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Autore: Circe    15/08/2017    1 recensioni
Bellatrix, Andromeda, Narcissa, Sirius, Regulus. Per ognuno di loro una storia privata e segreta.
Un Natale in famiglia costellato di segreti e conflitti. Bugie e amori.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Tutto pur di averti

(Narratore: Bellatrix Black)

La mattina dopo ci svegliammo presto, forse per l’agitazione della situazione, o  forse per la novità di aver dormito insieme per la prima volta e di aver fatto l’ amore insieme per la prima volta.
Forse era soltanto per il fatto che avevamo dormito prestissimo la sera prima, senza mangiare, senza allontanarci da quel letto, nascosti in camera mia come amanti segreti.
Effettivamente noi eravamo amanti segreti al momento.
Quando Rodolphus si svegliò si strinse subito a me, era lucido, bello, riposato, come se la sera prima non avesse lasciato strascichi su di lui.
“Sei bellissima stamattina...”
Gli sorrisi e lo baciai. Lui mi guardò negli occhi e terminò la frase.
“... Amore mio.”
Queste parole mi piacquero davvero tanto, lo desideravo da morire e lui mi ricambiava, era anche dolce a modo suo.Facemmo l’amore ancora, mentre dalle imposte iniziava a entrare la pallida luce dell’alba. La casa era immersa nel silenzio e noi fafacemmo tutto molto piano, senza fare rumore, sorridendoci anche, tra uno sguardo e l’altro, complici nel nostro segreto.
Indugiavamo in quei lunghi momenti di passione.
Solo dopo un paio d’ore ci risolvemmo ad alzarci, vestirci, ma non ci convincevamo a salutarci così, senza stabilire nulla.
Ci sedemmo sul letto a parlare.
“Ci penso io, Bellatrix, ci penso io ad affrontare tuo cugino Evan. Sono disposto a tutto, quello che ti ho detto ieri non era una storiella, tutto pur di averti.”
Rodolphus aveva un che di romantico e dannato a sentirlo parlare, un po’ drammatico, ma efficace.
“Va bene. Sono d’accordo, Rodolphus, ma devo esserci anch’io, dobbiamo parlargli insieme. Devo risolvere  la questione insieme a te.”
Gli presi la mano.
“Io comunque sono con te, non ho paura di nulla, mio cugino deve imparare cosa vuol dire mettersi contro di me. Non deve pensare di poterci riprovare mai più, devi solo svelarmi l’incantesimo giusto, tu lo conosci.”
Lui annuì convinto.
“Ti insegno io e vedrai che non tenterà più di mettersi contro di te.”
Questo patto mi eccitava. Non solo per la sfida lanciata i da mio cugino, la guerra intrapresa contro di me, una sfida che non avrebbe mai vinto, ma proprio perché il potere di vita e di morte mi eccitava, mi faceva sentire una vena di onnipotenza scorrere dentro.
Ritrovando un po’ di razionalità aggiunsi che io avrei comunque dovuto parlare con mio padre, prima, che avevo questioni davvero importanti di cui parlare e la mia situazione da sistemare, o non sarei mai stata rispettata come la vera Black che sono.
Rodolphus forse non capì bene a cosa mi riferissi. Lui del resto era un ragazzo, e non doveva combattere certe guerre per farsi valere.
Inoltre, dentro di me, puntavo a molto di più del semplice farmi valere, volevo avere il controllo totale, niente e nessuno avrebbe mai più potuto dirmi, o ordinarmi cosa fare e perché. Non potevo proprio accettarlo.
Sancimmo il nostro patto con un bacio. Le vacanze stavano volgendo al termine, ci saremmo rivisti presto, ci saremmo uniti presto, eliminando chiunque ci si fosse parato davanti per distruggere i nostri piani.

Il pomeriggio stesso mi feci coraggio e affrontai mio padre, mi sentivo forte e sapevo di potercela fare, ma non era comunque semplice, era pur sempre mio padre.
Bussai al suo solito studio ed entrai con calma ed educazione.
Era seduto alla scrivania, non sapevo cosa facesse sempre, non è che avesse bisogno di lavorare, a volte mi incuriosiva questa cosa, comunque non era il momento di perdersi a divagare, l’ho interrotto per parlargli e chiarire le cose.
“ Padre, ti devo parlare di alcune faccende importanti.”
Sembrava stupito, restava distaccato, Evan non doveva avergli raccontato cose lusinghiere su di me, tanto valeva scoprire subito le carte.
“Sono venuta a dirti che non sposerò Evan, non sono d’accordo e non sono innamorata di lui.”
Si alzò in piedi visibilmente teso.
“Tu sei mia figlia, fai quello che ti dico io!”
Aveva scelto la linea dura quindi, ma a me faceva più comodo, preferivo il contrasto aperto a tutto il resto.
“No padre, ho diciassette anni, e in ogni caso non sposerò un ragazzo che non voglio, che non desidero, sono innamorata di un altro e desidero stare.con quest’altro.”
Senza dire una parola mi fece arrivare uno schiaffo in pieno viso. Rimasi quasi a bocca aperta, più per lo stupore che per il dolore, mi fece paura, ma non arretrai di un passo, mantenni lo sguardo alto su di lui.
“Credi che tuo cugino non mi abbia già informato sulla tua bella condotta, figlia? So bene che di nascosto hai avuto… diciamo rapporti… con un altro ragazzo. Mentre prendevi in giro tutti noi, Evan compreso, mostrandoti con lui a casa e tenendo un comportamento non bello a scuola. Sei stata tu a scegliere tuo cugino tempo fa, e ora che fai cambi idea? Non ti ho educata così, non ti ho educata a fare…”
Si fermò non disse quelle parole, ma era chiaro quanto fosse deluso dal mio comportamento. Io però non vacillai neanche per un istante.
Non dissi nemmeno che il suo caro e amato Evan, mi aveva usato per primo, per accontentare i suoi istinti, quando io non sapevo nemmeno cosa significasse fare sesso… e l’abbiamo fatto sotto il suo naso.
“Non sposerò Evan, voglio sposare Rodolphus Lestrange!”
Invece di cercare una via d’uscita partii al contrattacco alzando la posta.
“Non sono più una bambina, ma non sono neanche… una poco di buono. Voglio sposare il ragazzo che amo e lo farò, non sono mai stata più convinta, padre. Non sono certo io il problema di questa famiglia, tu non ti accorgi di ciò che succede davvero e questo è un altro problema ben più grave.”
Stavolta lo avevo colpito.
“Tu sei una sciagurata, mi vuoi forse umiliare? Vuoi dire che non so gestire al meglio la mia famiglia?”
Non risposi, sentivo di essere più forte, sentivo il sangue scorrere nelle vene talmente forte da poter distruggere qualsiasi cosa, o persona.
Non sapevo da dove venisse tutto questo… odio…
Ed ecco che infatti ci fu una ritirata, il primo cedimento.
“Chi sarebbe questo ragazzo?”
Non mi feci scorgere, ma un chiaro sorriso di trionfo si dipinse sul mio viso nell’istante in cui udii quelle parole.
“Rodolphus Lestrange, un compagno di scuola, non lo puoi aver sentito perché si è trasferito da poco dalla Francia.”
Questa volta fu lui a restare zitto.
“Quando finirò la scuola mi sposerò con lui, questo voglio fare. E dopo ciò progetterò il mio futuro per come sono fatta io, perché sai bene che non sono come tutte le atre donne di questa famiglia, ho un’indole diversa, altri piani in mente.”
Pensavo al mio desiderio di unirmi ai Mangiamorte, di diventare una seguace di Lord Voldemort, ma di questo segreto non dissi nulla, era ancora qualcosa di troppo intimo, a cui io stessa dovevo pensare ancora per bene.
Lui si mise le mani sulle tempie, visibilmente provato dalla conversazione, come me del resto. Attese qualche minuto prima di voltarsi repentinamente e darmi le spalle.
“Da quando sei diventata così, Bella? Non me ne sono nemmeno accorto. Fino a poco fa eri solo una bambina… cosa dirà tua madre?”
Ora stava tentando la carta dell’affettività, ma non volevo cedere.
“Non ti sei accorto di molte cose, padre, cose che vanno sistemate.”
Voltandosi mi guardò in maniera interrogativa.
“Tua figlia ti sta sfuggendo di mano completamente, tuo nipote lo farà presto. E tu stai perdendo il tuo tempo a contrastare me che non ho fatto nulla di sbagliato, vedo cose che voi non riuscite nemmeno ad immaginare per il mio futuro e per il futuro del mondo magico in cui viviamo. Il mio futuro significa nome e prestigio per la tua famiglia, padre, a me non importa, ma a te sì. Sai bene, padre, che nel mio sangue scorre un potere molto, molto maggiore di tutti i vostri messi assieme…”
Feci una pausa un po’ enfatica.
“So io cosa fare della mia vita, lasciami decidere quello che desidero.”
Avevo vinto lo sentivo, ero stata brava davvero, non avevo lasciato spazio a tentennamenti. Si era spaventato per ciò che avevo accennato su Andromeda e Sirius, l’avevo messo in allarme. Dall’altra parte era lusingato per il prestigio che pensava avrei dato alla sua nobile e antica casata dei Black.
Sapeva che non stavo chiedendo, stavo ordinando.
“E sia…” 
“Grazie padre per aver capito.” 
L’avevo detto con gentilezza, sperando non ricominciasse coi contrasti.
“Ne parlerai tu con tuo cugino, perché io dei vostri battibecchi non ne voglio più sapere. Occupatevi voi di annullare tutto, io ne parlerò a tua madre. A tempo debito presenterai questo Lestrange alla famiglia. Deve essere molto speciale dopo tutto ciò che stai facendo per lui.”
Sorrisi, ma non risposi, annuii solamente.
Uscii lentamente dallo studio e corsi poi in camera mia come un fulmine. 
Non volevo più discutere, o rischiare che ci ripensasse.
Scrissi una lunga lettera a Rodolphus dove gli spiegavo che era andato tutto bene, ora mancava solamente di sistemare Evan per come si meritava, riportandogli ciò che avrei voluto fare.
Terminai la lettera dicendogli che pensavo tutto il tempo a lui a fare l’amore con lui e a rivederlo. Ero così contenta che feci tutto di fretta: firmai, misi il sigillo e mi vestii velocemente per uscire. Corsi nella nebbia e nel buio di quel tardo pomeriggio verso la gufaia. Era così fitta che mi bagnava le guance lasciate scoperte dalla sciarpa.
Lasciai la lettera al gufo e corsi giù, nel giardino, riprendendo a camminare lentamente solo a metà strada, respirai affannosamente tanta aria per due, tre volte e poi mi calmai, godendomi quell’atmosfera così ovattata e tetra allo stesso tempo.
Quando arrivai alla porta di casa sentii nel silenzio il battere delle ali del gufo che partiva per portare la lettera verso Hogwarts, notai che aveva impiegato parecchio tempo rispetto a quando avevo lasciato la lettera alla sua zampa.
Mi parve un po’ strano, ma ero stanca, distratta… e dopo poco non ci pensai più.

Sarà da te che verrò

(Narratore: Andromeda Black)

“Avevo davvero urgenza di parlarti, scusa se ti ho fatto così pressione…”
Ted era davanti a me accaldato e ansimante nonostante la temperatura piuttosto fredda di oggi, doveva aver fatto tutto di corsa per venire all’appuntamento improvvisato.
Lo trovavo bello nei suoi abiti da ragazzo babbano, abiti che ho sempre snobbato e di cui, solo in quel momento in cui li vedevo indossati da lui, notavo la bellezza e le caratteristiche peculiari.
Io invece avevo indossato un cappotto vecchio e pesante, non mi donava per niente, avevo tirato il cappuccio sulla testa così da non farmi notare in giro da nessuno, non potevo fare altrimenti, mi sentivo agitata anche se provavo a non darlo a vedere.
Deve averlo notato lo stesso. Cercò di calmarmi con un sorriso, una carezza.
“Va bene Andromeda, stai tranquilla, non è stato un problema venire, ora andiamo in un posto tranquillo e appartato, nessuno farà caso a noi, vedrai, ci vanno un sacco di coppie innamorate.”
Sorrisi più tranquilla. Leggermente più tranquilla.
Era bello ciò che aveva detto, e nonostante tutto, il pensiero di mischiarmi a tante altre coppie innamorate mi faceva emozionare e non poco. Non immaginavo avrei desiderato tanto questa normalità, questo passeggiare semplicemente per un parco col mio innamorato, scambiarci baci, coccole, risate.
Farci vedere insieme, innamorati, senza paura e senza preoccupazioni.
In ogni caso, il semplice fatto di tenergli la mano, camminare in silenzio nel prato, in direzione di un piccolo laghetto, il sole che faceva capolino fra la nebbia, il leggero calore sul mio viso… tutte queste cose mi stavano leggermente rilassando, mi sentivo meglio.
Vicino ad un albero che ci nascondeva almeno un pochino da sguardi indiscreti, Ted mi abbracciò, dandomi un lungo e caldo bacio.
Mi cingeva delicatamente la vita, ma in maniera forte e decisa, mi faceva sentire sicura e protetta. Questo lungo bacio con abbraccio mi dava una gran forza e un gran coraggio, mi trasmetteva amore vero, mi spingeva diretto verso la decisione che, fino a poco prima, era soltanto accennata dentro di me.
Quando ci allontanammo leggermente, sciogliendoci dal bacio, ma non dall’abbraccio, Ted mi chiese perché fossi tanto preoccupata.
Allora mi feci ancora più coraggio e tirai fuori tutto, tutti i fatti, gli avvenimenti, i pensieri e le paure di quelle ultime ore, mi sfogai completamente, chiedendo aiuto.
“Ted ho bisogno di te, di un consiglio, di un aiuto. A casa mia sono successe delle cose…”
Il suo sguardo attento mi invogliava a continuare.
“Avevo il sospetto che mia sorella avesse scoperto il nostro segreto… ieri mi sono decisa a scoprirlo, ho intercettato una sua lettera, l’ho letta velocemente e ne ho avuto la conferma.”
Silenzio.
“Si Ted, lo so che non si fanno certe cose, ma tu non capisci. Bella sa di noi, un po’ l’aveva capito da sola, un po’ mi ha sentito parlare, dato che mi sono confidata con mio cugino Sirius, lui mi capisce.”
Feci una pausa per prendere fiato.
“Non ha rivelato nulla al momento, ma non ci vorrà molto prima che i miei genitori lo scoprano, perché lei li manovra molto bene.”
Ted a quel punto mi interruppe.
“Andromeda, dai, cosa vuoi che sia se anche tu a sorella lo sa? O se lo va a dire ai tuoi genitori? Ci inventeremo qualcosa per stare comunque insieme, noi ci amiamo, o no?”
“Ted non è questo il punto, in quella lettera ci sono scritte cose orribili, lei ha una relazione con un ragazzo, parlano di omicidi, di morte, io ho paura anche per noi.”
“Ma dai, Andromeda che dici? È tua sorella, cosa mai vuoi che faccia? Saranno ragazzate buttate lì.”
Ted non si voleva convincere, mi sentivo sciocca, forse stavo davvero esagerando io… eppure se pensavo a Bella… se pensavo a Bella… 
“Ted, sei tu che non capisci, tu che non la conosci, mia sorella è cattiva!”
Lo dissi con un tono che stupì persino me stessa. Io volevo bene a mia sorella, ma era innegabile che lei avesse qualcosa, fosse fatta in un certo modo… e quel cattiva non rendeva esattamente ciò che era, che volevo intendere, questo che sentivo da un po’ di tempo a questa parte. Ted deve aver capito che non stavo esagerando, o semplicemente decise di provare a sentire la mia visione della situazione.
“Cosa pensavi di fare, allora?”
Infatti mi ascoltava, anche se non penso avesse ben presente cosa significasse mettersi con me, e contro la mia famiglia.
“Non so dirti se avremo contro solo Bella e la sua magia, o se deciderà di lasciare il lavoro di distruggermi ai miei genitori, in ogni caso Ted, io forse avrò bisogno di te… già nei prossimi giorni.”
Mi guardava senza parlare.
“Io non rinuncerò ad essere felice, voglio essere libera, non rinuncerò a te e a noi.”
Mentre dicevo queste parole gli accarezzai il viso, appena ruvido di barba. Lo presi e lo strinsi a me con foga e passione.
“Ma per farlo devo essere pronta a tutto, davvero tutto Ted. Non mi farò cacciare, se dovessero essere i miei genitori ad affrontarmi, me ne andrò io prima che siano loro a mettermi nelle condizioni di farlo. Dovesse essere Bella, non lo so davvero... vorrà uccidermi, forse? Comunque non mi farò piegare, dovrà uccidermi davvero, se vuole tanto fermarmi, non bastano le minacce..”
Ted iniziava ad essere preoccupato, direi spaventato, ma almeno aveva capito la gravità della situazione. Così potei arrivare finalmente al punto.
“Tu, Ted Tonks, saresti disposto, fin da ora, a stare con me, per sempre, per il resto della vita? A condividere tutto? A rischiare per me? Perché mettersi contro le persone della mia famiglia, una in particolare, significa voler rischiare, andare incontro anche a danni e problemi gravi.”
Feci una pausa, poi conclusi.
“Perché se deciderò di andarmene, sarà da te che verrò, quando avrò bisogno. Perché io ti amo. Sarai pronto a stare insieme davvero e per sempre?”
Ted non si aspettava certo tutto questo, meno che mai così velocemente, così presto e tutto così precipitosamente. Quella per lui, ragazzo normale, non segnato dall’essere nato Black, doveva essere una mattina normale, tranquilla.
Io purtroppo non ero normale, ero una Black. Non so se mi avrebbe accettata.
Mi batteva  il cuore forte, speravo mi desse una risposta subito, così da non impazzire dall’angoscia.
Lui all’inizio non disse nulla, prese il mio viso fra le sue mani, sulle guance accaldate dall’agitazione sentii un fresco tepore prodotto dalla sua pelle, dal suo tocco leggero, un po’ impacciato, ma profondo e rassicurante.
Mi avvicinò a se’ e mi diede un altro lungo bacio, morbido e appassionato.
“Non aspettare, Andromeda, vieni da me! Io sono pronto per stare con te, lo sono sempre stato, dal primo momento che ti ho visto, quando forse ancora non lo sapevi nemmeno tu.”
Stavo per commuovermi a quelle parole, mi fecero rinascere.
“Tutta quella gente che ci vuole male, non ha fatto altro che farci riconoscere fin da subito, che siamo nati per amarci, nati per stare insieme. Allora stiamo insieme subito, non aspettare che ti facciano alcunché.”
Era preoccupato, ma convinto di quanto diceva, aveva parlato lentamente, con calma e determinazione, anche con tanta dolcezza.
Era davvero il ragazzo che desideravo e amavo con tutto il cuore.
Chiusi gli occhi per non fargli vedere le lacrime e lo baciai.
“Ma piangi?” mi chiese allontanandosi un po’ dal mio viso, asciugando una lacrima che bagnava la la mia guancia.
“Sono solo lacrime di gioia, Ted.”


……………..

Ciao a tutte! Pubblico un po’ in velocità perché devo correre al mare, oggi è veramente una bella giornata, ma ci tenevo ad aggiornare prima.
Non vi chiedo più recensioni, mi sono rassegnata al noioso 0 vicino all’aggiornamento, però spero che la storia vi piaccia comunque, anche in questa versione riveduta e corretta.
Arrivati qui manca solo l’ultimo capitolo, un epilogo in pratica, poi anche questa fiction sarà ultimata!
A presto
Circe



   
 
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