! Sakura-chan! Sei pronta? Yamato taichou ci sta aspettando insieme a Sai alle porte del villaggio!».
«Arrivo!».
A malincuore riposi al suo posto il quaderno ed uscii dalla stanza per andare a picchiare quel baka rompipalle.
 
 
La missione affidataci consisteva nell’indagare riguardo alcuni profanatori di tombe presso il Tempio del fuoco.
Era notte fonda quando decidemmo di fermarci per riposare.
Il clima era stranamente conviviale. Anche quello strambo di Sai non faceva altro che sorridere in continuazione.
Ad un certo punto Naruto venne a sedersi vicino a me. Il suo corpo che emanava ondate di calore, si avvicinava sempre di più al mio, centimetro dopo centimetro.
Non sono mai stato un fanatico delle manifestazioni d’affetto, specialmente di quelle che implicano un contatto fisico, quindi ero veramente scocciato, oltre che imbarazzato, dall’atteggiamento a dir poco maniaco di Naruto nei confronti di quella povera ragazza.
Mi voltai per fulminarlo con un’occhiata malevola in stile Uchiha, ma nel trovarmi di fronte i suoi occhi allupati che tentavano di spogliarmi con gli occhi, persi del tutto il controllo.
«Teme! Vuoi lasciarmi in pace e farti più in là? C’è abbastanza spazio per tutti, non occorre che ti appiccichi a me come un francobollo!», gli urlai facendolo volare di almeno dieci metri con una sola palmata.
Sbalordito, osservai quelle delicate mani che, a quanto pare, visto lo stato del volto di quel dobe, nascondevano una forza sovraumana.
«Sakura-chan! Non è necessario essere così violenti!», piagnucolò Naruto.
«Tsk», sbuffai alzandomi per allontanarmi da quel clima fin troppo amichevole per i miei gelidi gusti. Mentre marciavo di fronte al fuoco, borbottando come una caffettiera, riuscivo a percepire lo sguardo di Sai perforarmi le spalle. Convinto che anche lui avesse un debole per Sakura, mi girai per fulminarlo, ma invece di fingere indifferenza, il coglione mi sorrise amorevolmente.
In tutta risposta gli mostrai il dito medio, lasciando alla sua immaginazione d’artista il compito di fantasticare sul dove infilarselo.
Dopo essermi addentrato per circa dieci minuti nel bosco, lontano dal chiarore del fuoco del nostro accampamento, mi lascia cadere per terra ad ammirare lo squarcio di cielo stellato concessomi dalle fronde degli alberi.
Avevo sempre amato ammirare il cielo notturno. In realtà adoravo contemplarlo a causa di mio fratello, dei miei ricordi di entrambi seduti sotto il portico di casa a chiacchierare, sotto un’enorme luna piena che ci osservava.
Ma quella notte, quella notte rallegrata dal frinire dei grilli e dal cicaleccio delle cicale, riscaldata dalle risate di Naruto, capaci di giungermi chiare e cristalline fin laggiù, mi fece sentire in pace, non solo con me stesso, ma anche con il mondo.
Aprii la borsa per cercare un po’ d’acqua, ma quello che vi trovai fu un quadernetto: quel quadernetto.
Strano, ero convinto di averlo rimesso al suo posto.
Lo aprii, e alla fievole luce delle stelle, lessi i pensieri più segreti di quella ragazza il cui corpo mi ero ritrovato ad occupare. Sfoglio quelle pagine, assorbendo ogni dettaglio e particolare dell’infanzia di Sakura, il mio cuore sobbalzava ogni qualvolta i miei occhi leggevano il mio nome su quelle pagine, ma poi… poi mi imbattei in una pagina strappata, tirata via dal resto di quei ricordi, come se non fosse degna di vivere al di fuori del suo tempo.
Sovrappensiero, impegnato nel congetturare riguardo cosa abbia mai potuto spingerla ad estirpare quella pagina, passavo un dito su quei bordi frastagliati, invaso da uno stana tristezza.
Dopo quella pagina non rivedi più il mio nome apparire su quelle pagine.
Che mi avesse dimenticato?
Stranamente ricordai le parole di Ino Yamanaka riguardo il fatto che Sakura dovesse dimenticarmi e andare avanti.
Ci era per caso riuscita?
Per questo Naruto si trovava in camera sua quella mattina?
E di chi erano quei boxer che ostentava come pigiama?
Per quale assurdo motivo Sai si prendeva la confidenza di sorriderle?
Il pensiero di esser stato cancellato, debellato come un parassita dalla sua vita, mi faceva sentire piccolo e indifeso, spaesato. Io stavo lottando per ricordarmi di lei, per riportarla nella mia vita, e lei mi cancellava?
Cercai una penna all’interno di quella borsa e su una pagina bianca le scrissi:

 
Stai con Naruto? È per questo che la notte dormi con mutande da uomo?
 
Lo so, lo so, non è stata una mossa intelligente, né matura, ma fatto sta che la scrissi sul serio, imprimendo ogni kana della gelosia che mi rodeva dentro.
Dopodiché, sbuffando e imprecando mi addormentai, con le orecchie ancora piene del rumore delle risate di Naruto.
Stupido baka.
Salve, vi lascio questo nuovo capitolo, nella speranza che sia di vostro gradimento. Inoltre vi auguro di passare una bellissima notte di San Lorenzo ;)
   
 
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