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Autore: Danail    25/08/2017    4 recensioni
[Prequel di "Unvorsum"| Raccolta di cinque storie | Lunghezza variabile | OriginAU].
Ci sono storie che non vengono raccontate alla luce del sole, ma sussurrate nelle sere tra amici, con un misto di terribile fascino e vivido stupore. E tra una Prova e l'altra, tra una cattura e un allenamento con i propri Pokemon, queste leggende circolano, crescono, si fanno più grandi.
La nascita dei Tapu, la prima venuta delle Ultracreature. i popoli prima delle Guerre di Kalos, eroi di tempi mitici. Il Peccato Originale, il voler andare oltre la superficie.
Racconti di scelte, racconti del coraggio di quattro individui che, seppur diversi e sconosciuti fra loro, hanno il coraggio di aggirare le regole, consci della punizione divina che potrebbe costar loro e alla loro gente la rovina eterna in caso di fallimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arceus, Guzman, Ivan, Max (Team Magma)
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Pankoiros


Can’t you see that you’re smothering me?
Holding too tightly, afraid to lose control?
Cause everything that you thought I would be
Has fallen apart right in front of you.

Non riusciva a smetterla di fissarla.
Nascosto dietro al cespuglio, il giovane Celeste ascoltava con espressione meravigliata la sorella, più piccola di appena un anno, suonare il violino.
Le era stato regalato proprio da lui, il suo amato fratello maggiore, in occasione della sua accoglienza da parte del Nume Locale avvenuta sei mesi prima.
Oh, lui se la ricordava benissimo. Con quei capelli biondo cenere raccolti in una spessa ciocca, la corona di gigli bianchi posati sul capo, le sue leggere lentiggini sul viso, le ali giovani e forti raccolte sulla schiena, gli occhi dorati che sfavillavano, quell'espressione felice, incredula e commossa tipica di tutte le Celesti che da novizie inesperte e impaurite divenivano Sacerdotesse a tutti gli effetti.
Il ragazzo ricordava il leggero tremolio della sorella mentre s'inginocchiava davanti alla Matriarca, l'unica tra tutti ad avere sei ali, affiancata da un altero Tapu Koko. Ricordava la lacrima che solcò il suo viso nel vedere il giallo Cristallo del Nume, incastonato in un pendente legato attorno al collo del Pokémon, perdere un frammento che, sospinto da qualche corrente a lui invisibile, andò a posarsi fra le mani della giovane.
Ricordava perfettamente i festeggiamenti della loro numerosissima famiglia assieme al resto del loro popolo. Ricordava le danze sfrenate sulle note degli ukulele e degli Mele Oli*, a ritmo delle percussioni. Ricordava i voli dei Celestiali più esperti: esibizioni magnifiche che, dopo una certa ora, si mescolavano ai buffi tentativi dei più piccoli, ai sobri svolazzi dei Cacciatori e a quelli più sciolti del resto della gente.
E soprattutto, ricordava quell'abbraccio sopra le nuvole con quell'amata sorella che in quel momento ascoltava estasiato.
Malie, si chiamava. Mai nome poteva essere più adatto, per lui. Quel ricordo così intimo e felice l'avrebbe sempre conservato nel cuore.
Le aveva promesso che, una volta divenuta Sacerdotessa, avrebbero perforato insieme le nuvole, all'alba, per salutare il Sole che sorge. In fondo, lui era entrato nelle fila dei Cacciatori, coloro che proteggevano Mele Mele e il Nume Locale, e lei ormai aveva raggiunto un grado importante nel culto di Tapu Koko. Momenti simili di libertà totale non ne avrebbero più avuti.
Si staccarono presto dal gruppo e, grazie alle due paia di ali di lui, una rarità per quel popolo, raggiunsero la coltre più bassa di nuvole e la superarono, affacciandosi a un panorama nebuloso quanto candido. In uno slancio d'affetto lei lo abbracciò e, nello stesso momento, i primi bagliori del mattino si trasformarono nell'alba più luminosa che avessero mai visto e che li avvolse di calda e pura luce.
Il ragazzo sorrise leggermente nel ricordare un'ultima volta e ascoltare le note conclusive della composizione di Malie.
Fece per alzarsi nel modo più silenzioso possibile: voleva andarsene da lì senza dire niente, senza esporsi al pubblico, senza rovinare nulla, senza danni. Voleva solo fuggire con delicatezza e riserbo, per quanto gli fosse possibile. Ma la divisa, un'armatura di cuoio completamente nera, scricchiolò proprio quando il giovane s'era voltato per imboccare il sentiero che portava verso il Picco**
-Zireael?-
Il ragazzo, a sentirsi chiamare per quel tenero soprannome, non fece a meno di voltarsi e rivolgere un bonario sorriso alla sorella minore. Per un momento rimasero in quella specie di stallo: lui sulla strada per il picco, in divisa e le quattro forti ali ripiegate strette sul dorso; lei con violino in una mano e l'archetto nell'altra, con un'espressione di lieto stupore.
-Zireael!- ripeté la ragazza, posando il fragile strumento su una panchina in pietra e precipitandosi verso il fratello maggiore, rompendo così quell'immobile incanto.
Il Celeste l'accolse con tenero affetto tra le sue braccia, spiegando leggermente le ali solo per abbracciarla ancor di più.
-Zireael, fratellone... che fai qui? Pensavo che fossi ai piedi del Picco ad addestrarti, non che avessi un momento libero. Se no sarei venuta io- chiese Malie, scostandosi dall'abbraccio dopo un momento di silente pace.
Lui rise appena, con una punta impercettibile d'amarezza.
-Non volevo disturbarti, Malie. E poi ero nei paraggi, volevo venire a salutarti prima che vada- rispose poi. Istintivamente infilò la mano nello scomparto dell'armatura dove teneva la sua maledizione, racchiusa in appena qualche centimetro di caldo e lucente cristallo incastonato in un pendente.
-Andare? Di già? E perché eri nei paraggi? Ti è successo qualcosa?- domandò perplessa lei, guardandolo apprensiva e allungando le mani verso il suo viso per accarezzarlo.
Il Celeste distolse leggermente lo sguardo, rabbrividì di piacere nel sentire quella mano familiare scorrere fra i suoi capelli innaturalmente argentei. Cercò inutilmente di concentrarsi su un cespuglio di fiori che Malie aveva piantato per lui, dei fieri esemplari di Guzmania Cardinalis di color rosso sgargianti.
-Malie, io...- incominciò, deglutendo per calmare l'agitazione che lo attanagliava. Come poteva dirle di essersi macchiato di tradimento verso il Nume per degli stupidi quanto reali incubi?
Come poteva rovinarle così la vita? Sarebbe stata sempre associata a lui, quel Celeste tanto unico quanto malvagio.
Avrebbe visto quei fiori superbi non più come ricordo di un affetto fraterno, ma come costante memento di un inganno sfacciato.
-...io starò via per un po'. Non credo che ci vedremo tanto presto- concluse, con voce rotta dall'emozione.
Un'espressione triste per un momento dominò nel viso della giovane Celeste, ma ad attirare l'attenzione di entrambi fu un verso furioso e familiare, proveniente dal tempio di Koko, posto proprio al limitare dei giardini.
Una rapida occhiata sorpresa di Malie fece comprendere al ragazzo che ancora non sapesse nulla, che gli chiedeva in silenzio, prima di precipitarsi al tempio, la causa della furia del Guardiano.
-Sorellina, mi dispiace davvero tanto!- sussurrò impulsivamente il Celeste mentre la stringeva a sé per l'ultima volta, prima di girarsi e correre via verso la cima del Picco.
Si ripromise di non voltarsi, e così fece: non si voltò, nella corsa, quando la voce di Malie lo chiamava disperata per nome, abbandonando il dolce soprannome di Zireael.
Non si voltò quando, nella scalata verso l'apice, i suoi fratelli Cacciatori tentarono di richiamarlo, o con le parole o tentando di attaccarlo.
E non si voltò nemmeno quando, dopo il decollo, sentì i versi lontani e irati di Koko seguirlo su per il sentiero, accompagnati dallo scoppiettio sinistro che annunciava l'accumulo d'elettricità da parte del Pokémon.
Semplicemente, nel sentire il vento cambiare direzione a suo favore, il Celeste spiegò al massimo le ali anteriori per ricevere maggiore spinta e usare le posteriori per governare il volo.
Devo superare il reef. I Tapu non possono oltrepassare i confini dei loro territori. Devo superare quel reef!” pensò determinato il Celeste nel vedere avvicinarsi la zona scura che segnalava la Barriera Corallina appena sommersa sotto il livello del mare.
Con uno slancio aggraziato, riuscì appena a oltrepassare il confine prima che l'immensa scarica elettrica lo investì.
Urlò? Ne era quasi certo, ma il dolore infinito e il terrore primitivo della morte incombente attapparono il suo udito.
Era terribile.
Era come se mille e più coltelli roventi venissero conficcati nella schiena per bruciarlo ed estirpargli le ali -quelle bellissime ali dal piumaggio candido a cui teneva molto- fin dalla radice; come tanti piccoli artigli che penetrassero il corpo per strappare la carne e divorarla dall'interno.
Stordito e in fin di vita, il Celeste a malapena s'accorse della superficie del mare che s'avvicinava a perdita d'occhio fino a impattarcisi contro. Non percepì l'impatto, solo qualcosa di benevolo e fresco avvolgerlo dolcemente per alleviargli un poco le gravissime ustioni prima di dargli il colpo di grazia. Una piccola gentilezza, per uno come lui.
Era ancora semi cosciente quando realizzò che andava pigramente a fondo, in un silenzio straniante, che l'acqua cominciava a riempirgli i polmoni e renderli due zavorre letali.
Ma si rese conto anche che, per qualche ragione, non stava morendo annegato, che il suo corpo ancora si rifiutava di morire, che qualcosa -una corrente? Un Pokémon? L'illusione di poter sopravvivere? Che cosa?- lo stava portando da qualche parte, che teneva ancora il Cristallo di Koko stretto spasmodicamente tra le dita, che lentamente i ricordi della vita passata da essere puro e senza macchia di crimini scivolavano via, lasciando solo un vuoto nero e ovattato nella sua mente.
Il Celeste chiuse gli occhi, consapevole che il vuoto lo stava per ghermire, chiedendosi quale valore avesse quel suo sacrificio.
Malie” pensò mentre gli ultimi ricordi di lei scorrevano nella sua mente, vividi come non mai, prima di essere inghiottiti dall'oblio “Vedi? Il fratello che tanto amavi ti è crollato davanti. Ma non potevo lasciarmi vincolare, volevo essere qualcosa oltre al semplice Celeste di buona famiglia. Volevo andare oltre a quel ruolo soffocante. Quei sogni mi rivelavano un futuro terribile quanto sublime...”. Non riuscì a completare il pensiero. Forse il Cristallo sarebbe andato a qualcun altro, forse portarlo fuori da Mele Mele e dalla portata di Koko era il suo compito. Non l'avrebbe mai scoperto.
Con uno sbuffo che si tramutò in bolle nell'acqua chiara, il Celeste svenne.



-Allora? Che pensi di farci? Vuoi davvero ributtarlo in mare? Seriamente?-
-E che possiamo fare secondo te, eh? Hai visto quelle bruciature sulla schiena, quelle cicatrici? Questo ragazzo s'è macchiato di qualcosa di grave ed è stato punito-
-O?-
-“O” cosa? La spiegazione può essere solo questa!-
-Secondo me non è questo il punto. Può essere fuggito da un isolotto nelle vicinanze perché contrario a chissà cosa. Oppure perché volesse avvicinarsi alla civiltà, al resto del suo popolo, al Tapu. E per qualche ragione è stato punito. È la cosa più probabile, secondo me. D'altronde non abbiamo mai superato i confini del nostro reef e non sappiamo cosa ci sia altro lì fuori-
Il Celeste si riscosse leggermente. Stordito, riuscì solo a rendersi conto di essere steso su una stuoia a pancia in giù, che qualcuno gli aveva spalmato sulla schiena aveva qualcosa di fresco, che era al coperto e che due voci, una maschile che non lo voleva e una femminile che lo difendeva. Almeno così aveva capito.
-Ma guarda, si sta svegliando. Forse potremo chiedergli qualcosa!- esclamò la voce femminile. Al percepire una presenza cambiare posizione e accucciarsi di fronte a lui, il Celeste socchiuse gli occhi. Ma era ancora stordito, riuscì a distinguere solo dei capelli colorati di rosa e giallo e uno sguardo curioso che gli ricordava qualcuno d'importante. Ma chi?
-Hmpf. Fà come vuoi, ragazzina. Ma del suo destino se ne parlerà in Consiglio e poi s'informerà Tapu Bulu- concluse seccata la voce maschile, accompagnata da dei passi. Così, rimasero solo lui e la ragazza dai capelli strani.
-Non far caso a mio padre. È uno molto influente, a volte antipatico: ma ha a cuore l'incolumità dei villaggi. Comunque sia, lo sai che ti ho trovato io sulla spiaggia? Sembravi morto, mi avevi quasi spaventata! Tenevi in mano una pietra gialla, l'ho presa prima che qualcuno la notasse. Dal modo in cui la tenevi, dev'essere importante per te. Aspetta che te la prendo...-
La mole delle informazioni che la ragazza gli diede era incredibile. Tapu Bulu? Pietra gialla? Spiaggia? Ma lui doveva essere morto annegato.
E invece, per chissà quale miracolo o coincidenza, era approdato su un'isola nuova e anche abitata.
Ma non seppe darsi spiegazione per tante cose: era ancora molto intorpidito e la sua memoria era diventata improvvisamente una voragine nera. Ciò che gli rimaneva era solo la sensazione positiva di non aver perso la pietra e di sentire che era sotto la protezione di un'entità come Bulu. La cosa sembrava più dettata da un'esperienza negativa con qualche simile di quest'ultimo, ma non poteva di certo dirlo con certezza.
La testa pulsava, era pesantissima.
-Ecco qua. La vuoi tenere tu, vero?- gli sussurrò la voce di prima con affetto, mettendogli fra le mani qualcosa di freddo e dalla forma prismatica. Istintivamente lui la strinse tra le dita e se la portò al petto, ringraziando la ragazza con un sorriso stanco, ma sincero. Al che, la ragazza si sedette di fronte a lui.
-Senti... so che sei ancora mezzo intontito. Quindi appena te la senti magari potremo parlare meglio. Però, visto che sei un pochino sveglio, ti va di dirmi come ti chiami?-
Il ragazzo sbuffò. Il suo nome? E cosa potrebbe importare, in quel momento?
Tuttavia, a spingerlo a rispondere fu una pianta in un vaso, nell'angolo della casupola dove si trovava. Era di color rosso acceso, con petali appuntiti e lunghi come lingue di fuoco, alta e fiera.
Guzmania Cardinalis, l'avrebbe riconosciuta fra un milione di steli.
-Guzma. Mi... chiamo Guzma- rantolò lui.
-Guzma? Come il fiore?- chiese sorpresa lei.
Lui annuì. Ora che ci prestava attenzione, il suo modo di parlare gli era estraneo. Capiva le sue parole, ma l'accento, l'inflessione, il modo di parlare... gli suonava strano, come se lui fosse abituato ad altro.
Era forse in terra straniera? Formulare un'ipotesi sensata lo sforzava più del dovuto.
-Forse dovresti riposare, Guzma. Dormi tranquillo, nessuno t'importunerà finché ci sono io- continuò lei, come se avesse percepito i suoi pensieri.
Rincuorato da quelle parole, sebbene non sapesse il nome di quella ragazza tanto singolare quanto gentile, il ragazzo chiuse gli occhi, stavolta per ristorarsi.

Note dell'Autrice.

E niente, la puntualità e la costanza non è il mio forte. La voglia di scrivere va e viene con le idee, non so mai come trattare un certo capitolo e poi bum, a un certo punto l'ispirazione torna prepotente. Spero che sappiate perdonarmi, lettori > . <
Comunque sia, per chi se lo chiedesse: no, non c'è uno specifico ordine nei capitoli, visto che non seguono cronologicamente la venuta dei personaggi. Questo semplicemente perché, appunto, potrebbe venirmi voglia di scrivere su pg X invece che Y. E finché sono storie tutto sommato autoconclusive posso ancora permettermelo. Anche se la cosa finisce un po' qui, dato che il capitolo sugli umani deve essere l'ultimo e quindi il prossimo è incentrato sui Koxol, mh...
Bhe, non ho molto da scrivere ancora. Vi lascio allora al “glossario”. Alla prossima <3
-Danail.

*Forma di canto libero tipico delle Hawaii.

http://guide.cadillactrip.it/americhe/hawaii/cultura.php

**Avete presente Mele Mele? Ecco, vedete quella specie di “vulcano” accanto ad Hau'oli? Ecco, quello. So che nella realtà sembra non avere un nome -dato che nel gioco non è un elemento di rilevante importanza- ma mi piaceva sfruttarlo come “punto di lancio” per quella categoria a cui il protagonista di questo capitolo appartiene.

EDIT 14/07/2018

E anche questo è andato. Ho corretto alcuni errori e alcune frasi, qui le modifiche più essenziali a livello di trama sono legate solo a un piccolo cavillo: la "rarità" del numero delle ali, visto che in seguito la questione sarà piuttosto importante in molte situazioni.

   
 
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