Mentre
tutto tace
Lily entra in aula e Sirius sente il gomito di James tra le costole, i suoi
sospiri languidi nelle orecchie. È solo di lei che ormai si parla nel tempo
libero – «È perfetta, Felpato». – e proprio non capisce come sia possibile
perdere il senno in quel modo. Ha i capelli di fiamma, certo, e la pelle di
luna, ovvio, ma è una ragazza, e le ragazze sono tutte sceme o un modo per
svagarsi, di certo non per occupare tempo prezioso.
Lily sfila nei corridoi
con i libri stretti al petto, uno scudo friabile a mascherare la sua
indecisione. È ferma e tenace quando passa davanti a loro, ma Sirius vede le sue labbra incurvarsi al momento opportuno.
Tutti i buoni propositi vacillano davanti allo sguardo ammiccante di James.
Lily siede con loro in
Sala Comune e non smette di parlare da ore. È carina, questo non si può negare,
ma di bello ha soprattutto la testa, questo Sirius
deve riconoscerlo. Ha ancora la testa piena delle sue parole quando lei se ne
va a dormire, e si stupisce nel notare che l’orologio segna un orario
improponibile.
Lily è una presenza
assidua. È la costante delle loro giornate, il punto di congiunzione tra una
lezione e l’altra, causa ed effetto della felicità di James. Lily è sicurezza,
stabilità e precisione; è simmetria ed equilibrio tra ciò che è giusto e ciò
che è sbagliato, è la voce che rimette in riga quando si va fuori strada.
***
Lily è un silenzio fatto
di rumore: quando non è il suo turno preferisce tacere, ma viene d’istinto
chiedersi il perché. Le parole si estinguono sulle sue labbra e lei china il
viso, ma basta guardarla per capire che non dovrebbe andare così. James prende
il sopravvento troppo facilmente, prende spazio e tempo, prende tutto e troppo.
Lily ogni tanto si spegne, come una stella che si è raffreddata presto, ma non
per il corso naturale delle cose.
Lily incede con passo
marziale e grida, impugna stretta la bacchetta e ha le guance arrossate per lo
sforzo, gli occhi in fiamme per la rabbia. Sirius
scappa dopo un attimo di smarrimento e lascia James a vedersela con la sua ira:
è il suo ragazzo, dopotutto, e spettano a lui anche questi momenti.
Lily è da sola, ai
confini del parco, ad allenarsi con gli incantesimi. Fende l’aria come se
stesse impugnando una spada, spezza rami e frantuma rocce; il vento è forte e
le gonfia il mantello, le sferza le gote, ma lei non vacilla. James ha scoperto
dopo tre giorni che salta la cena e se ne va lì di nascosto, ma questo Sirius già lo sapeva.
«Ti ha mandato Potter?».
«Perspicace. Un po’ meno
lo è James, visto che non sapeva di stare con una megera».
Lily gli lancia
un’occhiata selvaggia, ma l’istante dopo è di nuovo se stessa: capelli
ordinati, gonna lisciata, viso pulito.
«Vengo qui a sfogarmi
quando sono arrabbiata» gli dice con un sorriso mesto, e poi lo schianta contro un cespuglio.
***
Lily è in riva al lago
con le sue amiche. Ha i capelli lunghi scossi dal vento e i piedi nudi bagnati
e sporchi di terra, e mentre accenna qualche passo di danza sgraziato ride come
una bambina. Poi, come una bambina, inciampa, ma il suo prode cavaliere è già
lì ad afferrarla, a cingerle i fianchi sottili, ad accoglierla tra le braccia
sicure. Sirius riabbassa lo sguardo sul tema di Trasfigurazione
che non finirà mai.
Quando Lily ride, viene
spontaneo voltarsi a guardarla, a guardare i denti splendere e il viso
deformarsi in espressioni buffe. Ha una risata aperta, squillante, ma un po’
acuta e fastidiosa, una di quelle risate che si vorrebbe ascoltare per sempre e
poi soffocare.
Ormai tutti sanno a chi
appartiene, quella risata, e ormai nessuno se ne sorprende più. Sirius non si rende conto che è l’unico a voltarsi ancora
al suo suono.
Lily sbatte i pugni sul
tavolo e si alza indignata, gli occhi vitrei e le labbra tremanti; la tensione
aleggia silenziosa nell’aria quando se ne va. James la guarda di sfuggita e
alza le spalle, ha in volto la classica ingenuità di chi non sa cosa sta perdendo.
Sirius sente le proprie mani prudere e non capisce
perché.
Lily ha il sorriso triste
che indossa solo quando è sola e gli occhi che bruciano per la rabbia latente.
Squarcia il buio con magie e sortilegi, e il suo viso danza come un fantasma.
«Ti ha mandato Potter?».
Lo fissa guardinga e ha
già la bacchetta pronta, ma Sirius ha deciso che
questa volta non vuole sentirla sputare fatture nei suoi confronti. Vuole
godersi il silenzio nella sua testa, pensa sedendosi su un ceppo, vuole godersi
la furia di Lily, il suo esplodere e prosciugarsi.
«Sì, ma gli dirò di non
averti trovata».
***
Lily è tornata a ridere
anche al fianco di James, mentre si aggrappa al suo braccio, mentre lui le
accarezza i capelli, mentre le loro mani si sfiorano. Mentre si baciano in
campo sotto la pioggia, dopo la vittoria dei Grifondoro,
e la folla li acclama, e Sirius ha in bocca il sapore
del fiele e in testa il boato dei tuoni.
Lily si perde nel suo
mondo quando è assorta in un libro. Ha il capo chino e inondato di sole, le sue
labbra si muovono impercettibilmente mentre ripete le nozioni, la piuma compie
piccole giravolte tra un appunto e l’altro.
Sirius
imbratta la pergamena mentre James vaneggia e dice: «Un giorno la sposerò».
Lily non c’è, ed è la
prima volta che perde un allenamento. È solita starsene lì, un libro in grembo
e i capelli al vento, fingendo di interessarsi al Quidditch e discutendo con Remus dell’ultimo compito. Sirius
sente la sua assenza senza voltarsi, e sente anche una morsa allo stomaco: se
il dolore fosse un rumore sarebbe un silenzio assordante.
James volteggia svogliato
alla ricerca di un baluginio dorato, ogni tanto si ferma per guardare verso gli
spalti, ma non è lei che cerca. Sirius lo vede
aggiustarsi i capelli e sorridere come un idiota, lanciando occhiate a un gruppo
di Corvonero che intona cori in suo onore. Che fine hanno fatto le tue promesse, che
fine hanno fatto tutte le belle parole? Sirius
vorrebbe prenderlo a pugni e non capisce perché.
***
Poi Sirius
capisce e non sa più cosa fare.
Trascorre il giorno con
la coda tra le gambe, a pentirsi di averla persino incontrata, mentre le parole
di James gli giungono lontane e ovattate. Ma la notte, la notte è il momento
peggiore: mentre tutto tace, i suoi pensieri sono liberi di scalpitare e urlare,
di squarciare il silenzio asfissiante – lei
è ovunque e finisce dove finisce il mare. Sa che è inutile reprimerli ed è
inutile prendersi in giro, è persino inutile pretendere di voler dormire – devo starlo a sentire, questo desiderio, o
devo togliermelo dalla testa?
Sirius
sa già dove andare. E allora la mente tace.
Lily ansima poggiata al
tronco di un albero, il viso cereo lambito dal chiarore lunare, la bacchetta
ancora fumante stretta lungo il fianco. Lo vede arrivare, avanzare tra le ombre
del parco, ma non ha il tempo nemmeno di aprire bocca perché lui la bacia. La
bacia come se gli appartenesse, come si bacia una parte di sé perduta da tanto
tempo e alla fine ritrovata.
«Perché?» ha le labbra
tremanti e le ciglia imperlate di lacrime, mentre lo guarda con espressione
tetra.
Ma è inutile illudersi,
lei non sarà mai sua, non lo è mai stata.
«Non potevo lasciarti
vagare nella mia testa».
Le dà le spalle e se ne
va, nel silenzio della notte, con la colpa a divorargli le viscere e un sorriso
appagato sulle labbra: era solo un gesto a fin di bene, l’unico modo per
godersi il silenzio.
***
Lily siede da sola nel
parco e si guarda intorno, in attesa di qualcosa, in attesa di qualcuno. Sirius ha un sussulto quando la vede, e capisce che lei è
ancora lì, nella sua mente, una presenza nitida e salda che non sbiadirà mai e
che è inutile combattere. Mette in fila gli ultimi passi da compiere per
avvicinarsi, conta i secondi che lo separano dalla sua resa, ma è troppo tardi:
James lo saluta con una pacca e un grosso sorriso, per poi superarlo e cogliere
di sorpresa la propria ragazza con un abbraccio.
Sirius
raccoglie i propri pezzi e si allontana, ma senza perderla di vista un attimo:
Lily ha ancora la guancia nell’incavo della spalla di James quando lo vede, e Sirius sente il suo ultimo sguardo schiantarsi dentro di
sé.
Sei
tu l’unico che non riuscirà mai a perdonare se stesso.
NOTE:
Questa
storia è arrivata seconda al contest La bellezza di un cuore spezzato (e
rimesso insieme)
indetto da PervincaViola e terza al contest La
frequenza dell’anima indetto da kosmos67.
Torno con una storia di cui sono particolarmente
insoddisfatta per svariati motivi, a cominciare dal titolo, passando per la
caratterizzazione dei personaggi e concludendo con la scelta del prompt-citazione per il contest. Sono andata nel panico
anche con la punteggiatura, per farvi capire la situazione. Forse farei prima a
elencare ciò che mi piace di questa OneShot, e non
viceversa, ma I like
complicated, quindi… xD
Nonostante l’obbrobrio presentato che mi garantirà la creazione di un premio
apposito come “Storia più improponibile”, sono comunque contenta del fatto di
essere tornata a scrivere, a portare a termine e, soprattutto, a pubblicare una
storia qui sul sito: spero mi sia di buon auspicio per le prossime storie e,
per questo, ringrazio l’autrice del contest per aver proposto una traccia così
interessante *_*.
Prometto che eviterò di illustrare tutti i difetti
della storia (scopriteli da voi xD), ci tenevo solo a
dire che io ODIO LILY EVANS perché non ha una cavolo di personalità e
non riesco a dargliene una (come noterete, il suo personaggio è abbastanza
pasticciato… non sapevo che “strada” farle prendere, e quindi apparirà
estremamente confusa e psicolabile come la sottoscritta xD).
E Sirius… beh, Sirius ormai sono io che faccio/dico/penso stronzate
convinta di essere la persona più furba, strategica e saggia del mondo. Vi
ricordo che loro qui hanno 17/18 anni (ultimo anno di Hogwarts,
l’anno in cui Lily e James si mettono insieme), quindi a loro è concesso fare
cazzate senza pensare alle conseguenze (un po’ meno lo è alla sottoscritta che
ormai è uscita dall’adolescenza da tempo xD). Sarò
ben contenta di delucidare ogni ulteriore dubbio! :)
Lo stile di punteggiatura dei dialoghi utilizzato è
quello dell’Adelphi.
Giuro solennemente che d’ora in poi scriverò solo con
massimo 30°C.
Buona lettura,
July
RIFERIMENTI:
§
Devo starlo a sentire, questo desiderio, o devo
togliermelo dalla testa?: da “Castelli di
rabbia” di Alessandro Baricco;
§
Non potevo lasciarti vagare nella mia testa: da “Corduroy” dei Pearl Jam;
§ La baciò come se gli
appartenesse, come se fosse una parte di lui perduta da tanto tempo, che alla
fine riusciva a riavere: da “Fallen” di Lauren Kate.