Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lucy_susan    10/09/2017    2 recensioni
"Ricordi cosa è successo due anni fa? Io c'ero ed è stato orribile" si lamentava una donna in abito blu intenso.
"Oh, puoi ben dirlo cara, ma questa volta la regina ha giurato di sapersi controllare" rispose un uomo al suo fianco.
"Se non c'era riuscita in ventun anni, come può sperare di aver raggiunto un risultato dopo soli altri due anni?" intervenne un ometto mingherlino che, nel suo abito verde foglia coronato da medaglie e spillette, sembrava ancora più piccolo.
Nel frattempo erano tutti entrati nell'atrio e aspettavano di essere presentati per poter prendere effettivamente parte alla festa nella sala da ballo e continuare la conversazione.
Un cameriere in livrea stava tutto impettito ad un lato della porta e chiedeva ad ognuno il nome.
"Come devo presentarvi?" Chiese ad Hans.
"Sono il conte Marc Cantelle, figlio del duca di Chantelier" rispose prontamente il rosso.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. La regina del ghiaccio

Quindici uomini armati camminavano nei corridoi perlustrando il castello, venti stavano immobili nel giardino, dieci percorrevano le mura e quattro erano posizionati su altrettante torrette agli angoli del castello. Quattro guardie erano di controllo al ponte levatoio e due al portone principale. Cinque erano le guardie personali della principessa che la seguivano ovunque fuorché nelle stanze personali dove era quasi sempre in compagnia di due ancelle. Nelle segrete sei guardie giocavano a carte più che controllare il prigioniero, che di lì a poco sarebbe stato giustiziato.

Era una giornata uggiosa nella quale le nuvole plumbee si muovevano placide nel cielo ed impedivano, superbe, alla terra la visione del sole. Qualche goccia maldestra cadeva dall'alto andando a urtare il ferro delle armature, la morbida terra, le pietre delle strade, i comignoli delle case o le foglie degli alberi ormai gialle, rosse e marroni.

Dalla minuscola finestra sbarrata due grandi occhi scuri scrutavano il verde prato davanti a loro e seguivano i movimenti delle figure nere che lo attraversavano. Gli schiamazzi dei carcerieri non lo disturbavano perché ormai le sue orecchie si erano abituate al baccano delle prigioni. In una città così piccola era l’unico carcerato al momento.

Nessun prigioniero da manipolare qui. Nessuno a cui fare paura, o da zittire con un gesto.

Hans rise, ma di una risata isterica come mai aveva sentito uscire dalla sua bocca. Il suono si mescolò a quello delle altre risa e scomparve ignorato da tutti.

Vide passare lenta e concentrata la principessa Anna. Scosse la testa e disse con la mente nella sua direzione.

Tu mi avevi fatto una promessa, mi fidavo di te. C'era un accordo taciuto fra noi per cui tu dovevi lasciarmi fuggire.

Come se avesse potuto sentire i suoi pensieri la ragazza voltò leggermente lo sguardo e fissò i suoi occhi verso di lui. Una smorfia si dipinse sul suo volto come se avesse voluto rispondergli: Io non ti ho mai promesso una cosa simile.

La principessa tornò a guardare avanti e scomparve oltre il cancello.

Una ricompensa eterna, ora capisco cosa intendevi.

Sospirò Hans e si andò a sedere sul letto.

Quindi adesso io morirò e tu cosa farai? Pensi di governare Arendelle da sola senza che tutta questa morte trovi il suo vero colpevole?

Fra le pareti della cella poté sentire la risposta altezzosa della rossa.

Me la caverò egregiamente anche senza il tuo aiuto se è questo che intendi, principe Hans.

 

Quattro uomini sostenevano la bara di cristallo che dal letto della camera della regina aveva attraversato molti corridoi e raggiunto il portone d'ingresso. Ora era fuori, bagnata da quelle gocce sporadiche. Dietro di essa Anna teneva la testa bassa coperta da un cappello nero, a fianco a lei due guardie la scortavano. Subito dietro, il maggiordomo e la cameriera personale della regina erano seguiti da altre persone influenti della regione.

Girarono attorno al piedistallo, l'unica cosa rimasta dell'imponente scultura, bellissima e maestosa andata in frantumi con la morte di Elsa.

Attraversarono il ponte levatoio e fuori tutta la città aspettava amareggiata la comparsa della bara. Silenziosi tutti i presenti si misero in corteo dietro di essa e la seguirono fino al cimitero. Qui si disposero a semicerchio per potere vedere la deposizione. Affianco alle due tombe dei genitori era stata posata una pietra altrettanto grande con incise poche parole:

Regina Elsa di Arendelle

nata nel 1822 ~ morta nel 1845

La regina del ghiaccio.

 

La bara venne adagiata nel buco scavato per lei lentamente. Non venne coperta perché tutti potessero omaggiarla con fiori o pensieri. Quando fu il turno di Anna si mosse lenta e misurata e si avvicinò al vetro. Guardò per l'ultima volta il bel viso della regina più pallido che mai, dalle linee austere, regali incorniciato dai bei capelli d'argento, ma non potè fissarla a lungo. Voltò gli occhi alle altre due tombe come per cercare conferma e vide i suoi genitori guardarla amareggiati. Si tenevano per mano ed indossavano ancora i vestiti di quando erano partiti. Anche Kristoff era con loro e la guardava con rimprovero come mai aveva fatto. Smarrita esitò. Poi, mentre il prete benediceva la bara, comparve anche lei. Si avvicinò al padre e gli prese il braccio. Lo baciò sulla guancia e lo stesso fece con la madre e loro ricambiarono. La visione sconvolse Anna che lasciò cadere i fiori che aveva portato per la sorella nella fossa.

La bocca di leone rimbalzò leggera e senza rumore e scivolò sulla superficie liscia cadendo sul terreno morbido. Kristoff le parlò calmo:

"Anna, cosa hai fatto?"

"Non mi sembra stiano così male insieme. Guarda come si vogliono bene."

Chiuse gli occhi e si allontanò dalla bara per distogliere quelle immagini dalla sua mente.

 

Un cielo scuro sovrastava il castello mentre i fuochi nei camini riscaldavano l’aria. La principessa sedeva sul letto sola e silenziosa consumando il dolce tepore diffusosi nella camera. D'un tratto, come un fiore che si apre alle prime luci, un raggio di sole sfuggì al controllo della coltre di nubi e illuminò la parte esposta di un nembo lontano. In quei riflessi la mente malata della principessa vide i capelli color del grano ancora imbrattati di neve di Kristoff il giorno in cui era morto. Se lo immaginò seduto sul letto insieme a lei, sorridente come sempre, che la circondava con le sue braccia vigorose. In una giornata come quella lui l'avrebbe consolata portandola nel bosco a caccia di funghi e bacche, poi avrebbero trovato una radura dove mangiarli disturbati solo dal canto degli uccelli e dal movimento di qualche animale selvatico e avrebbero riposato fino all'ora del ritorno. Ma oramai tutto ciò non era possibile. Rimaneva solo lei.

Come a sottolineare la sua solitudine, le nuvole si chiusero sullo spiraglio e rimase tutto bianco e grigio. E fu in quelle sfumature che riconobbe una figura sdraiata con le labbra rosse, come il sangue che sgorgava dalla ferita nel petto e il viso pallido come il ghiaccio.

Abbassò lo sguardo per non dover rivedere quella macabra scena e la accolse il disegno astratto del tappeto sotto il letto. Seguì le linee che la portarono alla filigrana dorata sul bordo della coperta verde. Risalì sulle colonne di legno scuro che sorreggevano il baldacchino del letto avvolte in drappi sottili di seta rossa e con la coda dell’occhio vide il dipinto sopra il comò. Raffigurava Kristoff che la abbracciava e la osservava con sguardo amoroso, mentre lei aveva lo sguardo fisso in avanti e si lasciava cullare con un sorriso. Un sorriso sincero, che era sparito mesi fa.

Anna cos’hai fatto?

Una voce le rimbombò nel cervello, inconfondibile per un orecchio abituato a bearsi di quella nota bassa e confortevole. E infatti accanto alla finestra era comparso Kristoff. Gli occhi color corteccia la guardavano con pietà e la sua voce era come una carezza per le sue orecchie. Il cuore cominciò a batterle forte, anche sapendo che quell’ombra era solo frutto della sua immaginazione.

Dopo un primo momento di smarrimento Anna aveva indurito la sua espressione non intenzionata a rispondere.

Anna. La richiamò lui facendo un passo verso di lei.

La ragazza spaventata e incompresa dall’uomo che amava, rispose acida: “Quello che era giusto.”

Hai ucciso tua sorella e incolpato un innocente, come può essere una cosa giusta?

“Nessuno dei due era poi così innocente.” L’aveva fatto per lui, per vendicare la sua morte, come poteva non capire?

Si alzò con un’espressione severa in volto, lo sorpassò e si fermò davanti al quadro con le mani sul comò e lo sguardo basso.

Anna, ma perché?

“PER TE!” Urlò esasperata.

Nessuno capiva eppure a lei sembrava tutto così chiaro. Tutto era perfetto e allora perché quegli spiriti non la lasciavano in pace?

Ma Elsa era tua sorella. Con lei giocavi nella neve anche d’estate, cantavate insieme, vi siete salvate la vita a vicenda. Tu le hai salvato la vita. Le volevi così tanto male?

“Dopo quello che ti ha fatto” cominciò a denti stretti, “non si è sentita in colpa nemmeno un secondo."

Percepiva la rabbia crescerle nel petto e il cuore battere sempre più forte. I respiri si fecero più profondi e furibondi.

“Non si è scusata, non si è vestita a lutto, non ha cercato di rimediare consolandomi come una buona sorella. No, lei ha subito pensato al regno, al successore, a come rimpiazzarti. Voleva fare di me una pedina.”

Si girò e puntò lo sguardo in quello chiaro dell’amato.

“Io non ero e mai avrei potuto essere una marionetta nelle sue mani da comandare a piacimento."

Lo sguardo sicuro era fisso sulla figura luminosa di Kristoff che la guardava con altrettanta sicurezza.

Non è vero quello che dici, Anna.

Un’altra voce si intromise. Era quella di Elsa, ma non quella arrabbiata o altezzosa degli ultimi mesi. Era dolce e compassionevole, era quella che Anna avrebbe voluto sentire nei momenti di sconforto dopo la morte di Kristoff, ma che non era mai arrivata. La principessa ebbe appena il coraggio di guardarla. Altera, con lo sguardo sublime e ammaliante, le curve sottili e quello squarcio nel petto, così vuoto, così perfetto. Le si strinse il cuore in una morsa indescrivibile mentre lacrime di rabbia minacciavano di rigarle le guance.

“E quando esattamente ti saresti accorta della sua assenza e dell’effetto che aveva avuto su di me il tuo atto?” Sputò velenosa come una vipera.

Io ho cercato di creare un muro quando l’ho visto a terra incapace di alzarsi, ma era ormai troppo tardi.

Fece una pausa e cominciò a fluttuare per la stanza.

Io ti invidiavo per la fortuna che avevi. Tu avresti sempre avuto qualcuno di fianco a proteggerti dagli impatti della vita, mentre l’uomo che amavo io mi aveva quasi uccisa.

Il volto della sorella si addolcì lievemente, lasciando trasparire l’amore che ancora provava per Elsa.

All’inizio vi ammiravo e vi volevo bene, ma poi una strana invidia è cresciuta sempre più e mi ha pervaso il cuore come un’ombra al calar del sole.

Elsa si volse verso la sorella guardandola con i suoi incredibili occhi azzurri.

“Resta il fatto che tu mi volevi usare. Non mi hai lasciato via di scampo, se volevo liberarmi da questa gabbia dovevo ucciderti. Riuscirò a far sopravvivere Arendelle senza dovermi sposare con persone che non amo, perché l’unica che avrei potuto sposare me l’hai portata via tu.”

Detto questo si girò verso Kristoff sperando di trovare uno sguardo amorevole che l'accogliesse come una bambina, ma quello che ricevette fu solo rimprovero. Come una madre guarda il figlio che ha appena rovesciato il vaso con i suoi fiori più belli, così Kristoff guardava Anna che si sentì improvvisamente smarrita.

“Nemmeno tu che mi ami riesci a comprendermi?”

Sull’orlo del pianto si coprì il viso con le mani trattenendo i singhiozzi.

No Anna, nemmeno io ti capisco. Nessuno merita la morte e non importa di quale crimine si è macchiato. Siamo tutti persone e abbiamo il diritto di vivere.

Si avvicinò alla donna e le toccò il braccio, ma essendo solo uno spirito Anna non poté sentire che un leggero spiffero.

Elsa ha sbagliato non salvandomi e cercando scuse per giustificarsi, ma tu non dovevi ucciderla. Ti sei macchiata di un crimine ancora più grave coinvolgendo Hans.

Anna alzò il viso rigato dalle lacrime e si ritrovò quello di Kristoff a pochi centimetri. Incompresa e arrabbiata alzò una mano e scacciò le due figure con un gesto secco.

"Basta!"

Il silenzio tornò a dominare la stanza più tetro che mai e accompagnò i suoi passi verso il letto. Vi cadde sopra come un fiocco leggero che si poggia al suolo. Fuori ormai le nuvole si stavano diradando per lasciare spazio alle prime coraggiose stelle, mentre la luna audace era già comparsa da tempo.

Anna rimase stesa, immobile, sul letto per molto tempo. Fino a che Morfeo non la accolse fra le sue potenti braccia. Lì,nel buio dell’oblio avrebbe potuto finalmente trovare conforto. O così credeva.



 

AdA:

Ciao bella gente!

Qua a casa mia c’è un tempo orribile che sembra molto quello descritto in questo capitolo, perciò potrete ben capire che effetto hanno avuto queste parole sul mio animo di scrittrice. Spero di aver reso bene l’idea.

In questo capitolo, secondo me molto bello, si inizia ad intuire il titolo della storia. Anna ormai ha perso la sua lucidità, Hans è condannato e stavolta sul serio, e Arendelle rimane ignara di queste controversie. Come si chiuderà questa macabra storia? Anna governerà o qualcuno scoprirà i suoi piani malvagi?

Tutte le risposte nel prossimo capitolo XD

A prestooooo,

Lu_Sue;P

  
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