Pensavo
che la parte più dura della mia punizione fosse assistere la
Signorina Hiromi
in cucina e poi trasportare il cibo in mensa senza poterlo nemmeno
assaggiare.
Ma mi sbagliavo.
Il peggio arrivò al termine della cena, quando mi
toccò passare fra i tavoli
per distribuire il digestivo a tutti gli orfani.
Tutti gli occhi erano puntati su di me. Non si sentiva volare una
mosca. La
notizia della rissa quasi sfiorata tra me e Iwao ai bagni termali e
della
punizione che la Signorina Azumi mi aveva inflitto aveva fatto
rapidamente il
giro dell'orfanotrofio.
Chissà
cosa pensavano di me in quel momento. Mi consideravano un eroe, per
aver avuto
il coraggio di rispondere alle angherie di Iwao? Avevano pena per me,
che avevo
osato mettere in discussione le regole dell’orfanotrofio
senza sapere le
conseguenze? Oppure mi temevano, dopo aver visto il mio lato
più violento?
Non
li avrei biasimati. Dopo essere passato in infermeria, Iwao era stato
costretto
ad indossare una sorta di mascherina di plastica sul naso e tenere del
cotone
nelle narici nel caso avesse ripreso a perdere sangue.
Tutto
questo non gli impedì purtroppo di continuare a fare il
gradasso.
-Ma
lo sai che il grembiule di Yori sta meglio a te che a lei?- mi
sussurrò, quando
gli passai accanto per dargli il digestivo -cerca solo di non inspirare
troppo
a fondo, o potresti strapparlo.
Mi
morsi la lingua e passai al tavolo dov’erano seduti Nao e
Naoki. Gli passai i
bicchieri, ma loro non mi guardarono né mi risposero. Di
certo, Nao pensava che
fossi arrabbiato con lui per quello che gli avevo sentito dire alle
terme. Ma
non era vero, non più. Lui stava solo cercando di mettere la
sua sorellina in
una posizione sicura, l’avevo capito solo più
tardi ripensandoci con lucidità.
-Nao...
Mi disp...- provai a dire, ma senza nemmeno darmi il tempo di finire
Nao e
Naoki bevvero il digestivo tutto d’un fiato e corsero fuori
dalla mensa mano
nella mano.
Al
tavolo di Isoka, fu ancora peggio. Avevo infranto la promessa di non
mettermi
nei guai per difenderlo, quindi non pretendevo che mi sorridesse... Ma
mai mi
sarei aspettato che mi fissasse con quello sguardo truce, lo stesso
sguardo che
mi aveva rivolto quando per colpa mia era rimasto a digiuno per pranzo.
Isoka
non aspettò nemmeno che gli porsi il bicchiere, se lo prese
direttamente dal
carrello, Anche lui, come i due fratellini, bevve in un sorso e
scappò di
corsa.
Finii
il giro dei tavoli da Yori, quando ormai la mensa si era svuotata del
tutto.
Lei si limitò a prendere il bicchiere in mano e guardarmi
con espressione
neutra.
-Mentre
passavi fra i tavoli sono andata a chiudere a chiave la cantina.
Così non ti
viene la tentazione di farti uno spuntino di nascosto.
-Grazie-
le dissi, distrattamente -...allora puoi andare anche tu, Yori. Se hai
chiuso
la cantina, non c’è bisogno che mi sorvegli per la
Signorina Azumi. E poi...
lavoro meglio senza nessuno che mi guardi.
-D’accordo,
come preferisci. L’importante è che tu finisca i
compiti. A domani.
Bevve
anche lei, e anche lei lasciò la mensa.
E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e
chilometri da
casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello a lavare una
montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.
Avevo
voglia di piangere.
Perché avevo voglia di piangere?
Cosa me ne poteva importare di essere stato messo in punizione? Io ero
un ninja
in incognito, stavo solo recitando una parte! Direttrici severe o bulli
prepotenti non avevano nessun potere su di me!
Sentii un nodo in gola.
Ero forse entrato troppo nel personaggio?
No, ero sempre io.
Ero
Choji Akimichi, un goffo ninja che rischiava di non essere
più tale.
Un
ninja costretto a compiere una missione fuori dalla sua portata.
Un
ninja che, senza le persone a cui voleva bene, si sentiva perduto.
Piansi.
Ecco.
Io non volevo pensarci. Avevo fatto di tutto, in quei giorni, per
evitare di
pensarci. Ma l’incidente alle terme mi aveva costretto ad
affrontare la realtà.
Avevo
nostalgia di casa. Avevo nostalgia delle persone che mi facevano stare
bene e
in pace con me stesso.
E
quel che era peggio, non avevo nemmeno un loro ricordo recente. Un
incoraggiamento per la mia missione, un appiglio a cui aggrapparmi nei
momenti
più difficili. Tutto per colpa della mia codardia.
Sapevo
che Kakashi-sensei li avrebbe informati di tutto... ma non era la
stessa cosa.
Potevo
immaginare come sarebbero andate le cose se avessi avuto il coraggio di
parlarci di persona... Ma non avrebbe funzionato lo stesso.
In
quel momento più che mai, volevo che mio padre mi avesse
rimproverato
aspramente per la situazione in cui mi ero cacciato, per poi darmi
l’incoraggiamento
necessario come aveva sempre fatto sin da quando ero piccolo.
Volevo
che Ino mi avesse tirato le orecchie e sgridato, per poi augurarmi
buona
fortuna con la sua solarità in grado di riscaldarmi il cuore.
Volevo
che Shikamaru avesse condiviso con me un centinaio di consigli e
strategie
adatte all’occasione, per poi posarmi una mano su una spalla
e infondermi
fiducia e coraggio come solo lui sapeva fare.
Volevo
che tutte queste cose fossero accadute realmente. Ma era troppo tardi
per
tornare indietro.
E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e chilometri da casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello, a piangere a dirotto e singhiozzare rumorosamente di fronte a una montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.
...al
diavolo!
Gettai la spugna e i guanti da una parte, chiusi il rubinetto e voltai
le spalle
al lavoro.
Era
sbagliato, e ne ero consapevole, ma avevo assolutamente bisogno di
mettere
qualcosa sotto i denti. In assenza di amici, al momento il cibo era
l'unica
cosa che potesse aiutarmi a stare un po' meglio.
Marciai spedito verso la cantina. Chiusa a chiave, me n’ero
dimenticato. Ma non
mi lasciai scoraggiare, e iniziai allora ad aprire uno per uno tutti i
cassetti, gli sportelli e le ante presenti nella cucina. Non volevo
illudermi
di trovare le chiavi, ma almeno contavo sul fatto che le boccette dei
condimenti o le verdure venissero tenute in un posto diverso dalla
cantina.
Man mano che aprivo e chiudevo sportelli, però, le mie
aspettative si facevano
sempre più basse.
Posate...
pentole... piatti... questo
è chiuso... bicchieri... sottobicchieri... tovaglie...
mollettoni... Possibile
che qui dentro non ci sia nulla di commestibile?
Dopo qualche minuto ritornai al punto di partenza della mia furiosa ed
infruttuosa ricerca.
Niente di niente, nemmeno un tozzo di
pane vecchio di tre giorni. Temo proprio che... Che dovrò
rassegnarmi ad
ingoiare la mia stessa saliva.
Il mio stomaco brontolò di protesta a quel pensiero.
Non ti ci mettere anche tu, per piacere!
Dai, torniamo al lavoro, coraggio. ...prima però voglio
togliermi una
curiosità.
Tornai ad esaminare l'unico mobiletto che avevo trovato chiuso. Non
avevo certo
intenzione di forzarlo, ma volevo almeno essere sicuro che nemmeno
lì ci fosse
qualcosa da mangiare. Mi inginocchiai, avvicinai il naso alla fessure
tra le due
ante, e...
E ti pareva! Peperoncino in polvere e
cioccolato fondente, impossibile sbagliarsi!
Mi rialzai scocciato. Con la coda tra le gambe, tornai ai miei doveri.
Non bastava Iwao, ci si mette pure il
destino a ridermi in faccia! Peccato, però. Sarebbe stato
uno spuntino davvero...
!!!
Peperoncino. Cioccolato fondente.
In
scivolata tornai davanti allo sportello per controllare di nuovo. Avevo
sentito
giusto.
Questi
due ingredienti insieme nello
stesso posto... Non può essere una coincidenza! Devo
assolutamente aprire
questo armadietto!
Sapevo
già come fare. Se quello sportello era dotato di un
chiavistello semplice come
tutti gli altri mobili della cucina, mi sarebbe bastato trovare un
oggetto
abbastanza sottile da infilare nello spazio tra le due ante per
sollevarlo. La
lama di un coltello sarebbe stata perfetta per lo scopo.
Andai a prenderne uno dal cassetto delle posate.
Ecco, questo può andare.
Richiusi il cassetto.
Proprio in quell'istante, avvertii qualcosa di diverso nell'aria.
Non
avevo sentito nessun rumore di passi o di porte che si aprono, eppure
ebbi la
sensazione di non essere più l'unica persona nella stanza.
Girai intorno ai tavoli della cucina due o tre volte, accelerando di
tanto in
tanto il passo, ma non sorpresi nessuno.
...la tensione mi sta giocando un brutto
scherzo. Devo stare calmo.
Lentamente, ritornai all'armadietto chiuso.
Mi ero appena inginocchiato, quando un fracasso infernale mi fece quasi
uscire
il cuore dal petto.
-AAAAH!... C-che succede?! Cosa?! Chi... Oh!
La
pila di stoviglie in bilico che dovevo ancora lavare era crollata,
finendo un
po' nel lavandino e un po' sul pavimento. Per fortuna non si era rotto
nulla,
ma che spavento mi ero preso!
Ci mancava solo questa... Mamma mia...
Meglio che rimetta tutto a posto... Dopo.
Deciso a ignorare altre eventuali distrazioni infilai il coltello tra
le due
ante, sollevai il chiavistello, ed aprii l'armadietto. Quando vidi la
piccola
scatola all'interno e il suo contenuto, i miei sospetti furono
confermati.
Bingo. Adesso non devo far altro che
scoprire chi...
Avvertii
uno spostamento d'aria dietro il collo.
Mi girai di scatto.
Era
Yori.
E
stava per calare sulla mia testa una pesantissima padella gocciolante.
D'istinto sollevai le braccia per bloccare il colpo. La disarmai senza
problemi
e gettai la padella lontano, quindi presi il coltellino con cui avevo
forzato
lo sportello e glielo brandii contro per tenerla a distanza.
-Sta' indietro, Yori... E stai calma, okay? Lo so, ho sbagliato a
ficcare il
naso dove non dovevo, ma non per questo mi merito una padellat...
-Ho fatto bene a non fidarmi di te! - sibilò lei, per nulla
intimorita dal
coltello -hai visto cosa c'è dentro quella scatola?
-Sì,
ho visto...
-Sai di che cosa si tratta?!
Pur
essendo disarmata, Yori sembrava ugualmente minacciosa. Era paonazza in
volto,
e il suo petto si alzava ed abbassava ad ogni respiro.
-P-perché me lo chie...
-Rispondi alla mia domanda, Choji! Tu lo sai che cosa sono quelle, o no?
Indugiai.
Ero sotto pressione. Se avessi risposto di no di sicuro non sarei
sembrato
convincente. Al contrario, dicendo di sì avrei rischiato di
compromettere la
mia vera identità. Ero finito in una situazione senza uscita.
-RISPONDIMI!
...però, pensandoci bene, si trattava anche di un'occasione
d'oro.
Finalmente
avevo l’opportunità di parlare con Yori, faccia a
faccia e senza nessuno che
potesse interromperci. Finalmente potevo confermare o smentire il
sospetto che
lei sapesse qualcosa dell’omicidio su cui stavo indagando.
Ma
dovevo giocare bene le mie carte. Una parola sbagliata, una sola, e la
mia
indagine sarebbe potuta dirsi conclusa.
-...sì,
lo so cosa sono- risposi infine -quelle sono Pillole del Soldato. I
ninja le
usano per recuperare le forze, o almeno questo è
ciò che mi ricordo... Cosa ci
fanno qui?
-Non
ti devo alcuna spiegazione, Choji. Mi dispiace, ma devo chiederti di
lasciarti
colpire in testa. In questo modo dimenticherai quello che hai visto.
Non
opporre resistenza o potrei farti molto peggio, dico sul serio.
Strabuzzai
gli occhi. Quella non era una risposta che avevo messo in conto!
-A-aspetta,
Yori! Ragiona! Te l’ho detto, mi dispiace aver guardato dove
non dovevo! Ho
sbagliato, lo so, e se mi toccherà una punizione, la
subirò! Ma non c’è bisogno
che tu mi dia una botta in testa! Non dirò niente a nessuno,
te lo prometto! E
anche se lo facessi, non ci guadagnerei nulla...
-Mi
metteresti nei guai, oppure mi ricatteresti con la minaccia di mettermi
nei
guai.
-C-cosa?!
E perché mai vorrei farlo?!
-Non
fare il finto tonto, si vede lontano un chilometro che non ne puoi
già più di
indossare il mio grembiule e fare il mio lavoro.
-Questo...
Questo è vero, lo ammetto. Ma non ho mai pensato di
danneggiarti! Guarda, se
non mi credi!
Lasciai
cadere il coltellino a terra e lo spinsi verso di lei con un piede,
quindi
tenni le mani sollevate e bene in vista per essere il più
inoffensivo e
vulnerabile possibile. Purtroppo, non sortii l’effetto
sperato.
-Non
vuoi danneggiarmi, certo. E il naso di Iwao si è spaccato da
solo. Mettiti in
ginocchio e non opporre resistenza, sarà una cosa rapida.
Raccolto
il coltellino e tenendomelo puntato contro, Yori
indietreggiò per recuperare la
padella.
-Ho
detto in ginocchio!
-V-va
bene, va bene!
La
assecondai. Ripreso il possesso
dell’”arma”, Yori posò il
coltello su un
bancone e si riavvicinò a me.
-Abbassa
le mani, Choji.
-D’accordo.
Ma prima... lasciami dire una cosa, per favore.
-Sarebbe
inutile, tanto fra poco l’avrai già dimenticata.
Abbassa le mani, è l’ultimo
avvert...
-Yori,
guardami bene. Pensi davvero che mi abbia fatto piacere picchiare Iwao?
Pensi
che io mi sia divertito a fargli del male?
-Non
fare la commedia! Non so cosa abbia fatto esattamente Iwao per
prenderti in
giro, però è ovvio che tu ti sia voluto
vendicar...
-Non
è così che volevo andassero le cose!
Picchiai
entrambi i pugni sul pavimento.
-Quando
la Signorina Azumi mi ha accolto nell'orfanotrofio ero felice,
perché ero
convinto di aver finalmente trovato un posto sicuro in cui vivere. Un
posto in
cui ricevere un po' di affetto... e conoscere nuovi amici che mi
aiutassero a
superare il dolore... Invece non ho avuto nulla di tutto questo!
Feci
una pausa. Yori non mi interruppe. Continuai.
-Ho
provato ad accettare l'amicizia di Iwao, e come risultato sono stato
ripetutamente preso per i fondelli! Ho provato ad essere gentile con te
e ad
aiutarti, e sono sempre stato scacciato in malo modo o guardato con
sospetto,
senza ricevere nemmeno un grazie! Ho provato ad andare d'accordo con
Isoka... E
ci sono riuscito, già... Peccato che quel poveretto abbia
sempre paura di farsi
vedere in giro, perché il regolamento impedisce di avere
nostalgia di casa e
cercare un po' di conforto, altrimenti scatta la punizione! Te lo
chiedo di
nuovo, Yori! Pensi davvero che io mi sia divertito a picchiare Iwao?
Pensi
davvero che io abbia gioito nello scoprire che questo orfanotrofio
è in realtà
una prigione in cui è proibito essere sé stessi?!?
Ansimando, mi concessi un attimo per riprendere fiato.
Non
avevo faticato affatto nel trovare le parole giuste e recitarle senza
perdere
il filo. Non ce n'era stato bisogno: quello che avevo detto era
esattamente ciò
che pensavo.
Dal canto suo, Yori non aveva battuto ciglio. La grossa padella stretta
nelle
sue mani era sempre sollevata in aria.
...dannazione.
Non aveva funzionato. E quel che era peggio, avevo esaurito gli
argomenti a
disposizione. Non mi restava che una cosa da fare. Chinai la testa e
chiusi gli
occhi, in attesa di ricevere il colpo.
Dubitavo
che sarei stato messo fuori combattimento e avrei perso la memoria, su
questo
ero tranquillo, ma... ehi, si trattava pur sempre di una padellata in
testa.
Attesi, per dei secondi che sembravano ore.
-…dai.
Alzati.
Riaprii
un occhio, timidamente. La padella che avrebbe dovuto giustiziarmi era
stata
posata su un tavolo, mentre Yori... stava aprendo la porta della
cantina?!
-Vieni. Ti preparo qualcosa.
La fissai sbalordito.
Ma...
Ma come? Solo un attimo prima non avrebbe esitato ad aggredirmi alle
spalle, e
ora invece voleva offrirmi qualcosa da mangiare?
Il buon senso mi disse di non fidarmi... ma come al solito fu lo
stomaco ad
avere l'ultima parola.
Scesi
in cantina.
Yori
stava già imbottendo un grosso panino con prosciutto,
lattuga, pomodoro e
formaggio. Non era molto diverso dal pranzo al sacco che avevo
consumato alle
terme, ma per quella serataccia era comunque più di quanto
avessi mai potuto
sperare.
-Siediti- mi disse, indicandomi una cassapanca. Mi accomodai, e poco
dopo Yori
mi portò la "cena".
-Ecco a te. Mangia. Non è avvelenato.
-G-grazie, Yori. Avevo una fame!
Spalancai la bocca per dare il primo morso, ma mi fermai. Yori aveva
incrociato
le braccia davanti al petto e si era voltata dall'altra parte. Non
sembrava più
lei.
-Ne... Ne vuoi un pezzo anche tu?- le domandai.
-...no. Grazie. Sono... Sono sazia...
Aveva la voce rotta.
Misi il panino da parte e mi avvicinai.
-Cosa c'è, Yori? È forse... qualcosa che ho detto
prima?
Lei annuì.
-Mi dispiace. Perdonami, non avevo intenzione di...
-Non mi hai offesa, tranquillo. Ti spiegherò tutto, prima
però finisci di
mangiare.
Tornai a sedermi. Ingoiai la pagnotta in soli tre bocconi, ma non
chiesi subito
le spiegazioni promesse. Yori sembrava veramente distrutta, al punto
che si
sedette vicino a me e si nascose il viso tra le mani, in un vano
tentativo di
nascondere le lacrime.
Non ce la facevo a vederla in quello stato senza fare niente.
-Yori... Mi permetti?- le chiesi, sfiorandole le spalle con un braccio.
Yori annuì. Non solo si lasciò stringere, ma
addirittura appoggiò la testa alla
mia spalla per sentire maggiore contatto.
Dopo qualche minuto, forse quattro, il suo pianto e i suoi singhiozzi
cominciarono a cessare.
-...grazie,
Choji. Può bastare- mi sussurrò, staccandosi da
me e tossicchiando.
-Stai meglio, adesso?
Lei fece di no con la testa.
-Temo che piangere non sia sufficiente. Ho... Ho assolutamente bisogno
di
sfogarmi. Non resisterò ancora a lungo... Lo so che sono
un'egoista, ma te lo
chiedo lo stesso. Ti va di interrompere i tuoi compiti per qualche
minuto e
ascoltarmi?
-C-certo, m-ma... Perché vuoi confidarti proprio con me? E
prima ancora, cos'è
che ho detto per farti scoppiare a piangere?
-...che qui è proibito essere sé stessi. Neanche
a me piacciono le regole imposte
dalla Signorina Azumi. E non sono sola: sono parecchi, gli orfani a cui
non
vanno a genio. Molti sono bravi a nasconderlo... Altri, come Isoka, un
po'
meno... Ma tu sei il primo che ha avuto il coraggio di gridarlo
apertamente. È
vero, staremmo tutti molto meglio se fossimo liberi di sfogare le
emozioni
quando ne abbiamo bisogno... promettimi che quanto ti dirò
resterà fra noi due,
Choji.
Io annuii, sorridente ma serio.
-Lo prometto.
Yori si schiarì la voce, diventata leggermente roca a causa
del pianto.
-Ti starai chiedendo come mai io tenga nascosta una scorta di Pillole
usate
solo dai ninja, in un orfanotrofio in cui tutti ne hanno paura. Beh,
è presto
detto. Io... Anch'io sono stata una ninja, in passato.
Strabuzzai gli occhi.
-Sul serio?!
-Sul serio. Però, non lo sono rimasta a lungo. Ero ancora
una cadetta alle
prime armi, quando venni a sapere che i miei genitori erano rimasti
uccisi in
guerra.
-Oh... Mi dispiace.
-I miei maestri mi dissero che dovevo essere orgogliosa di essere
figlia di due
eroi, e che dovevo continuare ad allenarmi come avevo sempre fatto per
diventare un giorno come loro. Io, invece, decisi di mollare seduta
stante. Non
avevo intenzione di continuare a far parte dello stesso mondo che aveva
causato
la morte di mia madre e mio padre. Con le poche conoscenze che avevo
imparato
in accademia fuggii dal mio villaggio durante la notte, mi diedi alla
macchia,
e per sopravvivere diventai una ladra. Un giorno di qualche anno fa...
Ecco, lo
sapevo! Non dovevo dirtelo!
Di colpo Yori si schiaffò entrambe le mani in faccia e prese
ad ansimare. Stava
avendo un attacco di panico.
-Yori! Yori! Calmati, per favore! Ti ho detto che non farò
parola con nessuno,
perché improvvisamente hai paura?
-P-perché... Tu adesso mi stai giudicando! Appena ho detto
che ero una ladra
hai cambiato espressione!...
-Ero solo stupito, tutto qui! ...ti porto un po' d'acqua, ne hai
bisogno. Torno
subito.
Tornai di sopra, saltando i gradini due alla volta, e andai a prendere
due
bicchieri puliti da riempire con acqua di rubinetto.
Per un secondo mi parve di sentire nell'aria la stessa sensazione di
poco
prima, ma passò in fretta.
Tornato
in cantina porsi il bicchiere a Yori, che bevve d'un fiato.
-...grazie. Perdonami, è che sono sempre tesa come una corda
di violino... Ma
ora che ho cominciato a confessare, tanto vale che arrivi alla fine.
-Piuttosto che continuare a tenerti tutto dentro... E comunque, Yori...
Se sei
diventata una ladra, immagino che tu l'abbia fatto per
necessità, giusto?
-E-esatto. Non riuscivo a trovare un altro posto in cui vivere, avevo
costantemente
bisogno di cibo e vestiti per sopravvivere... In quanti guai ho
rischiato di
cacciarmi...
-Però poi hai trovato l'orfanotrofio.
-No, non esattamente, Choji. È stata la Signorina Azumi a
trovare me, non il
contrario.
-Come
l'hai conosciuta?
-...derubando anche lei. Era in un piccolo accampamento, insieme ad
alcuni
bambini che aveva tratto in salvo da un villaggio in rovina. Durante la
notte
mi ero intrufolata in una loro tenda per prendere qualcosa dalla loro
scorta di
cibo, ma fui scoperta. La Signorina Azumi in quel periodo era ancora
agile e
scattante, e riuscì ad immobilizzarmi prima che potessi
fuggire. Però, vista la
mia giovanissima età, decise di essere comprensiva e mi
chiese di raccontarle
la mia storia, come ora la sto raccontando a te. Forse fu proprio a
causa del
nostro odio comune per qualsiasi cosa riguardasse i ninja, che la
Signorina
Azumi mi perdonò. Mi offrì anche di venire a
vivere nel suo orfanotrofio, e io
accettai con gioia. Per ringraziarla della sua generosità e
per avermi dato una
nuova casa e una nuova famiglia, mi sono offerta di aiutare lei e la
Signorina
Hiromi in tutti i lavori domestici. Saranno anche faticosi o
stressanti, ma io
li ho sempre svolti con volontà ed entusiasmo. Ahh...
Prendendosi una pausa Yori cercò il suo bicchiere per bere
un altro sorso,
dimenticandosi però di averlo già svuotato. Le
porsi il mio, visto che non
l'avevo ancora toccato.
-Ancora non capisco, Yori. Se tu non vuoi più avere nulla a
che fare con i
ninja, allora le Pillole del Soldato...
-Sono la mia droga, Choji. Sono un vizio, come lo sono le sigarette per
altre
persone. Non posso farne a meno, altrimenti cado in depressione. Sto
cercando
di smettere di usarle, ma per guarire dal mio vizio l'unico modo
è quello di
continuare a prenderle, riducendo gradualmente il consumo di settimana
in
settimana. Se le facessi sparire da un giorno all'altro, rischierei di
diventare nervosa o peggio ancora impazzire dalla disperazione. Adesso
capisci?
-Sì... E capisco anche perché hai tentato di
tramortirmi, poco fa. Temi che, se
qualcuno scoprisse il tuo segreto, ti vedrebbe diversamente e
comincerebbe ad
aver paura di te?
Yori annuì.
-Precisamente.
Soltanto la Signorina Azumi e il fornitore che ci porta il cibo sanno
che io
prendo quelle Pillole. ...beh, ovviamente anche tu, ma solo
perché te ne sei
imbattuto per sbaglio. ...ora sai tutto, Choji. O ci sono altre cose
che non ti
sono chiare?
-Io... No, mi è tutto chiarissimo. ...che ne dici, torniamo
di sopra? Non me
n'ero accorto, ma qui sotto comincia a fare un po' freddino!
-V-va bene. Vai avanti, io metto in ordine qui e ti raggiungo.
Mi
stiracchiai, mi alzai dalla cassapanca e mi incamminai su per le scale.
Arrivato
in cima, però, chiusi la porta e tornai di sotto. Yori era
ancora seduta, con
le mani intrecciate davanti al petto, e gli occhi chiusi.
-È
un altro il segreto di cui ti vuoi liberare, l'ho capito.
Yori sobbalzò dallo spavento quando risentì la
mia voce.
-C-c-come?- balbettò, fissandomi come se avesse visto un
fantasma -di cosa
parli?
-All'inizio hai detto che non sei d'accordo con le regole imposte dalla
Signorina Azumi, col fatto che nessuno qui sia libero di raccontare il
proprio
passato... Però poi hai paura che gli altri orfani vengano a
sapere del tuo, di
passato. È una contraddizione, non pensi?
-...g-già, è v-vero...
-Poi hai detto che da quando sei arrivata qui hai svolto i lavori
domestici con
volontà ed entusiasmo... Ma questa non è
l'impressione che ho avuto io.
Nonostante non le avessi posto alcuna domanda, Yori fece segno di
sì con la
testa. Davanti all'evidenza, non poteva più fare finta di
nulla.
-Per un attimo ho pensato... che forse non era ancora arrivato il
momento-
disse, tirando su col naso -è vero, è un altro il
segreto che vorrei...
disperatamente condividere con qualcuno...
-È
per quello che hai pianto, e stai piangendo anche adesso?
Annuì ancora. Mi inginocchiai davanti a lei e posai una mano
sulle sue con
delicatezza.
-Dimmi tutto.
-N-no, no! Questo è... Choji, tu sei troppo buono, non
meriti di sentire una
storia simile!...
-E tu non meriti di continuare a soffrire da sola.
Yori indugiò a lungo sulle mie parole. Deglutì
con parecchia fatica.
Quindi, finalmente, si decise.
-Sia ben chiaro... A-anche questo deve rimanere tra noi. ...non
c'è stata
nessuna invasione di ratti nell'ala ovest. C'è stato...
qualcosa di peggio.
Yori chiuse gli occhi, come per rivivere il ricordo.
-È successo tutto circa un mese fa. Come ogni mattina, mi
ero alzata prima di
tutti gli altri per fare le pulizie e aprire le porte e le finestre per
il
cambio d'aria. Il solito giro che facevo sempre da un'ala all'altra:
corridoio,
aule, mensa, cucina, atrio, palestra, spogliatoi, aule, corridoio...
Ma, quella
volta, quando entrai nella palestra, niente fu più come
prima.
-Cosa trovasti?
Yori
inspirò ed espirò a fondo a lungo.
Cominciò a sillabare qualcosa, ma poi si
fermò. Le diedi tutto il tempo che le serviva.
-...un... un cadavere- rispose infine, in un sussurro -il cadavere...
di un
bambino... era... era nudo... c'era sangue... e... e...
Yori cominciò a tremare. Così feci anch'io,
nonostante sapessi già dell'omicidio:
un po' perché dovevo comunque fingere di esserne stupito, e
un po' perché il
pensiero che Yori avesse dovuto vedere di persona quel corpo sfigurato
mi aveva
sinceramente fatto rabbrividire.
-Un bambino... m-m-morto? C-c-chi era?
-...io non lo so... era... irricono... Irriconos...
L'ultima parola le rimase strozzata in gola. La abbracciai per darle
solidarietà e lei mi ricambiò per darne a me.
-...n-non mancava nessuno degli altri orfani, Yori?
-No... Sono andata a cercare le Signorine Azumi e Hiromi per dirle cosa
avevo
trovato, ma all'inizio non mi hanno creduto. Per dimostrarmi che mi
fossi
sbagliata, la Signorina Azumi è entrata decisa in uno dei
due dormitori dei
maschi dell'ala ovest, lasciando l'altro alla Signorina Hiromi.
Entrambe mi
hanno confermato che c'erano tutti... Ma io ero sicura di aver visto un
cadavere! Le ho convinte a seguirmi in palestra, e... Forse non avrei
dovuto
insistere, quando lo hanno visto hanno barcollato tutte e due, e la
povera
Signorina Hiromi ha anche avuto un mancamento...
-Non devi rimproverarti di questo, p-prima o poi l'avrebbero trovato
comunque... C-cos'è successo dopo?
-B-beh... Non è stato facile prendere una decisione su due
piedi. La Signorina
Azumi fu la prima a riprendere il controllo dopo lo shock. Mentre io
aiutavo la
Signorina Hiromi a rinvenire, lei è tornata di sopra per
chiudere a chiave
tutti i dormitori, così che gli altri bambini non potessero
uscire e vedere
anche loro... Ma non aveva pensato che a quell’ora fossero
già tutti svegli e
pronti a scendere. Così, per la fretta, ha dovuto dire loro
la prima scusa che
le è venuta in mente, per convincerli a lasciarsi chiudere
dentro...
-L'invasione di ratti.
-L’invasione di ratti, sì. P-poi, si è
presa l'ingrato compito di avvolgere il
cadavere in una coperta e portarlo di fuori, con l'aiuto della povera
Signorina
Hiromi c-che nel frattempo si era ripresa.
-D-dove lo hanno portato?
-Lontano, nel bosco. Lo hanno seppellito. Quando sono tornate, le ho
viste
discutere animatamente. La Signorina Hiromi era impazzita dalla paura,
pretendeva
che ce ne andassimo tutti da questo “posto
maledetto”, mentre la Signorina
Azumi suggeriva semplicemente di sigillare la palestra... Alla fine,
hanno
trovato un compromesso...
-Trasferire tutti i maschi, e i loro letti, nell'ala est, e chiudere
l'ala
ovest- continuai io -almeno fino a quando non vi avranno portato un
veleno per
sterminare i ratti. Questo è ciò che mi ha detto
Iwao, quando gli ho chiesto
cosa ci fosse dietro la libreria nell'atrio. ...immagino che, in
realtà, quello
che voi stiate aspettando dal fornitore siano prodotti per... pulire la
palestra...
-Per levare via il sangue e l'odore di morte, diciamolo chiaro e
tondo!- gridò
Yori all'improvviso. Mi staccai da lei dallo spavento, ma tornai subito
a
sedermi di fianco a lei e cingerle le spalle.
-Se vuoi... Se vuoi piangere ancora, Yori, fallo pure. Per quanto ne
hai
bisogno. Anche per tutta la notte.
-...g-grazie... Grazie, ma c-credo di essermi sfogata... abbastanza...
Come prima, Yori appoggiò la sua testa alla mia spalla.
Più che sconvolta, in
quel momento sembrava... stanca.
-...ho combinato un guaio, Choji. La Signorina Azumi mi aveva fatto
giurare di
tenere per me quello che avevo scoperto per non rovinare la reputazione
dell'orfanotrofio...
-N-non succederà, Yori. So mantenere un segreto, e non
fuggirò a gambe
levate... Anche se, dopo aver sentito questa storia, non so se la mia
vita
all'orfanotrofio sarà più la stessa. C-ci sono
stati altri... come dire...
incidenti, dopo quello?
-No. È stato l'unico. L'unica "stranezza" nella storia di
questo
posto. Dopo una settimana, la Signorina Azumi, la Signorina Hiromi ed
io
abbiamo concluso che quel poveretto che abbiamo trovato si fosse
imbattuto in
una bestia, forse un lupo, che dopo averlo ucciso lo ha trascinato non
si sa
come nella palestra... è
assurdo, ma è
la spiegazione più sensata che siamo riuscite a trovare...
Ho paura, Choji.
-Ho
paura anch’io, Yori. M-ma... se hai detto che non ci sono
stati più
incidenti...
-No,
non per quello. Io ho paura... che...
Yori
chiuse gli occhi. Sembrava come in procinto di addormentarsi.
Un’altra lacrima
le scese lungo il viso.
-...che
la Signorina Azumi mi stia solo dando il beneficio del dubbio.
-Che
vuol dire... Aspetta, non mi dirai che la Signorina Azumi creda davvero
che...
che l’abbia ucciso tu...
-No,
non me l’ha mai detto. Ma ho paura che sia davvero
così, che lei da quel giorno
non si fidi più di me come una volta. È una
sensazione che non riesco a
togliermi di dosso! Ho cominciato a lavorare ancora più
sodo, a far sì che ogni
cosa all’orfanotrofio fosse al suo posto e ogni bambino fosse
soddisfatto! Ho
raddoppiato, triplicato i miei sforzi per dimostrare che a questo posto
ci
tengo davvero e che non potrei mai fare una cosa del genere... Ma ho
paura che
le cose non torneranno mai più come prima. Mai
più.
Le
strinsi le spalle un po’ più forte.
D’improvviso,
ebbi un’illuminazione.
-Yori,
tu sei troppo buona per essere un’assassina. Nessuno
penserebbe una cosa del
genere, se solo si fermasse a riflettere.
-Non
raccontarmi stronzate, Choji- borbottò lei, levandosi di
dosso il mio braccio
-è da quando sei arrivato qui che ti tratto come
l’ultimo dei pezzenti, come
puoi dire che io sia “troppo buona”?
-Perché
lo so. Sarai anche eccessivamente severa e intrattabile, ma io so che
in realtà
non saresti in grado di far del male ad un ragno.
-Veramente
si dice “ad una mosca”, e... Un momento.
Di
colpo Yori sembrò risvegliarsi dal torpore. Si
girò a fissarmi con occhi
sgranati, e per la prima volta le vidi spuntare in faccia un sorriso
divertito.
-Stai
per caso parlando di... Supaida? Ma allora... Hai fatto la conoscenza
di
Rokuro!
-Già.
Ho passato solo pochi minuti con lui, ieri, e nonostante abbia
rischiato di
perdere l’udito più volte, l’ho trovato
molto simpatico! Non dovrei rivelarti
questo segreto, ma lui... Per te, ecco...
-Ha
una cotta per me, lo so! Non è affatto un segreto! Ha
cominciato ad adorarmi
dal primo istante che mi ha vista!
-Un
vero colpo di fulmine, eh?
-Più
che altro, un malinteso. Siccome sono stata la prima persona a restare
nell’aula di musica per più di due minuti mentre
suonava, lui ha creduto che la
sua musica mi piacesse.
-E
lui, ti piace?
-In
senso amoroso? Ma no, certo che no! ...però devo riconoscere
che Rokuro è l’unica
persona in tutto l’orfanotrofio che riesca a farmi provare
gioia e
spensieratezza, anche nei momenti più tristi la sua pazza
allegria riesce a
tirarmi su di morale.
-Davvero?
Se le cose stanno così, perché allora non passi
più tempo con lui? Scommetto
che se accettassi la sua compagnia riusciresti a dimenticare
più in fretta la
storia del... di quello che hai visto in palestra e tornare a vivere
serena!
...o-ovviamente non è obbligatorio che tu gliela racconti,
eh!...
-Non
è così semplice. Primo, i miei doveri mi lasciano
poco tempo per pensare ad
altro. Secondo... Non lo dico con cattiveria, ma siccome Rokuro non
è del tutto
sano di mente ho sempre paura di offenderlo, magari dicendo cose
sbagliate...
-No,
aspetta! Aspetta un attimo!
Senza
accorgermene mi ero alzato di scatto dalla cassapanca.
-Come
puoi dire che Rokuro non è... sano? Come fai ad esserne
sicura?!
-Ho
chiesto alla Signorina Azumi come mai Rokuro si comportasse
così, e lei facendo
uno strappo alla regola mi ha detto di averlo tratto in salvo da un
paese in
rovina quand’era ancora in fasce. Lui era l’unico
sopravvissuto dell’esplosione
di una cartabomba, ma non ne era uscito indenne. I segni che aveva
rimediato se
li porta ancora adesso, e non parlo solo delle bruciature che ha in
faccia. La
Signorina Azumi non ne è sicura, ma suppone che
l’esplosione abbia causato a
Rokuro anche un... un danno al cervello, ecco.
Mi
ammutolii. Boccheggiai, mi portai una mano sul cuore, ma non riuscii a
spiccicare una parola.
-Non
fare quella faccia- mi sussurrò Yori, e stavolta fu lei a
sfiorare la mia mano
per rassicurarmi -se può esserti di consolazione, Rokuro non
sa nulla di quello
che gli è successo. Paradossalmente, di tutti gli orfani che
vivono qui è lui
quello che riesce a godersi meglio la vita.
-M-meno
male... Però, mi dispiace lo stesso...
-Ehi,
non ero io quella che aveva bisogno di sentirsi meno depressa giusto
cinque
minuti fa?
-G-già,
è v-vero...
Dalla
bocca mi uscì una risatina. Provai a ricacciarla dentro, ma
Yori mi rassicurò
scuotendo la testa.
-Fai
pure, Choji. Non vergognarti. Hai bisogno di finire con una nota
allegra questa
serataccia. Come ne avevo bisogno anch’io. ...grazie, per
avermi ascoltata. Mi
dispiace di averti rubato del tempo.
Le
sorrisi.
-Non
devi scusarti, per me è stato un piacere aiutarti.
In
quella, Yori si lasciò scappare un grandissimo sbadiglio.
-Credo
proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per
dimenticarmene. Devi
prendere anche tu il digestivo.
-Anche
se ho solo mangiato un panino?
-È
la regola, tutti devono prenderlo.
Preso
uno dei due bicchieri che le avevo portato, Yori andò ad
immergerlo in un
grande barile di metallo posto accanto a uno scaffale.
-Ecco...
a te.
Ringraziai
e bevvi. Mi ci vollero diversi sorsi, però: non mi ero
ancora abituato del
tutto al suo saporaccio.
-Fai
con comodo, Choji. Io ti aspetto di sopra.
Stiracchiandosi
e barcollando leggermente, Yori lasciò la cantina.
Rimasto
solo, mi presi del tempo non solo per finire di bere il digestivo, ma
anche per
ricapitolare tutto quanto avevo scoperto grazie a quella insperata
conversazione.
Ancora
non riuscivo a crederci. La mia indagine, tutto sommato, stava
procedendo alla
grande. E proprio grazie all’incidente alle terme! Se non mi
fossi mai trovato
in punizione, non so se sarei riuscito a parlare a
quattr’occhi con Yori...
-TU?!
CHE ACCIDENTI...
Per
poco non mi rovesciai tutto addosso.
-Yori? Yori, cos'è successo?- la chiamai a gran voce, ma
senza ricevere
risposta.
Finii il digestivo in un sorso, incastrai a forza il bicchiere nello
scaffale
più vicino non sapendo dove altro metterlo, e corsi in
cucina il più
velocemente possibile. Trovai Yori in piedi, una mano in faccia e
l'altra
appoggiata a un mobile, intenta a fissare incredula qualcosa sul
pavimento. In
silenzio mi fece segno di avvicinarmi.
Facendo il giro del bancone, vidi anch'io ciò che l'aveva
fatta gridare.
Accasciata
sul pavimento, c'era la piccola Naoki.
-L-lei, qui? E... Come mai non si muove?
-Sta dormendo, Choji. È così che l'ho trovata,
non le ho fatto nulla.
Mi inginocchiai accanto alla bambina, le sfiorai un polso e appoggiai
un
orecchio al pancino. Non c'erano dubbi, stava proprio dormendo
saporitamente.
-Hai ragione. Non è ferita, meno male...
Il sollievo nel saperla sana e salva, però,
lasciò subito il posto alle
domande.
"Quindi, la sensazione che ho avuto quando sono salito a prendere due
bicchieri d'acqua... Ma... Perché Naoki si trova qui? Mi
stava forse spiando?
...ma certo, Nao!"
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
"Non voglio crederci, eppure è la spiegazione più
sensata! Nao si è
vantato con Iwao di come la sua sorellina avesse scoperto per caso il
nascondiglio di Isoka... Per entrare nella sua "cerchia"... E adesso,
per assicurare la sua posizione come amico di Iwao, ha chiesto a Naoki
di
spiarmi, magari per andare poi a riferirgli qualche mio passo falso...
No, è
assurdo! Plausibile, ma assurdo!"
-A giudicare da come russa, dev'essersi addormentata da parecchi minuti
ormai-
disse Yori all'improvviso, interrompendo i miei improbabili
ragionamenti -se
siamo fortunati, probabilmente non avrà sentito quasi nulla
della nostra
conversazione in cantina.
Dopo aver preso Naoki in braccio, Yori andò a richiudere a
chiava la porta
della cantina. Quindi... Fece per andarsene.
-D-dove la porti?
-Siccome adesso è impossibile svegliarla, l'unica cosa che
posso fare è
riportarla nel dormitorio, dove comunque stavo per andare anch'io.
Aspetterò
domani per chiederle spiegazioni.
-Yori... Non essere troppo severa con lei. Secondo me Naoki non si
trovava qui
di sua spontanea volontà.
-Tranquillo, Choji. Ci andrò leggera. Buonanotte... e grazie
ancora.
La salutai alzando una mano.
Rimasto
solo in cucina -e stavolta ero sicuro di essere solo- mi misi a
camminare
avanti e indietro. Ne approfittai per raccogliere dal pavimento le
pentole
cadute, e nel frattempo tornai a riflettere su tutte le nuove
informazioni che
avevo raccolto. Nemmeno l’improvvisa comparsa di Naoki era
riuscita a distrarmi.
E
così, i miei sospetti sono stati confermati. Non
c’è alcun ratto nell’ala
ovest. Il bambino è stato trovato morto nella palestra, ma a
quanto pare nessuno
sa chi sia. E se quel poveretto non era di queste parti... Eppure il
Mascheratore è ancora qui, i ninja in appostamento non
l’hanno mai visto
scappare! Non ci sto capendo nulla...
Guardai
distrattamente fuori da una finestra a caso. Era buio. Era tardi. Erano
andati
tutti a dormire.
Era
l’occasione perfetta.
Annuii
con decisione alla mia immagine riflessa nel vetro.
Quindi,
di buona lena, tornai al lavandino e ripresi il lavoro da dove
l’avevo
interrotto.
È deciso.
Finisco di lavare i piatti, e poi... andrò a fare una
visitina
all’ala ovest.