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Autore: Knock    17/06/2009    0 recensioni
"Mia mamma ha i capelli rossi, come la luce del sole quando va a dormire. Gli occhi grigi, ma non come il cielo. Grigi come le pozzanghere che stanno in terra dopo una giornata di pioggia e poi si illuminano, sono grigi come l'argento. Ha le mani grosse e morbide, e sul viso ha delle righe, intorno alla bocca e sulla fronte, sembrano tagli. è alta e magra, ma con un seno grande con cui ha dato da bere a tutti i miei fratellini e anche a me. Io le voglio bene, tanto. Perchè mi prepara sempre i biscotti con il miele che è fatto dalle api che vengono fatte dalle api. E poi mi copre sempre quando fuori dalla finestra ci sono gli scoppi"
Genere: Triste, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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III


-"La prego, non lo faccia! Ho moglie e figli, la prego!"-
L'uomo era inginocchiato davanti a me, le mani si univano in gesto di preghiera e tra le braccia teneva un neonato dormiente nonostante tutto quel frastuono.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Padre nostro, che sei nei cieli...

La mia solita revolver di legno laccato, mi stava tra le dita che indugiavano sul grilletto. La mascella era stretta quasi da poter spaccare i denti che si spingevano l'uno con l'altro violentemente.
Sapevo cosa dovevo fare.
                                                                                                                                                                         Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno...

Dovevo ucciderlo, strappargli le budella e gettarlo nel fuoco, dovevo farlo per il boss.
Ci avrei ricavato una grossa somma.
-"Mi dispiace"-  
                                                                                                                                                                  Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra...

-"Almeno risparmi mia figlia"- riuscìì a capire tra i singhiozzi.
Noi non uccidiamo bambini, non per denaro.
L'avrei risparmiato e abbandonato a quella vecchia puttana di lattaia, almeno avrebbe di chè sfamarlo.

                                                                                    Dacci oggi il tuo pane quotidiano, E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori..

-"E' una femmina? Qual'è il suo nome?"-
-"Katarine"-
-"Anche se non la uccidessi, diventerebbe troia"- sputai in terra quando la saliva cominciò a salirmi in gola.
                                                                                                                                                                                        E non ci indurre in tentazione...
                                                       
Abbassò la testa per incontrare quella della bambina che aprì gli occhi grigi, simili ai miei.
-"E SE FOSSE TUA FIGLIA?"- sbraitò allungando il collo e spalancando i suoi occhi intricati di vene rossastre, erano scuri come la pece.
-"Io non ho figli"-
-"Questo lo dici tu"-
-"Cosa vuoi insinuare, ah? Figlio di puttana, vuoi dire che non sò usare il mio uccello?"-
Vuoi morire adesso?
                                                                                                                                                                                      Ma liberaci dal male...

Lo afferrai per la collottola e gli puntai la pistola alla tempia, mentre con l'altro braccio sostenevo la bambina.
-"Prenditi cura di lei, glie lo devi"- queste furono le sue ultime parole.
Poi un grosso botto riecheggiò nell'aria fredda di Mosca e un tonfo lesionò il cranio del morto, che guardava il cielo a bocca aperta.
-"Katarine..."-
                                                                                                                                                                                           Amen.


-"Dunque, Viggho. Quanti anni hai?"- esalò l'uomo seduto di fronte al ragazzo, gurdandolo di sottecchi e gesticolando con le dita.
-"Quattordici"-
L'adulto prese un respiro e si accomodò meglio sulla poltrona di pelle nera, accomodatosi gli occhiali sulle tempie riprese il discorso.
-"Sò la tua storia, figliuolo."-
-"Ah si? Chi glie l'ha raccontata?"-
-"Il signor Soloiedov, mi ha detto di non dirti nulla quindi acqua in bocca."-
Il ragazzo non rispose e continuò a fissare il pavimento di marmo lucido, imperterrito.
-"Mi chiedevo solo una cosa..."- tossì il più grande reclamando l'attenzione dell'altro.-"Non vuoi vendetta?"-
Viggho lo fissò per un attimo negli occhi più scuri, poi si espresse in una fragorosa risata.
-"La mia vendetta è la vita"-
-"Parli come un quarantenne"-sghignazzò il signore, mentre si accendeva una sigaretta.
-"Il tempo non passa così in fretta quì da me, sà?"- indugiò lo sguardo sul pacchetto bianco nella mano dell'altro.-"Me ne offre una?"-
-"Non sei troppo piccolo per fumare?"- scettico fece scivolare il cartoncino sul tavolino di mogano al suo cospetto finchè questi non ne raggiunse l'altra parte.
-"Credo di sì"- la accese e ne contemplò il sapore.
-"Allora, ti va di parlarne?"-
-"Mi hanno mandato quì per questo."-
Il portacenere era troppo lontano per i suoi gusti, così si alzò e gironzolò per la stanza finchè trovò una finestra di suo gradimento.
-"Chi ha ucciso tua madre?"- parlò l'uomo, guardandolo con ammirazione.
-"Si è suicidata, è andata in overdose di eroina. Per quanto ne sò la smerciava e la comprava da dei vandali poco raccomandabili in fondo alla strada, una spece di clan."-
-"Hai informazioni su di loro?"-
-"No, ma posso procurarmele. Comunque il capo si chiama Ivonovich, roba del genere. La sentivo mentre parlava al telefono, lei credeva che fossi sordo e voleva mandarmi da loro a mendicare."- la carta buciava in fretta sotto le sue dita mentre le braccia gesticolavano ma lo sguardo era calmo.-"Questo per altra droga."-
-"E' il commercio del futuro, e del presente. Non ti preoccupare per quei ragazzacci, ci pensiamo noi. Tu intanto vatti a preparare per la cena, la cuoca ha preparato cinghiale solo per te, caro. Và adesso."-
Un sorriso sghembo arieggiava pieno sul viso dell'uomo, mentre teneva in mano una biro gocciolante d'inchiostro e fissava il libretto nero sul tavolino.

Kirill Ivonovich, 26. Gwendhouse.
  
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