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Autore: Silinka    01/09/2017    5 recensioni
Doveva essere un tranquillo risveglio di una tranquilla mattina di un tranquillo dicembre quello, per Yuri. Uno come già a migliaia erano successi, uno come infinite volte erano capitati.
La luce di un nuovo giorni filtrava pigra – come pigri rintoccavano inesorabili i minuti battuti dall'orologio che il nonno gli aveva lasciato in eredità – tra le persiane lasciate socchiuse la notte prima. Il tepore sotto al piumone era ciò che di più bello potesse esistere quando fuori le temperature sfioravano i venti gradi sotto lo zero termico.
Contava i secondi sottovoce, muovendo appena le labbra in un flebile sussurro. Il mondo fuori a vorticare, l’universo sotto quello strato scuro in cui stava cercando protezione a correre come un treno impazzito, contro di lui, addosso a lui, travolgendolo, lasciandolo inerme.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giusto un paio di indicazioni e sparisco subito.

⁓ Primo di tutto: questa nuova OS può essere considerata una sorta di sequel per “Una notte ancora e per tutta la vita” che potete trovare al seguente link:

 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3683783&i=1 

ma potete benissimo anche leggerla come storia a sé stante, la scelta che farete non compromette la comprensione delle vicende qua sotto narrate.

⁓ Secondo: è una cosa nata in un momento di estremo (ESTREMO) nervosismo durante la settimana di ferie al mare, l’ho tipo scarabocchiata nel giro di un paio d’ore nemmeno, quindi scusate per la scarsità di particolari o per il suo essere così “scarna”. È una sorta di storia-sfogo di cui, per essere sincera, mi sento anche abbastanza soddisfatta, caso più unico che raro.

⁓ Terzo: ringrazio ancora una volta quelle persone (senza fare nomi spero capiranno) che puntualmente mi supportano con le loro preziosissime parole e delicatissime minacce a darmi una mossa e pubblicare. Se non fosse per loro sarei caduta nello sconforto più totale già da un pezzo che Bo levati proprio fammi spazio che ci deprimiamo assieme in un angolo.

Detto questo me ne vado che tra un po’ queste note iniziali sono più lunghe della stessa storia, grazie comunque a tutti, e buona lettura!

   Fee ♥

 

PS: se volete potete allegarci la canzone che linko qua a seguito, l’ho tipo riesumata l’altro giorno di ritorno dall’uni mettendo su il primo cd che mi è capitato a mano e sbam, ecco la colonna sonora perfetta:

→ https://www.youtube.com/watch?v=jWeC9kMK4gw

 

 

 

Va tutto bene

 

Doveva essere un tranquillo risveglio di una tranquilla mattina di un tranquillo dicembre quello, per Yuri. Uno come già a migliaia erano successi, uno come infinite volte erano capitati.

La luce di un nuovo giorni filtrava pigra – come pigri rintoccavano inesorabili i minuti battuti dall'orologio che il nonno gli aveva lasciato in eredità – tra le persiane lasciate socchiuse la notte prima. Il tepore sotto al piumone era ciò che di più bello potesse esistere quando fuori le temperature sfioravano i venti gradi sotto lo zero termico. L'odore del caffè permeava l'aria, come il ticchettio lento del passare del tempo, e quello dei loro corpi ristagnava tra le coperte.

Doveva essere un tranquillo risveglio di una tranquillissima mattina di dicembre, Yuri continuava a ripeterselo con le lenzuola colorate tirate fin sopra la testa e le fusa della gatta che sonnecchiava accanto a lui a riempire il silenzio che sentiva rombargli nelle orecchie.

Contava i secondi sottovoce, muovendo appena le labbra in un flebile sussurro. Il mondo fuori a vorticare, l’universo sotto quello strato scuro in cui stava cercando protezione a correre come un treno impazzito, contro di lui, addosso a lui, travolgendolo, lasciandolo inerme.

La prima volta che era successo aveva avuto diciassette anni. E nessuno a sottrarlo da quel dolore che lo aveva rotto da dentro. Un battito del cuore alla volta. Era stato dopo che lui e Otabek avevano rotto. Per la precisione dopo che Yuri stesso aveva chiesto di poter mettere in pausa la loro storia. Si era svegliato nel pieno della notte, il respiro inesistente e il mondo a schiacciarlo. La sensazione di andare in frantumi a colmarlo e il silenzio tutto attorno a lui a soffocarlo. Aveva dovuto salvarsi da solo, quella volta. Così come aveva dovuto salvarsi da solo tante altre volte, tante altre notti e mattine e giornate che non finivano mai in cui si sentiva sparire ingoiato da un nero tropo opprimente, troppo grande perché lui solo potesse affrontare tutto quanto. Infinite volte era stato schiacciato, infinite volte si era rialzato in silenzio senza rivelare a nessuno quella spaventosa voragine in cui cadeva sempre un poco di più, senza possibilità di salvezza.

La prima volta che Otabek lo aveva trovato in quelle condizioni era stato il giorno dopo che si erano ritrovati. Yuri si era svegliato da solo, in un immenso letto tutto bianco, in una città che non era la sua – se ancora poteva considerarsi appartenente ad una città precisa –, senza più Otabek a tenerlo ancorato in quel mondo, senza più certezze, senza più un appiglio al quale tenersi stretto. Il kazako lo era andato a salvare sotto la doccia. Yuri si era rifugiato sotto al getto gelato della doccia della loro stanza d’albergo. Otabek lo aveva abbracciato forte, lo aveva stretto a sé. Otabek lo aveva salvato la prima volta di tante altre volte ancora a venire.

Va tutto bene Yuri, aveva sussurrato al suo orecchio cercando di strapparlo alle crepe del suo animo.

Il russo non aveva risposto. Non esisteva voce nella sua gola. Non esisteva respiro nei suoi polmoni. Non esisteva vita nel suo corpo quella mattina, non esisteva più nulla dentro di lui se non turbinosa e devastante ansia, nero, nulla, dolore e spilloni acuminati che lo trafiggevano ad ogni respiro che provava a compiere.

Va tutto bene Yuri sono qua io con te ora, aveva ripetuto stringendoselo al petto, permettendogli di trovar rifugio in quel mondo che Otabek custodiva tra le sue braccia.

Non mi lasciare, lo aveva pregato con le lacrime agli occhi a confondersi con gli schizzi gelati che gli sferzavano il corpo. Non te ne andare, aveva aggiunto aggrappandosi all’unico sostegno che avrebbe potuto impedirgli di spaccarsi una volta per tutte. Resta un altro poco, resta per sempre. Non te ne andare.

Altre infinite volte Otabek lo aveva soccorso, altre innumerevoli volte lo aveva strappato alla disperazione e al vortice senza sosta dell'ansia. Durante interminabili notti dove l’alba era sembrata troppo lontana, durante risvegli che di tranquillo non avevano avuto nemmeno il ricordo, o chiusi in un piccolo bagno pubblico dopo una gara in cui su Yuri erano ricadute tutte le attenzioni del mondo intero, e lui aveva sentito crollargli addosso il peso del titolo che gli gravava sopra la testa. Troppo fragile e piccolo lui, troppo dura l'armatura dietro la quale si nascondeva e mascherava le sue ferite.

Doveva essere un tranquillo risveglio di una tranquilla mattina di un tranquillo dicembre di una tranquilla vita passata a consumarsi tra la pista di pattinaggio e le sicure mura di casa. Yuri si strinse su se stesso, affondando il volto tra le gambe in cerca di un appiglio che mancava. Sentiva il mondo vorticargli nelle vene, la testa girare e tutte le cazzate che si ripeteva come un mantra svanire prosciugate da quell’ennesimo attacco che lo aveva colto impreparato.

   «Va tutto bene Yuri, va tutto bene».

Fu come un soffio di vento dopo una giornata di totale arsura. Un lume giunto a rischiarare l’oblio che lo stava dilaniando.

Le braccia di Otabek lo avvolsero e il suo odore a riempire i polmoni del biondo.

   «Respira, va tutto bene» ripeté con tono calmo mordendosi le labbra per non sussultare quando le dita del ragazzo che doveva salvare andarono a conficcarsi nelle sue spalle.

E Yuri provò a convincersene, lasciò che quelle parole gli invadessero la mente illudendosi che davvero potesse andare tutto bene, come gli stava venendo detto.

Lasciò che Otabek lo salvasse ancora una volta.

Cercando di concentrarsi sul battito cardiaco che gli risuonava contro l'orecchio in maniera che diventasse anche il suo, Yuri lasciò che Otabek lo stringesse a sé facendo calmare la trottola impazzita che aveva al posto del cervello, lasciò che il respiro del kazako diventasse anche il suo, fondendosi in uno solo, diventando uno solo come loro erano un essere soltanto, unito da quell'amore che li aveva divorati e consumati e portati allo strenuo delle loro forze distruggendoli, per poi dargli di nuovo vita. La magia di una notte infinita dove tutto era stato perfetto.

Yuri lasciò che Otabek lo prendesse per mano e lo trascinasse fuori da quel vuoto che lo aveva divorato, che da anni lo divorava insaziabile, quel mostro che loro avrebbero sconfitto assieme, un passo alla volta. Cazzata anche questa ma, in quel momento, Yuri aveva bisogno di credere che insieme ce l'avrebbero fatta.

   «Va tutto bene Yurochka . Devi solo respirare. Va tutto bene. Guardami Yuri, va tutto bene» disse in tono deciso guardandolo negli occhi. Così serio che per Yuri non credergli fu impossibile. Quegli occhi così scuri che non gli avevano mentito mai, nemmeno quando qualche anno prima gli avevano riversato addosso tutto il dolore che lo stesso russo gli aveva causato.

Erano salvezza.

Erano vita.

Erano tutto ciò di cui Yuri aveva bisogno.

   «Non mi lasciare» mormorò nascondendosi nell'unico posto che poteva considerare come casa sua. Con gli anni passati a medicarsi da solo, poter affondare nella sicura protezione delle braccia di Otabek era indispensabile.

   «Mai» ripeté Otabek stringendo un altro poco le braccia attorno al tremante corpo di Yuri.

Doveva essere un tranquillo risveglio di una tranquilla mattinata di un tranquillo dicembre dove le temperature fuori dal piumone sfioravano i meno venti in una tranquilla vita dove di tranquillo non c’era nulla. E Otabek, ancora una volta, si era apprestato a salvare il suo unico vero amore, come sempre lo avrebbe salvato.

 

 

 

  
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