12.
Buttai
tutti gli attrezzi nello sgabuzzino, me lo chiusi alle spalle e mi
asciugai la
fronte con soddisfazione.
Stoviglie lavate e disincrostate,
biancheria smacchiata e stirata, pavimenti spazzati e lucidati... Forse
ci ho
messo più del previsto, ma l'importante è aver
finito. Adesso che sono libero,
posso dedicarmi anima e corpo all'altro mio dovere. ....prima
però, devo fare
una prova.
Tirai fuori da una tasca una scatola di fiammiferi che avevo
trovato in
cucina e ne accesi uno.
Mmm... sì, fa abbastanza luce.
Può
andare.
L'idea
originale era quella di esplorare l'ala ovest con la mia torcia
elettrica, ma per
andare a prenderla avrei dovuto salire in dormitorio. Non potevo
rischiare che
qualcuno mi scoprisse.
Così, lasciai una volta per tutte l'area della mensa e mi
diressi nell'atrio.
Dopo aver dato un'occhiata all'orologio a pendolo -erano da poco
passate le
22:30- mi fermai davanti alle due librerie che bloccavano
l’accesso al
corridoio per l’ala ovest, e le sfiorai con mano. Sarebbe
stato facile per me
spingerle in avanti o tirarle verso di me per poter passare, ma anche
così
avrei rischiato di provocare rumore e svegliare tutti quelli che
dormivano due
piani sopra di me. Dovevo trovare un’altra strada.
Uscii
allora in cortile.
Grazie
alla luna, non era ancora sorta del tutto ma comunque abbastanza
luminosa, non
c'era bisogno di usare fiammiferi per vederci qualcosa.
Come
prima cosa feci qualche passo indietro, per dare un’occhiata
alle due torrette
sul tetto dell’orfanotrofio in cui alloggiavano le Signorine
Azumi e Hiromi.
Luci
spente. Quindi anche loro stanno
dormendo. Perfetto.
Mi
avvicinai alla facciata dell'ala ovest e procedetti ad esaminare con lo
sguardo
le varie finestre sbarrate, una per una. Ad una prima occhiata,
sembravano
tutte uguali: le loro imposte erano ermeticamente chiuse e, per essere
sicuri
che un colpo di vento non le riaprisse, vi avevano anche inchiodato
sopra per
orizzontale due assi di legno.
Mi piacerebbe tanto sapere come hanno
fatto a mettercele. Forse Yori si è calata dal tetto appesa
a una fune, oppure
hanno chiesto aiuto al signore che porta il cibo... Bah, devo
ricordarmi di
chiederglielo, domani... Uh?! Guarda un po'...
Una delle finestre dell'ultimo piano era stata sbarrata in modo diverso
dalle
altre. Le imposte, invece di essere chiuse, erano spalancate, e le due
assi di
legno inchiodate erano state poste a una distanza notevole l'una
dall'altra.
Probabilmente
hanno lasciato quello
spazio vuoto apposta per far passare un po' d'aria... Non potevo
sperare di
meglio!
Sfregandomi
le mani per l'eccitazione mi avvicinai al muro, diedi un'ultima
occhiata
intorno per sicurezza e, concentrato il chakra nei piedi, iniziai la
scalata.
Era
da parecchio tempo che non eseguivo una tecnica elementare come quella,
ma nonostante
la ruggine non incontrai alcuna difficoltà...
Almeno
fin quando, arrivato all'incirca al primo piano, non vidi una creatura
volante
scendere in picchiata dal cielo e puntare dritto verso di me.
-IGH!...
La schivai gettandomi all'indietro, ma in virtù del fatto
che stessi camminando
su una parete verticale finii col ritrovarmici incollato a testa in
giù.
Ahio... Eccolo che torna!
Mi girai sul ventre per schivare un secondo assalto di quella minaccia
alata,
che si abbatté sul muro per poi volarmi vicino alla testa
con un frullio d'ali
piuttosto rumoroso.
Ci mancava questa... Ora!
Mi rigirai sulla schiena e unendo di colpo le mani riuscii a catturare
il
fastidioso imprevisto, che al tatto capii essere solo un pennuto.
E adesso, che me ne faccio? Non me la
sento di spiaccicarlo sul muro, in fondo lui sta solo difendendo il suo
territorio... Ecco, ho trovato!
Tornato in posizione eretta, agitai il rapace nelle mie mani fino a
rintronarlo
per bene e lo lanciai il più lontano possibile nella
boscaglia ai confini dell'orfanotrofio.
Spero che non si sia fatto troppo male...
Ad ogni modo, ho un'indagine che mi aspetta.
Raggiunsi la finestra aperta all'ultimo piano senza altri imprevisti.
Per
fortuna lo spazio tra le due assi inchiodate era molto ampio,
così potei
entrare agilmente senza paura di rimanere incastrato.
Finalmente,
ero riuscito ad introdurmi nell'ala ovest!
Più precisamente, ero sbucato in quello che doveva essere
uno dei due dormitori
maschili originali, e che a causa di un mese e qualche giorno di
abbandono era
diventato nient'altro che una stanza lunga, vuota e polverosa.
Come
la finestra, anche la porta era stata lasciata aperta. Però,
non appena mi
avvicinai per affacciarmi sul corridoio, mi accorsi che non era servito
a
molto. In tutta l’ala ovest, eccetto il dormitorio da cui ero
entrato, l’aria
si era fatta satura dell’odore di chiuso tipico delle
soffitte, per colpa del
quale fui costretto più volte a grattarmi il naso per
riuscire a sopportarlo.
Accesi
un fiammifero. Come mi ero aspettato, il corridoio era praticamente
identico a
quello dell’ala est: due porte che davano sui dormitori da
una parte, due porte
per i bagni dall’altra, scale che conducevano ai piani
inferiori in
un’estremità, e una scala a chiocciola che portava
alle stanze delle Signorine
Azumi e Hiromi all’altra estremità.
Come
nell’ala est, c’era pure una corda che pendeva dal
soffitto, e che serviva ad
attirare l’attenzione delle due Signorine nei casi di
emergenza. Mi guardai
bene dall’avvicinarmi!
Mi
diressi invece alle scale per il primo piano.
Lì,
trovai subito una notevole differenza rispetto all’altra ala.
Alcuni dei
gradini della prima rampa erano crepati e sbeccati, e una grossa crepa
era
visibile anche sul muro del pianerottolo inferiore.
Cosa
può essere successo qui? Forse...
Forse durante il trasloco per l’ala est un letto deve essere
sfuggito di mano a
qualcuno. In ogni caso, devo stare attento a come mi muovo.
Tenendomi
al corrimano superai l’ostacolo e arrivai al corridoio del
primo piano, dove
trovai tre porte corrispondenti ad altrettante aule.
Se
ricordo bene, queste sono le aule
di lettura, modellismo, e... Se la palestra è al piano di
sotto, qual è l’aula
che manca?
Con
la luce del fiammifero illuminai la targa appesa alla porta
più vicina a me.
Nemmeno a farlo apposta, era proprio quella su cui stavo rimuginando.
"Aula Ricreativa”. Chissà
cosa
significa.
Con
un soffio spensi il fiammifero, ormai consumato, ed entrai.
Stavo per accenderne un altro, ma per lo spavento l'intera scatola mi
cadde di
mano.
Avevo appena calpestato qualcosa di viscido. Qualcosa che al solo
contatto
emise un sibilo acuto e disumano.
Appellandomi a tutto il mio sangue freddo, sollevai un braccio per
cercare a
tentoni un interruttore. Lo trovai e lo premetti, ma mi ci vollero un
po' di
secondi prima che mi abituassi alla luce. Quando i miei occhi si
rilassarono,
li riaprii.
...ah.
Il pavimento della stanza era quasi del tutto ricoperto di pupazzi,
peluche,
giochi in scatola e costruzioni, a loro volta ricoperti di uno spesso
strato di
polvere. Giocattoli, semplicemente giocattoli! La "cosa" che avevo
calpestato, entrando, non era altro che un semplice pollo di gomma, di
quelli
che si danno ai cani.
Ah... Ah ah ah ah! Che sciocco sono stato
a spaventarmi!
Sollevai il piede...
Qui non c'è proprio nulla da
temerOH
MERDA!
...e così facendo il pollo di gomma si rigonfiò,
rilasciando un fischio ancora
più acuto e lungo del precedente. Chiusi in fretta la porta,
ma ormai il danno
era fatto.
Con l'eco che c'è da queste parti
sarà un
miracolo se non abbia svegliato l'intero orfanotrofio, maledizione!
...no.
Forse sto esagerando. Devo stare calmo.
Passai i successivi minuti a tenere l'orecchio incollato alla porta, ma
per
fortuna l'unico rumore che sentii fu il battito del mio cuore che
andava
rallentando.
...non è venuto nessuno, meno male.
Recuperati
i fiammiferi e la scatola dal pavimento, ne accesi un altro e lasciai
l’aula,
non prima di essermi ricordato di spegnere la luce. Mi sarebbe piaciuto
curiosare anche nelle altre due aule, ma decisi di rimandare a
un’altra volta.
Il mio obiettivo principale si trovava al piano
di sotto.
Scesi
altre due rampe di scale -stando davvero
molto attento a dove mettevo i piedi- e sbucai proprio
dall’altro lato delle
librerie che ostruivano il passaggio per l’atrio.
Svoltai
a destra. Al termine del piccolo corridoio, mi ritrovai di fronte ad
una doppia
porta, identica a quella della mensa.
L’ingresso
della palestra.
Forse
per facilitare la fuga in caso di incendio, la doppia porta non aveva
serrature.
A tenerla sigillata, però, c’era qualcosa di
ancora più ostico: una fune molto
spessa, annodata più e più volte intorno ai
maniglioni delle due metà così da
rendere impossibile anche solo spingerle o tirarle di pochi millimetri.
E
adesso? Non posso mica tagliarla o
darle fuoco come se nulla fosse. Se Yori o le due Signorine scoprissero
che
qualcuno è venuto a ficcanasare, chissà cosa
potrebbe accadere... L’unica cosa
da fare, ahimè, è sciogliere i nodi uno per uno.
Coraggio, al lavoro.
Esaminai
la fune da cima a fondo, fino a che non trovai una delle due
estremità. Feci
per sfilarla e cominciare, ma mi fermai appena in tempo.
C’era un’altra cosa
che non avevo considerato: non bastava semplicemente rimettere a posto
la
corda, una volta finita l’esplorazione, ma dovevo anche
riannodarla nello
stesso identico modo. Avevo imparato a mie spese come Yori avesse una
notevole
attenzione per i dettagli, quindi sarebbe bastata una sola minuscola
differenza
per farle capire che qualcuno era entrato in palestra.
Devo
segnarmi da qualche parte la
forma dei nodi per ricordarmi come sono fatti, ma come? Forse con un
disegno...
Naah, anche se avessi carta e penna a portata di mano, sono un cane a
disegnare! Allora... ecco, magari se avessi un’altra corda
potrei ricreare i
nodi per avere un esempio da riguardare! Già, ma dove la
trovo una corda, una
cordicella, uno spago o qualcosa che ci assomigli... Ma certo!
Il grembiule di Yori, mi ero proprio dimenticato di averlo ancora
addosso!
Dopo
essermelo tolto, presi uno dei lacci e con molta pazienza lo annodai
nello
stesso modo della fune.
Poi,
con altrettanta pazienza, sfilai la fune, e la appoggiai in un angolo
sul
pavimento insieme al grembiule.
Infine,
strinsi le dita intorno ai due maniglioni, presi un respiro profondo, e
tirai.
Nonostante
fosse buio pesto, capii subito che la stanza in cui avevo messo piede
era molto
grande, e che la piccola luce dei fiammiferi non mi sarebbe stata di
grande
aiuto lì dentro.
Appena
vicino alla porta, trovai e schiacciai tre interruttori. Una dopo
l'altra si
accesero altrettante coppie di lampade al neon, e finalmente riuscii a
vedere
che aspetto aveva la palestra.
Proprio come mi aveva detto Nao la sera prima, si trattava di un locale
grande
esattamente quanto la mensa, rettangolare e dal soffitto alto. Sul lato
sinistro
erano posizionati gli spalti, formati da tre panche di metallo fissate
al pavimento.
Sul lato destro c’erano svariati attrezzi: una spalliera di
legno, un'asse da
equilibrio, alcuni materassini e una cesta contenente dei palloni.
Accanto a me
e sul lato opposto, sostenuti da pali rossi, c'erano invece due
canestri. Sul
pavimento di legno liscio era infatti disegnato un campetto da
pallacanestro.
Tante linee dipinte con colori accesi per delimitare i confini, un
cerchio
bianco per evidenziare il centro campo... e una macchia.
Una macchia dal colore marrognolo, e dalla forma simile a un ferro di
cavallo
gonfio e deformato.
Una chiazza di sangue ormai rappreso.
Il punto in cui Yori aveva trovato il cadavere della vittima.
Questo spazio vuoto...
Per quanto doloroso fosse, provai ad immaginare il corpo del bambino
come
l'avevo visto in fotografia e farlo combaciare con la macchia.
...potrebbe averlo lasciato la testa
della vittima. Ciò significa che... è proprio qui
che il Mascheratore gli...
gli ha... gli ha tagliato la faccia.
Deglutendo, mi chinai sulla chiazza di sangue per esaminarla. Sparse
qua e là
intorno ad essa c'erano altre macchioline più piccole, ma
purtroppo quel verme
di un assassino era stato ben attento a non lasciarci sopra nemmeno il
briciolo
di un'impronta. Alzando di poco lo sguardo, però, trovai
alcune macchioline un
po' più lontane, poste quasi in fila. Seguii la traccia, che
mi condusse fino
alla porta dello spogliatoio della palestra.
La
scia di gocce entra, ma non esce.
Ciò significa che, qualunque fosse la cosa che ha perso
tutto questo sangue, il
Mascheratore se n'è sbarazzato nascondendola qui dentro.
Appellandomi a quella parte di coraggio che non mi aveva abbandonato,
varcai la
soglia dello spogliatoio e schiacciai il suo interruttore con una nocca.
La stanza, grande come la cucina, era rivestita di mattonelle bianche,
sulle
quali era impossibile non notare le poche macchioline di sangue. Poche,
perché
la traccia terminava subito dopo l'ingresso, precisamente ai piedi di
una cesta
piena di fascette e polsini, sulla quale stava svolazzando un nugolo di
rumorosissime mosche.
Oh... Oh, cielo... Aiuto...
Il resto del mio coraggio stava già facendo le valige per
andarsene. Eppure,
dovevo guardare. Dovevo!
Arrivai dunque al compromesso di mettermi una mano davanti alla faccia,
così
che i miei occhi potessero vedere solo attraverso lo spazio tra le
dita. Contai
fino a dieci. Scacciai le mosche con l'altra mano, e finalmente osai
sbirciare.
...c-cos'è?
Sospirai di sollievo, ma non troppo. Sulla cesta non c'era la faccia
della
vittima, ma nemmeno il coltello con cui era stata tagliata.
Ciò che aveva
attirato le mosche era invece una strisciolina grigiastra, malamente
mimetizzata tra le fascette.
Questo
è... Un lembo di pelle, ma
certo! Questa è la pelle che il Mascheratore ha tagliato via
dal collo della
sua vittima dopo averla strangolata, per evitare che trovassimo le sue
impronte
digitali! ...peccato che adesso non serva più a nulla,
accidenti!
Non appena ne sfiorai un angolo con un dito, la striscia di pelle si
sgretolò
come fosse stata polvere.
Avrei dovuto aspettarmelo. È da
più di un
mese che si sta decomponendo, neanche con la buona volontà
avrei potuto
ricavarci qualcosa...
In quella, provai un irrefrenabile bisogno di sbadigliare. Mi trattenni
a
malapena -con tutte le mosche che ancora svolazzavano, ci mancava solo
che
qualcuna mi entrasse in bocca!- e uscii dallo spogliatoio, lasciando
che la
porta si richiudesse da sola dietro di me.
Pazzesco,
proprio qui sto cominciando
ad avere sonno... !!!
Sentii
due rumori uguali, uno a breve distanza dall’altro, di una
porta che si
chiudeva.
Un
rumore era vicino, l’altro lontano.
Mi
girai di scatto. La porta dello spogliatoio era chiusa.
...l’eco,
dev’essere stato l’eco.
Tornai
al centro della palestra per controllare di nuovo la chiazza di sangue.
Non
c’erano altre scie di gocce e anche controllando ogni angolo
non trovai
nient’altro di sospetto.
Conclusi
che il Mascheratore doveva aver tenuto la faccia della sua vittima con
sé. Il
pensiero mi fece provare un brivido di disgusto...
...ma
subito dopo un secondo sbadiglio fece svanire quella sensazione.
Ma
che diavolo mi sta succedendo? Tutt’ad
un tratto è come se... come non avessi più voglia
di indagare. Il sonno, ecco
cos’è. In fondo, è tardissimo. Penso...
Penso sia meglio che mi fermi qui per
stanotte, e riprenda l’esplorazione domani. Mi pare di aver
visto del caffè in polvere
giù in cantina, ma non ne sono sicuro... Nel caso,
chiederò a Yori se posso
prenderne un po’...
In
un misto di malincuore e sollievo, spensi le luci e me ne andai dalla
palestra.
Stavo
già per salire le scale, quando mi ricordai che dovevo
ancora rimettere la
corda com’era prima. Alla luce scarsa dei fiammiferi e con la
testa che mi ciondolava
ogni venti secondi fu quasi un’impresa titanica, ma
chissà come riuscii a
compierla.
Dopo
aver indossato di nuovo il grembiule accesi un altro fiammifero ancora
-ormai ne
erano rimasti solo due o tre- e risalii le scale.
Morto
di sonno com’ero, arrivato al primo piano non mi accorsi che
gli scalini erano
terminati, così compii un passo lunghissimo e quasi rischiai
di capitombolare.
Mamma
mia! ...uff... Di questo passo,
dovrò fare il resto delle scale a carponi...
...!
Con
la coda dell'occhio notai un filo di luce sul pavimento.
Per
la precisione, proveniva da sotto la porta dell'aula in fondo al
corridoio.
Io lì non ci sono mai entrato, ne
sono
sicuro! A-allora...
Spensi
il fiammifero con un soffio, mi diedi tre pizzicotti per scacciare il
sonno un
altro po’, e quatto quatto mi avvicinai.
Man
mano sentii diversi rumori sconosciuti provenire da dietro la porta.
C’era
qualcuno, ora non avevo più dubbi.
Mi
chinai per sbirciare nel buco della serratura.
Una
persona, di cui vedevo solo un braccio, era davanti ad un banco
scolastico, illuminato
da una vecchia lampada da tavolo.
Sul
banco erano sparsi degli oggetti che faticai a riconoscere a una prima
occhiata.
Erano di svariati colori. Alcuni erano sottili, altri spessi... Matite
e
tubetti di tempera, ecco cos’erano. C’erano anche
brandelli di carta igienica e
cartapesta, forbici e chissà cos’altro.
Poi
la persona abbassò il braccio, e riuscii ad intravedere
anche un barattolo
pieno di quella che sembrava acqua, in cui galleggiavano due pesciolini
morti.
No,
non erano pesciolini.
Il
mio cuore perse un battito.
Erano
due occhi umani.
Non
potevano esserci altre spiegazioni. Il
Mascheratore si trovava dietro quella porta.
Mi
sporsi ancora un po', come a voler entrare nella serratura con tutta la
testa.
La
lampada sul banco si girò per guardarmi dritto negli occhi,
poi si gettò in
avanti ed attaccò come un serpente che ha appena trovato la
sua preda.
-Lasciane qualcosa anche a me- disse la persona seduta al banco, prima
di
girarsi a sua volta.
Non seppi dire se si trattava di un uomo o una donna. Era una creatura
vestita
completamente di nero, e al posto della testa aveva un teschio umano
dalle cui
orbite vuote continuavano a cadere bulbi oculari a decine, come le
perle di una
collana rotta.
-Lasciane un pezzo anche a me.
Allungò una mano verso la mia faccia. Me la stava rubando, e
io non potevo far
nulla se non indietreggiare...
Caddi
all'indietro, ritrovandomi col sedere per terra. Ero tornato in
corridoio, di fronte all'aula, e la scena che vidi dal buco della
serratura era
tornata come prima che provassi ad entrarci.
Ma...
Ma cosa... Era un sogno?
Scossi la testa fino a farmi male al collo, ma dopo pochi secondi mi
sentii di
nuovo schiacciato da una gran sonnolenza.
No, no, NO! Non posso addormentarmi
proprio qui, proprio ora! Ho resistito tutto questo tempo... Non ero
mai rimasto
sveglio così... a... lungo...
Ripensai a tutte le volte in cui ero cascato dal sonno senza mai
riuscire a
scrivere il rapporto.
Più che ripensarci, il torpore che mi stava prendendo sempre
di più mi fece
sognare ad occhi aperti i pensieri che mi frullavano in testa.
Vidi il dormitorio. Vidi me stesso e gli altri bambini e ragazzi, tutti
crollati dal sonno più o meno nello stesso istante.
Vidi Naoki, sorpresa a dormire della grossa in cucina, e Yori... anche
lei,
dopo avermi raccontato i suoi segreti, era sul punto di assopirsi.
Io invece in quel momento ero ancora ben sveglio, a differenza delle
altre
sere.
Cosa era accaduto di diverso?
Forse lo stomaco vuoto, avevo saltato la cena...
No, Yori mi aveva preparato di nascosto un panino.
Quindi
cosa...
-Credo
proprio che per me si sia fatto
tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu
il
digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.
Quella
rivelazione mi ridestò di colpo.
Ho preso il digestivo parecchio dopo gli
altri, mi sto addormentando più tardi del solito... Non
può essere una
coincidenza!
Barcollai all'indietro, ma riuscii a mantenere l'equilibrio spalancando
le
braccia e rimettendomi in piedi.
Il digestivo... Il digestivo è un
sonnifero, come ho fatto a non capirlo subito? Questo significa... Cosa
significa? Perché danno il sonnifero a dei bambini? E Yori,
ne è al
corrente?...
Sentii dei rumori. Una sedia spostata. Dei passi. Il mio cuore che
batteva a
mille.
No, falso allarme. Il Mascheratore si era alzato solo per raccogliere
qualcosa,
per poi tornare al suo lavoro.
Falso allarme, ma io ero lo stesso in grave pericolo. Nelle mie attuali
condizioni non potevo affrontarlo, e se mi fossi addormentato
lì... Dovevo
andarmene alla svelta.
C'ero così vicino... Dannazione...
Dannazione...
Indietreggiai
fino all'inizio del corridoio, quindi girai su me stesso e reggendomi
al
corrimano risalii le scale.
Purtroppo, il sonno sempre più schiacciante mi fece
dimenticare di accendere un
altro fiammifero e stare attento ai gradini sbeccati. Così,
non vedendoci per
nulla, inciampai nell'ultimo gradino e caddi lungo tirato per terra,
producendo
un rumore non indifferente.
Ecco... Adesso sì che mi
avrà sentito...
Dannazione...
A tentoni cercai qualcosa sul muro alla mia sinistra con cui aiutarmi a
rimettermi in piedi. Trovai una maniglia, la abbassai con tutto il mio
peso e
rotolai dentro.
Per fortuna... sono arrivato... Ma...che?
Trovai anche lì il buio totale. La finestra in fondo al
dormitorio non era più
aperta, era sbarrata.
...sprecai diversi, preziosi secondi, prima di capire che,
semplicemente, ero entrato
nella stanza sbagliata.
Che scemo... Il dormitorio da cui sono
entrato è l'altro... Presto! PRESTO!
Mi diedi un ceffone per allontanare il sonno un altro paio di minuti,
tornai in
corridoio e raggiunsi il filo della luce lunare che sbucava da sotto la
porta
giusta.
Entrai.
Una
mostruosa creatura con quattro teste era appollaiata sull'asse
più bassa della
finestra.
Cosa... Cos'è... Sto sognando di
nuovo...
Non devo cadere qui! Non devo!
Scossi la testa con violenza, e la mia vista tornò normale.
Il mostro mi
apparve così per quello che era davvero: nient'altro che
l'uccellaccio che mi
aveva importunato durante la salita.
-Senti... amico- bisbigliai -mi dispiace se prima ti ho fatto male!
Davvero! È
che questo non è né il luogo né il
momento adatto per mettersi a litigare,
d'accordo? Ho una... certa urgenza di uscire da qui, capisci? ...ah?!
E
il rapace sembrò davvero capirmi. Infatti, rispose alle mie
preghiere aprendo
l'ala destra e alzando la zampa, a cui era legato un minuscolo foglio
di
pergamena arrotolato.
-Un
messaggio? Per me? Ma... Ma certo, che sciocco!
Mi
schiaffai una mano in fronte. Quello era un falco messaggero di Konoha,
venuto
a portarmi la risposta di Danzou! E io l’avevo scacciato come
un insetto
qualunque!
-Ops...
Eh, eh... Se mi fossi fermato a pensarci meglio... Però,
anche tu sei venuto a
cercarmi proprio nel momento meno adatto... Ah!
Dal
piano di sotto sentii una porta aprirsi e richiudersi.
-Sta
venendo qui! Dobbiamo andarcene!
Presi
una breve rincorsa, afferrai il falco e mi gettai a capofitto fuori
dalla
finestra, atterrando di schiena sull’erba del cortile.
Meno
male... Che sono allenato... A subire colpi del genere...
Però, è bella fresca
l’erba di notte. Quasi quasi dormo qu... -Ahi!
Ahio! Ahia!
Il
falco messaggero aveva preso a picchiettarmi la fronte col becco.
-Ahio...
Grazie amico, ne avevo bisogno. E un po’ me lo sono anche
meritato...
Tolsi
la pergamena dalla zampa del falco, che volò via, mi rialzai
e con le ultime
forze che mi restavano tornai di corsa dentro l’orfanotrofio
dall’ingresso
principale. Non sarei mai riuscito a raggiungere il dormitorio prima di
addormentarmi del tutto, così decisi di tornare nella cucina.
Nessuno
si stupirà di trovarmi appisolato qui, domattina... Ce
l’ho fatta. Sono salvo!
Chiusi
la porta alle mie spalle, mi appoggiai con la schiena e scivolai fino a
sedermi
sul pavimento.
L’avevo
scampata bella.
Grazie
a quell’ultimo briciolo di euforia, non me la sentii di
aspettare fino al
giorno dopo. Non vedevo l’ora di leggere la risposta di
Danzou.
Srotolai
la pergamena, accesi l’ultimo fiammifero rimasto, e lessi.
"Carissimo
e fidato Choji Akimichi.
Innanzitutto, ti dedico un plauso per aver impedito all'ANBU che tu
conosci
come Kon di agire senza il mio consenso. Ti farà piacere
sapere che ho
richiesto immediatamente il suo rientro a Konoha, così che
possa subire il
giusto rimprovero.
Ma ora vediamo al nocciolo della questione. Devo confessare che mi sono
sentito
combattuto, dopo essere venuto a conoscenza delle ultime
novità.
Da una parte, adesso che Il Mascheratore è con le spalle al
muro, sarebbe da
stupidi non far partire l'ordine di radere al suolo l'orfanotrofio
abusivo per
sbarazzarci di lui una volta per tutte.
Dall'altra parte, non mi sono dimenticato della speciale missione che
ti ho
assegnato. So che ci tieni davvero a continuare a servire la tua
patria, e me
lo auguro anch'io, quindi non reputo corretto annullare la missione e
rendere
così vano tutto il lavoro di investigazione che hai fatto
finora.
Dopo essermi consultato con i fidati Homura e Koharu, sono infine
giunto alla conclusione
che la decisione finale deve spettare a te, Choji.
Ti concedo dunque la possibilità di abbandonare la corrente
missione per
annullarla e richiederne un'altra, oppure di restare nell'orfanotrofio
e
compiere tu stesso la cattura o l'eliminazione del Mascheratore nel
modo che
preferisci.
Tuttavia, non ti concederò un tempo illimitato per decidere.
Nella disgraziata eventualità che tu non riesca a comunicare
di voler
abbandonare l'indagine o, peggio ancora, che tu non riesca ad assolvere
al tuo
compito, entro la prossima mezzanotte, ho dato disposizione alla squadra di appostamento di
invadere
l'orfanotrofio ed uccidere tutti gli orfani presenti all'immediato
scoccare
della prossima mezzanotte.
Inoltre, ma penso non ci sia bisogno di precisarlo, la tua missione
sarà
considerata fallita, con tutte le conseguenze stabilite.
Con la speranza che tutto possa risolversi per il meglio, ti auguro un
buon
proseguimento.
Cordiali saluti,
Danzou
Shimura"
Chiusi
gli occhi.
Mi
addormentai.