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Autore: Jeo 95    11/09/2017    0 recensioni
[Annalogia; Ignayla] [Mia personale versione ad una possibile successione degli eventi, possibili SPOILER]
***
«Cosa succede, Ze-chan?»
A Zeref piaceva quando Anna lo stringeva a se, era piacevole e gli ricordava quando da bambino, senza la maledizione a gravitare sul suo essere, sua madre lo stringeva allo stesso modo. Era un ricordo felice, uno dei pochi che ancora gli restavano.
Ed era per conservare quel ricordo e quel calore che Zeref voleva assolutamente fermare il caos che stava dilagando imperterrito nel mondo degli umani.
***
Storia che verrà aggiornata ogni sabato ;)
Abbiate fiducia nella nuova Jeo (o ArhiShay... se efp cambiasse il nick), rinata dalle proprie ceneri per portarvi le sue nuove storie.
Un bacione a tutti e a presto
Jeo 95 :3 (o ArhiShay xD)
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Igneel, Layla Heartphilia, Zeref
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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N.d.A- .... bonsoir? *Si ripara dalle fucilate e dai lanci di armi contundenti*
Sisi lo so! Sono passati mesi da quando avrei dovuto aggiornare, mea culpa sorry!
Il problema era che questa storia era già fatta che finita, se non che mentre editavo il quarto capitolo ho avuto un lapsus puro e... ho cancellato tutto.
Vuoi che non mi convincesse, vuoi che non mi ispirasse, alla fine ho eliminato gli ultimi capitoli e li ho rifatti.
Questo aggiunto ad un calo di ispirazione e ad un improvviso ammontare degli impegni (causa quindi di riduzione del tempo per scrivere) hanno portato all'inevitabile procastino continuo del capitolo... fino ad oggi.
Vi posso dire che mancano ormai 2 capitoli alla fine, per un totale di sei capitoli totali.
Spero di non ritardare più, ma non garantisco assolutamente nulla xD


Baci a chiunque fosse ancora interessato alla storia e a presto,

Jeo 93 =3 (ArhiShay)

p.s. perdonate gli errori, e sentitevi liberi di segnalarli!

p.p.s. Mi trovate anche su:

Writer's Wing
 

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*w*w*w*w*





CAPITOLO 4- RITORNO


 

Layla osservava la sua Lucy con gioia nello sguardo, mentre la sua piccola correva sorridendo tra le braccia di Grandine, sfuggendo alle pesanti lezioni che Weisslogia esigeva che imparasse. Come futura erede degli Hertphilia doveva ricevere un'educazione appropriata, questo era quello che ripeteva ogni qual volta Lucy tentava di sfuggirgli. E una volta raggiunte le braccia di Grandine, Lucy sapeva di essere salva, poiché nemmeno il serioso ed impassibile Weisslogia poteva contraddire il volere della sua dolce metà.

Layla sorrideva mentre la guardava, eppure ogni volta che gli occhi marroni di Lucy si fissavano su di lei, una scarica l'attraversava lungo tutta la schiena, scuotendola talmente in profondità che Layla quasi non riusciva a restare in piedi sulle proprie gambe.

Perchè gli occhi di Lucy erano marroni, eppure alle volte sembravano tingersi di rosso. Una miscela perfetta, letale in un certo senso, incandescente come la lava di un vulcano. Ed era quando quella strana tinta prendeva controllo degli occhi di Lucy che Layla non riusciva più a sostenere il suo sguardo.

Le faceva male non poter guardare negli occhi sua figlia, solo gli Dei sapevano quanto soffriva ogni volta, ma aveva la sensazione che se l'avesse guardata anche solo un secondo di troppo, quella piccola sbavatura rossa l'avrebbe travolta come un fiume in piena, trascinandola a fondo, verso pensieri che da sette anni Layla aveva racchiuso nel cuore con un lucchetto. Non desiderava perdervisi di nuovo, aveva già sofferto abbastanza, ed ora tutto ciò a cui doveva pensare era Lucy.

«Tutto bene, Layla-sama?» voltandosi verso Metallicana, le sorrise dolcemente, rassicurando con un solo sguardo la sua più cara amica e confidente.

Metallicana era stata con lei ogni giorno ed ogni notte da quando era stata abbandonata. L'aveva confortata, le aveva ridato forza, accompagnandola in un viaggio che era un fallimento già dal principio, ma sostenendola quando tutti le avevano gridato di arrendersi.

Era stata l'unica a sostenerla, a guidarla veramente, a permetterle di seguire il suo cuore e non la sola ragione. Le doveva tutto.

«Sono solo un po' stanca. Ieri siamo andati a passeggio, temo di aver esagerato.»

Metallicana corrugò la fronte, ma non disse nulla.

In quei sette anni, specialmente dopo la nascita di Lucy, le condizioni fisiche di Layla si erano aggravate giorno dopo giorno, costringendola al letto più di quanto lei stessa desiderasse. Mancavano due mesi all'apertura del portale, eppure Metallicana non era convinta che fosse Layla a doversi occupare di aprirlo.

La magia con cui Lucy era nata aveva dell'incredibile. Un potenziale magico che non vedeva da secoli ormai, ed il cuore puro che aveva stimolava la crescita della magia più di quanto avrebbe fatto in chiunque altro. Era sempre più convinta che se fosse stata lei ad aprire il portale, tutto sarebbe andato bene. Ma Layla era testarda e non voleva sentire ragioni.

«Non lascerò a mia figlia questo fardello.» ed ogni volta congedava così ogni suo tentativo di persuaderla a lasciare che fosse Lucy ad eseguire il rito.

«Ti serviva qualcosa, Ana-chan?»

Il drago si riscosse dai propri pensieri, annuendo in gesto automatico alla padrona, improvvisamente incerta se comunicarle ciò che Skyadrum aveva visto in sogno. Non voleva più vederla soffrire, non l'avrebbe sopportato.

Trasse un profondo respiro, ed infine parlò.«Sta tornando.»

E fu sicura di aver sentito il cuore di Layla fermarsi in quell'istante.

*w*w*w*w*

Lucy sghignazzava felice nel suo nascondiglio, mentre sentiva i richiami impazienti di Weisslogia chiamarla a gran voce. Ridacchiò ancora.

Era stata brava stavolta, si era messa sottovento, così che non potesse fiutarla, ed era stata attenta a non emettere il minimo suono, così che nemmeno con il finissimo udito dei draghi potesse scoprirla. Aveva solo cinque anni Lucy, quasi sei ormai, ma era una bambina intelligente, Skyadrum glielo diceva sempre.

Alla voce del noioso drago bianco si unì presto anche quella di Grandine. Di solito Lucy sarebbe corsa fuori ad abbracciarla, pregandola di salvarla dal drago cattivo e ridendo delle facce buffe che ogni volta Weisslogia faceva davanti alla moglie. Stavolta invece rimase nascosta.

Sapeva di essere stata brava e attenta, ma voleva vedere quanto lo era stata. Grandine continuava a chiamarla a gran voce, la vide annusare l'aria, tendere le orecchie, e capì che non l'aveva trovata quando vide comparire dal nulla anche Metallicana, Skyadrum e sua madre.

Sembravano tesi, preoccupati, ma Lucy era troppo piccola per accorgersi del tumulto che quel suo piccolo gioco aveva creato. Era solo felice di essere stata la più brava, di essersi saputa nascondere anche ai sensi sviluppati di quattro draghi.

Ridendo si allontanò attenta a non fare rumore. Era la sua occasione per vedere l'albero di cui spesso le parlava Grandine, quello a cui la mamma piaceva scalare sempre da giovane, ma dove nessuno voleva mai portarla.

«Troppo pericoloso per una piccola lady come te.» le avevano risposto mille volte, e Lucy non capiva perché tutti si rifiutassero di mostrargli il luogo preferito della sua mamma. Voleva vederlo assolutamente, e questa era la sua unica occasione per farlo.

Strisciò piano tra i cespugli, attenta a muoversi con cautela, e quando vide che tutti erano distratti rientrò nel maniero e si chiuse la porta alle spalle. Ora doveva soltanto arrivare all'ingresso e trovare un modo per aprire l'enorme portone, ma a quello avrebbe pensato poi.

Trovò la porta aperta. Spetto-san stava annaffiando i fiori che decoravano l'ingresso, canticchiando una delle ninna nanne che cantava anche alla sua mamma quando era bambina. Lucy sorrise felice.

Se era riuscita ad imbrogliare quattro draghi, passare vicino a Spetto-san senza che se ne accorgesse doveva essere una passeggiata!

Si adagiò contro il muro, assicurandosi che la vecchia governante non si fosse nel frattempo voltata verso di lei, e quando la vide china a sistemare alcuni vasi, Lucy colse l'occasione e corse.

Corse veloce, quasi come se stesse volando, e si sentì improvvisamente la bambina più forte del mondo. Era sbagliato scappare di casa, probabilmente una volta tornata l'avrebbero rimproverata e punita, ma adesso di tutto questo non le importava. Perché era libera di andare a trovare l'albero della mamma.

Alle conseguenze ci avrebbe pensato dopo.
 

*w*w*w*w*
 

Dopo sette anni passati lontani da casa, rivedere finalmente il maniero Heartphilia davanti a se fu per Igneel fonte di emozioni miste e contrastanti tra loro.

Felicità, ansia, paura, impazienza. Tutto si mischiava nella sua testa e vorticava con tale forza da causargli quasi dolore, mentre il ricordo del viso addormentato della sua amata ancora gli sconvolgeva il sonno. Perché in quel sette anni non aveva potuto dimenticarla, nemmeno per un istante.

Si aspettava dai suoi compagni le più molteplici e confusionarie reazioni, tutte culminanti con loro che, dopotutto, erano felici di rivederlo. Da Layla altro non si aspettava che freddo astio.

Gli faceva male pensare che lei lo odiasse, ma dopotutto se l'era cercata, non poteva certo fare la vittima ora. Prendendo un profondo respiro azzerò la distanza che ancora lo separava dal maniero, con il cuore che tamburellava violento contro il petto, voglioso di sfondare la cassa toracica per saltare fuori ed allontanarsi quanto più possibile da quel luogo colmo di ricordi.

Prima di affrontare il suo passato però, c'era un luogo dove voleva andare, sperando di ritrovare ancora un vecchio amico che era stato un compagno affidabile. Sotto la sua chioma erano accaduti alcuni dei fatti migliori della sua vita, ed Igneel non aveva certo dimenticato.

Si allontanò dalla casa, ed in poco tempo fu a metri di distanza, a osservare la quercia centenaria sotto il quale lui e Layla si erano scambiati il primo bacio, ed il secondo, e tanti altri che non riusciva a contare. Era l'albero sulle cui fronte Layla adorava arrampicarsi, un luogo in cui era sicuro l'avrebbe sempre ritrovata.

Toccò la corteccia, e con un sospiro si lasciò andare ad un sospiro. Quanto tempo era passato? Non troppo, erano 400 anni che aspettava Natsu, per lui il tempo non aveva significato, eppure aveva tenuto conto di ogni secondo passato lontano da Layla.

L'aveva fatto per il suo bene, se lo ripeteva ogni giorno, ma non era sufficiente a fargli credere di essere dalla parte del giusto.

«E tu chi sei?» quasi gli venne un infarto. Non aveva percepito assolutamente nessuno nelle vicinanze, né odori né rumori, eppure sull'albero al quale teneva tanto ora c'era una bambina che lo fissava con curiosità.

Nel tempo in cui realizzò quel pensiero, qualcosa in quella bambina lo incantò.

Aveva lunghi e lisci capelli color dell'oro, e due occhi marroni che furono capaci di seccarli la gola come mai gli era successo prima. Un drago del fuoco a cui si secca la gola, gli veniva da ridere solo pensandolo.

C'era qualcosa negli occhi di quella bambina però, che l'aveva scosso. Erano marroni, cioccolato profondo ed intenso, gli pareva di esservi già perso in passato in quegli stessi occhi... eppure c'era qualcosa di diverso, singolare, come un fuoco in quel mare di cioccolato che bruciava impervio, ma che poteva essere scorto solo da particolari angolazioni.

Nel momento in cui l'aveva vista, Igneel aveva capito a chi si trovasse davanti, eppure temeva a chiederle una qualunque conferma, certo che il suo cuore non avrebbe retto a quel tipo di notizia. Non poteva lamentarsi però, si era condannato da solo a quella sorte.

«Signor vecchietto si sente bene?» il cuore di Igneel perse un battito.

Vecchietto? Certo aveva qualche centennio sulle spalle, ma era ancora un ragazzino!

Si disse di restare calmo, dopotutto la bambina non l'aveva detto con cattive intenzioni, o almeno volle convincersi di questo.

«Si certo, mi hai solo colto di sorpresa.»

Gli sorrise, mostrandogli una fugace linguaccia e sedendosi meglio sul ramo in cui aveva deciso di appollaiarsi. Quest'ultimo scricchiolò, e se ad un qualsiasi orecchio umano quelli potevano sembrare suoni normali, causati dal semplice movimento, l'orecchio di Igneel captò molto di più.

«Signorina, dovresti proprio scendere da lì, è pericoloso.» l'avvisò.«Oltretutto quello è il posto delle scimmie, non è adatto ad una principessina come te.»

La vide gonfiare le guance contrariata, per poi sbuffare seccata.

«Io non sono una principessa! Voglio essere una maga, la più forte di tutte!»

Igneel raggelò. I capelli, il profumo, ora anche quel suo atteggiamento sfrontato ed il sogno impossibile. Quella bambina condivideva con quella donna fin troppe qualità per essere solo una coincidenza. Ora era anche più preoccupato.

«Certo lo capisco, ma anche i maghi devono essere prudenti, non lo sai?»

La vide voltarsi a guardarlo con stupore, quasi avesse detto qualcosa di inconcepibile per lei, qualcosa che nessuno probabilmente le aveva mai detto prima.

«Che intendi?»

«Be, non è che i maghi possono catapultarsi in mezzo al pericolo senza pensare. Per tenere i propri compagni al sicuro, un mago deve saper anche valutare se una scelta è saggia o no.» poggiò una mano sulla quercia, scorrendo con le dita lungo l'incisione che lui stesso aveva lasciato anni prima.«Ora rispondi: è saggio scappare di casa e arrampicarsi su di un vecchio albero?»

Quando scorse il vivido rossore imporporarle le guance, Igneel capì di aver indovinato.

«... scendo subito.»

Tutto ciò che voleva evitare accadde nel momento in cui la bambina si mosse per scendere. Il ramo cedette, spezzandosi con un secco suono che riecheggiò per tutta la collina. In lontananza, delle voci a lui note chiamavano un nome, ma Igneel per la prima volta non sentì nulla.

Si mosse veloce, abbastanza da afferrare la bambina prima che si schiantasse al suolo. Ci era andata vicina, fin troppo.

«Ecco hai visto?»

Lo guardò con occhi scintillanti, come se avesse davanti un qualche principe delle fiabe pronto a correre in suo soccorso. Annuì vigorosamente con la testa, promettendo di non fare mai più nulla di pericolosamente sconsiderato.

«Come ti chiami, signor eroe?» Igneel sorrise. Non credeva di meritare tale titolo, ma era sempre meglio che sentirsi dare del vecchietto.

«Mi chiamo Igneel, e tu invece, signorina?»

«Io sono Lucy, Lucy Heartphilia!» e in quell'attimo, il cuore gli si ferò.

 

*w*w*w*w*

 

«Perchè sei tornato?»

«Mio figlio, devo essere con lui quando tornerà.»

«Speravo non tornassi... mi hai distrutto il cuore quella notte.»

«Non volevo, ma era l'unico modo. Non c'era futuro per noi.»

«Questo lo pensavi soltanto tu, non avevi diritto di decidere da solo...»

«Affronta la realtà Layla! I sentimenti umani sono variabili e fragili... guarda Anna, ha amato Acnologia, ha sofferto, e alla fine il suo cuore è guarito stretto tra le braccia di un altro uomo! Per noi draghi non funziona così...»

«Come fai ad esserne così sicuro? Perché credi che il cuore umano non possa amare allo stesso modo?»

«Ti sei risposata Layla, hai una splendida figlia e sei felice. Sei riuscita ad andare avanti, io non avrò mai nessun'altra donna se non te.»

«Potevi avermi...»

«Ma non sarebbe mai durata. Era meglio che me ne andassi e dimenticassi. È stato meglio così.»

«Se credi davvero a quello che hai detto... allora non hai capito nulla.»


 


 

Pochi scambi di battute, ed il mondo che Layla si era costruita con fatica era crollato come un castello di carte, sommerso da un dolore che fino a quel momento era riuscita a mascherare.

Jude aveva capito subito cosa stava accadendo nel momento in cui erano tornati a casa, con Lucy ed uno straniero dai capelli rossi come il fuoco.

Non gli aveva nascosto nulla, Jude era l'unica altra persona assieme a Metallicana a conoscenza di quel segreto che Layla si portava dietro da sette anni.

«Dovresti riposare.»

Sorrise al marito con dolcezza, carezzandogli la mano e rassicurandolo. Stava bene, aveva solo bisogno di un bicchiere d'acqua.

Layla odiava mostrarsi così debole, soprattutto di fronte all'uomo che le aveva donato tutto nel periodo di maggior sconforto che avesse mai provato. I dieci mesi passati alla Gilda di mercanti Love and Lucky erano stati i più belli che avesse passato dopo che Igneel l'aveva abbandonata.

Jude era sempre gentile e onesto, a volte un po' burbero forse, ma non aveva mai negato nulla né a lei né a Lucy. Jude era un padre ed un marito fantastico, che non meritava affatto tutto ciò che gli stava facendo passare.

Si sentiva sporca, egoista, una persona orribile che non avrebbe mai voluto diventare.

Stringendo tra le mani il bicchiere offertole, Layla si ritrovò a vagare per la stanza da letto con occhi vuoti, ripensando a tutto ciò che c'era stato tra lei e Jude.

«Perdonami.» e le parole uscirono da sole.

Jude la guardò. Era sempre più magra e stanca, affaticata da una magia che non poteva più sostenere. Il biondo luminoso dei capelli si era spento, gli occhi erano più opachi e scuri, quasi fosse tornata in quella sorta di limbo disperato nel quale stazionava quando l'aveva conosciuta.

Amava Layla con tutto il cuore, forse l'unica donna che avrebbe mai amato, e benchè il loro matrimonio non fosse frutto di un amore reciproco, era stata sua l'idea, e con essa aveva accettato tutte le responsabilità che comportava. Non aveva ragione di scusarsi.

«Va tutto bene.» la rassicurò.

«Sei troppo buono Jude, non meriti una come me.» ma non poteva lasciarlo andare. Perché aveva ancora un ultimo favore da chiedergli, una promessa che doveva assicurarsi mantenesse ad ogni costo.

«Io... sono una persona orribile. Dovrei lasciarti andare, farti vivere la tua vita, invece non ho fatto altro che incatenarti a me giorno dopo giorno. Se tu mi odiassi, non ti biasimerei.» voleva fermarla, dirle quanto si sbagliasse, ma Layla non glielo permise.«Io ti devo tanto Jude, ma ho bisogno che tu mi faccia una promessa, forse il favore più importante che ti abbia mai chiesto.»

Si alzò per stringere le mani di Jude tra le proprie, guardandolo dritto negli occhi con una fiamma determinata nello sguardo, improvvisamente di nuovo acceso e luminoso.«Promettimi che avrai sempre cura di Lucy... non abbandonarla!»

Soltanto con la certezza che la figlia non sarebbe stata sola, Layla avrebbe potuto compiere l'ultimo passo senza rimpianti.«Layla ma cosa...?»

«Promettilo!» e Jude semplicemente annuì.

Layla sorrise e lo baciò con dolcezza. Un bacio amaro, salato, pieno di lacrime, rimpianti e tristezze. Mancava un mese al giorno stabilito, ormai non aveva più dubbi.

   
 
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