Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lucy_susan    13/08/2017    2 recensioni
"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.
"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.
"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.
Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.
Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.
"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.
"Sono il conte Marc Cantelle, figlio del duca di Chantelier" rispose prontamente il rosso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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4. Una nuova Anna

Il sole filtrava attraverso i tendaggi vermigli della stanza. La principessa teneva ancora il viso affondato nel cuscino, ma una lamina di luce giallo intenso la obbligò a guardarsi intorno. Sollevò lentamente la chioma rossa per puntare lo sguardo stanco sulla causa del suo risveglio. Dopo una notte insonne passata a piangere e pregare, lo sfinimento aveva preso il sopravvento sulla tristezza che aveva però lasciato i suoi segni. Protesse gli occhi dalla luce con la mano e si avvicinò alla finestra. Dall'alto della sua stanza poteva scorgere fino ai più lontani sobborghi della città dove, ora se ne accorgeva anche lei, viveva la maggior parte dei cittadini come poveri mendicanti. Oltre le case di legno di contadini denutriti poteva vedere grandi campi ingialliti dal grano o dai girasoli e oltre ancora si alzava una muraglia di tronchi che sembrava impenetrabile.

Se ci fosse stato ancora Kristoff, pensò Anna, si sarebbe alzato e sarebbe venuto ad abbracciarmi. Mi avrebbe baciato sul collo e convinto ad entrare nella foresta. Io l'avrei certamente seguito e avremmo in ogni caso combinato qualche guaio, ma non mi avrebbe lasciata nemmeno in quel momento.

Respirò profondamente e riuscì a contenersi. Non aveva più voglia di piangere. Sentiva gli occhi secchi perché aveva sprecato tutte le lacrime durante la notte. Provò una tale rabbia a sentirsi così debole che si accorse di stringere i pugni solo quando le unghie le fecero male. Non poteva lasciare che la causa della sua tristezza restasse in vita senza provare un minimo di rimorso o di vergogna. Doveva farsi forte. Doveva vendicare Kristoff, ma non subito.

"Ogni azione ha il suo momento" le diceva sempre suo padre e questa era una delle azioni più importanti della sua vita.

Si vestì a lutto e scese a fare colazione. Elsa la aspettava già a tavola con un vestito chiaro in contrasto con le loro usanze. Aveva accanto al piatto alcune lettere che, intuì la principessa, provenivano da diverse città. Le guardò non più di un nanosecondo, ma fu abbastanza perché la regina se ne accorgesse.

"Queste lettere sono risposte al mio invito a corte."

"Non ho intenzione di sposare nessuno di quei principi usurpatori” rispose Anna sedendosi senza degnarla nemmeno di un saluto.

"Suvvia, sai che non potrai restare sola per tutta la vita."

"E tu, invece, potrai?" Replicò tagliente.

Elsa si irrigidì.

"Anna, sai che con i miei poteri spaventerei chiunque” cercò di rispondere in modo pacato.

"Ma ormai tutti lo sanno."

“È vero, ma nessuno si fida."

"E pensi che sposando me non avrebbero lo stesso paura?” La smentì Anna.

"Potrebbe essere, ma andrai a vivere a casa dello sposo” rispose Elsa abbassando lo sguardo e tentando di chiudere la conversazione.

“Cosa?” Anna sgranò gli occhi. “E quando pensavi di avvertirmi? Dopo le nozze?"

"Ormai ho deciso e i principi aspettano solo la tua scelta. Non si può cambiare."

La rossa si alzò stizzita, gettò il tovagliolo sopra il piatto e si allontanò da quella donna insensibile.

Elsa sbuffò e appoggiò le carte sul tavolo.

Perché deve sempre fare di testa sua? Perché non riesce a capire la gravità della situazione? Pensavo di poterla controllare, invece sembra abbia acquistato ancora più testardaggine di prima.

Si coprì il viso con le mani e i ricordi le invasero la mente prepotenti e inarrestabili.

 

I passi risuonavano nel corridoio deserto e triste. Il portone cigolò mentre una furia rossa camminava spedita verso l'uscita. Era stanca delle interferenze di sua sorella: sperava di controllarle il futuro, ma non poteva. Doveva escogitare un piano per toglierla di mezzo senza farsi scoprire. Avrebbe potuto pagare un sicario, ma qualcuno avrebbe scoperto da chi era stato mandato, e se fosse stato arrestato non poteva contare sul suo silenzio. Poteva provare a fare da sola, avrebbe potuto comunque recitare la parte della sorella disperata che ha perso prima il fidanzato per una catastrofe “naturale” e poi la sorella per un terribile incidente, ma anche in quel caso vi erano troppi rischi.

Uscì dal portone principale e attraversò il cortile interno. I suoi passi non facevano più quel rumore costante, ma si udiva solo il fruscio della sua veste sull'erba verde e sul selciato.

L'unica soluzione è quella di ingaggiare qualcuno o molto affidabile, che non rivelerà mai la verità, o molto stupido, o...

Passò tra le due fontane ghiacciate da Elsa e girò attorno al piedistallo su cui era stata poggiata la sua statua: rappresentava Anna nel momento in cui aveva esalato l'ultimo respiro e la sorella che la abbracciava disperata. L'aveva fatta Elsa in onore del suo coraggio nel difenderla da Hans. E proprio lì sotto si bloccò concludendo il pensiero.

...molto arrabbiato.

Un sorriso le affiorò alle labbra mentre alzava gli occhi a guardare proprio il monumento che avrebbe dovuto risvegliare il buono che c'è dentro ogni uomo e che, invece, aveva portato a compimento la forma più pura d'odio che può esistere: la sete di vendetta.

 

***************
 

A chi fosse entrato in quella prigione sarebbe sembrato tutto troppo tranquillo. Una fila di celle correva a destra, ma da nessuna di esse proveniva una voce. Dopo l'angolo altre celle, su entrambi i lati, restavano silenziose. Solo dall'ultimo buco, il più piccolo, il più sudicio, il più disgustoso tanto che se Dio può dimenticarsi di un posto sarebbe quello, proveniva una canzonetta intonata a bocca chiusa e due mani spuntavano dal poggiatesta della branda.

Dei passi rimbombarono lenti nel corridoio.

“Anche oggi hai messo tutti a tacere” disse una voce familiare al carcerato. “Dimmi fratello, come ci riesci?”

L'uomo che aveva parlato aveva guardato dentro ogni cella e in quelle piene i delinquenti non osavano muoversi per non fare rumore, tanto erano impauriti dall'ultimo carcerato. Fermatosi davanti alle inferriate, il cavaliere aveva pronunciato quella frase e si aspettava una risposta. L'uomo scese lentamente dal letto e si buttò a terra. Era sporco di sudore, terra e polvere, magro e debole: brutto quasi come la cella che lo ospitava. A differenza di quelle quattro mura, però, non era stato dimenticato da Dio, che, invece, riservava per lui la parte migliore di una storia cominciata. L'unica cosa distinguibile in quel corpo sporco erano i capelli, troppo rossi per poter essere mascherati.

Alzò il volto martoriato dalle continue liti e sorrise con i pochi denti gialli che gli rimanevano, gli altri erano diventati neri o erano caduti dopo una rissa.

"Io mantengo le mie promesse e non mi dimentico di nessuno di loro."

Una risata lugubre uscì dalla gola del pover'uomo.

"Non come avete fatto voi per più di tredici anni."

L’altro evitò il suo sguardo accusatorio e cambiò discorso.

"Avanti, alzati in piedi. Qualcuno è venuto a trovarti, una tua vecchia conoscenza, il tuo ultimo fuoco” e così dicendo una scintilla balenò negli occhi del rosso, mentre chi aveva parlato rise di gusto. Si scostò per mostrare al fratello la donna che aspettava impettita di poter essere ricevuta. Lui cambiò espressione: da stupito e dubbioso a compiaciuto. Si alzò senza smettere di sorridere e si inchinò di fronte alla principessa di Arendelle.

"Bentrovata Anna, quanto tempo è passato. Dimmi, qual buon vento ti porta?"

"Salve Hans" sorrise la giovane. Poi si avvicinò alla grata e bisbigliò in modo che solo lui potesse sentire. "Ho un lavoretto per te."



AdA:
Salve a tutti!!
Aaaaallora, vsto che me lo avete chiesto lo specifico: la storia è già scritta, quindi pubblicherò (da ora in avanti perché prima ero in vacanza e non potete immaginare quanto è stato difficile pubblicare il 3 capitolo) regolarmente, direi di domenica. Se non riesco domenica pubblico lunedì.
Ma torniamo al capitolo, come vi sembra? Ve lo aspettavate? Secondo me qualcuno di voi già l'aveva intuito, ma come si svolgerà la vicenda? Hans accetterà la proposta di Anna? Se sì, come uccideranno Elsa? Se no, come Anna compirà la sua vendetta?
Scrivetemi le vostre idee in una recensione:)
Lu_Sue;P

  
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