Scusate
il ritardo!!!
Premetto che questo capitolo è solo di transizione e spero
che vi piaccia
almeno un pochino.
CAPITOLO
QUARTO
Era
una tiepida giornata di
sole, i suoi raggi riscaldavano le persone intenti a lavorare nei campi
e
illuminavano il bel paesaggio rendendolo affascinante agli occhi di
tutti.
La giornata trascorreva tranquillamente. Lisa stava passeggiando lungo
le vie
del paesino con un’espressione confusa e triste. Il pensiero
che fra sei giorni
sarebbe diventata moglie di Manuel, la rattristava. Non capiva il
perché eppure
con lui era a proprio agio, condivideva i segreti e sogni, si sentiva
protetta.
Però gli voleva semplicemente bene come un fratello e non si
sentiva pronta a
regalargli la propria anima.
< Signorina Lisa! >
Qualcuno stava correndo cercando di attirare la sua attenzione.
Lisa si fermò un attimo e sorrise nel vedere due signore che
correvano.
Le donne presero fiato e, senza perdere tempo, cominciarono a proferire
parola:
< Lisa devi correre in clinica perché tua madre ha
avuto un malore! >
La giovine rimase scioccata a quella terribile notizia e si mise a
correre a
tutto gas verso la clinica.
Arrivò all’ospedale, chiese informazioni ad
un’infermiera e si diresse verso la
stanza dov’era ricoverata la madre. Si fermò di
fronte alla stanza e vide il
padre seduto su una sedia con la schiena piegata in avanti e le mani
che
tenevano la testa.
< Padre! Padre, cosa è successo? >
Domandò preoccupata la figlia.
Nel vederla, si alzò e l’abbracciò
forte.
I due si staccarono e si sedettero. Il padre si fece coraggio e le
raccontò
l’accaduto.
< Stamattina tua madre ed io abbiamo lavorato nei campi. Tutto
era
tranquillo e sereno. Improvvisamente tua madre si ferma e si appoggia
su una di
quelle staccionate e con una mano comincia a premere il cuore. Mi
accorgo
subito che qualcosa la turba. Il suo viso diventò pallido,
il respiro sempre
più affannoso e i battiti del cuore accelerarono sempre di
più. Mi avvicino a
lei e non faccio in tempo ad afferrarla per il braccio che lei cade
svenuta
terreno.
Di corsa, i miei amici ed io l’abbiamo portata in clinica. Il
medico ha detto
che le sue condizioni sono gravi, poiché ha avuto un attacco
cardiaco e che ora
è in prognosi riservata. >
Il volto della giovine fu segnato dalle lacrime e abbracciò
il padre.
I due si staccarono, il padre le diede un bacetto sulla fronte e con
coraggio
si avviò verso il lavoro.
La giornata diventò molto lunga per Lisa che non sapeva cosa
fare. Aveva una
gran voglia di piangere, piangere e piangere.
Ogni tanto entrava nella stanza dove c’era la madre distesa
sul letto e si
metteva a raccontarle qualcosa. Era senza forze, senza difese e si
sentiva
svenire. Voleva fare qualcosa di utile per riavere la madre con
sé. Si alzò con
fatica, uscì da quella camera e si avviò verso
una chiesetta nella clinica.
Entrò, fece il segno della croce e si mise a sedere su una
di quelle panchine
di legno. Cominciò a pregare sperando che
In quell’istante entrò una donna con un vestito
nero e un copricapo. Aveva un
viso molto giovanile, qualche ciocca di capelli fuori posto e gli occhi
grandi
color blu.
La monaca si sedette vicino alla ragazza. I due si guardarono in
silenzio e
Lisa non riuscì a trattenere le lacrime e si mise a
piangere. La monaca la
strinse a sé e la consolò.
< Su, andrà tutto bene! Il Signore è con
noi e farà tutto il possibile per
esaudire il vostro desiderio! >
La ragazza asciugò il volto e, a stento, tirò un
sorriso.
< Grazie. Avevo bisogno di sfogarmi e neanche vi conosco!
Perdonatemi! >
Disse con voce flebile.
La suora sorrise e si presentò:
< Sono Suor Allison Cameron e mi occupo della clinica! Non
preoccuparti, è
più facile sfogarsi con gli estranei. >
Le accarezzò la mano facendole capire di non essere sola.
< Lei è molto gentile! Mi chiamo Lisa Cuddy e sono
qui perché mia madre ha
avuto un infarto e adesso è in rianimazione. Ho
così tanta paura di perderla!
>
Suor Cameron voleva allontanare i pensieri tristi che incombevano la
sua testa
e decise di distrarla un po’.
< Venite con me! Vi voglio far vedere la mia clinica. >
I due si alzarono, fecero il segno della croce e uscirono da quel
posto.
Girarono per tutta la clinica e si fermarono al Pronto Soccorso.
C’era un gran brusio in quel reparto. Medici che andavano
avanti e indietro,
infermieri che seguivano i medici portando le medicine, paramedici che
conducevano i feriti alle loro rispettive camere.
Nel vedere un uomo, su una sessantina d’anni, ferito ad una
gamba e che
attendeva un medico per la medicazione, Lisa si avvicinò a
lui e si fece
guidare dall’istinto di curare la sua ferita.
Vide che nella ferita c’era un vetro e cercò di
toglierlo delicatamente. Prese
una pinza, della garza e del tessuto per fasciare le ferite. Estrasse
il vetro
e tamponò la ferita per fermare la fuoriuscita del sangue.
Bagnò la garza con
un disinfettante e lo mise sulla ferita accarezzandola delicatamente.
Finito
tutto, fasciò la ferita e sorrise al paziente.
La suora aveva assistito a quella scena e capì che la
ragazza aveva un gran
dono. Si avvicinò a lei e, contemporaneamente,
arrivò il medico di turno.
< Ma cosa avete fatto? Credevate di essere un vero medico?
>
La ragazza abbassò gli occhi per la vergogna, mentre il
medico controllava
quella ferita.
< Ma... ma... ma è incredibile! Avete fatto un ottimo
lavoro, signorina.
Vogliate scusarmi per essere stato brusco. Se lei è
d’accordo, vorrei proporle
di lavorare con noi! Che ne pensa? >
La ragazza rimase stupita a quella proposta. Non se
l’aspettava. D’altronde non
era un medico!
< Lei è molto gentile, signore! Ho imparato qualcosa
sul mestiere di medico
tramite i libri! >
Non fece in tempo a completare ciò che voleva dire che il
medico cominciò a
proferire parola:
< Non è un problema! Imparerà da noi.
Allora a domani! >
Il medico salutò le donne e si avviò verso il
prossimo ferito.
Lisa rimase senza parole. Aveva voglia di urlare al mondo dalla
felicità di
aver trovato il lavoro dei propri sogni: essere un medico!
< Avete visto che siete stata bravissima? Complimenti!
Diventerete un
eccellente medico! >
Lisa arrossì per i complimenti che la monaca le faceva.
Era incredibile ciò che stava provando in quel momento.
Gioia, felicità ed
emozioni invadevano il suo corpo. D’altronde aveva trovato,
oltre il lavoro,
anche un’amica. Le piaceva parlare con la monaca. Le dava
sicurezza, la faceva
sentire a proprio agio, d’altronde era una brava donna,
s’interessava della
salute dei pazienti, si preoccupava e cercava di tirare il morale a
loro. Era
una forza della natura, però c’era qualcosa nei
suoi occhi così vuoti, tristi e
malinconici.
Non voleva impicciarsi della sua vita, non adesso. Non voleva rovinare
l’amicizia che si era creata tra loro. Le due si fermarono di
fronte alla
stanza della madre di Lisa e si salutarono.
< Mi raccomando, siate forte e pensate sempre positivo! >
Disse con tono dolce e affettuoso. Le due si abbracciarono e si
divisero ognuno
per la propria strada.
Commentate
in tanti e ditemi se continuare o no...
L’angolo
di ladyT:
@
ChrisP:
XDDD
La mia intenzione era quella di far apparire i personaggi IC
perché mi piacciono più così,
sennò non sembrano loro e inoltre cambiare solo
il contesto e il luogo storico ^_- . Riguardo ai matrimoni, a
quell’epoca non c’erano
i divorzi, quindi ho voluto fare in modo che Wilson rimanesse vedovo!
(I’m
sorry, Jimmy). Riguardo ad House, lo so che dovevo scrivere
“pagava le donne”
invece di uscire, ho solo voluto addolcire la parola, ma in fondo tutti
sappiamo che lui le paga!!! Grazie a te che continui a seguire questa
fanfiction, alla prossima!!! ^_^