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Autore: meiousetsuna    02/09/2017    7 recensioni
La storia partecipa al contest Take a look in the mirror, and what do you see? di mel-ker sul forum di EFP
Scritta per il contest: Schippate lo schippabile di milla4
Sherlock e John hanno lasciato molte cose in sospeso nelle loro vite, ma una è senza dubbio la più importante di tutte
Dal testo: “Mi piaceva vederti mangiare con gusto, assaporando quella pasta al formaggio che ritenevi così succulenta malgrado la mia accurata spiegazione sulle calorie, grassi saturi, aromi artificiali, glutammato, tempo di digestione. Ridevi pianissimo e raccoglievi più salsa come per sfidarmi a fermarti, ma non volevo, no.
Una volta finito hai portato Rosie nel lettino, e hai sparecchiato mentre bevevo una tazza di tè accompagnata da qualche biscotto.
Mi hai raggiunto sul divano, guardandomi negli occhi e ti sei appena inumidito le labbra.
Era quello l’attimo, lo so. Il silenzio era improvvisamente insopportabile, lo spazio tra noi qualcosa che mi schiacciava il petto all’interno del quale, ne ero stato da poco informato, c’era un cuore che batteva.
Non riuscivo né a respirare né a inghiottire, ero completamente paralizzato.
“E allora?” È stato tutto quello che hai detto.
[MinorCharacter!Death] [ambientazione: Post IV° serie/post-canon]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa al contest Take a look in the mirror, and what do you see? di mel-ker sul forum di EFP.
Partecipa al contest:Il Linguaggio Segreto dei Fiori di _Ayaka_
Scritta per il delizioso contest: Schippate lo schippabile di milla4
Sherlock/John
Drammatico, angst, triste, romantico
[MinorCharacter!Death]
[ambientazione: Post IV° serie/post-canon]

 

Non amo che le rose che non colsi

 

Caro John,
ogni volta è difficile trovare una formula adatta con la quale rivolgermi a te in queste lettere.
Non sono mai stato un romantico e questa non sarà una sorpresa per te, che hai sempre sopportato la mia mancanza di sentimenti gentili, e che sei stato l’unico a vederli chiaramente quando sono emersi, fuggiti da antiche ferite che si sono ricordate di essere sempre rimaste aperte.
Da quando mi sono ritirato a vivere nel Sussex sono cambiato, in parte. Il problema finale era stato risolto e quello più importante era troppo spaventoso.
Vederti giorno dopo giorno riacquistare la tua luce e il sorriso diventare sempre più vero specchiandosi in quello di Rosamund mi rendeva felice, ma anche preoccupato.
Finché una sera ci siamo trovati soli, più di quanto non lo fossimo mai stati. Non potrei dimenticare la sensazione di vuoto che ho provato all’improvviso, e che, sono certo, hai avvertito nello stesso modo.
Ci sarebbe dovuta essere la signora Hudson a casa, pronta a comparire da un momento all’altro con qualche prelibatezza e una teiera di Earl Grey, al grido di: “Non sono la vostra governante, ma curando la bambina non avrete tempo per fare la spesa”, o qualche affermazione del genere.
Invece aveva appuntamento con le sue ex compagne del college, così avevamo chiesto a Molly se poteva darci una mano per un paio d’ore, ma aveva l’influenza  e non voleva rischiare di trasmetterla a Rosie. In ultimo ci siamo occupati di lei, di cucinare, di quel caso assurdo che mi ha costretto ad ammettere che una volta ogni milione l’universo è pigro, e si trattava di gemelli.
La piccola si era addormentata in braccio a me, e sono stato contento di cullarla mentre cenavi.
Mi piaceva vederti mangiare con gusto, assaporando forchettata dopo forchettata quella pasta al formaggio che ritenevi così succulenta malgrado la mia accurata spiegazione sulle calorie, grassi saturi, aromi artificiali, glutammato e tempo di digestione.
Ridevi pianissimo e raccoglievi più salsa come per sfidarmi a fermarti, ma non volevo, no.
Una volta finito hai portato Rosie nel lettino, acceso l’interfono, e hai sparecchiato mentre bevevo una tazza di tè accompagnata da qualche biscotto.
Mi hai raggiunto sul divano, guardandomi negli occhi e ti sei appena inumidito le labbra.
Era quello l’attimo, lo so. Il silenzio era improvvisamente insopportabile, lo spazio tra noi qualcosa che mi schiacciava il petto all’interno del quale, ne ero stato da poco informato, c’era un cuore che batteva.
Non riuscivo né a respirare né a inghiottire, ero completamente paralizzato.
“E allora?” È stato tutto quello che hai detto.
Allora, John, costringimi a smettere di essere spaventato anche dalla mia ombra quando si tratta di te, butta giù questo muro invalicabile, fammi essere qualcosa di tuo’, questo ho gridato senza parole.
Intanto pensavo a Rosie che non avrebbe avuto una nuova madre, a quanti pericoli ho esposto la tua vita, che un giorno saresti potuto non tornare a casa. Cosa avrebbe significato essere il compagno di qualcuno, esserne responsabile; litigare, lasciarsi, odiarsi? Non è più logico evitare di soffrire, scappare da prima?
“Buonanotte, John”. Hai abbassato lo sguardo, io ho volto il viso perché non vedessi le mie lacrime.
Quando il giorno seguente ti ho annunciato che avrei trascorso un periodo fuori Londra hai annuito, come se avessi detto la cosa più normale del mondo; ti eri arreso anche tu, a meno che non fossi io a tornare sui miei passi, l’ho capito.
Il resto lo conosci perfettamente, visto che ti ho scritto ogni lunedì per vent’anni.
Sono rientrato dopo una settimana, ho preso le mie cose, ti ho salutato promettendo di tenermi in contatto con gli sms, per lo meno, e di tornare appena possibile.
Appena conclusa la missione per mio fratello in Azerbaigian, appena avessi avuto abbastanza coraggio, appena ti avessi rimosso dal mio cuore come la spina di una rosa? Impossibile.
Oggi ho un motivo speciale per scriverti, John.
Questa mattina, sotto una pioggia leggera ma persistente, ho sepolto Mycroft nella cripta di famiglia.
I miei genitori li avevamo già spostati, non volevamo che restassero nel parco di Musgrave Hall, anche se l’avevamo restaurata e conservata. C’è stato un funerale veloce ma formale, con quattro ufficiali che piegavano una Union Jack sul feretro, e un breve discorso di ringraziamento per i servizi resi alla Corona, anche se sono riuscito a non far pubblicare la notizia sui quotidiani.
Naturalmente sono rimasto indietro, poi alla fine ho stretto non so quante mani, con fastidio… ma l’ho fatto, John. Ti saresti vergognato di me, altrimenti. Quando tutti sono andati via sono crollato, John, ho perso troppo, ho perso tutti quelli che contavano. Ho pianto come un bambino, e soltanto tu avresti potuto farmi stare meglio. Lestrade non c’era, e forse non voglio scoprire perché, Molly non l’ha saputo, sarebbe corsa qui anche se avesse dovuto discutere col marito; tu non c’eri.
Mycroft è morto a sessantasette anni, per un arresto cardiaco; l’hanno trovato chino sulla scrivania dello studio, e la causa è stata subito chiara, a quanto pare soffriva di cuore da tempo, ma non l’ha detto a nessuno. Almeno, non alle persone giuste.
Quando sono tornato a casa mi sono guardato allo specchio e ho visto un uomo ancora gradevole, snello, con i capelli brizzolati e rughe di espressione intorno agli occhi.
Niente affatto male, per un sessantenne. Ma non sono più il ragazzo che ti seduceva con la sua voce vellutata, la pelle senza imperfezioni, i riccioli scuri che ti piacevano tanto, lo so. E il mio sguardo non è più cristallo, si è spento notte dopo notte, contemplando il buio. Non potrei sopportare di leggere la delusione sul tuo viso. Le nostre vite sono andate avanti, è giusto così. Se ho avuto una ragazza, un ragazzo, o sono sempre rimasto solo? Questo non te lo dirò, se non sarai tu a domandarlo.
Forse lo faresti, ma certamente è molto difficile se le mie lettere non le leggi, John.
Ovviamente non è colpa tua, sono io che te le spedisco bruciandole nel camino, come se il fil di fumo che producono potesse arrivare da te, portandoti un messaggio.
Perché in un antico camino anche d’estate, quindi?
Oh, lo sai, John. Per le cose che contano sono sempre stato un uomo al di fuori del suo tempo.

 

 ~~ ~ ~ ~~ ~non amo che le cose che potevano essere e non sono state~ ~~ ~ ~ ~~  

Ciao, Sherlock
chissà se usi ancora questo indirizzo e-mail… non è quello che mi hai lasciato quando sei partito, che non esisterà più; questo me l’ha dato Greg, credo cinque anni fa.
Non prendertela, sono io che ho insistito, non riuscivo a sopportare di non poterti cercare almeno in una situazione d’emergenza, anche se ho avuto da lui qualche informazione sulla tua salute, o sulle diverse città nelle quali hai vissuto.
Da quando è andato in pensione mi sembra perso, senza uno scopo, ma forse è normale fare i conti con la propria vita in quel momento, ed è per questo che ho deciso che lavorerò finché riuscirò a reggermi in piedi.
Ieri Rosie è tornata a Cambridge per il secondo anno di college; frequenta medicina, e puoi immaginare quanto sono fiero di lei, considerando che non ho cercato di influenzarla in questa scelta e che è una studentessa brillante.
È diventata una bellissima ragazza con gli occhi azzurri e i capelli castano miele, lunghi appena fino alle spalle, e un sorriso contagioso. Ha rinunciato a due settimane delle vacanze estive per stare in compagnia del suo vecchio; odia sapere che sono solo, anche se io ci scherzo sopra. Ha visto succedersi tre mie compagne durante la sua infanzia e adolescenza, e a nessuna di loro posso rimproverare di essere stata poco affettuosa con lei, in questo ho avuto fortuna. D’altro canto è figlia di sua madre, sai Sherlock. È una giovane donna forte, indipendente, aperta.
Due giorni fa mi stava aiutando a mettere via delle scatole di cianfrusaglie; forse sai che dopo la morte della cara signora Hudson i parenti mi hanno offerto l’appartamento a un prezzo di favore, e io l’ho preso subito, avevo il denaro della vendita del villino.
Eravamo in soffitta, ed è saltato fuori un album di ritagli di giornale con le nostre imprese, la nostra padrona di casa ci teneva moltissimo…
‘Questo è Sherlock Holmes’, mi ha detto; detto, non chiesto.
‘È un uomo bellissimo, e molto più alto di te!’ Le ho risposto con un finto tono arrabbiato che anche lei è giusto di altezza media, e mi sono trovato assediato da un abbraccio dispettoso, con Rosie che rideva, mi spettinava, e mi si buttava al collo come quando era piccola, finché ho ceduto e sono scoppiato a ridere anche io.
Quando abbiamo smesso non si è staccata da me, ma è diventata seria, mentre mi teneva ancora stretto, la fronte premuta sull’incavo della mia spalla.
‘Andrebbe bene, sai papà? Sarebbe sempre andato bene, voglio dire… credo di aver capito un po’ di cose, già da quando avevo dieci anni. Fin quando c’è stata Betty ti vedevo sereno, anche se non eri mai felice. La notte non dormivi bene, e le nostre tazze di cioccolata con i biscotti allo zenzero sono uno dei miei ricordi più belli… non ti arrabbiavi mai perché ero sveglia in piena notte, sai com’è sognare qualcuno che non c’è più. Insomma, se vuoi la mia benedizione, ce l’hai’. Mi ha fatto l’occhiolino e baciato sulla fronte e io non ho saputo far altro che piangere tra le braccia della mia bambina.
Poi abbiamo terminato di mettere a posto, e quando è partita non ha aggiunto nulla, non ce n’era bisogno.
Appena l’ho messa su un taxi e ho chiuso la porta ho salito i diciassette gradini come se ognuno fosse più alto del precedente e mi sono seduto sulla mia vecchia poltrona. Anche la tua c’è ancora, l’ho fatta rifoderare e cambiare le molle, quasi tutto il nostro arredo è intatto. Rosie ha avuto la mia stanza e io la tua, magari era questo che non mi aiutava a prendere sonno.
Sono stato fermo in silenzio a pensare, guardando il nostro divano.
Vent’anni fa non avrei dovuto chiederti di prendere l’iniziativa col timore di farti sentire sotto pressione, perché il più sicuro ero io. Dovevo baciarti, sopraffarti, prenderti e fartelo piacere così tanto da farti pregare di non smettere più, da farti confessare che mi amavi.
Non sono sicuro dei motivi per cui sei fuggito, ma so che l’hai fatto per me, Sherlock, hai sempre messo la mia sicurezza al di sopra della tua. Solo un idiota come me poteva impiegare dieci anni a capire che quando hai finto di essere morto sei stato la persona che ne ha sofferto di più.
Ti ho accusato di essere uno schifoso egoista, mentre lo ero io.
Forse in realtà te ne sei andato perché sono stato un vigliacco, Sherlock? Mi hai disprezzato per non essere stato il soldato che ti intrigava tanto? Come hai trascorso questi anni lontano da Londra?
Senza la tua città sei come un quadro senza la cornice. Quegli strappi fanno male a ogni respiro?
Ti sei rifugiato nella droga fino a smarrire la via del ritorno?
Avrai un amico speciale, ne sono quasi sicuro, sei così attraente con quegli zigomi, e il colletto del cappotto alzato, e gli occhi di un colore che non ha neppure un nome. Per me sarai sempre così.
Avrebbe senso, avrei una minima speranza che tu sia disposto a tornare indietro?
Non sono mai stato un fotomodello ma ti andavo bene, ne sono sicuro. Perché non lo ero così tanto al momento giusto? Gli anni non sono stati buonissimi con me, però non rinuncerò all’ultima occasione.
Ti sto spedendo questa mail, Sherlock, sto per farlo. È così semplice, basta premere il tasto ‘invio’.
Così, un secondo. Semplicemente ‘invio’. Cos’ho da perdere? ‘Invio’ è il tasto più grande, ci hai mai fatto caso? Come se non si dovesse rischiare di non vederlo subito.
CANCELLA.


Note:
1)Il titolo: Guido Gozzano: “Cocotte”. Certo né Sherlock né John sono corrispondenti alla figura della prostituta: intendevo solo parlare della memoria che conserva ― dopo vent’anni ― l’immagine per sempre giovane della persona amata, che non ha perso nulla perché rimasta un desiderio non realizzato.
2)Naturalmente Mycroft non è un vero personaggio secondario: ho voluto far capire che non morivano Sherlock o John, facendo scappare ogni possibile lettore
3)Non ho usato mai le caporali, perché in una lettera il dialogo diretto mi sembra sbagliato; nella parte di Sherlock, che è scritta a penna, neppure i trattini per dividere le frasi al posto delle virgole. Nel testo di John, al computer, invece sì.

Ogni commento sarebbe gradito, anche gli insulti vanno benissimo… non avrei mai pensato di scrivere una storia così deprimente, ma mi piacerebbe risultare originale nel contest!

 

 

 

 

 

 

 


  
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