Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Saigo il SenzaVolto    18/08/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all'opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!




(Quest'immagine NON è fatta da me! Nella mia storia lo Sharingan Ipnotico di Sarada è fatto in questo modo!)



 
 

Tensione e Ricordi


Il fuoco del falò ardeva con costanza e ritmicità, ed era l’unica fonte di luce che illuminava il buio della notte. La legna che scoppiettava era il solo rumore che si sentiva nel piccolo accampamento in mezzo agli alberi. Attorno al fuoco erano sedute Sakura e Hinata, assieme a Naruto, Sasuke ed i loro rispettivi genitori, intenti ad aspettare che la carne che avevano messo ad arrostire sul fuoco finisse di cuocere. Nessuno parlava. La tensione nell’aria era quasi tangibile.

Era passato un giorno intero da quando avevano fatto irruzione nel covo dei Goblin. Un giorno intero era trascorso da quando avevano ottenuto il primo dei manufatti. E ancora non avevano deciso quale sarebbe stata la loro prossima mossa.

Era stata una giornata faticosa quella di oggi. Dopo essere finalmente usciti dalla città dei Goblin ed essere ritornati nel deserto, i dieci ninja avevano subito concordato di allontanarsi il più possibile dalla sabbia, per timore che quelle creature potessero inseguirli ed attaccarli di nuovo. Dopo una nottata di marcia ininterrotta, al mattino erano finalmente riusciti ad uscire dal deserto fino a giungere dinanzi ad una grossa area collinare ad ovest, ricca di prati e piccoli boschetti, che si estendeva per chilometri e chilometri. Il gruppo aveva deciso di fermarsi lì per riposare qualche ora e mangiare. Durante il giorno avevano persino incontrato degli animali simili a cervi, ma privi di corna, riuscendo a cacciarne uno per la carne. Le pillole che gli erano state fornite dall’Eremita delle Sei Vie sarebbero bastate ancora per molto tempo, ma erano prive di sapore, e la tentazione di assaggiare della carne tenera alla fine ebbe il sopravvento. Per un giorno intero erano rimasti nello stesso posto. E ancora non avevano capito cosa fare.

Sarada raggiunse silenziosamente il gruppo attorno al fuoco, portando alcune erbe aromatiche trovate in giro per insaporire la carne. Si sedette sotto ad un albero, poggiando la schiena sul tronco ed affondando la faccia tra le gambe.

Segni di lacrime le solcavano ancora il viso.

Il ricordo della discussione che aveva avuto con Boruto quel pomeriggio era ancora vivido nella sua mente.
 

FLASHBACK

“Dovremmo continuare a muoverci,” disse il ragazzo col mantello osservando la collana nelle sue mani. “La collana ha smesso di emanare chakra da quando abbiamo lasciato il sottosuolo. Se continuiamo a proseguire da qualche parte, potrebbe mostrarci qualcosa.”

Gli altri membri del gruppo erano ancora seduti dopo il pranzo, visibilmente stanchi dopo due giorni di attività intensa.

“Boruto, è da due giorni che siamo in viaggio, e non abbiamo dormito neanche una volta.” disse Minato alzando gli occhi per guardarlo da terra. “Dobbiamo riposare un po’. Stancarci troppo sarebbe inutile e dannoso per tutti.”

Il ragazzo li guardò attentamente, senza alcuna emozione in volto.

“Molto bene,” concesse loro chiudendo l’occhio. “Quanto tempo vi serve?”

“Almeno sette ore di sonno.” disse Fugaku dopo un secondo di riflessione.

Il biondo annuì una volta sola, poi si voltò e s’incamminò nella direzione opposta.

“Boruto!” lo chiamò Sarada. “Anche tu dovresti ri-“

“Io sto bene.” la interruppe lui bruscamente, senza fermarsi. “Farò il turno di guardia.”

La ragazza abbassò la testa, triste per il comportamento freddo e distaccato che il suo amico d’infanzia rivolgeva loro da giorni ormai. Quanto avrebbe voluto poter ritornare indietro e cambiare tutto. Ogni volta che vedeva il suo sguardo privo di interesse, ogni volta che osservava il suo occhio così freddo e senza emozione, il suo cuore si stringeva dolorosamente. Ricordava ancora i giorni della loro infanzia, i giorni in cui i suoi occhi non contenevano altro che allegria e curiosità, insieme al suo sorriso brillante e contagioso che esprimeva sempre confidenza. Con un sospiro, si mise a dormire per un paio d’ore.

Quando si svegliò, gli altri dormivano ancora. Decise di andare a fare qualche passo, per non annoiarsi. Mentre camminava, vide che in cima ad una piccola collinetta a cinquecento metri dal punto dove si erano fermati tutti, seduto su una roccia, stava Boruto. Da solo. Non riuscì a resistere e decise di approcciarsi a lui, dopo così tanto tempo che non si vedevano. Era da circa un anno che i due non si erano visti faccia a faccia. Lo raggiunse dopo un paio di minuti.

Il ragazzo guardava l’orizzonte, dandole le spalle, mentre una leggera brezza gli accarezzava il volto, muovendogli lentamente i capelli.

“Dovresti dormire.” disse lui col suo solito tono prima che lei potesse aprire bocca, senza neanche voltarsi.

“Anche tu dovresti.” rispose la ragazza, guardandolo attentamente.

Per diversi minuti, il biondo non disse nulla. Poi finalmente replicò. “Ti avevo già detto che sto bene. Non c’è bisogno che tu continui a preoccuparti per niente.”

Sarada sorrise lievemente. “Posso sedermi?” chiese, indicando un punto alla sinistra della roccia su cui stava il ragazzo.

Nessuna risposta.

Con un sospiro, la ragazza si sedette affianco a lui. Rimasero così in silenzio per diverso tempo, ascoltando il soffio del vento e guardando il sole del pomeriggio che cominciava ad avvicinarsi lentamente alla terra. La pace era destinata a non durare a lungo però, perché uno dei due non ce la fece più a trattenere ciò che provava dentro.

“Perché?” chiese lei ad un certo punto.

Silenzio.

“Perché non mi dici niente?” domandò ancora con la testa bassa.

Il ragazzo non disse nulla.

Sarada strinse i pugni con forza, girando la testa e guardandolo con un misto di tristezza, timore ed affetto.

“Mi sei mancato molto, Bolt.”

Ancora nulla.

Stava per dire qualcos’altro, quando all’improvviso lui la batté sul tempo.

“Non chiamarmi così.” disse il biondo, senza emozione nella voce e senza voltarsi a guardarla. Sarada sorrise un poco. Almeno aveva risposto.

“Ti chiamavano tutti così quando eravamo piccoli, ricordi?” continuò ancora con un sorriso triste. “Il numero uno della classe, Bolt Uzumaki.”

“Quella persona non esiste più.” disse ancora il ragazzo, guardando l’orizzonte.

“Allora perché io la vedo qui, proprio accanto a me?” chiese lei, un sorriso triste in faccia e gli occhi pieni di dolore.

Boruto la guardò con l’occhio sinistro di sbieco. “Tu vedi solo quello che vuoi vedere, non quello che è. La colpa di ciò è della tua sciocca volontà nel non voler accettare la realtà dei fatti.”

“Questo non è vero! Lo sai anche tu Boruto!” replicò lei con decisione, i suoi occhi improvvisamente pieni di determinazione.

Il ragazzo scosse soltanto la testa, ma non replicò.

“So che non sei un criminale e che sei ancora lo stesso dentro.” continuò lei imperterrita. “E so quanto tu abbia sofferto in passato, ma non chiudere il tuo cuore alla possibilità di essere felice…”

“Di cosa parli?” chiese lui improvvisamente, voltandosi leggermente a guardarla con un sopracciglio incurvato. “Io sono pienamente felice di quello che sono oggi.”

Sarada lo guardò con forza. “Parlo dei tuoi genitori!” disse a denti stretti.

Eccola là. Per un istante. Nel suo occhio. Un’ombra di dolore. Sparì in meno di un secondo, tornando freddo e glaciale come prima.

“Cosa intendi dire?” ripeté ancora, il suo tono più freddo di prima.

“Perché hai chiuso il tuo cuore a loro? Perché non gli concedi una possibilità?”

“Non sono i miei genitori.” rispose il ragazzo con un tono glaciale.

“Non puoi scegliere questa cosa, Boruto!” replicò lei con un tono un po’ più pacato. “So che hanno sbagliato nei tuoi confronti, ma hanno tentato-“

“Non mi interessa.” la interruppe lui tornando a scrutare l’orizzonte. “Non sono la mia famiglia. Quel che provano nei miei confronti ora non potrebbe interessarmi di meno.”

L’espressione di Sarada era colma di incredulità. “Non posso credere a quello che dici…”

Boruto ebbe l’audacia di sorridere maliziosamente, voltandosi di nuovo verso di lei. “Credi che solo perché adesso provino rimorso per le loro azioni allora io possa tornare da loro con le braccia aperte come se nulla fosse? Dopo tutto quello che mi hanno fatto?” chiese lui con sarcasmo. “Credevo avessi capito che non funziona così due anni fa.”

“Ma loro ti vogliono bene!” esclamò lei con forza. “Ti amano talmente tanto che vederti andare via li sta uccidendo! Anche Himawari sta-”

Boruto la guardò per un secondo, il suo sguardo freddo come il ghiaccio. “Allora perché mi hanno abbandonato? Dov’erano quando quel bambino di sette anni viveva nel dolore e nel terrore? Dov’erano quando quel bambino tentò di togliersi la vita con le sue stesse mani? Dov’erano quando quel bambino desiderava amore ed attenzioni, mentre invece riceveva soltanto odio e disprezzo?” le sue parole erano taglienti quanto una lama, e piene di un odio e un dolore talmente grandi che lasciarono Sarada completamente allibita.

Non sapeva cosa rispondere. Non sapeva perché le cose fossero andate in quel modo. Era troppo giovane all’epoca per riuscire a comprendere cosa stesse succedendo. Abbassò lo sguardo a terra. I suoi occhi cominciarono a prudere.

“Adesso ho una nuova famiglia,” continuò Boruto, calmandosi un poco. “E non ho intenzione di abbandonarla. La mia famiglia è l’unica cosa per cui oggi continuo a vivere.”

“Vedo che ancora ci tieni tanto a loro…” disse Sarada con un tono che indicava la prossimità al pianto.

“Furono quei due a salvarmi a quel tempo. A mostrarmi la luce e la bellezza del mondo. A darmi uno scopo per cui lottare. Lei e quell’altro sono il motivo per cui oggi continuo a vivere…” disse lui con tono monotono, tuttavia l’ombra di un sorriso era comparsa sul suo volto.

I ricordi affiorarono come un lampo. Immagini di tre ragazzini che ridevano e scherzavano insieme gli balenarono in mente per un secondo, prima di chiudere l’occhio e focalizzarsi di nuovo sul presente.

“E di me invece?” chiese improvvisamente Sarada, guardandolo con occhi bagnati. “Non t’importa niente di me?” il suo tono era quasi isterico.

Boruto la fissò attentamente. “Non ho nulla contro di te.” disse alla fine senza esitare.

“Allora perché?” urlò lei all’improvviso, mentre le lacrime le scorrevano liberamente dalle guancie ed i suoi occhi erano inconsciamente diventati rossi. “Perché mi fai questo? Perché sei diventato così crudele?”

“Non sono io quello crudele.” rispose il ragazzo senza emozione, tornando a fissare il tramonto. “Se lo fossi stato, avrei continuato a darti la falsa speranza che il tuo vecchio amico fosse ancora sepolto nel mio cuore. La vera crudeltà è questa Sarada: dare false speranze alle persone.”

I suoi occhi si sgranarono all’udire ciò.

“Non voglio mentirti Sarada.” continuò Boruto lentamente. “Non voglio farti vivere con l’illusione che io possa un giorno tornare da te. Che possa abbandonare tutto il passato e perdonare. Non funziona così. Io l’ho scoperto dieci anni fa. Il mondo è un luogo spietato, e bisogna imparare ad accettare la realtà. Anche se la si odia con tutto il cuore.”

Sarada cominciò a tremare. Non poteva accettarlo. Non voleva lasciare il suo migliore amico fuori dalla sua vita. Il vuoto che provava dentro era troppo insopportabile, troppo doloroso. Anche se avrebbe potuto metterci tutta una vita, non si poteva dare per vinta. Si alzò di scatto, facendo voltare lievemente Boruto, e si girò per andarsene. Ma non prima di dire quello che il suo cuore pensava con ardore.

“Io non mi arrenderò mai!” dichiarò con fermezza, i suoi occhi colmi di lacrime si erano inconsciamente mutati nello Sharingan Ipnotico e fissavano con intensità e determinazione quello del biondo. “Anche se dovessi metterci mille anni, non smetterò mai di tentare! Tu sei importante per me! Non ti lascerò vivere nell’ombra! Non voglio vivere senza di te! Un giorno diventerò Hokage, e allora ti riuscirò a riportare nel posto in cui appartieni!”

Il ragazzo fissò con intensità quegli occhi senza rispondere. Se fosse stata una qualsiasi altra situazione, si sarebbe dato un pugno da solo per essersi azzardato a guardare un Uchiha negli occhi. Ma adesso non si lasciò intimorire da quello sguardo, ricambiandolo col suo occhio freddo.

Lo Sharingan Ipnotico della ragazza non era per nulla simile a quello di Sasuke Uchiha, pensò il ragazzo.

Mentre nel caso del padre l’iride presentava 4 ellissi nere e rosse che ruotavano attorno alla pupilla creando una specie di immagine floreale, nel caso di Sarada invece i suoi tre tomoe neri si erano raddoppiati fino a divenire otto in totale, assumendo poi una forma triangolare e creando una serie circolare di puntini neri attorno alla pupilla al centro dell’iride rossa. In sostanza, i suoi occhi sembravano ricordare un sole nero circondato dai propri raggi. Ed effettivamente, pensò Boruto, l’immagine era perfettamente azzeccata e coerente, data la particolare abilità unica di quegli occhi.


Dopo alcuni secondi di silenzio, Sarada interruppe bruscamente quella sfida di sguardi, voltandosi di nuovo ed iniziando a incamminarsi verso gli altri.

Boruto continuò a fissarla per diversi secondi mentre si allontanava. Poi scosse la testa e tornò a guardare il tramonto.

“Che persona sciocca…” mormorò.

A chi di loro due si riferisse, però, non lo sapeva neanche lui.

FINE FLASHBACK
 

Appena tutti gli altri l’avevano vista tornare col volto pieno di lacrime quella sera, Sasuke e gli adulti incominciarono a tempestarla di domande per capire cosa fosse successo. Naruto aveva persino tentato di andare da Boruto con tutte le intenzioni di dargli una lezione e per costringerlo a scusarsi con la ragazza per averla fatta piangere. Sarada dovette insistere per un’ora intera che non era successo niente per evitare che scoppiasse un litigio tra di loro e per convincere tutti a non andare dal suo amico. Per tutto quel tempo però, il ninja traditore non si era mai alzato dalla roccia, restando immobile. E nessuno riusciva a capire cosa stesse facendo.

Appena la carne fu pronta, i nove ninja si misero a mangiare.

“Ehi Sarada,” disse improvvisamente Naruto con incertezza. “Posso farti una domanda?”

La ragazza annuì, incuriosita dalla richiesta.

“Potresti raccontarci qualcosa in più su Boruto?” chiese con un tono pieno di tristezza. La ragazza rimase piuttosto stupita dalla domanda.

“Come mai?” chiese lei a sua volta.

Naruto sospirò. “È solo che…” cominciò a dire poi, guardando il basso. “Vorrei conoscere qualcosa su di lui. Vorrei sapere che tipo è. Dopotutto… non riesco a smettere di pensare a quanto sia diverso da me o da Hinata. E la forza che possiede… Non so come spiegarlo, ma devo sapere! Non ce la faccio a resistere!”

Sarada lo guardò negli occhi e sorrise. Naruto-sama era sempre lo stesso. Era come un libro aperto ogni volta che parlava. Voleva conoscere suo figlio, ed era spaventato ad approcciarsi a lui. Lo si vedeva chiaramente. Dai suoi occhi. Non era capace a non far mostrare le sue emozioni negli occhi. Anche nel futuro, dove era diventato Hokage, non riusciva a trattenere i propri sentimenti dentro.

Lo sguardo di Sarada si soffermò poi su Hinata-sama. La ragazza era seduta di fianco a sua madre su un tronco accanto al fuoco, rigida e tesa. Ma lo vedeva anche in lei. Una scintilla intensa di curiosità brillava nei suoi occhi pallidi. Anche Minato e Kushina la guardavano tesi. Il personaggio di Boruto Uzumaki era un mistero anche per loro, e speravano di riuscire a scoprire qualcosa su di lui.

Non riuscì a dire di no.

“Boruto,” cominciò allora a dire guardando a terra con un sorriso, attirando l’attenzione di tutti su di lei. “Sin da quando era piccolo è sempre stato molto forte e determinato. Ci contendevamo entrambi il posto di studenti più bravi della classe. Alcuni lo definivano un prodigio già a dieci anni.”

I ricordi di quei giorni erano contemporaneamente bellissimi e dolorosi per lei. Se solo fosse rimasto tutto com’era una volta…

“Era diverso da come lo vedete oggi.” continuò dopo un attimo di pausa. “Da piccolo era sempre sorridente, testardo ed iperattivo, e non si dava mai per vinto. Cercava sempre di dare il meglio di sé in ogni cosa, e in molti lo ammiravamo per questo.”

Una lacrima le scese lungo la guancia.

“Crescendo, Boruto divenne sempre più forte e determinato nel corso degli anni. Già a dodici anni, lui era diventato il giovane ninja più famoso di tutto il Villaggio. Ma la forza di Boruto non stava soltanto nelle sue abilità. Lui era forte perché non abbandonava mai le sue persone care. E perché sapeva cosa si provava a soffrire…”

Naruto sgranò gli occhi. La descrizione che Sarada stava facendo di Boruto era quella di una persona che possedeva un grande valore. Un valore che anche lui aveva molto a cuore. Lui stesso non avrebbe mai abbandonato i suoi amici per nessun motivo al mondo. Ma cos’era successo per poter trasformare un ragazzo simile in una persona fredda e distaccata come quella che avevano davanti? Doveva sapere di più!

Anche Hinata era rimasta molto sorpresa. Da come Sarada lo aveva descritto, Boruto sembrava essere una persona molto simile a Naruto. La cosa la rese stranamente felice. Ma cos’era cambiato poi in lui per farlo diventare così diverso? Per riuscire a fargli rinnegare la propria famiglia?

“A rinnegare me…” pensò con dolore.

“Soffrire?” chiese Kushina, sopresa. “Cosa intendi dire?”

Sarada guardò a terra. Cosa poteva fare adesso? Doveva raccontare la verità su Boruto? Sarebbe stato giusto nei suoi confronti rivelare la sua storia a tutti? Non l’avrebbe sicuramente presa bene, e la loro relazione era già in pessime condizioni di per sé. Non voleva peggiorarla ulteriormente.

Alla fine scelse di essere sincera.

“Non posso dirvi tutto perché non sarebbe rispettoso nei suoi confronti,” disse loro seriamente, guardando nella direzione dove stava ancora seduto il ragazzo. “Ma posso dirvi che Boruto, sin da quando era piccolo, ha dovuto superare molte difficoltà e sofferenze da solo. Ha dovuto lottare per andare avanti.”

Quelle parole…

Da solo.

Non poteva essere!

“S-Stai dicendo..” disse improvvisamente Naruto, con gli occhi spalancati e pieni di orrore. “Che Boruto è un orfano?”

Tutti rimasero sconvolti davanti alle sue parole. Orfano? Boruto era un’orfano? Hinata non voleva crederci. Anche gli altri erano sbalorditi. Se i suoi genitori erano Naruto ed Hinata, cos’era successo a loro due? Erano forse…

“No, non è un orfano.” disse Sarada, facendo tirare a molti un sospiro di sollievo. “Boruto ha sofferto per altri motivi. Motivi che anche volendo non posso rivelarvi.”

Gli altri non forzarono la ragazza a parlare più a fondo.

“Ma nonostante questo, lui non si dava mai per vinto!” disse ancora con enfasi la giovane Uchiha. “Continuava ad andare avanti e non smetteva mai di impegnarsi. All’epoca lo ammiravo molto…” disse l’ultima parte con un filo di voce.

Mikoto si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla. “Lui ti piace, non è vero?” chiese dolcemente con un sorriso.

La ragazza non rispose subito. Poi annuì debolmente.

“Sin da quando andavamo all’Accademia ho sempre avuto una cotta per lui…” ammise con un sorriso. Nonostante la situazione, anche gli altri sorrisero un po’ alla rivelazione. Tutti tranne Sasuke.

“Tra tutti proprio il figlio di quel tonto!” pensò il ragazzo con un sospiro mentale. “Forse il destino è proprio ironico…”

Poi, improvvisamente, il sorriso sul volto della ragazza scomparve. “C’erano due persone,” continuò a spiegare. “Due persone a cui Boruto era molto legato e a cui voleva molto bene. Due persone molto speciali per lui. Quelle due persone gli davano la forza di superare ogni ostacolo e di mettercela tutta, e lui la dava a sua volta a loro. Insieme, loro tre erano davvero felici, e si completavano l’un l’altro. Erano inseparabili.”

Naruto rimase perplesso. “Di chi sta parlando?” si chiese, similmente a tutti gli altri.

“Finché un giorno accadde una tragedia. Un evento che portò Boruto e gli altri due a prendere una decisione che avrebbe cominciato a farlo lentamente diventare la persona che è oggi…”

Cos’era successo? Qual’era questa tragedia di cui parlava? Naruto non poteva restare senza risposte. Non ce l’avrebbe fatta. Doveva assolutamente sapere. Era troppo importante!

“Q-Quale tragedia?” domandò con timore.

Sarada aprì la bocca per rispondere.

“Credevo sapessi che non è carino parlare alle spalle delle persone, Sarada.” fece una voce glaciale alle loro spalle.

Si voltarono tutti di scatto. Boruto era fermo in piedi dietro di loro, e li stava fissando con la sua solita espressione indifferente.


“B-Boruto!” esclamò la ragazza, imbarazzata di essere stata scoperta. “Cosa stavi facendo sempre là seduto? Non ti sei mosso per ore!”

Il ragazzo alzò le spalle. “Stavo dormendo.”

Tutti rimasero stranamente disturbati. Non riuscirono a capire cosa fosse peggio. Il fatto che avesse dormito seduto ed immobile per diverse ore, od il fatto che lo avesse ammesso senza problemi. Il biondo si avvicinò al fuoco senza curarsi dei loro pensieri, e prese un pezzo di carne dal fuoco per mangiarlo. Poi cominciò ad allontanarsi di nuovo verso la collina dove aveva passato praticamente un giorno intero.

“Continuate pure il vostro discorso.” disse voltandosi leggermente e guardandoli per un secondo col suo occhio, per poi procedere senza più fermarsi.

Quella notte, nessuno disse più una parola.
 


 

Note dell'autore!!!

Ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto. In questi giorni non sarò a casa per almeno una settimana, quindi non potrò pubblicare altri capitoli purtroppo. Credo di riuscire a tornare operativo dal 27. Vi chiedo scusa in anticipo per l'attesa. Grazie a chi leggerà e commenterà. A presto ;)
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Saigo il SenzaVolto