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Autore: Saigo il SenzaVolto    31/08/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all'opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!



 

Decisione e Silenzi 2


“Ti sei perso?” fece la voce monotona di Boruto, senza neanche voltarsi a guardarlo.

Naruto strinse i pugni, teso e rigido. Il solo udire la sua voce aveva improvvisamente distrutto tutto il coraggio che aveva accumulato dentro precedentemente, lasciandolo incapace di proferire parola.

Il ragazzo di fronte a lui continuava ad osservare con la testa in alto il cielo stellato, assorto a scrutare le varie sfaccettature delle stelle ed incurante di tutto il resto. Eppure, la sua figura metteva in allerta ogni singola fibra del corpo di Naruto. Era come se il suo stesso corpo provasse una naturale tensione nello stare accanto a lui. La sensazione era simile a quella che si provava nel trovarsi di fronte ad un animale pericoloso. Una costante percezione di un grosso pericolo lo turbava ogni volta che si avvicinava al ragazzo del futuro.

Nessuno dei due parlò per alcuni secondi. Boruto continuava a guardare il cielo dandogli le spalle, mentre Naruto era troppo insicuro e teso per riuscire a parlare.

“È strano, non trovi?” chiese improvvisamente il giovane ninja traditore con una voce priva d’emozione. “Questo mondo è fin troppo simile al nostro. Acqua, erba, alberi ed animali… c’è persino una luna nel cielo, proprio come sulla Terra. Troppe coincidenze, non credi?”

Naruto si ridestò di scatto all’udire le sue parole. Cosa diavolo stava facendo? Non poteva farsi vincere dal timore e dall’insicurezza. Doveva dire qualcosa. Qualunque cosa! Aprì la bocca per parlare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Per qualche strano motivo, non era capace di dire niente.

“Ti sei perso?” domandò ancora il Nukenin, voltandosi leggermente verso di lui. “No, non è così. Hai scelto tu stesso di venire qui. Hai volutamente deciso di approcciarti a me, non è vero?”

Naruto si fece piccolo piccolo dinanzi al suo sguardo freddo ed impassibile. Non riusciva ancora a proferire parola, il suo corpo era troppo rigido e teso. Con un grande sforzo di volontà, riuscì ad annuire una volta con la testa in risposta.

Boruto tornò a guardare il cielo. “Cosa vuoi?” chiese.

“Dannazione, che sto facendo?” imprecò tra sé Naruto. “Non posso stare zitto come un bambino spaventato! Devo reagire!”

“S-Sono venuto qui per parlarti.” riuscì a dire alla fine il biondo, non senza difficoltà.

Il ragazzo del futuro non si voltò. “Parlarmi?” ripeté, curioso.

“Voglio sapere.” continuò Naruto con più forza, preso da un’improvvisa ondata di sicurezza e dalla sua forza di volontà. “Voglio sapere qualcosa su di te. Voglio parlare con te. Voglio conoscerti.”

Boruto non disse nulla per diversi secondi, continuando a fissare le stelle.

“Per quale motivo vorresti conoscermi?” chiese alla fine.

Naruto strinse i pugni. “Non ce la faccio più! Non riesco a smettere di pensare a te, non importa quanto ci provi! Non posso fare a meno di desiderare di conoscere la tua storia, di conoscere chi sei e cosa hai vissuto…”

“E cosa ti fa credere di avere il diritto di poter conoscere la mia storia?” lo incalzò l’altro biondo, senza emozione nella voce e senza voltarsi.

Naruto non poteva più esitare. Non sarebbe più stato in grado di vivere con se stesso senza avere delle risposte. Ogni volta che guardava il suo futuro figlio, il dolore che provava era troppo grande da ignorare. Adesso doveva dire quello che provava.

“Ho sentito una parte della tua storia da Sarada,” rispose allora lentamente. “Ho saputo che hai sofferto molto quando eri ancora un bambino. Ho saputo che hai dovuto lottare per andare avanti.”

Boruto rimase in silenzio.

“Ogni volta che ci penso,” continuò Naruto guardando in basso. “Non posso fare a meno di notare quanto io e te fossimo simili. Non posso fare a meno di ricordare quanto fu difficile per me superare tutto il dolore che provavo. Non posso evitare di domandarmi come siamo finiti ad essere due persone così diverse. Io stesso ho sperimentato molto dolore in passato, e sentire che anche tu hai sofferto in questo modo come me… ecco… mi rende triste. Molto triste...”

Nessuna risposta.

“Per questo voglio conoscerti! Non ce la faccio Boruto! Ho bisogno di sapere! Non so come spiegarlo ma… ogni volta che ti guardo, provo qualcosa dentro… qualcosa che mi impedisce di accettare di restare senza risposte. Per questo sono venuto da te. Voglio conoscerti! Voglio sapere qualcosa su mio figlio!”

Boruto si voltò lentamente verso di lui all’udire ciò, fissandolo intensamente col suo occhio. Quello sguardo gli fece venire i brividi. Il suo occhio azzurro ed impassibile sembrava scrutare direttamente nella sua anima, osservandolo da capo a piedi senza emozione.

“Credo che tu abbia dimenticato le mie parole.” disse allora il ninja traditore con un tono distaccato. “Non ho intenzione di rivelare il mio passato a nessuno.”

“So che può essere difficile per te,” riprese allora Naruto con foga. “Ma non lasciare tutto quel che provi dentro! Io non ce la faccio, ho bisogno di sapere Boruto! Ti prego, dimmi qualcosa…”

Il ragazzo del futuro lo continuò a fissare in silenzio. Poi, lentamente, si voltò completamente verso di lui.

“Non mi interessa cosa tu provi, questo non ti dà il diritto di conoscere la mia vita. Non sono obbligato a dirti nulla.”

Lo sguardo supplicante di Naruto divenne pieno di rabbia. “Invece un diritto ce l’ho! Sono tuo padre, e come tale sono legittimato a voler sapere qualcosa su mio figlio!”

L’espressione di Boruto divenne istantaneamente fredda e glaciale. “Tu non sei mio padre.” disse con determinazione, il suo occhio ridotto ad una fessura.

“Dimmi perché!” continuò Naruto, facendo un passo verso di lui e ricambiando il suo sguardo con forza. “Dimmi perché hai rinnegato la tua famiglia! Dimmi perché odi me ed Hinata così tanto!”

“Non hai alcun diritto di chiedermi questo.”

“Sono tuo PADRE!” urlò il biondo, furioso. “Ho tutto il diritto di chiedertelo!”

Boruto fece anche lui un passo in avanti, arrivando faccia a faccia con l’altro ragazzo. “Vedo che come sempre non rifletti prima d’agire.” disse poi con un tono freddo e pieno d’odio. “Tu non sei mio padre, sei solo uno stupido ragazzino di diciassette anni che non riesce ad imparare a non ficcare il naso nelle faccende altrui!”

Naruto sgranò gli occhi, allibito.

“Sei solo un ragazzo,” continuò a dire il Nukenin, guardandolo con disgusto e astio. “Non sei tu la persona che mi ha dato alla luce! Non sei tu la persona che mi ha cresciuto! E non sei certamente tu la persona che ha il diritto di venire qui a farmi domande del genere, pretendendo persino risposte!”

Naruto era completamente sconvolto. Come aveva fatto a non capirlo? Boruto aveva ragione. Lui non era suo padre. Non lo era mai stato. Forse un giorno lo sarebbe diventato, ma adesso non era nessuno d’importante per lui. Era solo un estraneo, un estraneo che voleva a tutti i costi conoscere un’altra persona simile a lui. Tuttavia non si diede per vinto.

“Hai perfettamente ragione,” riprese allora il giovane ninja. “Io non sono tuo padre. Ma questo non giustifica perché io debba provare tutto questo dolore ogni volta che ti guardo. Non giustifica il tuo atteggiamento freddo ed insensibile nei miei confronti. Né questo mi può impedire di tentare di avere un dialogo con te, Boruto. Io voglio conoscerti lo stesso!”

Il ragazzo del futuro ghignò maliziosamente. “Ma questo non cambia le cose. Tu ed il resto della tua allegra compagnia laggiù siete solo degli estranei per me. Siete delle persone con cui non sono obbligato a parlare, né tantomeno a rivelare cose su di me.”

“Perché ti comporti in questo modo?” gridò allora Naruto, furioso per via del suo atteggiamento. “Perché non provi allora a parlare con noi? Perché vuoi soltanto restartene da solo senza curarti dei tuoi compagni?”

“Non sono obbligato a stare con degli estranei.” ribatté l’altro senza battere ciglio. “L’Eremita ci ha forzati a stare insieme, ma che io decida o meno di rivolgervi la parola non sono affari che vi riguardano. Né m’interessa quello che pensiate di me.”

“E di Sarada allora?” sbottò rabbiosamente Naruto. “Non t’importa niente di lei? Non vedi forse come soffre ogni volta che tenta di parlare con te senza successo? Perché respingi anche lei se non è un’estranea a te?”

L’espressione di Boruto cambiò per un secondo all’udire quella domanda. Nel suo occhio comparve un’emozione indistinta e confusa.

“Non è affar tuo.” riprese poi a dire di nuovo, ritornando ad essere freddo e distaccato. “Sarada sa bene chi io sono, ma se non riesce ad accettare la realtà dei fatti su di me, allora non è un mio problema.”

“Come puoi essere così insensibile?” domandò il ninja, allibito dal suo atteggiamento totalmente incurante nei confronti di Sarada. “Come puoi vivere con te stesso quando stai causando un così grande dolore ad una persona che ti vuole bene? Ti comporti come un mostro!”

Con uno scatto fulmineo, Boruto gli comparve davanti e gli diede un pugno in faccia, colpendolo sulla guancia sinistra. Il giovane cadde a terra un secondo dopo, toccandosi la faccia con una mano, ma prima che potesse reagire o anche solo aprire bocca, sentì la punta gelida di una katana poggiarsi sul suo naso. Boruto era dinanzi a lui, in piedi e con la spada puntata sulla sua testa, la sua espressione contorta e furiosa.

“Credi che io sia un mostro?” chiese con un tono di voce basso e tagliente, guardandolo col suo occhio freddo e glaciale. “Allora ti farò vedere com’è realmente un mostro. Avevo detto che al prossimo insulto ti avrei ucciso alla fine di tutta questa storia, ma forse eliminarti adesso mi darà più soddisfazione!”

Gli occhi di Naruto si sgranarono. Non poteva essere. Non era vero. Non stava realmente succedendo. Rifiutava di credere a quelle parole. Boruto lo stava minacciando di nuovo. Stava minacciando di ucciderlo seriamente. Uccidere proprio colui che un giorno sarebbe stato suo padre. Tutto questo non aveva senso. Perché le cose tra loro due erano finite in quel modo? Cosa diavolo era successo nel futuro per spingere Boruto ad odiarlo così tanto? La lama della katana si avvicinò al suo collo con rapidità, prendendo la mira con cura, e poi si allontanò di colpo per acquistare la forza e lo slancio necessari per recidergli la testa. Non era presente nessuna esitazione nel volto del ninja traditore.

Boruto voleva davvero ucciderlo.

“Perché?”

Lacrime calde gli colarono improvvisamente sulle guancie.

“PERCHÉ?” urlò Naruto disperatamente, gli occhi chiusi e la faccia piena di dolore e sconforto. “Perché mi odi così tanto? Perché non vuoi dirmi cosa ti è successo? Perché vedo così tanto odio e dolore nel tuo sguardo? Che cosa diavolo ho fatto nel futuro per permettere che mio figlio abbia uno sguardo simile? COSA? DIMMELO!”

Boruto si fermò improvvisamente all’udire quelle parole colme di disperazione, il suo sguardo fisso sul volto del ragazzo ai suoi piedi. Naruto stava piangendo, la sua faccia piena di lacrime esprimeva solo frustrazione e confusione, ed i suoi occhi erano pieni di quella sensazione che lui stesso conosceva bene.

Dolore.

Il ninja traditore esitò per un istante appena vide quel suo stesso dolore riflesso negli occhi di Naruto. Per un solo secondo, provò un’emozione che non aveva più provato da anni nei confronti di suo padre. Un’emozione che ormai riservava soltanto ai membri della sua famiglia.

Pietà.

Vedendo quel volto colmo di disperazione ed affranto dal dolore, Boruto capì che anche se adesso avesse ucciso quel ragazzo davanti a lui, alla fine non sarebbe cambiato nulla. Il suo dolore non sarebbe scomparso, il suo passato non sarebbe cambiato, il suo cuore non sarebbe tornato quello di prima.

I suoi pensieri balenarono per alcuni istanti sulla sua famiglia. Su quelle due persone che gli avevano mostrato cosa fossero l’amore e l’affetto. Sui suoi amici. Su tutte le persone che lo avevano sostenuto nel corso della sua vita. Su tutte quelle persone che ancora oggi gli davano la forza di lottare ed andare avanti pur di proteggerle. Fu in quel momento che si ricordò della sua promessa. Fu in quel momento che gli vennero di nuovo in mente le parole che pronunciò molti anni prima dinanzi a lei.
 

“Non importa quante difficoltà dovrò superare, non importa quanto dolore dovrò affrontare, io ti proteggerò sempre! Non lascerò che niente e nessuno ti possa ferire. Né a te, né a Sora! Voi siete la mia famiglia, e non permetterò a nessuno di farvi del male! Te lo prometto!”
 

Allora realizzò una cosa. Uccidere Naruto avrebbe potuto compromettere la loro missione, e di conseguenza avrebbe potuto causare la loro sconfitta contro il drago. E se Vrangr avesse vinto la battaglia, il loro mondo sarebbe stato distrutto.

E con esso la sua famiglia e i suoi amici.

Boruto chiuse l’occhio e rinfoderò la sua spada con un sospiro. Naruto lo guardò perplesso, mentre le lacrime continuavano ad uscire dai suoi occhi. Il ninja traditore lo fissò di sbieco senza emozione.

“L’unico motivo per cui non sei morto è perché sei necessario per riuscire a vincere contro il drago.” disse poi con freddezza. “Comunque, visto che ci tieni così tanto a sapere quello che hai fatto nel futuro, allora ti dirò una cosa…”

Naruto sgranò gli occhi.

“Mio padre è il vero mostro.” disse allora Boruto con un tono pieno d’odio e disprezzo, guardandolo con disinteresse. “È un verme. Un parassita. Un bastardo. Una persona spregevole che è riuscita a diventare grande soltanto grazie alla Volpe a Nove code sigillata dentro di lui. Ma senza di essa, è soltanto un insetto. Una persona capace di ignorare e far finire il proprio figlio nella disperazione e nel baratro della morte. Questa persona è ciò che diventerai. Questa persona è ciò che aspiri ad essere. Questa persona è Naruto Uzumaki, il Settimo Hokage!”

Detto questo, Boruto si voltò e scomparve dopo un secondo con uno Shunshin no jutsu. (Tecnica del Movimento Corporeo Istantaneo)

Naruto rimase a terra, immobile. Gli occhi pieni di lacrime e la bocca spalancata. Il silenzio della notte era come un accusatore ed una conferma di ciò che aveva appena udito. La sua mente finì di registrare quelle parole soltanto dopo alcuni secondi, e un senso di nausea gli cominciò a nascere nello stomaco.

Un verme. Un parassita. Un bastardo. Una persona spregevole. Un insetto. Un uomo capace di ignorare e far finire il proprio figlio nella disperazione. Nel baratro della morte.

Il Settimo Hokage.

“È questo quello che diventerò?”

Quella notte, il mondo per Naruto divenne di nuovo un posto freddo e malvagio come non lo era mai più stato sin da quando aveva dodici anni.
 
   
 
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