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Autore: EarlGrayTea    14/08/2017    3 recensioni
"Stammi vicino, non te ne andare
Ho paura di perderti"
Di come nasce la coreografia a due di Victor e Yuuri.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yakov Feltsman, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era cominciata per scherzo.
Provava e riprovava il Flip da giorni, senza mai riuscire ad atterrare come si doveva.
Cadeva, si rialzava e riprovava finché Victor non lo implorava di smettere, preoccupato per la sicurezza delle sue gambe, dei suoi legamenti.
Giorno dopo giorno era sempre più frustrato, sempre più stanco, sempre più abbattuto da quel salto che non voleva riuscire, non voleva farsi domare, fino a che…
Era a terra, ancora.
Ancora a mordere il ghiaccio, ancora a sentire freddo, a sopportare quell’impatto nelle ossa, nelle ginocchia e nei gomiti, e nella fronte che aveva picchiato forte rotolando lontano dal muro del rink.
Era in grado di atterrare un Axel come niente fosse, nonostante la sensazione di vuoto allo stomaco che spaventava gli altri pattinatori, ma che a lui piaceva – quegli istanti infiniti in cui gli sembrava di cadere, di volare, di non avere peso, di non avere ossa e muscoli e grasso che si accumulava – eppure il Flip ancora non voleva riuscirgli.
E non era colpa di Victor stavolta. Era sua. Solo sua. Della sua incapacità, della sua goffaggine, della sua mediocrità…
“Sento una voce che piange lontano…”
Alzò gli occhi dai propri pattini e vide Victor venire verso di lui, col sorriso sulle labbra.
“Anche tu, sei stato forse abbandonato?”
Victor che gli prendeva la mano, che lo trascinava verso il centro del rink, che rideva delle sue deboli proteste.
Lo aveva già fatto in passato. Quando rimanevano a corto di idee su come integrare parti della coreografia di Yuuri, gli faceva ripetere le sue coreografie, quelle del passato, quelle che Yuuri aveva imparato a memoria…
“Orsu' finisco presto questo calice di vino”
Yuuri replicò in automatico la sequenza di passi. Braccia in alto, come se potesse volare, o abbracciare il vento…
e inizio a prepararmi”
Filo sinistro interno, indietro. Punta col destro… salta.
Atterrò morbidamente sulla gamba destra dopo le quattro rotazioni, leggero, e avvertì Victor esultare.
Adesso fa' silenzio”
Aveva eseguito un quadruplo Flip da manuale.
Fu in quel momento che successe qualcosa di… diverso.
Sentì la mano di Victor nella sua. La musica di sottofondo cambiò bruscamente saltando la parte della sequenza di passi e arrivando direttamente al ritornello.
Stammi vicino, non te ne andare”
Si voltò sul ghiaccio e si trovò a carezzargli la guancia, guardandolo negli occhi sorridenti.
«Pattina con me, Yuuri!»
Non “per” me. “CON” me.
“Ho paura di perderti”
Seguì Victor, i suoi movimenti. Lo prese per la vita e lo sollevò, danzò con lui in uno scambio di carezze e tocchi leggeri, delicati, come se avesse paura di spaventarlo, di indurlo a scappare. Era quel che facevano da mesi ormai, sfiorarsi e scappare, una danza così famigliare che il cuore di Yuuri si alleggerì istantaneamente dal peso di diverse tonnellate d’ansia e inadeguatezza, scaricandole da qualche parte su quel ghiaccio. Victor gliele strappò via di dosso, le sue mani, le sue gambe, il battito del suo cuore che sentiva pompare sotto la felpa leggera quando lo stringeva tra le braccia e poi lo faceva piroettare…
Le tue mani, le tue gambe,
Le mie mani, le mie gambe,
e i battiti del cuore
si fondono tra loro”

Victor lo sollevò di nuovo, ma perse la presa ed entrambi franarono sul ghiaccio, rotolandosi addosso, ridendo, le loro voci che si intrecciavano e salivano sopra la musica in alto in alto verso le travi di sostegno.

Partiamo insieme
Ora sono pronto”
Non c’era più ansia.
Non c’era più paura.
C’era solo Victor, a pesargli addosso, ad abbracciarlo ridendo.
Victor che aveva avuto comunque il tempo di piazzargli una mano sotto la nuca per evitare che la sbattesse cadendo. Victor che lo guardava –Oh così innamorato- come se fosse davanti ad un miracolo.
Il bacio fu la sua ricompensa, come sempre, come quella volta alla Coppa di Cina, come era sempre stato da allora: quando rischiava di cedere e non si permetteva di farlo, Victor lo portava sul ghiaccio e lo baciava, quasi a sottolineare quanto amasse anche il suo coraggio, a sua tenacia, quella forza che stava prendendo da lui e che lui voleva dargli, con tutto se stesso.
Si staccò dalle sue labbra solo quando Yuuri iniziò a tremare dal freddo sotto di lui, domandandogli scusa con una carezza che ne prometteva altre, dopo, e altri baci, e altro ancora, come ogni notte.
Come tutte le notti che Yuuri avesse desiderato.
Quelle notti contate, centellinate, che Yuuri sapeva non essere infinite.

Il coraggio di spezzare l’illusione, era quello che gli mancava. Il coraggio di guardare negli occhi il suo amore e dirgli “Basta. Devi tornare a fare quel che sei nato per fare. Non puoi lasciarti morire qui, con me.”
In fin dei conti lo aveva promesso a Yakov che, a dispetto di tutte le proteste, si era preso cura di lui in Russia: presto il suo Vitya sarebbe tornato a San Pietroburgo, ad allenarsi, a gareggiare.
Solo che, a mano a mano che i giorni li portavano sempre più lontani dalla Rostelecom Cup e sempre più vicini alla finale di Barcellona… A mano a mano che si sorridevano e si toccavano e si accarezzavano, e si raccontavano ogni notte, sulla pelle l'uno dell'altro, com'era essere in due e non più da soli su quella superficie bianca e fredda, Yuuri aveva perso sempre di più il contatto con la realtà, sprofondando in quegli occhi chiari come laghi, nella pelle calda, nella bocca morbida.
È adesso non sapeva più, proprio più, con che coraggio avrebbe potuto rinunciare a quel che non era più il Vitya di Yakov, lo Zar di Russia, il campione di 5 medaglie d'oro.
Yuuri Katsuki non sapeva trovare il coraggio di rinunciare al suo Victor.


«Yuuri, facciamolo ancora.» gli sussurrò Victor all’orecchio, e rise quando vide le sue guance colorarsi quasi all’istante per il tono che aveva usato. Rise così tanto da appoggiare la testa sulla sua spalla e asciugarsi le lacrime, poi si rialzò, rimise in piedi il suo piccolo porcellino oramai trasformato in Principe e ripetè:
«Pattina con me. Pattina assieme a me su Stammi Vicino. Hai bisogno di una coreografia per il Galà, falla con me.»
Era il loro modo di dire Ti Amo.

Yuuri accantonò per il momento il pensiero dell’addio. Quando Victor era così vicino, quando scrivevano assieme sul ghiaccio di Hasetsu il loro amore nell’unica maniera che conoscevano, con le lame dei pattini, non riusciva a pensare ad alcun addio.

“Stammi vicino, non te ne andare
Ho paura di perderti”
Cantava la voce dallo stereo.

Lo aveva promesso a Yakov, era vero.
Ma non era ancora il momento di rinunciare al suo Victor.
   
 
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