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Autore: Saku90    19/08/2017    2 recensioni
Tratto dal prologo
Avevamo sconfitto Kaguya. Quindi penso sia comprensibile pensare di aver finalmente eliminato ogni minaccia e di poter sperare di godersi almeno mezzo secolo di pace, no?
Purtroppo non avevamo fatto i conti con quello che viene definito il terzo fattore, un fattore imprevedibile, e per questo spiazzante e catastrofico come non mai.
Sapete già di chi parlo, perché per quanto la sua dichiarazione di voler difendere Konoha abbia in parte acquietato le nostre paure, non aveva ingannato i nostri cuori.
[...] A un certo punto l’atmosfera si fece più tesa. Le intenzioni di entrambi si consolidarono nella volontà di concludere quello scontro. Entrambi erano pronti a sferrare il colpo decisivo, e proprio come quel giorno, di un sacco di anni fa sul tetto dell’ospedale, corsi a frappormi tra loro.
Posso ancora ricordare perfettamente la faccia sconvolta di Naruto, e lo sguardo determinato di Sasuke, disposto a trapassare il mio corpo pur di uccidere il suo migliore amico.
Vi starete giustamente chiedendo: cosa accadde? Da chi fui salvata?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo V

 

 
Sasuke

 
Passò un mese, senza che mi svegliassi nel corpo di Sakura. Un mese in cui lottai per mantenere vivido il ricordo di lei in quella vita in cui non era mai esistita.
Ogni mattina, poco dopo l’alba, io e Naruto partivamo per la Valle dell’epilogo, speranzosi di riuscire a trovare qualche indizio che ci permettesse di capire come fosse potuta accadere una cosa simile. Purtroppo non trovammo nulla a parte macerie che testimoniavano i nostri passati e sanguinosi intenti.
Ero nervoso e irrequieto, ma non sapevo cosa fare per rimettermi in contatto con lei. Passavo la maggior parte del mio tempo a fuggire da Karin, e l’altra metà a rassicurare Naruto.
Ma chi rassicurava me?
E chi Sakura?
Stando a quanto mi aveva detto Naruto, la bella rosa era davvero sconvolta nell’apprendere che tutti ci fossimo dimenticati di lei, e non potevo darle torto.
Ero seduto sul molo lungo il fiume che attraversava Konoha ad arrovellarmi la mente, quando il mio sguardo cadde sul braccialetto che cingeva il mio polso.
Tu porti al polso il destino di un’altra persona. Mi rimbombò la voce di quell’anziana signora.
E cosa potevo mai farci con il destino di un’altra persona? Non riuscivo nemmeno a gestire il mio, figurarsi poi quella di un’altra persona che neppure conoscevo.
Era un giorno qualunque, quando accadde qualcosa di folle, qualcosa d’impossibile, che trascendeva ogni razionalità.
Vagavo per le strade di Konoha, sotto lo sguardo ammirato ed esaltato dei suoi cittadini. Quegli sguardi che in qualche modo mi ferivano e mortificavano, poiché, nel profondo, sapevo di non esserne degno: non ero un eroe.
Il sole stava avanzando lentamente nascondendosi dietro le montagne, lasciando lentamente il posto alla fievole luce delle stelle.
Sasuke-kun… Sasuke-kun...
Sentire quel lieve sussurrò rimbombarmi in testa, mi fece riaccendere di speranza.
Ero ancora in contatto con lei!
Non so per quale motivo, cosa mi spinse a farlo, ma mi diressi verso il luogo in cui la vidi per la prima volta, morta ed esangue.
Quando giunsi alla Valle lei era lì, viva e vegeta, i suoi occhi, belli fino all’inimmaginabile, si spalancarono non appena mi videro.
Il sole stava tramontando, era il crepuscolo.
«Sasuke-kun?», bisbigliò incredula, e timorosa, come se potessi svanire da un momento all’altro.
Quel sussurrò, il puro e semplice suono del mio nome pronunciato da quelle labbra, quel suono, melodico e fragile, racchiudeva la mia pace e salvezza.
«Sakura…», risposi di rimando, troppo impegnato a contemplarla.
Corse verso di me per abbracciarmi.
«Sono ancora viva?», mi chiese.
Potevo sentire le sue lacrime impregnare la mia maglietta.
«Non lo so».
«Non ti sei scordato di me!», mi disse meravigliata.
«Cosa ti è successo, Sakura?».
«Io… voi stavate combattendo, ed io… non potevo stare a guardare mentre cercavate di ammazzarvi senza far nulla, così io… ho dovuto farlo Sasuke. io non potevo… non potevo lasciare che vi uccideste tra voi a vicenda».
«Shh, va tutto bene, sei qui ora», cercai di rassicurarla. Poggiai la fronte sulla sua, e lì riscoprii la pace. Lei era lì con me, era reale, potevo sentire la sua pelle setosa toccare la mia. Potevo inebriarmi del suo profumo, perdermi in quegli occhi verdi colmi di speranza e timore.
Lei era lì con me, edera tra le mie braccia, il suo corpo che si adattava al mio era l’ulteriore testimonianza del fatto che era stata creata per me.
Un’istinto, datroppo sopito, che albergava dentro di me, reagì a quel corpo femminile, come se si trattasse del canto di una sirena. Mi urlava di farla mia, in modo che né Naruto, né chiunque altro, potessero anche solo pensare di farla loro.
La baciai. La baciai come un comune mortale venera un dio, come un assetato beve il primo sorso d’acqua dopo giorni di vagabondaggio.
Assaporai la sua anima, le parlai cercando di rassicurarla con la mia presenza. Perché io non l’avrei mai dimenticata.
«Sasuke-kun…».
Scomparve. Così, all’improvviso, senza nessun preavviso e motivazione. Senza lasciarmi il tempo di poter assaporare la sua presenza, il calore che il suo corpo emanava stretto al mio.
«Sakura? SAKURAAA!», urlai preso dallo sconforto e dal terrore.
Iniziai a percorrere l’intera valle, come se stessimo giocando a nascondino. Ma lei era scomparsa, reclamata da un’altra dimensione alla quale non potevo accedere.
Qualcosa scricchiolò sotto i miei piedi: era una foto di quello che, in un’altra vita, doveva essere il vecchio team sette.
Mi lasciai cadere a terra, preso ad ammirare ogni dettaglio di quella foto.
Passai la notte ad ammirare quella foto alla leggera luce delle stelle, sfiorandomi in continuazione le labbra.
Cosa mi prendeva? Perché tenevo in questo modo a lei?
Com’è possibile che una persona fredda e razionale come me, una persona che ha seppellito la sua famiglia, diventi così emotivo, preda di questi sentimenti così potenti e sconosciuti?
Non la conoscevo, eppure una parte di me, piccola e sepolta chissà dove, l’ha sempre conosciuta, piangendola e reclamandola a gran voce.
Non avevo mai visto quelle labbra, almeno prima di quella sera, eppure sapevo per certo, ancor prima del bacio, che erano morbide e succose come fragole ben mature.
E quegli occhi, verdi e brillanti come smeraldi, capaci di fulminare, di scrutarmi dentro. Occhi che con molta generosità donano lacrime di conforto e amore, splendenti di allegria e sagacia.
Occhi chiusi per l’eternità dalla mia mano.
Tirai un pugno al suolo, facendo attenzione a non stropicciare quella foto.
«Non so come riportarti indietro», dissi al cielo.
Mi addormentai con l’immagine del suo viso sorridente, e la sensazione del suo corpo stretto al mio.
 
 
«Sakura-chan».
«Sakura».
Il persistente chiamare e il rumore che accompagnava quelle voci mi svegliò.
«Sakura».
Non appena mi resi conto che chiamavano il nome di Sakura capii immediatamente dove mi trovavo, ovvero nel suo corpo e nel passato alternativo.
«Arrivo», risposi alzandomi dal letto, tenendo lo sguardo ben fisso davanti a me, cercando di resistere alla tentazione di scoprire quale mise da notte avrebbe indossato questa volta.
Non appena mi vestii, o meglio, vestii il corpo di Sakura, mi precipitai dabbasso, curioso di scoprire quanto più possibile su quella realtà che avrei dovuto vivere.
Non appena giunsi sull’uscio di casa, con passo felpato, attento al più impercettibile rumore che potesse esser colto dalle orecchie della megera che governava quella casa, aprii velocemente la porta, e mi catapultai fuori.
Ad aspettarmi, non c’era solo Naruto, ma anche Sai.
«Sakura-chan, ti stiamo aspettando da mezz’ora!», iniziò a lagnarsi, come suo solito, Naruto.
«Taci», lo zittii, focalizzando la mia attenzione su quello che, a quanto sembrava, doveva essere il mio sostituto.
«Andiamo?», mi disse quest’ultimo.
«Dove dobbiamo andare?», chiesi guardingo e sospettoso.
«Ma come, non ricordi? Abbiamo una missione da svolgere al Paese dell’erba», rispose Naruto pieno di entusiasmo.
L’ultima volta che mi ero ritrovato nel corpo di Sakura eravamo nel pieno di una missione nella Nazione del fuoco. Quanto tempo era passato da allora?
«Andiamo», dissi, impaziente di capire cosa fosse accaduto tra Naruto e Sakura.
Stranamente il viaggio si prospettò tranquillo, fin troppo.
Naruto era sempre cordiale, ma manteneva una debita distanza dal corpo della giovane, cosa che invece non faceva quel Sai.
«Naruto…», gracchiai.
«Tra noi è tutto okay? Amici come prima?», provai a domandargli ad un certo punto, con voce stranamente roca.
Alla mia domanda Naruto si fermò scrutandomi con occhi insolitamente seri.
«Ancora con queste paranoie, Sakura-chan? Non avevamo chiarito tutto mesi fa?», mi chiese.
Mesi fa? Erano passati mesi?
«Certo! Era solo per esserne sicura», balbettai.
Una volta scortati il gruppo di attori che ci erano stati affidati, vagammo per le vie del paese in festa. Ad un certo punto perdemmo di vista Sai, così continuai a passeggiare al fianco di Naruto, approfittando per cercare di estorcergli qualche informazione.
«Ti fidi di Sai?», gli domandai di punto in bianco con il mio solito tatto.
«Stai male, Sakura-chan? Certo che mi fido di Sai, che domande fai?».
Idiota.
Lui, non io.
«Non sempre riesco a capirti, Naruto. Nascondi le tue emozioni dietro il sorriso, e a volte anche i tuoi occhi sono impenetrabili».
«Io sarei impenetrabile? Allora Sasuke? o Sai stesso? Pfff… impenetrabile! Hai per caso battuto la testa in qualche missione?», mi tempestò di domande cercando addirittura di poggiarmi una mano sulla fronte per accertarsi che non avessi l’influenza.
«Teme, lasciami stare!», sbottai infastidito.
«Ora mi dai anche del teme?!», mi chiese incredulo e offeso.
«Perché lo…».
«Che bella coppia! Vieni cara, scopriamo un po’ cosa ti riserva il destino», ci interruppe una vecchietta che, prendendomi per mano, mi condusse presso un vecchio tavolo sgangherato pieno di fili.
Non appena mi sedetti iniziai a scrutare la vecchia, rimanendo sbalordito.
«Lei! Lei è quella vecchietta dell’ospedale! Quella del bacio e del…», mi interruppi non appenai notai le facce sbalordite di Naruto e della vecchietta.
«È tutta la giornata che non mangi nulla, Sakura-chan. Vado a prenderti qualcosa da mangiare», mi consolò il baka.
«Grazie», sussurrai, troppo sbalordito per rispondere a tono.
«Il tuo nome è Sakura?», mi domandò gentilmente la vecchia.
«Non l’ha sentito?», sbuffai ritornando ad essere me stesso.
«Stai sognando in questo momento, non è vero?».
«Come?».
«Qual è il tuo vero nome?».
«Le ho già detto che il mio…».
«Sakura non è il tuo nome, ma del corpo che stai occupando. Qual è il tuo nome?», insistette interrompendomi.
«Sasuke», sbuffai in fine.
«Uhm… vuoi scoprire il tuo destino, Sasuke?».
«Non nutro alcun interesse per la mia sorte. Piuttosto, sarei curioso di scoprire quello di Sakura».
«Intrepido, proprio come solo un Uchiha sa essere. Sarà alquanto difficile prevedere il futuro della tua amica».
«Non è mia amica! Io… non capisco perché mi trovo impegolato con lei, e per di più nel suo corpo!».
Mi prese la mano ed iniziò a tracciarne le linee.
«Sicuro che non sia tua amica?».
Annuii.
«Beh… lei è molto legata a te. La sua vita è strettamente intrecciata alla tua, però…».
«Però?».
«La sua linea della vita si interrompe bruscamente quando si intreccia con la tua».
«Cosa significa?».
«Lei è viva?».
«Dove vivo io no».
«Tu sai cosa significa tutto questo, eppure non esiti nel rinnegarla», mi rimproverò.
«Io non so proprio niente», borbottai infastidito dal tacito rimprovero.
«È scritto qui, Uchiha Sasuke!», ringhiò battendo un punto del mio palmo, lì dove tre linee si univano tra di loro intrecciandosi.
«Come puoi non vedere? Lei si è sacrificata! Per questo tu sei qui, ora. Devi rimediare a ciò che hai fatto!».
«Io non ho fatto niente!», ringhiai.
«Non hai fatto niente?! Quante vite hai preso? Quanti cari hai separato spargendo morte e distruzione? Quanto è stata cara la tua vendetta? Lei donando la sua vita ti ha redento, ha fatto sì che tu potessi essere ciò che eri destinato ad essere».
«Non l’ho chiesto io il suo sacrificio! Doveva continuare a vivere la sua patetica vita», mi sfogai.
«Bene», sospirò poggiando un kunai sul tavolo.
«Ti chiamo io a fare la tua scelta: liberala. Taglia quei fili che porti al polso e che ti legano a lei», mi disse indicando il bracciale che stranamente avevo al polso.
Punto i miei occhi su di lei, rammaricandomi di non possedere lo sharingan.
«Chi sei?», le chiesi.
«Non guardi dove dovresti, Sasuke. Sono solo una povera vecchietta. Il problema, se così lo possiamo definire, è cosa sono», mi rispose mettendomi in mano il pugnale.
«Cosa sei?».
«Fai la tua scelta, Uchiha».
«Prima rispondimi: cosa sei?».
«Una sacerdotessa shintoista. Sei contento?», mi sbeffeggiò.
«Non credo nella magia, né negli dei».
«Voi Uchiha con il vostro sharingan, tutti più cechi delle talpe».
«Bada a come parli vecchia».
«Ti credi forte? Taglia i fili», mi sfidò.
Passai la lama del kunai sotto il bracciale, potevo sentire lo sfregamento delle corde contro la lama ben affilata.
«Cosa aspetti? Liberala, lasciala morire senza più intrometterti nella sua vita!».
Nella mia mente apparve un’immagine di Sakura e me in missione nel Paese delle Nevi, un’altra mentre aspettavamo Naruto per mangiare quell’odioso ramen che tanto gli piaceva.
Ricordai gli esami per diventare chunin, e tutte le volte in cui cercammo di scoprire cosa si celasse sotto la maschera di Kakashi.
C’erano così tanti ricordi che tornavano a galla! Lei era in ognuno di essi, sempre cortese e premurosa nei miei confronti. Tagliando quei fili l’avrei cancellata per sempre dalla mia vita, non sarebbe più esistita.
Mi venne in mente il suo diario, chissà cosa aveva scritto?
Perso nelle mie riflessioni non mi accorsi che la vecchietta aveva spinto il kunai fino a recidere ogni filo. Trattenni il respiro, terrorizzato da quello che sarebbe potuto accadere.
«Apri gli occhi Uchiha, guarda nel profondo del tuo essere, e impara a riscattare i tuoi peccati».
Non so cosa mi aspettassi che accadesse, forse che venissi catapultato nuovamente nel mio corpo, che mi dimenticassi di lei.
Non accadde nulla di tutto ciò.
Rimasi nel corpo di Sakura con tutti i suoi ricordi a carico.
Forse dovevo solo aspettare che mi addormentassi per poi svegliarmi nuovamente nel mio corpo.
«Sakura-chan, tieni, guarda cosa ho trovato!», mi disse Naruto portandomi un anmitsu.
Bleah!
«Che fine ha fatto la nonnina?».
Mi voltai di scatto per vedere dove fosse finita, ma era sparita.
Maledetta megera!
«Hai trovato Sai?», gli chiesi cambiando argomento, non avevo tempo da perdere con quella vecchia rimbambita.
«Sì, stava andando su quella collina per dipingere la festa. Ti va di provare qualche gioco?».
«Voglio solo andare a letto», gli dissi voltandogli le spalle per allontanarmi da quella massa di gente gioiosa.
 
 

Sakura


 
 Mi svegliai a causa di un forte dolore che mi percuoteva l’intero corpo.
Lentamente aprii un occhio, come se compiere quella banale e automatica azione potesse provocarmi dolore. Purtroppo fu così. Fu una fitta immediata e lancinante che mi costrinse a chiudere gli occhi.
«Sasuke! Finalmente ti sei svegliato!», mi urlò all’orecchio una voce femminile.
Sasuke.
Ero nuovamente nel corpo di Sasuke.
Mi feci coraggio e aprii gli occhi. Davanti me, propensa sopra il corpo quasi del tutto svestito di Sasuke, c’era Karin con la bava alla bocca e gli occhi pieni di paura.
«Cosa è successo?», chiesi.
«Non ricordi? Abbiamo catturato l’ottocode».
Ero intrappolata nel corpo di Sasuke quando era diventato un ricercato!
«Sasuke, ci ha convocati Madara», mi disse un ragazzo con addosso una grande spada.
Cosa dovevo fare?
 
Naruto
 
Erano giorni che tenevo sotto controllo Sasuke.
Qualcosa non andava.
 Non mi tormentava più per cercare di scoprire qualcosa in più su Sakura, e su come avevamo potuto dimenticarci di lei.
Era come se anche lui avesse dimenticato tutto. Era spento, privo di vita e di anima, viveva come un automa.
Era dal nostro scontro, che non vedevo i suoi occhi così spenti, opachi d’indifferenza e disinteresse.
«Sasuke», lo chiamai.
Come al solito non mi rispose, si fermò solamente.
«Tutto bene?», gli chiesi senza lasciar trapelare la mia apprensione.
«Sì».
«Come procedono le ricerche su Sakura?».
«Le ho interrotte, non avevano più senso: è morta».
«Ma…».
Non mi diede nemmeno il tempo di controbattere che si era già avviato verso casa.
Cosa era accaduto?
Solo quando sparì alla mia vista, notai una foto per terra. Mi chinai per raccoglierla, e scoprii che era una foto di quello che sarebbe dovuto essere il vecchio team sette.
 
Sasuke
 


L’hai uccisa tu, Sasuke. tu con la tua ingordigia di potere e vendetta, non hai esitato a strapparle il cuore dal petto. Quel cuore che batteva solo per te.
E ora? Sei ancora un codardo. Hai paura di fare i conti con tuoi peccati, ti rifugi nell’indifferenza, ma cosa accadrà quando sperimenterai la morte che lei ha dovuto subire per mano tua, quando sarà definitivamente cancellata da questo mondo, e di lei non rimarrà nemmeno l’ombra di un ricordo? Cosa farai?
Sasuke-kun…Sasuke-kun….
Mi svegliai di soprassalto, il cuore che batteva all’impazzata. Era solo un incubo.
Purtroppo, quando mi resi conto dell’ambiente circostante, capii che non si trattava solo di un incubo, un fondo di realtà c’era: mi trovavo ancora nel corpo di Sakura, e al polso non portavo più il braccialetto.



NdA: salve, ultimo capitolo prima di entrare in ferie. Allora cominciamo con qualche istruzione per la lettura: Sasuke, Sakura e Naruto agiranno su dimensioni  e prospettive diverse. Sasuke e Sakura, nei corpi scambiati agiranno sulla storia che tutti noi conosciamo, mentre il Naruto che narra osserverà il futuro alternativo. Di più non posso dirvi, l'assurdo e bipolare comportamento di Sasuke, sarà più chiaro nei prossimi capitoli, e poi beh è un Uchiha. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ben accetti suggerimenti.

 
   
 
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