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Autore: eli_mination    19/08/2017    1 recensioni
Il Barian World è scosso da una minaccia imminente. Una divinità sconfitta millenni fa si sta per risvegliare, portando distruzione e morte. L'unica soluzione? Sette umani, ai quali è stato tramandato un potere particolare, in grado di debellarla. Riusciranno nel loro intento?
[STORIA SOSPESA]
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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POV: Nathan

“Certo che quelli di ieri erano davvero forti!” commenta Bob, il mio compagno di squadra. “Ma li abbiamo battuti!”

Ci troviamo nei corridoi della scuola, durante l’intervallo di un quarto d’ora che ci concedono quotidianamente, e discutiamo della partita di basket che abbiamo disputato ieri contro una scuola di Brooklyn.  Il mio amico è uno spilungone, alto quasi due metri, dalla pelle scura e dreadlocks semi lunghi portati legati sulla nuca.

“Già… menomale che c’era Steve che ha evitato molti possibili canestri…” aggiungo io. “Kurt mi ha stupito! Di solito gli manca la concentrazione e per colpa sua la palla va spesso nelle mani avversarie, ma stavolta il migliore in campo è stato lui.”

“Sono d’accordo. Per poco non mi veniva un infarto quando il nostro allenatore lo ha fatto entrare in campo al posto di Lucas.” dice Bob. “A proposito di Lucas… Sai se sta meglio?”

“Il dottore ha detto che può continuare ad allenarsi senza fare sforzi troppo grossi. Sono contento che quella caviglia non se la sia rotta. Dalla faccia che aveva fatto sembrava davvero sofferente!” rispondo io. “Comunque parlando di chi mi ha stupito, stavolta in negativo…Derek.”

 “Vero, hai visto com’era incazzato Mr. Jones? Lo ha letteralmente cacciato dal campo a calci nel sedere!”

“Eh già, ma ha fatto bene!” dico. “Non è possibile che uno dei migliori giocatori della squadra, che riesce a fare canestri da tre punti come se fossero saltelli sul posto, sbagli tutti quei tiri. Lanciava la palla letteralmente sotto il canestro e non lo centrava! In più non aveva nemmeno un giocatore della squadra avversaria addosso a lui!”

“Mi hanno riferito che ultimamente la madre di Derek sta poco bene… Sarà per questo…” sostiene Bob.

“Oh…” dico io, non sapendo la notizia. “Mi dispiace… Si sa di cosa soffre?”

“No, ma a quanto ne so dovrebbe essere curabile.” risponde lui.

“Quindi nulla di grave, immagino…” continuo io.

“Così sembra. In ogni caso, anche la squadra avversaria era piena di scarsi!” dice lui, sghignazzando.

“Si, molti sembravano confusi. Si stavano chiedendo dove fossero!” aggiungo io. “Anche se quelli con la maglietta numero 30 e 17 sono studenti provenienti da un’altra scuola e si sono trasferiti da poco a Brooklyn. Li conosco perché il 30 faceva parte di un team che l’anno scorso ha vinto il campionato, mentre l’altro abitava vicino casa mia prima che i genitori divorziassero. Ci ritrovavamo spesso a fare qualche canestro nel cortile di casa sua e-”

“Chiedo scusa, avresti un minuto per rilasciare una piccola intervista?”

Mi giro e mi ritrovo due ragazze con la coccarda del giornalino della scuola appuntata sulla giacca della divisa. La prima ha lunghissimi capelli scuri, che le arrivano sulla schiena, con occhi color castano-verde, naso in su e più alta della sua amica, dalla carnagione poco più scura, con occhiali che le incorniciano gli occhi scuri e che poggiano su un naso a patata. Ha i capelli di lunghezza media, che le arrivano poco più in basso delle spalle. Ha le labbra carnose che sfoggiano un sorriso. Quest’ultima mi tende la mano per stringermela.

“Sono Serena. Lei è Margareth. Facciamo parte del team che si occupa di scrivere il giornalino scolastico e volevamo chiederti un’intervista a proposito della vittoria di ieri contro i Red Crokodiles. È possibile?”

Uhm, non ho la più pallida idea sul perché abbiano scelto di intervistare me, che non sono neppure il capitano.

“Meglio di no, potrei dirvi baggianate… Chiedete a Steve Terrie, lui è il capitano!” dico io.

“Oh, non devi assolutamente preoccuparti, sono domande semplici. Al momento Terrie non può rilasciare interviste perché è stato convocato dal preside, sempre riguardo al match. Ieri ti abbiamo visto in campo e, visto che sei stato uno dei migliori, abbiamo pensato di chiedere a te!” tenta di convincermi Serena, con il sorriso sempre sulle labbra.

“Non è stato difficile notarti, visto che sei un ragazzo così carino!” parla Margareth, ridacchiando. Aspetta, cosa?!

Sento addosso a me lo sguardo di Bob. Uno sguardo parecchio stranito.

“Beh, non so se in questo momento sono in grado di rilasciare un’intervista…” dico io, poco prima che suoni la campanella. Come si dice, saved by the bell

“Va bene, allora ci si vede più tardi in biblioteca, dopo le lezioni!” dice Serena, prendendo immediatamente l’amica a braccetto e correndo per raggiungere l’aula.

“Uh…” borbotta Bob. “Beh, ora vado a sentire le scemenze che racconta la prof di scienze. Ci vediamo dopo!”

“Ciao!” dico, mentre mi volto per tornare in classe. Per tutta la lezione continua ad assalirmi il dubbio… cosa diamine dirò all’intervista?! Cosa vogliono da me quelle due?! Ho quasi la tentazione di non presentarmi… Per quell’ora, poi, dovrebbe liberarsi anche Steve. Perché non intervistano lui?! Sono nel panico!

 
POV: Juan

Apro gli occhi, seppur con un po’ di difficoltà perché c’è una luce forte proprio sopra di me. Sono finito in paradiso? Mi guardo intorno. No, sono in un ospedale. Ho diversi cerotti e bende di tutti i tipi sul corpo, ma nonostante ciò riesco a muovermi. Il dolore più grande è alla testa, mi gira come se fossi su una giostra. Mi metto a sedere, per poi scoprire che ho una flebo attaccata al braccio. Cavolo, e se avessero scoperto tutto? E se portandomi in ospedale avessero riscontrato un’anomalia in me?

Ricordo tutto quello che è successo… Ho sconfitto quel lurido di Ben, dopodiché ho iniziato a perdere le forze e si è fatto tutto buio. Non so più nulla.

“JUAN! Stai bene?” dice una voce familiare. “Finalmente! Erano ore che dormivi!”

Sollevo lo sguardo e mia madre è sulla soglia. Corre ad abbracciarmi. Menomale, c’è lei. C’è anche mio padre, anche lui felice per il mio risveglio.

“Maria ci ha detto che sei stato avvicinato da un gruppo di ragazzi che hanno iniziato a picchiarti e poi sei svenuto e se ne sono andati. Lei sta bene, è scappata!” dice mio padre. “Ci spieghi il perché?”

Un momento… perché Maria ha detto questo? Come faceva a sapere che ero svenuto? Le avevo detto di scappare…

“Volevano prendersi Maria, così l’ho fatta scappare ed io li ho trattenuti, affinché lei andasse lontano…” rispondo, reggendo il gioco.

“Ti ricordi chi fossero?” continua a domandare.

“Sto cercando di ricordare, ma niente…” dico.

“Mi hanno detto che ieri, a Madrid, c’erano dei ragazzi incappucciati che andavano in giro. Nessuno li riconosceva. Magari sono stati loro!” dice mia madre.

“Forse… Non ricordo molto…” commento io.

“Beh, è normale… Hai preso una botta in testa…” dice mio padre. Mi tocco la testa e scopro che c’è un tessuto attaccato lì. Ah, ecco perché… Non ricordo di aver ricevuto un colpo in testa (e questo DAVVERO non me lo ricordo), forse quando sono svenuto ho sbattuto il cranio a terra.

“In ogni caso hanno detto che se ti fossi svegliato ti avrebbero dimesso perché hai un tempo di recupero molto veloce e le ferite sono quasi del tutto guarite!” dice mia madre. “Ah, a proposito, è venuta a trovarti Maria! Ora le andiamo a dire che ti sei svegliato!”

Maria è qui? Bene, perché volevo proprio parlarle.

“Ottimo…” dico io.

Mia madre esce, per poi rientrare in stanza con la mia amica che, quando mi vede, si getta letteralmente addosso a me.

“Ho avuto davvero tanta paura per te! Stai bene?” mi domanda, quasi in lacrime.

“Si, sto bene…” le rispondo, poi mi rivolgo ai miei genitori. “Vorrei parlare un attimo in privato con lei…”

Loro lasciano la stanza e Maria si scioglie da quell’abbraccio.

“Tu invece? Stai bene?” le domando. “Lo sai che hai rischiato grosso?”

“Cosa intendi dire? Sono scappata, come hai detto tu…” risponde lei.

“Falso!” esclamo. “Di’ la verità, per favore… Come facevi a sapere che ero svenuto? Cosa ne sapevi tu, visto che sei fuggita? Per quanto ne sapevi, avrei potuto anche sfasciarli e tornare a casa.”

“Ecco…” inizia a dire lei. Io la sprono a continuare. “La verità è che all’inizio stavo fuggendo e stavo ripercorrendo gli stessi vicoli che avevamo preso per arrivare a quel cantiere, poi ho sentito di rumori molto forti provenire da lì e sono tornata indietro per sincerarmi che tu stessi bene. Così mi sono nascosta e ho assistito a tutto lo scontro da lontano…”

“Maria, ti avevo detto di andare via non solo perché se mi avesse messo KO tu avresti passato guai, ma anche perché durante lo scontro avresti potuto farti davvero male. Non so se hai visto quanto era forte, ma era capace di lanciarmi e farmi arrivare a grandi distanze. Se avesse preso il punto in cui eri nascosta ti saresti fatta malissimo anche tu!” le dico, arrabbiato.

“Mi… mi dispiace…” sussurra lei, chinando il capo.

“Beh… almeno stai bene, quindi ti perdono…” le dico. “Ma la prossima volta stammi a sentire e non fare di testa tua.”

“Come mai eravate così forti?” mi domanda lei. “Facevate paura… Non sembravate umani… Ho sentito che lui ti chiamava Mezzo-Bariano… Poi si è anche dissolto a terra, una volta morto. Ho le allucinazioni?”

Io le avevo detto di andare via anche per evitare che lo scoprisse, ma ormai è inutile nasconderglielo. Ha visto tutto. Inoltre, è anche impossibile trovare una scusa alla mia forza. Chi crederebbe che lanciare qualcuno a distanza di cento metri circa sia qualcosa a cui si può arrivare solo con la palestra?

“Te lo spiego, ma tu giurami che non lo dirai a nessuno. Hai fatto bene a mascherare questo fatto con qualcosa di più fattibile. Mi raccomando, questa storia la sappiamo solo io e te!” la avverto. Lei annuisce ed io inizio a raccontare tutto, dal primo incontro con Arito a tutto quello che è successo finora.

“Oh…” commenta lei. “Che strano…”

“Si, lo so. Difficile da credersi, eh?” le domando.

“Sembra qualcosa uscito da un film…” aggiunge. “Però ho visto tutto con i miei occhi, perciò ti credo.”

“Bene.” le dico con un sorriso. “Ricorda, acqua in bocca!”

Lei annuisce. Per un po’ rimaniamo in silenzio, senza guardarci. Ora che ci penso, nonostante tutto quello che sia successo (compresa anche la non-fuga di Maria), di una cosa sono felice.

“Maria…” mi rivolgo a lei. “Sono contento che tu stia bene.”

Le faccio segno di avvicinarsi a me e di abbracciarmi. Si, sono contento. Contento perché sono riuscito a proteggere qualcuno a cui tengo.

 
POV: Juniper

Appena torno a casa, la prima cosa che faccio è gettare la borsa dietro la porta e lanciarmi sul divano. Argh, che giornata. Che ansia tremenda quando il prof scorreva il dito sul registro per scegliere chi chiamare all’interrogazione! Sono stata fortunata a non essere tra i “vincitori”, visto che né ieri né l’altro ieri ho aperto un libro.

“Juniper!” esclama qualcuno. Io sobbalzo dalla sorpresa.

“Argh, Merag, mi hai fatto prendere un colpo!” protesto io.

“Si, scusa!” dice lei, sorridendo. “Nathan non è con te?”

“No, doveva restare per un’intervista per quella partita…” rispondo. “Ha detto che due ragazze che avranno avuto un anno in meno di noi si sono avvicinate con l’intento di fargli qualche domanda. Tizie del giornalino scolastico…”

Ho una forte antipatia verso i ragazzi che si occupano di quello stupido pezzo di carta. Due anni fa scrissero un articolo con protagonista una ragazza che aveva fatto una cosa normalissima: mettersi a suonare la chitarra durante l’intervallo nel cortile della scuola. A quanto pare questa ragazza non era amata dal club, dunque in quelle righe scrissero che lo stava facendo per raccogliere soldi per sè. Nei corridoi tutti la guardavano male e perfino quelle che erano le sue amiche si allontanarono da lei. Insomma, alla fine cambiò scuola. Spero che non facciano la stessa cosa con Nathan… Mi sembra strano che abbiano chiesto proprio a lui di fare questa intervista.

“Beh, sarà il prossimo…” dice Merag. “Per ora vieni solo tu.”

Sono confusa. Dove? A fare cosa?

“Dov’è che dovremmo andare?” chiedo io, assonnata. “Sono stanca adesso, non mi va di andare a fare un giro… Yawn…”

“Dobbiamo andare nel Barian World. È il tuo turno per allenarti lì!” dice Merag, tentando di smuovermi dal divano.

“Di già?” chiedo io, cercando di aggrapparmi al cuscino.

“Si, Ivan ha appena finito. C’è anche Axl, il servitore, dunque vedi di far presto!” continua ad insistere.

“Uff… E va bene…” rispondo scocciata.

Merag crea un varco per il Barian World e ci saltiamo dentro.

 
Angolo autrice

La mia testa: Eli, prova a scrivere il capitolo in questa settimana.
Io: El1, pr0vA 4 scR1v3RE 1L cap!t0Lo In qU3sTa s3TtImAn4.
 
Si, è andata così. Però vi avevo avvertito che la settimana scorsa era molto probabile che non avrei pubblicato.

Anyway, un altro capitolo. Anche questo abbastanza tranquillo. Prometto che il prossimo avrà più azione, giuro u.u

Ringrazio (come al solito) CyberFinalAvatar (e date un’occhiata alla sua storia Pokèmon Orange, se vi interessano i Pokèmon u.u) e Auri 25 per le recensioni allo scorso capitolo. Fatemi sapere se avete trovato errori o se avete qualche consiglio da darmi (non siate timidi, non mordo u.u)

Ciauuuu!

eli8600
 
  
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