Note: Dunque, piccole istruzioni per
l’uso: questa è una Soulates!AU, in
cui le anime gemelle hanno inciso sulla pelle, come marchio, le ultime
parole
che l’uno rivolgerà all’altro prima che
uno dei due sia morto. Detto questo è
piuttosto palese che sarà un’unhappy ending. Lo
dico nel caso qualche
sconsiderato abbia aperto questa fic senza leggere per bene
l’introduzione. Le
cose sono più o meno come nel canon, con l’unica
differenza che il Nogitsune
non possiede Stiles e che Stiles ha un’evoluzione un pelo
diversa rispetto al
canon.
Solo
scritte sulla pelle
Quando
succede è notte; per essere esatti è la notte del
suo dodicesimo compleanno e
Stiles non avrebbe mai immaginato che quello
sarebbe stato così doloroso. Si sveglia con un bruciore vivo
sul petto,
qualcosa che dall’interno gli sta togliendo ogni
capacità di articolare una
qualsiasi parola, supplica o lamentela. Non dura molto per fortuna ma,
finché
non termina quell’agonia, resta con un ansito stretto in gola
e gli occhi
spalancati. Poi corre in bagno, sente l’aria infrangerglisi
addosso e il sudore
asciugarsi sulla pelle. Toglie la maglia di fronte allo specchio, non
ha il
tempo di pensare a nient’altro: ha
ricevuto il marchio.
Una
frase brevissima, scritta con una calligrafia bella ed elegante, in
maniera
chiara e precisa, senza fronzoli, svetta laddove sente il cuore battere
più
forte. È un “Ti amo”
quello che legge
sul petto, perde un battito, proprio sotto quelle due parole che lo
segneranno
a vita, in ogni scelta che farà da quel momento in poi.
Le
ultime parole che sentirà pronunciare alla sua anima gemella
saranno “ti amo”.
E, in preda alla
preadolescenza più acuta e ai sogni di un bambino non del
tutto cresciuto, si
immagina vecchio e grigio, con la mano stretta a quella persona, e una
strana e
romantica sensazione lo invade. Sarebbe
bellissimo, pensa, morire così.
La
sua opinione circa quel ti amo che ha inciso sulla pelle cambia
radicalmente
quando Scott, il suo migliore amico, perde la propria anima gemella.
Con
la trasformazione di Scott la loro vita cambia, improvvisamente, e lui
si
ritrova a lottare, come mai aveva fatto, contro esseri che non credeva
esistessero.
Il
pericolo sembra sempre in agguato, la morte sembra non abbandonarli mai
e
Stiles comprende, a ridosso dei suoi sedici anni che gli cominciano a
stare
troppo stretti, che non può restare indifeso, deve fare
qualcosa. Questo
qualcosa si concretizza con Deaton e con la sua voce bassa e atona:
«Puoi
farlo, puoi essere il Guardiano del branco.»
Così
scopre cosa significa essere un combattente, cosa significa lottare ad
armi
pari.
Il
Guardiano mantiene in vita l’Alpha, il Guardiano protegge i
Beta. Una sera, con
un’aria malinconica che Stiles non gli aveva mai visto in
viso, Deaton gli dice
piano: «Il Guardiano è quasi sempre il primo a
morire.»
Tutto
ciò però non spaventa Stiles, non lo
destabilizza, va sempre avanti. Non si è
mai nemmeno soffermato a pensare cosa significhi portare la propria
anima
gemella in tutto quel disastro, o se già ne sia rimasta
coinvolta senza che lui
l’abbia capito. Così ottiene il suo primo
tatuaggio: il simbolo del branco. Si
tratta di creare un legame, si tratta di sentire sulla pelle tutti i
membri del
branco, di sentirne il dolore, la paura, la rabbia. In alcuni casi di
sentirne
addirittura la morte. Ed è proprio alla morte di uno di loro
che Stiles
comprende quanto importante sia il suo ruolo e, di riflesso, quanto
abbia
fallito.
Allison
muore tra le braccia di Scott, in mezzo a una battaglia che li ha
distrutti
tutti, fisicamente ed emotivamente. Muore dicendo a Scott che lo ama e
muore
chiedendogli di dire a suo padre come salvarli tutti. “Diglielo” è la sua
ultima parola, mentre a Scott manca il respiro e
Lydia urla disperata quella morte. Stiles, invece, la sente bruciare
nel
tatuaggio che lo ha legato a tutti loro, lo sente nelle ossa e nel
sangue.
Muore anche lui, un po’, e – guardando Scott
perdere l’unica ragazza che abbia
mai amato – promette a se stesso che non si
innamorerà e che non permetterà a
nessuno di innamorarsi di lui.
Il
destino può anche aver deciso che tutti loro soffriranno, ma
lui può decidere
di combatterlo, di evitarlo. Di vincere.
Stiles
si addestra così, giorno dopo giorno, senza fermarsi mai.
Vuole evitare che un
altro membro del branco muoia, non lo permetterà
più. Allora si allena fino a
sfinirsi, si allena in cose che nessun Guardiano della sua
età dovrebbe poter
fare, si allena fino a rischiare di farsi male; ed è per
questo che i membri
del branco lo tengono d’occhio, per fermare quella sua corsa
contro il tempo e
verso il potere, quando questa rischia di distruggerlo.
È
così che avviene la svolta, all’improvviso e senza
che Stiles se ne renda
conto, in un giorno di allenamenti, caldo asfissiante e con la luna
piena
pericolosamente vicina; Stiles prova a gestire campi di energia con la
sola
forza della propria volontà e Derek lo guarda corrucciato
finire miseramente a
gambe all'aria, affannato.
Quello
che accade dopo non riescono a spiegarselo, forse solo dopo ci
riusciranno,
alla fine. Ma in quel momento – con l’odore forte e
pungente di Stiles, che sa
di mare in tempesta, pioggia e mistero, e che aleggia nella riserva
mischiandosi all’odore bagnato della terra e a quello fresco
degli alberi verdi
e rigogliosi – Derek non riesce a distinguere più
nulla e non riesce più a
controllare i propri istinti. Il lupo graffia per avere quella preda e
Derek
non trova un singolo motivo per dire di no.
A
discapito di tutto, Stiles non reagisce male quando senza capire bene
la dinamica
degli eventi si ritrova steso dentro la vecchia e annerita Villa Hale,
con le
zanne di Derek sul collo e le sue mani su di sé, forti
quanto basta per non
farlo scappare, ma gentili abbastanza da non lasciargli lividi.
Stiles
ama ogni attimo di quella notte, ama le labbra di Derek brucianti sulla
pelle e
le sue mani forti che lo spogliano. Quando passa lieve la sua bocca
sulla nuca
del lupo, vede per la prima volta il marchio dell’anima
gemella di Derek, chiude
istintivamente gli occhi in un moto di estrema tenerezza e gli stringe
le
braccia attorno all’ampio torace.
Con
una tremula calligrafia disordinata, c’è scritto:
“Uccidimi”.
Stiles
conosce la storia di Derek, la storia dei suoi occhi blu, e lo stringe
per
dirgli che ha capito com’è andata, finalmente. Gli
bacia il marchio ogni volta
che può, per lenirgli tutte le ferite che il passato gli ha
lasciato, covando
l’assoluta certezza che non farà mai del male a
Derek, perché il destino gliene
aveva già fatto troppo facendogli uccidere la sua anima
gemella.
Così
va avanti, senza impegno, senza parole, solo con le loro labbra sulla
pelle, con
le loro mani leggere sui corpi e la consapevolezza che nessuno dei due
è
l’anima gemella dell’altro.
Quel
loro modo di incontrarsi e togliersi di dosso le brutture del mondo va
avanti
senza altre parole, senza spiegazioni. Non hanno dato un nome al loro
rapporto,
non ne hanno nemmeno mai parlato. Derek continua a non sopportare
Stiles e il
suo modo di pensare che tutto sia sempre troppo facile, Stiles continua
a dare
fastidio a Derek e a non dare peso al suo brutto muso sempre
imbronciato e poco
tollerante. Nel profondo sa che quella è tutta una montatura
per proteggersi
dal male, dal futuro, dall’ennesima morte che potrebbe
distruggerlo.
Non
parlano di loro, ma parlano di ciò che sono stati, prima e
dopo la morte dei
propri cari, di ciò che non saranno mai in grado di fare,
dell’innocenza che
qualcuno ha strappato loro via senza troppi riguardi. Parlano con poche
parole,
ricche di sguardi attenti e gesti misurati, per dire
all’altro che la vita è
stata una grandissima bastarda con loro, ma che hanno ancora la
possibilità di
trovare una strada in grado di non farli cadere a picco.
L’ennesimo
disastro di Beacon Hills arriva in una sera d’estate afosa e
calda, porta le
vesti di una bellissima donna che vorrebbe possederli tutti e la voce
di uno
spirito che ricorda loro l’incubo del Nogitsune. Vuole il
potere, vuole
l’energia, vuole tutto e per farlo dissemina la distruzione.
Il
branco si mobilita per combatterlo e così passano in
rassegna tutti i testi che
posseggono, i bestiari, le enciclopedie.
Stiles
ha dalla sua la caparbietà della sua età,
è sicuro che troveranno una
soluzione; e nel frattempo cerca qualsiasi cosa per mantenere salvo e
al sicuro
il suo branco. Derek lo guarda, invece, con cipiglio preoccupato, sa
che è in
grado di buttare all’aria la propria vita per salvarli tutti,
segue – passo per
passo – le sue ricerche, segue tutti i suoi ragionamenti; e
per ogni piano
ipotizzato da Stiles, Derek cerca di individuare delle contromisure per
tenerlo
in salvo e coprirgli le spalle.
Allo
stesso modo gli sta accanto quando passa le notti a incanalare la
forza,
rendendolo troppo attivo, quando per ore non stacca gli occhi da un
vecchio
testo ingiallito e quando dimentica di mangiare, come se quello per lui
non
fosse importante.
«Derek,
non posso deconcentrarmi adesso,
sono vicino alla soluzione» controbatte
spesso quando Derek lo prende di peso e lo scosta dai suoi libri e da
tutte le
sue formule.
Stiles
è inarrestabile in quei momenti, talmente inarrestabile che
l’unico modo che
Derek ha trovato per fargli staccare la spina da tutto quel mondo
è baciarlo
fino a fargli mancare il fiato, togliergli qualsiasi volontà
di andarsene via
da lui e dal suo tocco ruvido.
Potrebbe
amarlo, se non avesse troppa paura di perdere tutto, pensa una delle
volte in
cui lo tiene stretto sotto di sé, mentre passa in rassegna
con la lingua tutti
i tatuaggi che gli coprono il corpo. Gli hanno coperto la pelle per
dargli un
potere che potrebbe ucciderlo, un giorno o l’altro, e Derek
se ne rammarica,
sempre con maggiore intensità.
Quando
Stiles trova la soluzione, tutti sono pronti ad ascoltarlo: per
sconfiggere
questo nuovo nemico intende utilizzare lo stesso principio che hanno
utilizzato
per il Nogitsune. Derek, però, legge anche tra le cose che
non dice e capisce
che intende mandare il branco lontano dal nemico, perché
vuole affrontarlo da
solo, per non mettere a rischio nessuno di loro.
«So
cosa vuoi fare,» lo affronta con voce calma quando gli altri
sono già andati
via «non puoi affrontarlo da solo.»
Stiles
lo guarda quasi insofferente. È presuntuoso, sa di potercela
fare. «Non metterò
nuovamente a rischio il branco,» risponde brusco
«l’ultima volta è morta
Allison…»
Allison
è una ferita che non è ancora riuscito a
rimarginare, si sente colpevole della
sua morte, ogni giorno che passa.
«Non
è stata colpa tua.»
«Sono
il Guardiano, è il mio compito proteggere il
branco…»
«Anche
tu sei parte del branco, anche tu hai bisogno di qualcuno che ti copra
le
spalle, il branco protegge il Guardiano tanto quanto il Guardiano
protegge il
branco, ma per far sì che accada gliene devi dare il
modo.»
Stiles
lo guarda confuso, in parte irritato. Derek non capisce, lui non
può
permettersi che qualcun altro muoia. Ricorda fin troppo vividamente la
sensazione che ha provato quando Allison è morta, quella
specie di dolore sordo
che lo ha annientato. Adesso, capisce perché il Guardiano
muore per primo,
perché comunque non riuscirebbe a sopravvivere alla morte
del suo branco, ne
resterebbe distrutto.
«Non
posso permettermi di perdere nessuno di loro.»
Derek
vorrebbe rispondergli che lui non può permettersi di perdere
Stiles, ma sa che
sarebbe una mossa azzardata, una mossa per cui Stiles lo
allontanerebbe. Perciò
si morde la lingua, distoglie lo sguardo, non può dare un
nome a quello che gli
sta succedendo.
«Se
non vuoi dirlo a Scott dovrai rendere me partecipe» gli
risponde, con gli occhi
puntati da un’altra parte.
«È
un ricatto?» gli chiede Stiles mordendosi l’interno
della guancia.
«Sì,
se serve a mantenerti in vita.» La frase gli esce spontanea e
con più veemenza
del previsto, Stiles impreca e inizia a spiegargli il piano.
Stiles
e Derek sono da soli, in quella stanza abbandonata di Heichen House.
Stiles ha
mandato Scott e gli altri a piantonare la zona, facendogli credere che
attireranno loro lo spirito. Stiles, invece, ha intenzione di evocarlo
per
porre fine a tutto quella situazione.
Sistema
i cristalli che lo aiutano a canalizzare le energie che gli servono per
attirare in quel posto lo spirito, pronuncia quelle formule di cui
Derek non
conosce la provenienza. Un forte vento si smuove dentro la stanza,
ulula tanta
è la sua potenza. Derek resta un passo indietro,
perché Stiles gli ha ordinato
così per far funzionare il piano. Tiene nella tasca del
proprio giubbotto di
pelle una scatola ricavata dal legno del Nemeton e spera che questo
basti per
poter rinchiudere quel mostro per sempre.
Lo
spirito appare con una risata cristallina e inumana, sembra giovane e
vecchia
insieme, rimbomba nelle loro teste prima che riescano a sentirla
davvero nelle
orecchie. Ha la forma della donna bellissima e intrigante con cui si
è mostrato
per la prima volta, ma ha gli occhi dello spirito assetato di potere
che in
realtà è.
Sorride,
lo spirito, di un sorriso seducente e malizioso che a Derek fa venire i
brividi, gli scatena scenari di morte e sofferenza che vorrebbe non
vedere mai.
Si
guarda intorno con occhi divertiti, come se tutto quello non lo
toccasse. Fa
qualche passo, per saggiare i nervi di Stiles e Derek e poi volge i
suoi occhi
sul Guardiano.
«Quindi
sei tu che mi hai chiamato.» Il suono della sua voce
è sottile e cristallino, i
suoi occhi si iniettano di roso per un attimo, prima di tornare castani
e
lucenti come un attimo prima.
Derek
ha i muscoli contratti; Stiles, invece, ha il coraggio di sorriderle
sfacciato,
gonfio della superbia di un diciottenne che possiede un potere troppo
grande
per lui.
«Proprio
io…» gongola con voce calma. Se Derek non fosse
stato lì, Stiles avrebbe fatto
attenzione a mettere la scatola di legno del Nemeton gusto al limitare
del
cerchio creato dai cristalli, ma con lui presente ha optato per un
effetto
sorpresa che spera gli dia un vantaggio.
Stiles
fa il borioso ragazzino, di fronte a quello spirito che potrebbe
ucciderli in
men che non si dica, per dare il tempo a Derek di posizionare la
scatola, poi
sarà Stiles a completare il lavoro.
Sembra
facile, fin troppo, pensa Derek. Sembra tutto così lineare
che qualcosa andrà
dannatamente storto.
E
ha ragione, impreca tra sé. Quando tutto sembra essere
andato per il verso
giusto, lei apre la braccia come se niente la stesse trattenendo.
«Oh,
andiamo. Pensavi davvero, mio piccolo Guardiano, che un trucchetto del
genere
riuscisse a contenermi?»
Così,
con quella voce calma, spazza via i cristalli e la scatola di legno. La
vedono
muovere una mano come se stesse stringendo tra le dita qualcosa e in un
attimo
tutte le loro speranze vanno in frantumi. La scatola viene distrutta, i
cristalli si scheggiano e Derek perde così ogni speranza,
mentre una forza lo
schiaccia contro la parete senza permettergli alcun movimento. Tutto
quel
potere che pensavano di avere non serve a nulla contro di lui, Derek lo
sa.
Sono tutti morti.
Lo
spirito cammina verso Stiles, lo afferra con una forza che non dovrebbe
appartenere a nessuno, la forza che ha ricavato dalla morte. Con le
dita lunghe
e sottili di quello spirito strette attorno alla gola e la chiara
percezione di
quel corpo quasi come inconsistente ed evanescente, ma comunque
inarrestabile,
Stiles crede che sia la fine… poi viene travolto da un
pensiero che gli
restituisce la speranza e che allo stesso modo gli fa maledire tutta la
sua
esistenza, perché ha passato anni a mantenersi lontano dal
mondo ed è finito lo
stesso nella trappola che il destino gli ha riservato.
Sa
come vincere, adesso.
Raccoglie
tra le mani le energie che i tatuaggi gli hanno impresso sulla pelle,
richiama
qualcosa che potrebbe ucciderlo all’istante e respinge lo
spirito.
È
questione di un attimo, gli serve uno spiraglio per poter agire e
bloccare lo
spirito, ma prima di farlo ha bisogno di guardare Derek negli occhi.
«Mi
dispiace…» sussurra rivolto a lui mentre tira
fuori l’ultimo cristallo, quello
che portava addosso e che lo rende un contenitore perfetto e
l’ultimo
sacrificio di quella battaglia.
Derek
ha capito, ha sempre saputo che il suo ruolo l’avrebbe
portato a quel punto,
che la sua testardaggine l’avrebbe fatto morire. Sussurra tra
sé di sé una
litania di “No”,
ma sa che non
servirà a nulla.
Stiles
stringe tra le dita il cristallo che porta sempre con sé,
è un ciondolo
azzurrino ed è l’unico modo che ha per bloccare
dentro se stesso quello spirito
millenario. Pronuncia qualcosa, Derek non capisce se si tratta di greco
o
latino, ma comprende che funzionerà a discapito di Stiles.
Non
ci vuole molto, l’edificio trema, il vento ricomincia,
è come se la figura di
quella donna si disfacesse sotto i suoi occhi per essere assorbita dal
corpo di
Stiles. E poi è il silenzio.
Tutto
tace attorno a loro, non c’è più il
vento, non si sentono i mobili sbattere
alle parete, Derek percepisce solo il respiro affannato di Stiles, il
suo corpo
scosso dai tremori, la pelle sudata.
Si
catapulta su di lui, non percepisce nemmeno i passi che compie o i
movimenti
che si susseguono tanto sono concitati. Lo afferra per le spalle, lo
stringe e
la sua pelle è fredda, sudaticcia, ricoperta da brividi.
«Stiles…»
mormora a labbra strette passando freneticamente le mani sulle sue
spalle, lo
tiene stretto come fosse un bambino. Si ritrova con le gambe
scompostamente
incrociate e Stiles tra le braccia senza forze, vede le sue iridi
striarsi di
rosse venature del colore del sangue, le stesse che coloravano gli
occhi dello
spirito e sente qualcosa spezzarglisi dentro.
«Dobbiamo
trovare una soluzione» biascica tra sé,
prendendolo quasi in braccio. È il
respiro di Stiles a fermarlo, un respiro che gli sussurra di non farlo,
che lo
ferma con una mano tremante e piccola. Non aveva mai notato quanto
fossero
piccole le mani di Stiles fino a quel momento.
«Non
c’è tempo…» gli dice
sorridendo, anche se ha delle lacrime che gli bagnano il
viso.
«No…»
ripete Derek.
«Mi
dispiace…» ha il respiro spezzato, Stiles.
«Non avrei mai voluto che andasse
così.»
Hanno
capito entrambi cosa sta succedendo e quanto siano state inutili tutte
le forze
che hanno impiegato per evitare di andare incontro alla propria anima
gemella,
perché l’hanno sempre avuta accanto, nonostante
pensavano entrambi che non
fosse possibile.
«Non
andrà… non può
accadere…» si ostina a mormorare Derek. Pensa al
proprio
marchio, a quello di Stiles, a quanto tutto in quella maledetta storia
sia
stato messo a punto per ferirli.
Per
la prima volta, egoisticamente, pensa di non meritare tutta quella
sofferenza.
«Devi
farlo, Derek, prima che sia troppo tardi…» gli
mormora raccogliendo le ultime
forze che gli appartengono. Porta una mano alla sua guancia ricoperta
di barba,
vorrebbe dirgli un miliardo di cose: che lo ama, forse da sempre, che
non
voleva essere la sua anima gemella semplicemente perché non
voleva costringerlo
a quello, che se fossero stati in un’altra vita allora
avrebbero vissuto in
maniera diversa, forse felici.
«Io
non posso…» singhiozza Derek, avvicinando le
labbra alla sua fronte «non posso
farlo...»
«Devi,
Derek,» si ostina a ripetere Stiles «prima che lo
spirito riesca a prendere
possesso del mio corpo, distruggendo l’ultimo brandello di
coscienza che mi
rimane, devi uccidermi.»
«Deve
esserci un’altra soluzione…» continua a
ripetere Derek, ma sa che non c’è, sa
che sta solo rimandando l’inevitabile.
«Non
c’è,» gli risponde «non
c’è mai stata…» continua
spostando la propria mano
verso quella lama corta che Derek porta al fianco. Tutto sembra essere
stato
predisposto per quel momento e entrambi odiano il destino per questo.
«M-mi
dispiace, D-derek,» la sua voce è spezzata,
assomiglia a un sibilo «n-non
meritavi questo…»
Derek
gli asciuga le lacrime, incurante delle proprie, lo stringe
più forte quando
sente la sua piccola mano stringersi attorno all’elsa del
pugnale. «Ti amo» gli
rivela piano e il sorriso di Stiles si accentua.
«Non
dovevi…»
«Shh.
Dovevo…»
rimarca Derek. «Ti amo.»
«Uccidimi,
Derek. Adesso.» Stiles cerca di sfilare il pugnale dalla
fondina in cui si
trova, ma è Derek ad aiutarlo a compiere il movimento.
«Ti
amo…» ripete, come una straziante litania.
«Anche
io,» gli risponde Stiles «ti amo
anch’io.»
Stiles
guida il movimento, Derek gli imprime forza.
«Ti
amo.»
«Uccidimi.»
Lo
dicono nello stesso momento in cui la lama affilata penetra la carne.
Stiles
sembra avere un sorriso stampato sulle labbra, ma ha le guance bagnate
dalle
lacrime di un amore che non ha vissuto.
Derek
lo stringe a sé mentre il sangue gli macchia le mani, sente
la vita scivolare
via da lui e sa che non se lo perdonerà mai.
Tutto
è finito. La notte sembra troppo silenziosa per essere
davvero quieta.
Scott
li trova rannicchiati sul pavimento della stanza, sente
l’odore del sangue
nell’aria e la puzza di morte che un attimo prima ha fatto
urlare Lydia
dall’altra parte della città.
Realizza
tutto con un attimo d’esitazione: il pugnale, il sangue,
Stiles morto tra e
braccia di Derek e l’odore della sofferenza che gli rende
quasi impossibile
respirare.
Si
avvicina a Derek, consapevole di tutto ciò che sta vivendo.
Scott sa come si
sente, perché è l’inferno che affronta
lui ogni giorno, ora per ora.
Gli
stacca le mani dal corpo di Stiles, perché devono andare via
da lì, e
guardandolo risente per un attimo il freddo che ha sentito quando gli
hanno
tolto Allison dalle braccia.
Lui
lo sa cosa si prova quando muore l’anima gemella.
È un dolore che non passa mai.
«Credi che gli andrebbe
davvero bene restare qui?»
gli domanda Scott.
Sono trascorsi tre anni, quattro mesi e dodici
giorni, da quando Stiles è morto. Derek non è
più lo stesso. Nessuno sarà mai
più uguale.
«Sì, ne sono certo» gli risponde
guardando gli
alberi di Beacon Hills. Hanno abbattuto la villa qualche tempo prima
per
costruire quella che sarà la casa
del
branco, e ora Derek pensa sia giunto il momento di dare un
luogo anche a
Stiles.
«Un Guardiano deve stare vicino al proprio
branco…»
sussurra aprendo l’urna e disperdendo le ceneri grazie
all’aiuto del vento.
Andranno a finire ovunque, pensa: sugli alberi, sui fiori nascenti,
sulle
fondamenta della loro nuova casa. Sarà sempre con loro e
potranno sentirlo
quando il vento ululerà tra i rami degli alberi o quando la
polvere si
solleverà depositandosi sui loro abiti.
Lo avrà sempre accanto, oltre che nel cuore.
Note
2.0: Considerando il fatto che sto scrivendo
queste note a caldo, tutto questo
potrebbe non avere senso. Dunque, do due dritte per qualcosa che
potrebbe
essere poco chiara: Stiles diventa il Guardiano del branco, qualcosa di
diverso
dall’emissario, qualcosa di simile ad uno sciamano o a uno
stregone, ha il
corpo coperto di tatuaggi, tra cui il simbolo di Scott, per creare un
legame, e
altre cose (alla stregua delle rune di Shadowhunter) per aumentarne il
potere.
Per tutta la storia, Derek e Stiles sono convinti
di non essere l’anima gemella dell’altro, a maggior
ragione Stiles che è
convinto del fatto che quel “Uccidimi”, lo avesse
pronunciato Paige. Niente di
più sbagliato, se ne accorge quando realizza che per
affrontare lo spirito
morirà, allo stesso modo Derek ne ha la conferma in quel
momento.
Spero che vi sia piaciuta. Pace, amore e fantasia.