Un torneo era stato organizzato per festeggiare i quindici anni di regno di Re Rhaegar Targaryen primo del suo nome e, proprio in quell’occasione, il drago intendeva annunciare il fidanzamento tra la sua secondogenita femmina, la principessa Visenya, e il primogenito maschio di lord Robert Baratheon, Jon Baratheon. L’intenzione del sovrano era di farlo al banchetto che si sarebbe tenuto nella sala del trono al termine del primo giorno di competizioni, ovvero quello dedicato alle Giostre.
La
mattina del torneo il re si sedette sopra ad una grande sedia, sul
palco reale, e accanto a lui,
su una un po’ più piccola,
c’era la sua consorte. Il principe Aemon sedeva
vicino al padre, mentre sua sorella
aveva preso posto accanto
a Elia.
Numerose
persone erano venute ad assistere al torneo e si trovavano su delle
sedie sotto il palco reale. Visenya aveva notato subito che il suo
promesso sposo non era
tra
il pubblico, ma sua madre aveva supposto che avrebbe partecipato alle
Giostre come l’erede al trono.
Per
quella occasione la ghirlanda di fiori, destinata alla donna
incoronata Regina dell’Amore e della Bellezza, era composta
da
delle rose bianche.
«Presto
inizieranno le Giostre»
esclamò
Rhaegar che appariva emozionato come un bambino che stava per
ricevere il suo regalo di compleanno.
«Pensate
che Aegon c’è la farà a vincere?»
chiese
Aemon curioso.
Il
principe
Targaryen
non era particolarmente bravo in quella competizione, eppure voleva
sempre partecipare e,
a volte,
capitava che riuscisse pure a
vincere.
«Non
lo so, ma ho sentito dire che ci sono molti validi cavalieri, come ad
esempio Jon Baratheon»
rispose
incerto Rhaegar.
Proprio
in quel momento incominciò la prima Giostra e la
competizione ebbe
ufficialmente inizio. Questa proseguì tranquillamente senza
particolari eventi, sebbene un cavaliere fece una brutta caduta e
perse
i sensi quando
venne colpito troppo duramente da Loras Tyrell.
All’inizio
del torneo, prima di giostrare per la prima volta, il
Cavaliere dei Fiori
così veniva
chiamato il
Tyrell
per via della sua particolare
abitudine di ornare
il suo cavallo con dei fiori
aveva
scelto
una delle rose che si
intrecciavano alla chioma del
suo destriero e la
regalò a Cassana Baratheon, seduta in seconda fila tra la
madre e il
fratello minore Steffon. Visenya
dubitava fortemente che quel gesto o la dimostrazione di forza sul
cavaliere disarcionato potessero essere interpretati come tentativi
di ammaliare la giovane Baratheon, visto che il Tyrell sembrava assai
più interessato alla compagnia dello zio della fanciulla.
Oltre
a quell’unico svenimento, non
ci furono altri incidenti particolari e Jon si dimostrò un
ottimo
cavaliere,
spiccando tra gli altri partecipanti per la sua abilità.
Quando
il sole tramontò,
mancavano altre quattro giostre e Rhaegar si drizzò in piedi
decretando che si sarebbero tenute la mattina seguente,
prima della gara di tiro con l’arco. I presenti quindi si
spostarono nella sala del trono per partecipare al banchetto e,
quando arrivarono,
trovarono decine di tavoli apparecchiati e imbanditi ad aspettarli.
Dinanzi
al Trono di Spade si trovava una tavola più piccola dove si
sistemò
la famiglia
reale insieme
ai Baratheon.
La principessa si sedette vicino alla madre e alla sua destra si
accomodò il suo promesso sposo,
in
questo
modo ebbero l’occasione
di
conoscersi meglio e scoprirono che entrambi adoravano il vino di
Dorne, nonostante la maggior parte della gente lo trovasse troppo
forte. I
due risero e scherzarono insieme la maggior parte del tempo, sotto lo
sguardo torvo di Elia, che pareva non approvare, e quello preoccupato
di Lyanna.
Al
termine del banchetto,
un menestrello si mise a suonare e a
cantare
per loro e sia
la
sua musica che
la sua e
voce piacquero
molto ai presenti. Seguirono altri intrattenimenti che divertirono
sempre il sovrano e i suoi ospiti.
I festeggiamenti finirono che
ormai era notte inoltrata e,
prima di lasciare la stanza,
Visenya si rivolse a Jon con un dolce sorriso dipinto sul
viso.
«Vi
prego di accettare questo mio
fazzoletto come mio favore per le due giostre a cui parteciperete
domani»
disse
tirando fuori da una tasca del vestito un fazzoletto bianco con sopra
ricamate con filo rosso le sue iniziali. L’altro
arrossì
leggermente e prese il suo dono.
«Sarà
un
onore
per me,
principessa Visenya»
esclamò timidamente.
Il
sorriso della ragazza si fece più luminoso, felicissima
che avesse accettato.
«Spero
che vinciate voi,
Jon»
augurò,
seppure sospettasse
che
non fosse proprio giusto da parte sua dirlo, poiché anche
suo
fratello avrebbe partecipato alle ultime gare.
«Lo
spero anch’io,
principessa. Se vinco sarete voi la mia Regina dell’Amore e
della
Bellezza»
dichiarò
il giovane facendola arrossire.
«Visenya,
devi andare a dormire»
la voce
di sua madre la fece girare e annuì leggermente.
«Va
bene,
madre»
disse con
tono triste.
Si
voltò
verso il suo promesso sposo che prese la sua mano e la
sfiorò con le
labbra,
facendole il bacia mano. A quel punto furono costretti a
separarsi
e si allontanò diretta alla
sua
camera da letto.
Quando
entrò si diresse verso il suo letto e tirò i
lacci del suo vestito
stava
per rimuovere la preziosa seta colorata e lasciare così nudo
il suo
corpo esile, quando
sentì
bussare. Sorpresa,
puntò il suo sguardo verso la porta.
“Chi
potrà mai essere? Avevo detto a Margaret che poteva
riposarsi
stasera e che mi sarei arrangiata”
ragionò
confusa,
mentre raggiungeva la porta. Quando l’aprì rimase
stupefatta e i
suoi occhi si spalancarono nel vedere
Lyanna Stark in piedi davanti a lei.
«Buonasera,
principessa Visenya, vorrei parlarvi»
disse
seria.
La
ragazza lasciò
passare la lady,
che
varcò la soglia della sua camera e si guardò
attorno per qualche
secondo.
«Sentiamo,
cosa posso fare per voi?»
si
rivolse alla sua ospita inaspettata, dopo essersi chiusa la porta
alle spalle.
La
donna
si voltò e incrociò le braccia all’altezza
del petto.
«Mi
dispiace,
principessa, ma temo che non potrete sposarvi, o almeno non con mio
figlio»
affermò
con
tono un deciso che non ammetteva contestazioni. Visenya
scosse la testa,
sorpresa e
confusa.
«Cosa?!
Perché dite così? Vostro marito ha cambiato idea?
Credevo che
avesse accettato la proposta»
osservò
agitata.
Lyanna
tirò un sospiro e abbassò le braccia,
poi le
posò una mano su una spalla stringendogliela
leggermente.
«No,
lui non ha cambiato idea.
Tuttavia questo
matrimonio non potrà essere celebrato»
spiegò all’altra
che continuava a fissarla con la bocca spalancata e incapace di
proferire parola.«Sarà
vostro padre a
spiegarvi
le ragioni, forse. Non penso sia compito mio farlo.»Dopo
quelle enigmatiche parole, Lyanna la strinse forte a sé,
lasciandola
ancora più disorientata. L’abbraccio non
durò molto: dopo solo
pochi secondi la lady si staccò bruscamente da
lei.«Buonanotte»
le
augurò
poi
uscendo fuori
dalla stanza.
La
mente
della Targaryen
era
invasa da mille domande. Si sentiva
confusa
e pure un po’ ferita.
La
mattina dopo
Come
da programma,
la mattina del giorno seguente si sarebbero tenute le ultime giostre
e la gente faceva scommesse su chi avrebbe vinto.
Scommettevano per
lo più sulla vittoria del principe Aegon o su quella di Jon
Baratheon, evidentemente venivano considerati i cavalieri
migliori.
Nella
prima giostra
si scontrarono Aegon
e Loras Tyrell. Visenya sapeva che il Cavaliere dei Fiori era
un
avversario
molto in gamba e
difficile
da disarcionare.
Infatti suo
fratello fece un bel capitombolo...
Tuttavia non fu
nulla di grave, siccome si drizzò
subito
in piedi. La bruna immaginò che la sua autostima dovesse
essere
rimasta ferita seriamente dopo quello scontro, ma lo vide sorridere e
stringere la mano a Loras senza alcun rancore.
Questo
la rese decisamente felice.
La
seconda giostra avrebbe visto come protagonisti Jon Baratheon e ser
Jaime Lannister.
Il
bruno
riuscì a disarcionare l’avversario
senza fargli troppo male.
Però,
a causa della caduta,
l’elmo a forma di testa
di
leone che il Lannister indossava rimase deformato e l’uomo
non
riusciva più a
toglierlo.
Jaime venne quindi accompagnato da un fabbro che l’avrebbe
aiutato
a
levarselo.
Dall’espressione sul viso di Jon,
quando si tolse il suo di elmo,
Visenya capì che era
dispiaciuto
per quanto accaduto.
Ora,
terminate le prima due giostre, non resta che quella finale dove
avrebbero
partecipato quindi Loras e Jon.
I
due si sistemarono sui loro cavalli e indossarono gli elmi prima di
lanciarsi
al galoppo l’uno
verso l’altro. La punta dell’arma del
Baratheon
colpì l’altro ad un braccio, però il
Tyrell rimase saldamente in
sella e gli
restituì il
colpo, prendendolo allo
stomaco.
Per poc
Jon
non perse l’equilibrio, ma
all’ultimò riuscì
a
restare
in sella,
così
e
furono costretti a
ripetere la giostra dall’inizio. Questa volta si concluse con
una
rovinosa caduta da parte di Loras, tuttavia pure lui si
drizzò
subito in piedi e,
come se nulla fosse,
sorrise stringendo la mano a Jon e
tirandogli perfino
una pacca sulla schiena, forse, in segno di affetto.
Un
servo raggiunse di corsa il cervo con in
mano un
cuscino blu su cui sopra svettava
la
magnifica ghirlanda di fiori che il nobile avrebbe dovuto destinare
ad una delle fanciulle presenti.
La sua
fidanzata si
aggrappò con
trepidazione alla
sedia,
vedendolo
fermare
il cavallo dinanzi al palco reale,
e,
quando
il
ragazzo allungò
la
mano con cui stringeva la ghirlanda verso di lei,
ebbe
come un sussulto e le
sue dita strinsero ancora
più forte i braccioli.
«Incorono
voi,
principessa Visenya Targaryen, Regina dell’Amore e della
Bellezza.»
Quando,
ventidue anni circa prima,
suo padre fece lo stesso con la Stark un silenzio glaciale era
caduto su tutta la folla.
Questa volta,
invece,
la maggior parte dei presenti sorrideva e attendeva con impazienza la
reazione della bruna,
che era rimasta come pietrificata,
incerta su cosa fare.
“Sua
madre non deve avergli detto nulla e magari non ha ancora parlato con
mio padre.”
I
suoi occhi viola allora fissarono Lyanna,
che la stava
guardando attentamente,
e,
dopo un
istante,
la vide scuotere leggermente la testa,
in modo,
quasi,
impercettibile.
Quindi la
fanciulla si drizzò in piedi e si avvicinò a Jon
con un sorriso
forzato,
sebbene sembrasse alquanto sincero, poi
prese
la ghirlanda che le porgeva e la indossò.
«Grazie,
Jon Baratheon.»disse
dolcemente.
Un
applauso
si sollevò dalla folla e qualcuno urlò
addirittura.
Alla fine la dragonessa
aveva
deciso di lasciarsi guidare dal proprio
cuore,
sperando di fare
la
scelta giusta. Jon prese il suo viso tra le mani e la
baciò
sotto
lo sguardo contrariato delle loro rispettive madri.
Il
peggio doveva ancora arrivare per la bruna. Quella sera,
infatti,
venne fatta chiamare da suo padre e,
immaginando già cosa volesse
dirle,
camminò verso la sua stanza come un’anima in pena
e il capo
chino.
Arrivata
davanti alla porta,
fece
per bussare, ma una voce maschile la fermò
e
la
ragazza
avvertì la stretta di una mano attorno al suo braccio.
Si
girò per vedere suo zio Viserys che la fissava con i suoi
occhi
freddi e
un
ghigno dipinto sul viso che la fecero rabbrividire.
«Guarda
chi c’è: la mia nipotina preferita.»
Il
suo
modo di fare le piaceva quanto il suo sorriso,
così lo
fulminò con lo sguardo.«Lasciami
andare,
zio!»
protestò,
liberandosi subito della sua presa.
Fortunatamente,
proprio in quel momento,
si aprì la porta della camera del re,
che uscì fuori e guardò male pure lui il fratello
minore.
«Viserys,
sparisci immediatamente!»
strillò
con un tono che non ammetteva repliche.
L’altro
annuì, seppure si
vedesse chiaramente
che non fosse per nulla felice di obbedire agli ordini,
e si allontanò lungo il corridoio per poi girare
l’angolo pochi
metri dopo.
«Mi
dispiace Visenya, ma lo sai com’è fatto»
osservò con
tono mortificato e le fece poi segno di entrare.
La
giovane varcò la soglia della porta.
«Cosa
volevate dirmi padre?»
chiese,
nonostante temesse
di
saperlo.
Lui
chiuse la porta e poi le indicò
il
letto a baldacchino presente nella camera dalle coperte e le tende
rosso rubino. Si sedettero
sopra
di esso e la
figlia non
poté fare a meno di notare che fosse piuttosto nervoso.
“Sembra
decisamente agitato,
magari anche per lui è difficile questa situazione”
pensò un
po’ dispiaciuta per l’uomo,
che
tirò un sospiro e si sistemò una ciocca di
capelli
dietro all’orecchio sinistro prima di parlare.
«Mi
dispiace, ma temo che sarò costretto ad annullare le tue
nozze con
Jon Baratheon»
disse
infine.
La
giovane rimase
in silenzio,
non sapendo
se
dovesse
mostrarsi stupita
o
riferirgli della sua conversazione con Lyanna. Scelse la prima
ipotesi.
«Perché?»
esclamò,
cercando di
fingersi il più sorpresa possibile.
L’altro
la guardò con aria mortificata e le mise una mano sulla
spalla,
stringendogliela leggermente.
«Mi
dispiace,
Visenya, però è meglio così. Non
chiedermi perché, non te lo
posso dire»
rispose.
«Ho
parlato con tua madre ed è d’accordo. Tra circa
una settimana
partirai per il Nord»
la
informò drizzandosi in piedi.
A
quel punto,
lei
lo fissò sinceramente scioccata e si
alzò a sua volta.
«Al
Nord?»
chiese sgranando
gli occhi.
«Sposerai
Robb Stark,
il primogenito di Lord Eddard Stark e sua moglie lady Catelyn.»
Visenya
aveva
sentito parlare bene pure dell’erede di Eddard...
Però non
era lui che voleva sposare,
così iniziò a scuotere la testa,
pronta a ribattere.«No,
padre,
vi prego»
supplico
disperata,
ma lui non la stette a sentire.
«Mi
dispiace,
figlia mia»
iniziò a dirle, afferrandola per le braccia e scuotendola
piano «ma
credimi,
non c’è altra soluzione.»
A
quelle parole, la ragazza scoppiò
in lacrime e si precipitò nella sua camera.
Una
volta
lì,
si buttò sul letto e passò il resto della sera e
della notte
piangendo finché, verso l’alba, non
finì per addormentarsi.