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Autore: Giugi98_    22/08/2017    0 recensioni
Hannah Johnson non ha niente di tutto quello che tutte le altre persone hanno. Lei è sempre stata un fastidio per tutti, in tutte le situazioni, non importava quello che facesse. Amici? Non ne ha e non le servono. Fidanzato? Perché mai dovrebbe fidarsi di una persona, aprirle il suo cuore e dopo rimanere di nuovo ferita da questa? Una volta le è bastata e avanzata. Brutti voti? Mai presi in vita sua, essendo lo studio l'unica cosa che le fosse stato concesso di fare senza che nessuno la sgridasse senza ragione. Genitori? Beh, li aveva, ma era come non averceli, perché lei era una figlia indesiderata, arrivata a distruggere la vita di una coppia sposata e in carriera. Un'esistenza fredda, senza senso, i giorni erano sempre uguali per lei, fino a quando nella sua visuale non apparve il volto ambrato di un "ragazzino" dannatamente insistente e immaturo, ma che la farà cambiare, solamente se lei si lascerà andare una seconda volta a quel caldo sentimento che ti distrugge da dentro ogni giorno della tua vita.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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ZAYN'S POV
Le mie mani erano sui fianchi di Hannah e tenevano il suo corpo fermo sulle mie ginocchia. Sentivo che il mio tocco le provocava diversi brividi e il suo respiro diventava pesante e irregolare. Ero stupito del fatto che mi avesse toccato la fronte per controllare se avessi la febbre.
La camicia che indossava le arrivava a malapena a metà coscia e i primi 3 bottoni non erano chiusi, era appena uscita dalla doccia, di conseguenza aveva i capelli gocciolanti e sciolti sulla schiena. Feci scivolare una mano fino ad arrivare sulla sua coscia, il suo corpo tremava sotto le mie carezze.
Alcune lacrime scivolarono sulle sue guance, i suoi occhi mi stavano implorando di smetterla di toccarla, ma nessuna cellula del mio corpo voleva ascoltare i comandi che il mio cervello gli inviava.
- Ti prego... smettila...non ce la faccio... più! - la sua voce era fiacca e debole, il suo corpo era caldo ma aveva iniziato a sudare freddo.
Hannah si buttò all'indietro con la schiena, probabilmente voleva allontanarsi da me, ma rischiare di farsi male solo per evitare il mio tocco mi sembrò esagerato, ma comunque non volevo che cadesse e si facesse male, quindi la afferrai portando il mio corpo vicino al suo e mi alzai con Hannah in braccio. Forse il mio gesto fu alquanto innaspettato da parte sua, perché le sue piccole e sottili braccia avvolsero il mio collo facendo combaciare i nostri petti. Mi stupii moltissimo sentire i battiti dei nostri cuori combaciare, erano forti e veloci, e nella mia testa sperai che anche lei si sentisse nel mio stesso modo: agitata, emozionata, felice ma anche strana e sorpresa per quello che provava.
Invece non fu così.
- SMETTILA! PERCHÉ?! PERCHÉ!? -
Hannah si allontanò da me gridando con tutta la forza che aveva.
- Cosa vuoi da me?! Ti piace così tanto torturarmi? Cosa ti ho fatto di male? Fino a due settimane fa la mia vita era calma e tranquilla, ma ora maledico quella dannata sera nella quale sei venuto a cena! Odio avere a che fare con te, voglio essere tranquilla, voglio fare, dire e comportarmi come mi pare e piace, e ogni volta che tutto sembra andare bene, che inizio a dimenticare la tua esistenza, tu riappari davanti a me e ti comporti esattamente nel peggiore dei modi, dici e fai quello che odio di più al mondo. Odio le persone come te che si intromettono nella vita degli altri e pensano... anzi esigono di cambiare la loro vita diventando loro amico. È una cosa patetica, sgradevole e fastidiosa. -
Anche se non stava più gridando come prima, la sua voce era comunque alta e rotta dal pianto, le lacrime le scendevano sulle guance senza sosta e il suo viso avvampò.
- Ti prego, stammi lontano, scompari dalla mia vita, vivi la tua senza più preoccuparti della mia perché io... sto iniziando ad odiarti...-
Ora stava parlando, ma il suo tono non mi infondeva un minimo di coraggio, avevo paura di quello che stava per dire, non volevo che dicesse quello che stavo pensando, non volevo assolutamente sentirlo.
- Io ti odio. -
Tre parole pronunciate sottovoce furono sufficienti per distruggermi totalmente.
- Hannah, calmati, non fare così. - una ciocca di capelli bagnati le cadde sulla fronte, alzai una mano e gliela spostai dietro l'orecchio, ma lei reagì male al mio gesto e mi tirò uno schiaffo che mi fece voltare il viso.
- VATTENE! ESCI DALLA MIA STANZA E DALLA MIA VITA! -
Si girò e prese un libro che stava sul divano e me lo lanciò in pieno petto, poi ruppe un paio di porcellane e gettò a terra un vaso pieno d'acqua che conteneva delle piccole biglie colorate. Volevo che la smettesse di rompere oggetti, i suoi oggetti, ma sapevo che chiederglielo non avrebbe aiutato a molto, quindi lasciai la stanza e mi sedetti per terra fuori dalla porta. Anche se al mio arrivo avevo sonno, dopo quello che era successo mi sentivo più carico che mai. Mi tornò in mente il calore della sua pelle a contatto con la mia e questo mi fece quasi impazzire.
Rimasi seduto fuori dalla sua stanza fino a quando non sentii più nessun rumore, mi alzai e scesi alcuni scalini. Nella mia mente continuavo a chiedermi cosa stesse facendo Hannah, ero preoccupato per lei. Quando entrai nella stanza credetti di essere entrato in una discarica: il pavimento era ricoperto di libri e pezzi di vetro e di porcellana, Hannah era distesa per terra in mezzo a tutta quella confusione, le sue guance erano rigate dalle lacrime e le sue ciglia erano bagnate, la camicia lasciava vedere perfettamente il suo reggiseno e quasi quasi anche gli slip. Iniziai ad avere pensieri poco consoni considerando la situazione, li ricacciai in un angolino della mia mente e sollevai il corpo di Hannah da terra per metterlo a letto. Aspettai una decina di minuti durante i quali feci chiarezza nei miei sentimenti.
- Quando ti ho visto la prima volta, ti ho salutato solamente perché il tuo modo di agire mi incuriosiva: eri passata davanti a me e non avevi nemmeno abbassato lo sguardo per vedere chi ci fosse. Sentendo i commenti che ti riguardavano, iniziai ancora di più a pensare che tu non fossi una persona normale, che fossi diversa. Sia vicino alla tua macchina che a casa tua a cena non mi hai guardato per un istante e questo mi diede un po' fastidio anche se nemmeno io ne sapevo il perché. Quando mi sei svenuta tra le braccia e subito dopo il tuo risveglio sei scappata via ho pensato che tu fossi un po' strana, le tue reazioni non erano molto sensate, rifiutavi categoricamente il contatto fisico. Pensai che sicuramente ti fosse successo qualcosa che aveva dato impulso a questa tua fobia, volevo scoprirlo e volevo anche scoprire come eri fatta veramente: volevo, per la prima volta in vita mia, diventare amico di qualcuno, tuo amico.
Quando siamo usciti a cena il tuo comportamento mi fece veramente incazzare, non volevo avere più niente a che fare con te, almeno questo era quello che avevo pensato fino a quando la mattina successiva tu eri apparsa nella mia stanza e mi avevi fatto vedere un lato di te molto fragile e tenero che mi fece voler vedere di più. Non riuscivo a spiegarmi perché al mio risveglio mi sembrasti un sogno, ma ora si: ancora una volta avevo visto una parte di te che molto probabilmente nessun altro aveva visto, e questo mi rese felice ed in un certo senso mi emozionò, la tua pelle a contatto con la mia mi fece perdere la testa: ero attratto fisicamente da te, ma la tua preoccupazione nei miei confronti mi fece impazzire definitivamente. Ti trovavo interessante, mi ero arrabbiato perché non volevo essere trattato in quel modo da te, ti avevo fatta sedere sulle mie ginocchia e ti avevo toccato perché ti desideravo. Ora sono qui vicino a te a dirti queste cose, anche se stai dormendo, perché mi sono innamorato di te. -
  
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