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Autore: Saigo il SenzaVolto    02/09/2017    4 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!


 

Decisione e Silenzi 3


Sconforto, dolore, rammarico e depressione.

Da tre interi giorni di viaggio, queste erano le principali emozioni che tormentavano costantemente l’animo affranto di Naruto Uzumaki. Da quando aveva avuto quella discussione con Boruto tre giorni prima, le cose tra lui ed il ninja traditore erano peggiorate ulteriormente. Non perché quest’ultimo avesse fatto qualcosa, dato che se ne stava zitto ed in disparte come sempre, ma per via del tumulto interiore che il giovane Uzumaki provava ogni volta che lo guardava. Il dolore non si era placato affatto, ma anzi era addirittura raddoppiato! Le parole che Boruto aveva usato continuavano a tormentarlo ogni giorno, senza tregua.

Mostro. Verme. Parassita.

Naruto non sapeva cosa fare. Non sapeva cosa pensare. Era completamente perso. Era davvero diventato una persona talmente orribile nel futuro? Era davvero caduto così in basso? Talmente tanto da farsi odiare persino dal suo stesso figlio? La depressione continuava ad accarezzargli le mente di continuo dopo quella notte.

Naruto aveva cominciato a comportarsi in modo parecchio strano, e anche gli altri se n’erano accorti. Non parlava più quanto prima, mangiava molto meno, e durante le loro discussioni restava in silenzio e non esprimeva nessun parere riguardo ad ogni minima cosa come aveva sempre fatto fin’ora. La cosa era preoccupante.

Minato e Kushina soprattutto erano preoccupatissimi. Non sapevano davvero cosa fare. Dopo quella discussione con Boruto, loro figlio era tornato all’accampamento visibilmente depresso e con le lacrime agli occhi, ma nonostante tutti i loro tentativi di chiedergli di spiegare cosa fosse successo, Naruto non aveva detto nulla al riguardo, limitandosi a dire che stava bene e che aveva bisogno di tempo per riflettere. Neanche Boruto aveva detto niente quando Sarada e Sasuke lo avevano interrogato. Il giovane del futuro, infatti, aveva detto semplicemente che Naruto era andato da lui per parlargli, ma alla fine lo aveva insultato di nuovo e lui, senza pensarci due volte, gli aveva risposto con la sua spada puntata sul naso. Inoltre, aveva affermato che avrebbero raggiunto i piedi della montagna in cui erano diretti in tre giorni. Dire che la situazione era complicata, dunque, era molto riduttivo.

Dopo tre lunghi ed estenuanti giorni di viaggio, i dieci ninja avevano finalmente raggiunto la fine di quell’enorme distesa collinare verde, giungendo in una valle rocciosa al cui orizzonte si vedeva una grande montagna. Essa doveva essere alta almeno quattromila metri, e la sua vetta rocciosa era bianca e coperta da neve e ghiaccio. Ma il loro obiettivo era molto più in basso, proprio ai piedi della montagna.

In mezzo ad alcune formazioni rocciose molto ripide e scoscese infatti, si ergeva tra le rocce un grande castello. A vederlo a distanza sembrava essere composto da diverse strutture raggruppate all’interno di alte mura grigie. La struttura più grande era una torre che si ergeva proprio al centro del castello, al cui vertice sventolava una bandiera rosso sangue.

“Eccola là,” disse Boruto fermandosi in prossimità della montagna. “La fortezza di Alkatraz, costruita proprio sulla base del monte Meru.”

Gli altri nove lo guardavano come se avesse due teste.

“Cosa?” chiese Mikoto, allibita. “Conoscevi il nome della montagna e del castello?”

Boruto la guardò di sbieco. “Mi sono stati rivelati quando ho assorbito il chakra dalla collana.” rispose semplicemente, toccando il manufatto appeso al suo collo.

“E perché non lo hai detto prima?” domandò Fugaku, visibilmente arrabbiato di essere stato lasciato allo scuro di questa cosa.

“Non ce n’era alcun bisogno, Uchiha.” rispose il giovane senza perdere un colpo. “Come vedete voi stessi, non ho mentito sulla nostra destinazione, né ho agito a caso guidandovi senza meta precisa per tutto questo tempo.”

“Avresti almeno potuto dirlo prima!” ribatté secco Sasuke. “Avresti evitato parecchi dubbi e sospetti sul tuo conto se lo avessi fatto.”

Boruto lo guardò per qualche secondo, impassibile come sempre. “Non ho alcun interesse a mostrare a voi la mia lealtà alla causa, né m’importa cosa possiate pensare di me. Se deciderete di non fidarvi, fate pure. Questo non cambia il fatto che io agirò per completare la missione con o senza di voi.”

La rabbia e l’irritazione che i suoi compagni stavano provando era evidente, ma il giovane non se ne curò affatto. Prima che potesse scoppiare una lite, fu Hinata a riportare l’attenzione di tutti sul da farsi.

“Adesso cosa facciamo?” chiese la ragazza a tutti.

“Dovremmo raggiungere la fortezza.” tentò di ragionare Minato. “Il secondo manufatto potrebbe trovarsi al suo interno.”

“Allora dobbiamo procedere verso la montagna.” constatò Sakura. “E forse troveremo un passaggio che ci condurrà al castello.”

I dieci ninja continuarono a procedere verso i piedi del monte Meru. Arrivarono in prossimità di esso verso la sera, e decisero di accamparsi all’interno di una piccola caverna formatasi nella roccia per passare la notte e per ripararsi dal freddo. Come al solito, Boruto decise di restare fuori a fare la guardia nonostante le insistenze di Sarada. Per tutta la durata della cena, Naruto era rimasto in silenzio.

“Naruto, tesoro,” disse allora Kushina accarezzandogli la spalla. “Cosa c’è? È da troppo tempo che resti in silenzio, e non mangi più come prima. Non puoi continuare così. Vuoi dirci cosa è successo?”

“Sto bene mamma.” disse debolmente il ragazzo, senza alzare lo sguardo da terra. “Ho solo bisogno di riflettere su alcune cose…”

“Piantala di dire menzogne Naruto!” disse Sasuke nel tentativo di risollevargli il morale. “Se hai qualche problema puoi parlarcene, non tenerti tutto dentro!”

“Sasuke ha ragione, Naruto.” continuò Sakura. “Siamo i tuoi compagni, e dobbiamo aiutarci a vicenda.”

Naruto non rispose. Il problema non era il fatto che non voleva dire loro cosa lo turbasse, ma era che non sapeva nemmeno lui stesso cosa lo facesse sentire in quel modo. Le parole di Boruto erano state così aperte, così sprezzanti e piene di rabbia che era rimasto allibito. E, anche se sapeva che non erano rivolte a lui, lo avevano lasciato sconvolto.

“Naruto,” disse ancora Minato. “Per favore, dicci cosa è successo. Non possiamo continuare a vederti in questo stato.”

Il ragazzo strinse i pugni ed abbassò ancora lo sguardo.

“È stato Boruto, vero?” chiese improvvisamente Hinata con un tono sommesso.

Tutti si voltarono a guardare la ragazza, e anche Naruto alzò gli occhi, stupito dal fatto di sentire finalmente la Hyuuga parlare per la prima volta di Boruto.

“Ti ha rivelato qualcosa su di te, Naruto-kun?” continuò la ragazza guardandolo con un sorriso triste e gli occhi pieni d’incertezza. “Intendo, sul te del futuro…”

Il giovane non disse nulla, ma dopo alcuni secondi annuì debolmente.

“Cosa ti ha detto?” chiese Sasuke.

Naruto non rispose. Non poteva rispondere. Cosa avrebbe potuto dire? Che nel futuro sarebbe diventato Hokage , ma che contemporaneamente sarebbe diventato anche un mostro capace di far soffrire suo figlio per un qualche misterioso motivo? Non poteva farlo. Non riusciva a trovare il coraggio.

“Probabilmente qualcosa di brutto, vero Naruto-kun?” chiese ancora Hinata, fissando a terra.

Il giovane rimase sconvolto. “C-Come hai fatto a capirlo?” chiese, guardandola con gli occhi spalancati.

La ragazza sorrise, ma i suoi occhi erano pieni di dolore e tristezza.

“Da quando ho visto Boruto, mi sono sempre chiesta una cosa,” spiegò lei sommessamente. “Cosa potevo aver fatto per permettere a mio figlio di diventare così? Che razza di madre sono diventata nel futuro? Cosa ha vissuto Boruto di tanto orribile per farlo divenire quello che è oggi?”

Tutti ascoltavano le sue parole con attenzione stupore. Mai prima d’ora Hinata si era aperta così tanto con nessuno di loro.

“Alla fine,” disse ancora la ragazza. “Ho realizzato che forse, se non fosse stato per il fatto che era un orfano, allora probabilmente la colpa di quello che Boruto ha vissuto è mia. In fondo, anche se non ancora, sono sua madre, ed un genitore non dovrebbe mai permettere al figlio di soffrire così tanto. Forse non sarò mai in grado di essere una brava madre.” le sue ultime parole erano piene di dolore e rammarico.

“Hinata,” disse Kushina con dolcezza. “Questo non è vero. Lo vedo nei tuoi occhi.”

La ragazza la guardò, confusa.

“Una persona buona e gentile come te sarà sicuramente un’ottima mamma. Non dubitare mai di questo.”

“Kushina ha ragione.” disse anche Minato. “Naruto, Hinata, non so cosa possa essere successo nel futuro, né posso sapere cosa diventerete un giorno. Ma come genitore e come Hokage posso dirvi questo: qualunque cosa potrebbe essere, sarete voi a deciderla! Soltanto voi! Naruto, se quello che Boruto ti ha detto quella sera è davvero terribile per te, questo non ti impedisce di migliorarti già da adesso così da non permetterti di diventare qualcuno che odi. Solo tu puoi decidere quello che sarai domani, ma per farlo, devi cominciare ora. Tu hai scelto di diventare Hokage, ed un Hokage deve tentare di migliorarsi ogni giorno per mantenere il Villaggio nelle migliori condizioni possibili.”

Naruto sgranò gli occhi.

Come aveva fatto a non capirlo prima? Suo padre aveva ragione. Restare fermi a deprimesi non avrebbe cambiato nulla. Se voleva evitare di diventare come quella persona descritta da Boruto, allora doveva impegnarsi il doppio per riuscire ad essere una persona migliore. Per riuscire a diventare non un mostro, ma un padre. Non poteva darsi per vinto. Lui non si sarebbe mai arreso.

“Non diventerò come quello che ha detto Boruto!” pensò con forza. “Posso ancora cambiare il futuro, posso diventare un buon padre ed un buon Hokage! Non mi arrenderò mai pur di raggiungere questo scopo. Lo prometto!”

Con un sorriso, alzò la testa da terra e guardò Minato.

“Grazie, papà!”

Dopo quelle parole, la situazione cominciò a calmarsi, e l’atmosfera tornò a farsi più serena ed allegra per tutti i presenti.

Ma, mentre gli altri mangiavano e discutevano animosamente fra loro, nessuno si accorse di Sarada Uchiha, la quale rimase un po’ più in disparte a guardare Naruto ed Hinata. Un sorriso triste le incurvava all’insù le labbra, gli occhi nascosti dal riflesso degli occhiali.
 



Il mattino seguente, i dieci ninja ripresero a camminare verso la fortezza. Naruto sembrava essersi ripreso dalla depressione che lo aveva afflitto in quei giorni ed era tornato ad essere molto più attivo e socievole, facendo tirare sospiri di sollievo a tutti gli altri. Dopo alcune ore di viaggio, Boruto e i nove ninja giunsero dinanzi ad un sentiero roccioso e stretto, il quale continuava fino a raggiungere uno strapiombo alto centinaia di metri, e l’unico modo per proseguire era costituito da un sottile lembo di roccia che seguiva il bordo di una parete rocciosa per alcune decine di metri.

“D-dobbiamo procedere da qui?” chiese Sarada, guardando il fondo dello strapiombo con timore.

“Non abbiamo scelta.” disse Fugaku. “Questo è l’unico sentiero che sembra condurre nella direzione del castello. Dobbiamo continuare a procedere.”

“Avanzate lentamente e poggiate la schiena alla parete per proseguire senza cadere!” li istruì Minato.

Uno dopo l’altro, tutti e dieci riuscirono ad attraversare quello stretto passaggio senza troppe difficoltà. Ripresero il cammino senza intoppi, e dopo alcune decine di minuti arrivarono dinanzi alla loro destinazione.

Davanti a loro si ergeva, in tutta la sua gloria, un gigantesco castello grigio costituito da diverse strutture e torri attaccate tra loro, al cui centro si ergeva una torre più alta delle altre con una bandiera rossa sulla punta. Le mura erano alte circa quindici metri, e cingevano completamente la fortezza, giungendo proprio fino al bordo della montagna. L’intera struttura era costruita in pietra, formata da grossi blocchi di roccia rettangolari incastonati tra loro geometricamente. L’unico modo per superare le mura era attraverso una gigantesca porta di legno che si ergeva nella parte frontale del castello, proprio dove terminava il sentiero.

Naruto osservò con stupore l’enorme costruzione davanti a sé. “Che strano castello…”

“Quella che state osservando,” disse improvvisamente Boruto rivolto a tutti gli altri. “È la Fortezza di Alkatraz.”

“Sai cosa si trova al suo interno?” chiese Sasuke, guardandolo con sospetto.

Il biondo scosse la testa. “Non ne ho idea.” disse con un tono annoiato. “La collana mi ha solo mostrato il modo per raggiungere questo posto e nient’altro. A voi la scelta di fidarvi o meno delle mie parole.”

“Non abbiamo tempo per discutere di queste cose!” li incalzò Minato. “Adesso dobbiamo trovare un modo per riuscire ad entrare.”

Prima che qualcuno potesse rispondere, nell’aria risuonò uno scricchiolio acuto di metallo e di legno. Tutti si voltarono di scatto all’udire quel suono e rimasero colpiti da ciò che videro. La gigantesca porta di legno che permetteva l’accesso al castello si stava lentamente aprendo da sola verso l’alto, senza che ci fosse qualcuno nei paraggi ad azionarla. Le enormi catene di metallo che pendevano ai suoi lati stavano scorrendo lentamente verso una specie di meccanismo a ruota che regolava l’apertura della porta, ed appena il varco si fu abbastanza alto per permettere loro di passare, essa si bloccò senza un singolo rumore.

Rimasero tutti in silenzio per alcuni secondi.

“Beh…” disse alla fine Kushina, incerta. “Sembra che non dovremo scalare le mura questa volta.”

“Questa cosa è parecchio inquietante!” esclamò Sakura, stringendo i pugni. “Sembra una scena di un film d’orrore!”

“È chiaramente una trappola.” disse seriamente Mikoto, guardando l’enorme ingresso del castello. “Cosa facciamo?”

“Dobbiamo procedere con cautela,” rispose Minato altrettanto seriamente. “Dato che la porta è stata aperta, dobbiamo assumere che la fortezza sia abitata. Ma non abbassate mai la guardia, non sappiamo se chiunque ci sia al suo interno sia ostile o meno.”

Tutti i presenti annuirono.

“Molto bene. Procediamo!” disse Naruto.

Avanzarono lentamente, ed entrarono con cautela all’interno delle mura. Appena furono tutti all’interno, con uno scatto fulmineo, la porta alle loro spalle si riabbassò di nuovo e toccò terra con un tonfo sordo. L’ingresso si era richiuso da solo. Adesso erano bloccati dentro. Mente si guardavano intorno attentamente e con circospezione, notarono improvvisamente qualcosa. Un tanfo pesante e metallico impregnava fortemente l’aria.

“Questo odore! Lo riconoscete tutti, vero?” chiese Fugaku, scrutandosi attorno.

Gli altri divennero ancora più tesi e nervosi. Quell’odore era familiare per ognuno di loro. Era un odore che conoscevano tutti. Un tanfo acuto e metallico che non si aspettavano di certo di sentire in questo modo. Neanche Boruto si era mai immaginato che avrebbe potuto sentire quell’odore con così tanta intensità in un luogo simile.

Il Nukenin fu percorso da un brivido di tensione.

L’odore che stavano sentendo era quello del sangue.

 

 



ATTENZIONE!! IMPORTANTE!!

Salve a tutti. Ho una richiesta per voi lettori e lettrici.
Proprio questa mattina ho ricevuto un messaggio da un utente (che ringrazio ancora una volta per aver espresso il suo parere ed avermelo fatto sapere in modo così genuino e soprattutto costruttivo!) nel quale lui/lei mi incitava a continuare la storia, ma in cui criticava lo stile di scrittura che ho usato fino a questo momento. Ora, io premetto di essere su EPF da un mesetto circa, e questa è la prima storia che ho scritto e pubblicato in assoluto. Sono letteralmente un principiante. Non me ne intendo di cosa potrebbe piacere ai lettori, e mi dispiacerebbe portare su questo sito qualcosa che possa non piacere o che possa essere considerato appena passabile dagli altri. Anche se so che non posso accontentare tutti, la cosa mi ha fatto sorgere un dubbio. Tuttavia ho visto anche che la storia ha ricevuto anche alcuni commenti positivi, così ho deciso di rivolgermi direttamente a voi. Ed è qui che entra in gioco il favore che vi chiedo.
Io continuerò la storia, ma dato che i prossimi dieci capitoli sono già pronti e sono scritti tutti più o meno nello stesso stile dei precedenti, vorrei che voi mi faceste sapere il vostro parere.

Secondo voi, dovrei cambiare lo stile dei capitoli? Ci sono particolari che mi consigliate di cambiare nella scrittura? Oppure lo stile che ho usato fino ad oggi vi va ancora bene?

Vi chiedo il favore di farmi sapere le vostre opinioni, di dirmi cosa ne pensate sulla faccenda. Perché in caso dovessi cambiare qualcosa dovrei modificare i capitoli pronti, e in questo modo ci potrebbe volere più tempo prima di poterli pubblicare.
Deciderò come pubblicare il prossimo capitolo basandomi sulle vostre opinioni, quindi vi chiedo ancora una volta di farmi sapere cosa volete che faccia. Non siate timidi, perché io sono aperto a qualunque tipo di proposta!
Vi ringrazio in anticipo e aspetto i vostri pareri!
Saigo

   
 
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