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Autore: Degel    18/06/2009    7 recensioni
Dégel va sempre più convincendosi che, più che il cuore, il vero problema del Cavaliere dell'Ottava sia la testa.
[DégelxCardia]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈ ●  Capitolo Uno ● ≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈





Dégel sa già che quando si siederà sulla sua poltrona qualcosa gli impedirà di rilassarsi.
Lo sa, eppure si lascia cadere sul morbido velluto lo stesso, stringendo una vecchia, polverosa, edizione de I Demoni di Dostoevskij.
Il fresco delle sale dell'Undicesima Casa, merito della tecnica del suo Sacro Custode, offre un ottimo riparo dal caldo sole di Grecia, ma, ahimé, è del tutto inutile contro gli scocciatori di turno, che sembrano materializzarsi dal nulla nel momento in cui Aquarius decide di prendersi una pausa.
Tuttavia, la calma che in apparenza lo circonda gli fa sperare, per un breve ma intenso istante, che forse questa volta, la prima da quando è giunto al Santuario, ce la farà.

Si guarda intorno più volte, un fine sopracciglio inarcato.
Poi, ancora incredulo, inforca un paio di occhiali e apre il libro.

Perso com'è nella lettura, non si accorge che un impavido messo è entrato correndo a rotta di collo, sfidando la tranquillità del Tempio di Aquarius.
Il giovinetto si ferma solo a metà dell'ampia sala d'ingresso, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.

Poi, dopo un secondo o forse due, prende ad urlare con quanto fiato ha in corpo.

« AQUARIUS! AQUARIUS! »

Dégel lancia il libro in aria e scatta in posizione d'attacco, pronto a congelare l'indesiderato ospite.

Quando si accorge che si tratta semplicemente di un messo, e per di più un messo terrorizzato (da lui, probabilmente), è solo facendo appello a tutto il suo leggendario sangue freddo che riesce a desistere dalla voglia di trasformare il disgraziato in un cubetto di ghiaccio.

Gli lancia comunque un'occhiata di puro, gelido, odio.

« Per tutti gli Déi d'Olimpo, ma che hai da urlare tanto? »

Il ragazzo sembra fare appello a tutto il suo coraggio, quando parla di nuovo.

Evita, curiosamente, di guardare il francese negli occhi.

« Signore... io... mi dispiace... ma il Grande Sacerdote ha detto che era urgente... »

Dégel si è intanto chinato a raccogliere I Demoni, e ne carezza la copertina dall'aria consunta quasi a volerle chiedere scusa per il brusco volo.

Nonostante non stia guardando il suo interlocutore, l'attenzione del Cavaliere è totale.

« Perdonami, Zagreus, e dimmi, cos'è successo? »

« Si tratta di Cardia, signore, Cavaliere di Scorpio... Ecco, signore, lui ha una febbre che nessuno riesce a placare, ed il Grande Sacerdote crede che invece lei - »

« Fammi capire. Il Cavaliere di Scorpio... ha la febbre? »

Zagreus sembra accorgersi della totale mancanza di logica della sua affermazione, perché sbianca all'improvviso.
Chissà, forse teme davvero che il Cavaliere dell'Undicesima lo congeli.

« S-signore io... riferisco s-solo quelli c-che sono gli... gli ordini... »

Dégel alza allora gli occhi dal vecchio volume, e con aria distratta prende ad accarezzarsi una lunga ciocca di capelli.
Questo è davvero strano, pensa.

Tuttavia, se sono ordini del Grande Sacerdote, non gli resta che adempiere ai suoi doveri di Cavaliere.

« E sia. Dove si trova, in questo momento, il Cavaliere di Scorpio? »

Le guance del ragazzetto sembrano ritrovare un po' dell'antico colore, e quando parla di nuovo sembra decisamente più rilassato.

« All'Ottava, mio signore... Farà bene a raggiungerlo subito! »

Con un movimento distinto ed un fruscio del mantello, Dégel è di nuovo in piedi, lo sguardo fisso su Zagreus.

« Riferisci al Grande Sacerdote che Dégel dell'Acquario si recherà all'Ottava Casa per placare la febbre del suo Sacro Custode. »

Il ragazzo distende il volto in un timido sorriso, poi china il capo e congiunge le mani.

« Lo consideri già fatto, signore. Ah, un'ultima cosa... »

Ma quando Zagreus alza di nuovo lo sguardo si ritrova a fissare il vuoto.



*   *   *



L'Ottava Casa è l'Inferno.

Più avanza verso l'interno, più se ne convince.

L'Ottava Casa è proprio l'Inferno.
Non si stupirebbe di trovarvi Hades in persona, circondato dai suoi Specteracci.

Dégel avanza cauto tra il caos generale, riflettendo sulle possibili cause di quel disordine incredibile: uno scontro particolarmente violento, un uragano, vandali...
Quando sente una voce provenire da una delle stanze private, e quasi inciampa in qualcosa che ricorda terribilmente un vecchio pneumatico.

Rapido, dirige il passo verso la camera centrale, e, una volta dentro, chiude la porta alle sue spalle.

Rimane in silenzio a fissare una figura accasciata su una panca, che sembra tutto fuorché viva.
Per un folle istante, Dégel si chiede se non sia troppo tardi.

« Cavaliere di Scorpio? »

Lo chiama.

L'interpellato agita debolmente la mano destra, poi si costringe a parlare.

« Grigio. Sei tutto grigio, chi sei? Che noia... E - Oddio, sto male »

La voce gli esce a fatica, rauca, debole, eppure reale.
Dégel purtroppo non nota lo sforzo e la sofferenza sul volto dell'altro mentre cerca di articolare le parole.

« Il mio nome è Dégel, Cavaliere d'Oro dell'Acquario. Sono stato inviato qui dal Grande Sacerdote per placare la tua febbre. Ciò che non capisco è... come te la sei procurata? »

La vista appannata dal malore, il Saint dello Scorpione tenta ancora di replicare.

« L'ironia non ci perde mai di vista! »

« Come, scusa? »

« Non guardare il Sole! »

« Non credo di - »

« Io credo che le persone indifacenti... no, indipendenti... tentino di separarsi dalla propria padella, sì? »

Dégel a quel punto comincia a considerare l'ipotesi del Delirium Tremens.
Non vuole credere che il Cavaliere dell'Ottava Casa sia del tutto tocco.

Anche se l'Ottava Casa è l'Inferno.

« Io ti odio. Sei tutto grigio. »

« Beh, grazie mille. Ora sta' fermo, o non riuscirò mai a - »

« Dio perdonami voglio essere puro! »

Dopo circa mezz'ora di ghiaccio e frasi senza senso, Dégel è riuscito a placare quasi del tutto il malore.
Almeno, pensa con una nota di sollievo, adesso Scorpio sta zitto.

Il compagno giace infatti addormentato con la testa sulle sue gambe, pallido in volto, ma senza più una linea di quella strana, fortissima, febbre.

Mentre il Cavaliere dell'Undicesima ancora si interroga sulle possibile cause, il suo sguardo vaga distrattamente per la stanza.
Il caos, che regna sovrano all'Ottava Casa, sembra aver risparmiato un solo angolo di questa.

E, più precisamente, quello in cui il suo Custode ripone l'armatura.

In bella mostra su una pedana rialzata, stanno infatti le Sacre Vestigia dello Scorpione, in netto contrasto col resto della camera.

Forse perché, e Dégel sorride in uno sbuffo al pensiero, essere un Santo D'Atena è l'unico vero orgoglio del ragazzo che ora sta sbavando in maniera molto poco santa sui suoi calzoni.

Non ricorda neppure il suo nome, eppure Zagreus dovrebbe averglielo detto.

Carlo. Riccardo. Enea.

« Per tutti i mutandoni di Zeus... »

Probabilmente, se Dégel avesse avuto un libro fra le mani, l'avrebbe fatto volare, di nuovo.

Tira un profondo sospiro, socchiudendo piano gli occhi, poi si rivolge al compagno che sembra sveglio, sì, ma ancora piuttosto demente.

« Oh, ti sei svegliato, vedo. Bene, la febbre è calata di molto, ora dovrebbe - »

« ... che, per caso il Santuario si è trasferito al Polo Nord? »

Il Saint dello Scorpione rabbrividisce più volte, stringendosi nelle spalle.

« Oh, quello... no, siamo ancora in Grecia. Il freddo che senti è opera mia. »

« E tu chi sei? Lo Yeti? »

Sembra confuso.

« No... te l'ho già detto, ma probabilmente tu non mi stavi ascoltando. Sono Dégel dell'Acquario, il Grande Sacerdote mi ha inviato qui per placare la tua febbre »

Sembra ancora confuso, ma annuisce lo stesso.

« Io sono Cardia dello Scorpione »

« Piacere di fare la tua - ehm - conoscenza. »

« Piacere mio - scusa, come hai detto che ti chiami? »

« Dégel, Dégel dell'Acquario. »

« Che nome buffo. Che lingua è? »

« Francese. »

« Sei francese? »

« Sì.»

« Ah. È per questo che sei così grigio. »

« Grigio? »

« Grigio. Francese. »

Dégel non si prende neanche la briga di replicare, e, con eroico sforzo, devia il discorso.

Dopotutto, è un Cavaliere di Atena.

« Quella febbre... era davvero forte, sai. Come te la sei procurata? »

Chiede, con cautela. Sa che non deve insistere, o non otterrà nessuna risposta.

« Ah, il cuore. »

Risponde l'altro, semplicemente.

Dégel non è sicuro di aver capito, così fa per domandare ulteriori informazioni.

Cardia, però, intercetta la sua domanda a mezz'aria.

« Una malattia cardiaca contro cui combatto dalla nascita. Il Grande Sacerdote mi ha dato il permesso di sperimentare una tecnica, ma... qualcosa dev'essere andato storto. Credevo te l'avesse detto. »

« Io... non lo sapevo. »

« Pazienza. Mi accontenterò di una vita breve ma intensa. »

Dégel si accorge che il compagno non lo guarda più, mentre si abbandona sulla panca con un gesto teatrale. 

« Senti, non è che puoi chiudere la cella frigo o quello che è? »

« Oh, sì, certo. Ora che la febbre è scesa, non ce n'è più bisogno. »

E, con un elegante movimento del polso, il Cavaliere dell'Undicesima interrompe la sua tecnica.

Pensa che ora dovrebbe alzarsi e tornare al suo Tempio, eppure qualcosa lo trattiene lì, inginocchiato accanto al compagno, che, Dégel ne è sempre più convinto, è totalmente folle.

« Non dirai a nessuno del mio problema, vero? »

Cardia sembra serio, o quasi, per la prima volta da quando l'ha conosciuto, gli occhi fissi in quelli verdi del francese.

E, Dégel realizza solo adesso, i suoi occhi sono azzurri.

Così azzurri.

« Puoi stare tranquillo, Cardia. Ammiro il tuo - »

« Sapevo di potermi fidare di te! Te lo si legge in faccia! »

« Ah. »

« Forse mi sbagliavo. Dopotutto, sei abbastanza verde! »

« Verde. »

« Sì, lo so, è buffo! Un francese verde! Ehi, pensi che potresti farmi un ghiacciolo? Al limone, sì? »

Dégel si intrattiene con una breve fantasia in cui Cardia soffoca grazie ai suoi stessi, buffi, capelli.

Va sempre più convincendosi che, più che il cuore, il vero problema del Cavaliere dell'Ottava sia la testa.



E poi, non sa precisamente perché, lo accontenta.





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!! ATTENZIONE !!
Le seguenti dichiarazioni contengono un quantitativo esplosivo di boiate.


QUAAA QUAAA QUAAA QUÉÉÉ... qua qua que... qui quae quod... QUA! :3
Qua... quiiiii, quaeeeee. :(
Qua... quiiii, que quo quo cum, ut qua PPPPè. Qu? *_*
Qua que qui, qué? Que quequa, quod ut.
QUORUM QUA QUÉ, DÉGEL QUA CAMUS, QUARDIA QUA MILO! *____*
QUUUUUA... QUA QUE QUE QUE QUA QUA CAMUS... quod quaem cum ut ne Dégel (qua quam lovelove) quam Albert Camus - QU AH AH AH- quis quid DOSTOEVSKIJ! (qua qua quorum... que 1700...ehm...QUAAAA!) ù_ù
QUARDIA qua qua quamdeficiente. QUASORRY.
QUA que que lovelove.

Qua qué... QUE QUE QUI, quod QUA QUA. *w*
QUA QUA DOS QUÉ!

QU - AH AH AH AH.



*traduce dal pinguinese*



Non ho mai provato a scrivere niente, ma tutti mi hanno sempre detto che avrei invece potuto, e allora eccomi qui :3
Anche se... sì, lo so che è una schifezza :(
Ma è solo il primo capitolo... magari poi miglioro col tempo. Eh? *_*
Coppia insolita, no? Credo di non aver mai letto niente, su loro.
Ma mi ispirava... sarà perché Dégel e Cardia sono le copie spiccicate di Camus e Milo! *____*
Cooomunque, avrei tanto voluto citare Re Polaretto (Camus), facendo leggere a Dégel (il nostro letterato amorosho) qualcosa di Albert Camus... solo che poi ho cominciato a ridere, e allora ho optato per Dostoevskij. (solo che... ehm... non era nemmeno nato, nel 1700... VABEH!) ù_ù
Cardia sembra un deficiente. Mi dispiace.
Io lo amo lo stesso.

Su, lasciate almeno un commentino a questo pinguino ammuffito. *w*
Secondo capitolo in cantiere!

QU - AH AH AH AH. (risata malefica pinguinesca)




  
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