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Autore: WibblyVale    10/09/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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I Kage erano seduti attorno al tavolo con i loro assistenti accanto. Shikamaru osservava la sala con apprensione, gli avevano chiesto di alzarsi e di prendere parola. Non era facile in mezzo a tutte quelle persone. Lanciò uno sguardo a Temari, ma la ragazza evitò di guardarlo. Sospirò e si alzò in piedi.
“Chiaramente, è solo una proposta.” Srotolò una mappa sul tavolo. “Questi sono i nostri confini attuali. Come vedete, ci sono villaggi più piccoli come quello della Cascata e quello della Pioggia che si trovano in mezzo. A nostro parere, non sarebbe giusto inglobarli ai nostri. Hanno i loro diritti. Quindi pensavamo di garantire uno statuto speciale a questi villaggi ninja all’interno dei nostri territori.”
“In questo modo perderemmo dei privilegi” ricordò lo Tsuchikage.
“Ma miglioreremmo il clima fra i vari villaggi” sottolineò la Mizukage.
“Il villaggio della Pioggia era la sede dell’Akatsuki!” sbraitò il Raikage.
“E cosa vuoi fare, Ai? Punirli per qualcosa che non è colpa loro!” sbottò Tsunade impaziente.
“Noi abbiamo contatti con la Cascata” cominciò con più calma il Kazekage. “Sarebbero ottimi alleati.”
L’Hokage si alzò in piedi affiancando Shikamaru. “Tutti lo sarebbero. Dobbiamo costruire un clima più cordiale.”
“Sono d’accordo” s’intromise Darui. “La guerra è stata portata dalle nostre discordie.”
Shikamaru non aveva tolto gli occhi da Temari da che Gaara aveva parlato.
“So che voi avevate intenzione di stringere un’alleanza.” Deglutì. “S… Sarebbe un bene.”
Kankuro scattò in piedi. “Non so che intendi. Ma noi non facciamo queste cose! Abbiamo fatto cambiare idea al consiglio.”
Il Nara arrossì. “Oh… Non lo sapevo.” Tornò a sedersi, mentre il resto della sala si animava in una discussione accesa. Lui faticò a seguire il resto della conversazione. Un sorriso gli si era dipinto sul volto.
 
Il problema dei confini portò via loro un po’ di tempo. E fu solo a fine giornata, che il Raikage si alzò in piedi e indicò Shiori.
“Ce ne dobbiamo occupare subito. Mei, le accuse!”
La donna alzò gli occhi al cielo. “Potremmo non chiamarle accuse?” Non ricevette risposta. “Hai violato una serie di leggi, ma eri sotto copertura, quindi questo ti viene perdonato. Il problema è quel potere di vita o di morte che ti ha infettato…”
“Non lo userò mai più!”
“Hai ucciso delle persone, Shiori” le fece notare l’altra donna.
“Ehi, ehi! L’Hokage ha detto che stavano morendo” ricordò Darui.
“E l’Hokage è decisamente imparziale” commentò ironico lo Tsuchikage.
“Cerco di esserlo!” Kakashi sbatté i pugni sul tavolo. “Shiori ha sbagliato, ma in buona fede! Chi di voi non l’avrebbe fatto, se avesse avuto la possibilità di salvare i propri cari? Io posso dire che non so nemmeno se mi sarei trattenuto come ha fatto lei. Fatevi un dannato esame di coscienza!”
Shiori lo ringraziò con lo sguardo e si fece avanti. “Sono pronta a subire qualunque punizione, ma vi assicuro che quello che ho fatto l’ho fatto credendo di agire per il bene di chi amavo.” Sospirò, non le piaceva parlarne, ma doveva continuare. “Ho perso le persone che amavo una dopo l’altra. Non è una scusa, tutti abbiamo perso persone care, ma… Mi sono sentita cadere il mondo addosso e sapevo di avere un modo per ricostruirlo, perdonatemi.”
“La follia di quello che hai fatto è indescrivibile!” urlò il Raikage.
“Lo so…”
“Capo,” Darui si fece avanti. “Se posso permettermi, forse dovremmo considerare che questa donna ci ha aiutato più di una volta. Tutti noi.”
“Noi siamo vivi grazie a lei” lo sostenne Gaara, indicando sé e i suoi fratelli.
Il silenzio cadde nella sala. La Mizukage fu la prima a riprendere la parola.
“Allora votiamo. Quanti per il proscioglimento di Shiori da tutte le accuse?”
 
Shiori era stata prosciolta e nonostante ciò non era in vena di festeggiare. Kakashi la stava evitando, Tenzo era impegnato con i prigionieri e Shikamaru con i suoi problemi personali. Camminava per lo stabilimento termale, la luna si rifletteva nei laghetti, magnifica come sempre.
Tora stava bevendo dentro uno di essi. La donna le si avvicinò.
“Tora…” la chiamò. La gatta fece per andarsene, ma lei la prese nelle sue braccia. “So che non riesci a perdonarmi per quello che ti ho fatto, ma…”
Da quando l’aveva ferita, la gatta non le aveva più parlato, e quando si era ristabilita aveva deciso di seguire i cani di Kakashi.
“Mi hai fatto del male. Come i miei fratelli, come mia madre…” Si divincolò ed elegantemente saltò a terra.
“Mi dispiace. Volevo che tornassero da noi.”
“Lo so. Ma sei andata contro ogni loro desiderio.” Le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola sola.
Shiori si coprì il volto con le mani.
“Ho come l’impressione che tu non sia abituata a festeggiare,” disse una voce dietro di lei.
La donna si voltò asciugandosi le lacrime. “È un periodo complicato.”
Darui le sorrideva, agitando una bottiglia di un qualcosa di non ben definito in mano, “Ti insegno io come si fa, ti va?”
 
Shikamaru vagava per le terme in cerca di una sola persona. Entrò nella sala comune, dove si trovavano tutti. I Kage e i loro sottoposti, chiacchieravano con tranquillità. Il suo sguardo vagò per la sala, finché non la trovò. Temari era ad un tavolo che parlava con Chojuro e Naruto.
Il Nara sapeva che lo stava evitando, ma dovevano parlare. Aveva bisogno che lo facessero. Aspettò che i due ragazzi si allontanassero dal tavolo e, prima che la kunoichi di Suna, potesse evitarlo, si sedette accanto a lei.
“Mi hai mentito” disse lui.
“Non so di cosa tu stia parlando.” Temari si alzò e si mosse tra i tavoli, fino ad arrivare al buffet, prese un piatto e cominciò a servirsi il cibo.
“Quando ci siamo incontrati alla Cascata hai detto che stavate organizzando il matrimonio.”
Qualche mese prima, si erano trovati lì per questioni diplomatiche ed era finita che si erano separati in malo modo. Shikamaru aveva sentito qualcosa dentro di sé rompersi.
La ragazza appoggiò il piatto sul tavolo e sospirò. “Io non l’ho detto.”
“Non l’hai negato” sbottò il Nara, innervosendosi. “Perché?”
“Non sono affari tuoi!” Lasciò il piatto sul tavolo e fece per uscire dalla sala. “Poi, vedo che pensi che sarebbe stata una buona cosa,” gli rinfacciò acida le parole di quella mattina.
Lui la seguì. “Stavo cercando di essere professionale. E comunque sono affari miei!” Lei si voltò fulminandolo, poi riprese a camminare. “Ti ho detto che eri nel mio sogno!” Le urlò dietro, ma lei era sparita.
Shikamaru si appoggiò contro il muro e vi scivolò fino a sedersi per terra. Si era reso ridicolo dicendole quella cosa, e lei gli aveva detto che non c’era futuro, che era solo un sogno, gli aveva lasciato intendere che fosse innamorata del Kage della Cascata. Era tornato a Konoha con il cuore spezzato.
Qualcuno si sedette accanto a lui. “Ehi, qualcosa non va?” Naruto gli porse un bicchiere di sakè. “Bee me l’ha dato, non dirlo a nessuno.”
Shikamaru rise e bevve un sorso. “Sono solo stanco.”
“Sai dovresti correrle dietro, non rinunciare così.”
Il capoclan Nara arrossì. “Non… Io… Cazzo! Si capisce tanto?”
“Non le hai tolto gli occhi di dosso.”
“Non so nemmeno perché ci provo. Sento tutti dire che è normale che il primo amore finisca in un cuore spezzato. Devo farmene una ragione.”
“Senti, se dovrai essere il mio consigliere in futuro, non voglio che tu ti arrenda così facilmente. Io so essere testardo.”
Shikamaru sbuffò. “Credi che non lo sappia?”
“Poi, secondo me anche tu le piaci. Anche lei non ti ha tolto gli occhi di dosso.”
Quando si voltò per ribattere, Naruto era già sparito.  “Seccatura.”
 
Kakashi era con Sasuke, cercava di dargli consigli su come comportarsi il giorno successivo.
“Ce la posso fare, sensei!”
“Lo so, ma devi capire che qui non sei a Konoha. Hai minacciato la vita di molte persone…”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, un’espressione triste si dipinse sul suo volto. Una vena di terrore lo segnava. L’Hokage appoggiò una mano sulla sua spalla.
“Scusa. Sto riflettendo le mie paure su di te.” Sospirò. “Andrà bene. Noi siamo lì per te.”
“Grazie,” rispose il ragazzo grato.
Poco dopo, il Copia-ninja lasciò la cella dell’Uchiha di modo da lasciarlo riposare. Quando raggiunse la sua camera incontrò Naruto che lo aspettava.
“Sensei, lo salveremo, vero?” chiese il biondo agitato.
“Ma certo, Naruto. Ormai manca poco.”
 
La mattina dopo, Sasuke stava in piedi davanti al concilio riunito. La testa bassa, gli occhi che evitavano gli sguardi degli altri. Aveva fatto un ottimo discorso per difendersi, aveva mostrato il suo pentimento, aveva detto che avrebbe accettato qualunque punizione avessero deciso per lui. Non si sarebbe ribellato, non avrebbe combattuto.
Poi, fu il momento di Kakashi, come suo Kage aveva il diritto di parlare. Secondo lui il ragazzo non meritava la morte. “Tutti abbiamo fatto cazzate da giovani,” aveva detto senza ricordarsi che la sua posizione implicava una maggiore attenzione al linguaggio. “Ma nessuno di noi ha mai rimediato nel modo in cui ha rimediato lui. Ha salvato il mondo. Ci ha salvato tutti,” aggiunse infine.
“Ha quasi ucciso mio fratello!” sbraitò il Raikage.
“Lo perdono, bro!” esclamò Bee, facendo scoppiare a ridere metà della sala, e provocando un’alzata d’occhi esasperata da parte di Ai.
La decisione fu presa: Sasuke Uchiha era libero, ma non poteva restare a Konoha. Avrebbe vagato per i vari paesi, facendo del bene. Shiori si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò forte a sé.
“Sembra che la storia si ripeta,” gli sussurrò. “Ma non è così. Tu non sarai mai solo. Io ci sarò. Noi tutti ci saremo.”
“G… Grazie,” balbettò l’Uchiha in imbarazzo. Il momento passò in fretta, perché Naruto piombò su di loro urlando felice. “Idiota!” esclamò Sasuke, ma stava sorridendo.
 
La sera, nella zona, ristoro, il clima si era un po’ rilassato. Alla riunione si era anche parlato della sistemazione dei demoni e, stranamente, si erano trovati tutti d’accordo sul fatto che quelle creature dovessero essere libere di scegliere. Se felici, se trattate bene, erano degli ottimi alleati, anzi degli amici.
Shiori stava bevendo al tavolo con i suoi amici. Genma chiedeva le ferie a Kakashi per andare a trovare Lady Akemi.
“E chi mi proteggerà?” chiese l’Hokage, prendendolo in giro.
“Ci sono io,” disse Shiori. “Se mi vuoi ancora, posso lavorare per te.”
Kakashi le sorrise. Lo sguardo che si scambiarono fu piuttosto intenso. “Non potrei chiedere di meglio.”
A quel punto, la donna si alzò dal tavolo. “Molto bene. È meglio che vada a dormire. Domani abbiamo un altro paio di questioni.”
“Hai già parlato con Ten?” chiese il Copia-ninja.
Shiori scosse la testa. “Domani mattina ci troviamo nella tua stanza.” Fece per andarsene, ma Kakashi la seguì.
“Sono stato uno stupido ad arrabbiarmi con te.”
Lei gli sorrise confortante. “Tranquillo. L’importante è che tu sia felice.”
“E lo sono?” le chiese lui.
Shiori gli posò un bacio sulla guancia. “In questo momento, mi pare di sì.”
 
Shikamaru aveva seguito in silenzio Temari per ore, finché finalmente non riuscì a trovarla sola sul tetto del piccolo stabilimento. Lei si voltò non appena sentì i suoi passi dietro di sé.
“Che vuoi?”
“Perché mi hai lasciato credere che ti piaceva?” chiese il Nara sentendo quanto fosse stupido quanto gli usciva dalla bocca.
La ragazza si voltò a guardare il cielo in silenzio, ma lui non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Voleva una risposta. Temari si sentiva penetrata da quello sguardo, ma non voleva cedere.
“Tem… Io… Ino e Choji dicono che devo dirti ciò che provo, ma non sono bravo con le parole. Ti piace davvero?”
La sorella del Kazekage tornò a guardarlo. “Quanto sei imbecille!”
Shikamaru sgranò gli occhi. “Come ti…” Si bloccò, vedendola stringersi nelle braccia agitata.
“Lui non mi piace, mi sono spaventata quando tu mi hai detto che ero nel tuo sogno.”
Il Nara arrossì. “Tutto qui?”
“Tutto qui?” sbottò lei. “Mi dici che sono nel tuo sogno di completa felicità, e credi che non sia abbastanza per spaventarmi?”
Il capoclan stava cominciando a capire quale fosse il problema, sperava solo di non sbagliarsi. “Perché che ruolo credi di aver avuto in quel sogno? C’erano anche Ino e Choji, ma non si sono spaventati.”
Temari arrossì. “Io… io…”
Il moro trattenne a stento un sorriso. “Cosa ti ha spaventato?”
Lei abbassò lo sguardo, in imbarazzo. “Tu eri nel mio,” sussurrò. “Eri nel mio sogno.”
Il ragazzo fece qualche passo avanti. “E cosa facevo nel tuo sogno?” chiese, sempre più audace.
Credeva che lei non potesse diventare ancora più rossa, invece il suo viso si colorò ulteriormente. Lui ormai era a pochi centimetri da lei.
“Che ne dici se ti faccio vedere cosa succedeva nel mio?” Lei alzò lo sguardo con gli occhi sbarrati. “Fermami, quando ti sembra che diventi diverso dal tuo.” Prese la mano di lei, accarezzandola dolcemente. I loro visi ormai erano vicini. La mano di lui risalì il braccio, mentre i loro nasi si sfioravano. Shikamaru piegò leggermente la testa e…
“SHIKA!!!” Naruto uscì sul tetto, costringendoli ad allontanarsi.
“Che c’è?” La voce gli uscì piuttosto roca.
“Hanno portato la torta al cioccolato! Quattro piani!”
“Arriviamo, fra poco.”
Naruto lo guardò confuso. “Ho detto quattro pia…” Qualcosa lo costrinse a bloccarsi. Il Nara capì che doveva essere Kurama, perché il Jinchuriki cominciò a spostare lo sguardo tra lui e Temari. “Oh… Certo… Beh, cercherò di… di tenervi da parte qualche fetta,” commentò, camminando all’indietro e raggiungendo la porta. Prima di uscire alzò il pollice in direzione di Shikamaru e gli fece l’occhiolino, poi chiuse la porta dietro di sé.
“Ti prego dimmi che non l’hai visto!” disse il Nara.
“Cosa? Il pollice alzato o l’occhiolino?” chiese Temari, in tono scherzoso.
Il capoclan arrossì. “Non è che io stia… Insomma… Non sono qui solo per andarmene poi a vantare con gli amici.”
La ragazza rise. “Tranquillo, Nara, so che non ne sei il tipo.”
Shikamaru voleva avvicinarsi di nuovo a lei, ma aveva bisogno di conferme. “Assomigliava al tuo sogno? Intendo… prima che ci interrompesse…”
Lei annuì.
“Perché ti spaventava?” chiese lui.
“Mi spaventa ancora. A te no?”
“Io… Sì, ma… Tu sei più coraggiosa di me.”
Temari scosse la testa. “Ero davvero felice in quel sogno. Felice come non lo sono stata mai. Era bello, ma… Sono sempre stata indipendente e pensare che quella felicità dipenda da…” Abbassò di nuovo lo sguardo, ma Shikamaru posò la sua mano sotto il mento e le impose di guardarlo.
“Sapere che tanta felicità dipenda da qualcun altro è una gran seccatura, non è vero?”
La bionda scoppiò a ridere. “Sì, lo è.”
“Sono disposto a farmi esasperare da te,” disse lui, arrossendo e portandosi la mano dietro la testa in imbarazzo.
Temari sentì le lacrime fare capolino, ma le ricacciò indietro. Gettò le braccia al collo del Nara e lasciò che lui le prendesse il volto tra le mani. Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, poi il bacio si approfondì, dando inizio al sogno che sarebbe stata la loro vita futura.
 
Caldi baci costruivano un percorso lungo il corpo di Shiori. La donna si morse il labbro inferiore e gemette quando un leggero morso lasciò il suo marchio sul collo. Poi, i baci ripresero a scendere. Lei pose il proprio braccio dietro alla sua testa e guardò l’uomo che stava portando avanti quell’operazione.
Le mani scure accarezzavano i suoi fianchi, mentre gli occhi profondi erano fissi nei suoi. Darui la guardava con uno sguardo giocoso. Ed era quello che stavano facendo: stavano giocando. La sera prima, quando l’aveva raggiunta con la bottiglia di sakè, avevano chiacchierato. Poi, una parola tira l’altra e uno dei due aveva suggerito di spostare la conversazione in camera.
Shiori non avrebbe mai accettato una proposta del genere se non fosse stata così avvilita per Kakashi. Soprattutto non avrebbe mai accettato se non avesse potuto sentire i sentimenti del ninja della Nuvola: voleva divertirsi, nessun impegno. E così si erano ritrovati chiusi insieme in una stanza per la seconda serata di fila.
“Sai, io ti ho parlato di Kakashi, perché non mi parli del tuo amore perduto?” chiese lei, mentre Darui, che stava lasciando baci delicati sul suo ventre, alzò la testa.
“Io non ho… Oh vaffanculo, Nara!” Che senso aveva mentire?
“Mi ci è voluto un po’. Tutta questa spavalderia. Poi…” Si mordicchiò il labbro inferiore. “Diciamo che mi hai lasciato poco tempo per pensare a quello che provavi. Però poi ho capito…”
“Posso parlare…” Tornò sulle sue labbra e la baciò, avvicinando i loro corpi, a malapena coperti da un lenzuolo. “O posso continuare quello che sto facendo… Tua la scelta.”
Shiori sorrise. “Direi che puoi finire. Ne possiamo parlare dopo.”
 
Shiori era sdraiata di schiena, Darui era disteso accanto a lei. Entrambi erano ansimanti.
“Allora…” cominciò lei. “La tua storia…”
L’uomo si voltò su un fianco. “Pensavo di averti fatto scordare persino il tuo nome,” commentò divertito.
“Oh, mio caro, ci vuole molto di più. Vai con la storia,” insisté lei determinata.
Darui alzò gli occhi al cielo, ma accettò. “È un’insegnate. Non dell’Accademia. Dell’asilo, non ha nulla a che fare con questo mondo. L’ho incontrata una sera in un locale. Non sapevo chi fosse, mi ha… Una delle notti più belle della mia vita. Non sapevo il suo nome. L’ho cercata per giorni. Finché settimane dopo, dovevo andare a prendere un bambino, figlio di un paio di colleghi… Non sono tornati da una missione…”
Shiori strinse la mano dello shinobi, capiva perfettamente quel dolore.
“La vidi lì, con quel fare da maestra severa. Mi disse che non dovevo traumatizzare il bambino! Mi disse di andarci piano e rimase accanto a me quando glielo rivelai. Mi sono sentito più al sicuro anche io. So che non era lì per me, ma… Le chiesi di uscire insieme. Rifiutò. Diceva che i ninja erano gente da portarsi a letto una volta, non si poteva costruire una vita con loro. Non mi arresi. L’aspettavo alla fine del turno quasi tutti i giorni, e se non potevo esserci, facevo in modo che ricevesse dei fiori da me. Non lo sapevo, ma credo che fossi già innamorato. Finalmente accettò e poco dopo eravamo una coppia. Poi… Un paio di mesi prima della Grande Guerra, il Raikage mi chiamò a sé. Mi disse che ero la sua scelta, in caso… Voleva che lo sostituissi. Ho sentito tutte le responsabilità del mondo sulle mie spalle. So che è folle, ma… Non volevo che lei vivesse una vita in cui tutto veniva prima di lei, e non potevo rifiutarmi di accettare l’incarico. La lasciai. Saremmo dovuti andare a convivere due settimane dopo. Credo che avesse ragione. Quella dei ninja è una vita solitaria. Siamo persone da una botta e via.”
“Non dire cazzate, Darui!” esclamò lei mettendosi a sedere. “Anche noi abbiamo diritto a trovare l’anima gemella!”
“Parli tu?” chiese lui retorico.
“La mia situazione è diversa! Promettimi che parlerai con lei. La ami troppo per lasciarla andare!” Lui la osservava stranito. “Cosa?”
“È strano che sia tu a chiedermelo” spiegò indicandola, sottolineando lo stato in cui si trovava.
Lei alzò le spalle con indifferenza. “Io sento ciò che provi e voglio che tu sia felice.”
“Sai cosa mi renderebbe felice ora?” fece con tono basso e avvolgente.
“Non cambiare argomento. Dimmi che ci proverai!”
Lui sbuffò. “Ci proverò.”
 
Kakashi aveva passato la notte insonne. L’ultimo giorno della riunione, il pensiero di lasciare la casa di Gai per vivere con Yuri, Shiori. Non appena la sua mente gli propose l’immagine della donna, andò a sfiorarsi la guancia.
Ripensò a tutto quello che li aveva portati fin lì: la sua rabbia, il suo rimorso, il darle la colpa per le scelte che aveva preso. Non facevano più male come all’inizio. Non sapeva come, ma un giorno aveva ricominciato a vedere Shiori, non la donna che l’aveva tenuto lontano da suo figlio. E ora lì, in quel momento felice, dopo che Sasuke era stato prosciolto, sentiva che gli mancava lei accanto per festeggiare.
Cercò di tornare in sé, lui aveva una donna a casa che lo aspettava, che lo amava, con cui non litigava per ogni più piccola sciocchezza, una donna sexy, a dir poco perfetta. Shiori, invece, era pigra, testarda, a volte scontrosa, spesso non aveva il benché minimo senso dell’eleganza, mentre Yuri… Yuri era sempre così curata… così… Ma non era Shiori… Shiori…
“Io la amo, cazzo!” sbottò.
“Con chi stai parlando?” chiese Tenzo sul lettino, accanto al suo.
Kakashi scattò in piedi. “Devo andare!” esclamò. Si infilò velocemente una camicia.
“E dove? Fra mezz’ora Shiori passa per parlare della strategia finale.”
“Non posso aspettare!” urlò, fiondandosi fuori dalla stanza.
Corse giù per il corridoio fino alla stanza di Shiori, colpendo con forza la porta. Poco dopo, lei aprì indossava una leggera vestaglia lilla e lo guardava con un’espressione confusa.
“Ti amo!” disse lui, senza più alcun timore. Prese il suo volto tra le mani e la baciò con passione.
  
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