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Autore: WibblyVale    17/09/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori si era svegliata accanto a Darui. L’uomo era seduto con le ginocchia al petto, pensieroso.
“Che c’è?” chiese lei.
“Oggi ci scanneremo.”
Lei si mise a sedere e gli posò un bacio sulla spalla. “Tranquillo, non sarà così. Ci siamo quasi.”
Lui sorrise e le posò un delicato bacio sul collo. “Io devo farmi una doccia. Mi raggiungi?”
“Dammi un attimo. Tu tienimi un posto,” sussurrò lei all’orecchio.
Quando lo shinobi uscì dalla stanza si gettò sul materasso.
“Che sto facendo? Sono una madre.”
“E te lo chiedi ora?” le fece prontamente notare Isobu. “Quando dicevo che eri pronta per tornare in pista, non intendevo…”
“So benissimo cosa intendevi. Ma lo hai visto? È tremendamente affascinante. Quelle braccia… Oddio quegli occhi! E comunque, sono una donna, ho le mie necessità.”
“Le tue necessità? E Kakashi?”
“Lui ha un’altra. E io non posso vivere una vita da reclusa solo perché lo amo. Non sto facendo male a nessuno, giusto?”
Dei colpi provennero dalla porta, proprio in quel momento. Shiori percepì che era Kakashi e che era molto agitato. Cercò una vestaglia da mettersi addosso e andò ad aprire. Doveva apparire piuttosto confusa, ma era a causa del vorticare di sentimenti all’interno del ninja.
“Ti amo!” esclamò prendendole il volo tra le mani, poi baciandola.
Si strinsero l’uno all’altra sempre più forte. La felicità invase la donna, la propria e quella dell’Hokage. Quando si separarono, si sorrisero dolcemente. Lei aveva le mani tra i capelli di lui, mentre lui le stringeva i fianchi. Avevano le fronti una contro l’altra, incapaci di allontanarsi.
“Kakas…” cominciò Shiori.
“Sai, mia cara…” chiamò una voce scherzosa dal bagno. “Se non ti sbrighi, l’acqua diventa fredda, e in quel caso ci sarebbe poco da divertirsi!”
La donna abbassò lo sguardo, mentre un sorpreso Kakashi l’allontanava da sé. Lo sentiva, pensava di essersi reso ridicolo, ma non era così.
“Aspetta, non…”
L’Hokage si limitò a scuotere la testa. “Fra venticinque minuti devi venire a spiegare a Ten il tuo piano,” la informò freddo e se ne andò.
Lei non lo trattenne, ma si chiuse la porta alle spalle. Si gettò sul letto, con le lacrime agli occhi e nascose il viso con il cuscino.
“Ehi, sono serio, non me la cavo ben… Shiori che succede?” chiese Darui entrando in camera e vedendola in quello stato.
“Kakashi è stato qui.”
Darui capì e la strinse tra le braccia, bagnando la vestaglia di lei con le gocce sul suo corpo. Quando si fu sfogata, lei si separò da lui e si asciugò le lacrime.
“Sono una stupida… piangere come una ragazzina.” Quando gli occhi furono asciutti, notò che lo shinobi era completamente nudo. “Doppiamente stupida! Ma guardati! Che c’è di sbagliato in me?”
Lui le prese una mano. “Sei solo innamorata. E sai l’amore ci rende stupidi. Ad esempio, ti sta facendo perdere l’occasione di sfruttarmi fintanto che sono a tua disposizione,” disse scherzando.
Lei scoppiò a ridere. “Mi dispiace per la doccia.”
“Tranquilla, ora però è meglio che ci prepariamo.” Si alzò e raccolse i suoi vestiti.
“Darui, grazie!”
“Non c’è di che,” rispose lui facendole l’occhiolino.
 
Kakashi rientrò in camera e vide Tenzo che evitava di guardarlo.
“Hai sentito tutto, eh?” chiese.
“Scusa,” disse il ninja dell’arte del legno. “Lei ti ama.”
“Non ti mettere in mezzo!” sbottò l’Hokage, facendo cadere il silenzio. Sapeva che Ten voleva solo aiutarlo, ma lui era così frustrato.
Qualche minuto dopo, Shiori entrò nella camera e lui evitò di guardarla. Si sedettero tutti e tre sui letti e la kunoichi fece un sospiro affranto. Dovevano parlare di lavoro.
“Ten, Tsunade mi ha chiesto di salvare Orochimaru dall’esecuzione.”
Il ninja annuì, se lo aspettava dopotutto. “E lo farai?” chiese.
“Penso di sì, ma solo se tu dirai che sei d’accordo.” Lo shinobi scostò lo sguardo: non era sicuro di volere quell’uomo vivo, ancora in grado di fare del male. “Non lo perdono, non sarà libero, ma… Ten, non voglio iniziare questo nuovo mondo con un omicidio.”
“Tenzo, quello che ha fatto a te e a tutti quei bambini è stato terribile,” cominciò Kakashi. “Tu sei la loro voce.”
“Che cazzo di responsabilità mi state dando!” sbottò lui.
“E ce ne sarebbe un’altra…” Shiori esitò e si morse il labbro inferiore.
Fu l’Hokage a prendere parola. “Se vive, dovrà essere tenuto sotto controllo. Shiori ha ridato la vita ai cloni e pensavamo di usare loro. Ma i cloni hanno un difetto, devono rispondere a qualcuno, avere un… Come l’hai chiamato?” chiese rivolgendosi alla donna per la prima volta.
“Un alfa. Purtroppo se non ce l’hanno sono facilmente manovrabili. Riprogrammabili…”
“Pensavo che potessi, programmarli solo tu,” fece notare Tenzo.
“Sì e no. Io posso dare loro un’anima, ma… Non hanno tutte le protezioni dal condizionamento che abbiamo noi. Sono bambini. Con pensieri, desideri e vite da adulti, ma pur sempre bambini.”
“Loro devono avere qualcuno a cui affidarsi. E le uniche due persone che condividono qualcosa con loro siete tu e Shiori,” spiegò il Copia-ninja.
“Nessuno accetterà che io abbia il controllo di un esercito. Poi… Non credo di volerlo…” affermò Shiori.
Tenzo rimase in silenzio qualche minuto prima di parlare. “Vorrebbe dire che io sarò collegato a loro… Vorrebbe dire che…”
“Che avrai le vite di altre persone a cui badare.”
“Shiori, io amo Shizune!”
“Lo so,” affermò lei abbassando la testa.
“Non ora, ma un giorno vorrei farmi una vita con lei!”
“Lo so.”
“Se sono l’ape regina di un cazzo di alveare, come posso farlo?”
“La tua vita sarà normale, non cambierà nulla. Solo…”
“Solo che a volte dovrò passare qualche settimana a fare la riconfigurazione come alfa!”
“Due mesi,” precisò Shiori.
“Oggettivamente non sono tanti se…” provò a dire Kakashi, prima di essere interrotto.
“Due mesi ogni anno, per il resto della vita? Shiori ho rinunciato a tanto nella vita, sai che non sono un egoista!”
La donna annuì. “Ten… Lo farei io, ma… L’altra soluzione sarebbe tenere Orochimaru rinchiuso in una cella per sempre, ma sappiamo che non si comporterà bene se non avrà un minimo di libertà. Poi… Se nessuno può essere l’alfa di quei cloni…”
“Loro dovranno morire,” concluse Tenzo. “Come molti degli esperimenti di Orochimaru, come tutti quei bambini, come…” Si passò una mano sul volto. Quando tornò a osservare i propri amici sorrideva di nuovo. Shiori sentiva che era una scelta sofferta, ma aveva preso una decisione. “Va bene. Cerchiamo di salvare quello stronzo, e diamo un alfa a quelle povere anime. In fondo, cosa sono due mesi? Sarà un po’ come essere te, vero? Avere tante persone che ti vagano dentro?”
Shiori lo abbracciò stretto. “Sai di essere il mio eroe, vero?”
“Shizune non ne sarà felice,” commentò lui. Quando si separarono, cadde il silenzio. “Vado a fare colazione!” esclamò il ninja dell’arte del legno, fiondandosi fuori dalla camera senza aspettare risposta.
“Molto sottile, Ten” borbottò Shiori. Poi diresse la sua attenzione verso Kakashi. “Ascolta…”
“Chi?” chiese lui.
“Cosa importa? Non significa nulla. Io a…”
“Chi?” insistette.
“Darui,” cedette lei abbassando lo sguardo.
“Darui, eh? E lo ami?”
“Cosa? No, era solo… Di cosa stiamo parlando? Tu mi hai appena detto che mi ami e io ti amo.”
“Però sei andata a letto con Darui.”
“Tu andavi a letto con Yuri!”
“È la mia ragazza!”
“Ma non la ami affatto!” Shiori sbarrò gli occhi. Non avrebbe dovuto dirlo.
“No, infatti. E sai perché? Perché amo te. O almeno quella che eri una volta. Ora…”
“Sono cambiata. Anche tu lo sei. È la vita.”
Kakashi sospirò. “Non sono sicuro che mi piaccia l’effetto che la vita ha avuto su di te.” Le diede le spalle e uscì dalla stanza. Non pensava quello che aveva detto, ma si era sentito ferito nell’orgoglio, si era sentito uno stupido. Nonostante Shiori lo sapesse, le parole la colpirono come uno schiaffo.
 
La riunione del consiglio non fu affatto più semplice. Le urla furono tante come tante furono le accuse. Era difficile perdonare anni di soprusi e inganni. Inoltre, Orochimaru, tutti lo sapevano, era un pericoloso criminale. Molto più intelligente di molti shinobi e un grande ingannatore.
“E tu proponi che a controllarlo siano le creature che lui ha creato con il tuo aiuto?” sbraitò il Raikage con furia.
“Io propongo di dare una vita a questi cloni, uno scopo! Li volete nei vostri villaggi? Non credo! È un modo per farli sentire utili,” replicò Shiori.
“Mettendoli insieme all’unico uomo che saprebbe come renderli una minaccia,” fece notare con molta calma, la Mizukage.
Gaara lanciò un’occhiata a Kakashi, che annuì.
“Credo ci sia bisogno di una pausa. Sono ore che parliamo di questo, senza trovare una soluzione.”
Quando la seduta fu sciolta, Shikamaru vide Temari fiondarsi fuori dalla porta. Avevano passato tutta la notte insieme, seduti sul tetto a guardare le stelle. Beh poi c’era scappato qualche altro bacio cosa che aveva reso la serata migliore. Non credeva di poter essere così felice dopo una notte insonne.
Le corse dietro. L’aveva vista sconvolta. Era stata stranamente silenziosa durante tutta la riunione.
“Ehi, Sec…”
La ragazza si voltò di scatto, il suo volto una maschera di rabbia. “Lo sapevi?”
“Cosa?”
“Che volevano salvarlo?”
“Credo che risparmiarlo sia più appropriato come termine.”
“Quindi lo sapevi!”
“Lo immaginavo, ma… Che succede?”
“Ha fatto uccidere mio padre! Ma a voi non importa, vero? Quello che conta è che tutto vada secondo i magnifici piani di Konoha!”
“Non è così…” Shikamaru era in difficoltà.
“Voglio vederlo soffrire e se non puoi aiutarmi, lasciami in pace!” Si voltò e cercò di allontanarsi, ma era come se fosse bloccata.
Il Nara aveva usato il controllo dell’ombra. “Io mi sono vendicato,” disse con un filo di voce. “Quando hanno ucciso Asuma, io li ho cercati, ho affrontato l’uomo che ce l’aveva portato via e ho fatto in modo che non facesse più del male a nessuno. Non nego che dia una certa soddisfazione, ma… Temari io ho gioito per la morte di quell’uomo. Per un secondo, un minuscolo secondo sono stato felice. E questo tutt’ora mi fa sentire sporco.” Non l’aveva mai detto a nessuno, era meravigliato di sé stesso. “Ho tolto la vita a qualcuno, se lo meritava, come se lo merita quel bastardo di là, ma… Se pensi che ti farà stare meglio ti assicuro che non è così. Però… se… se tu mi dici che lo vuoi morto a tutti i costi, farò in modo che il consiglio decida in favore di questa opzione. Se non lo facesse… beh ti prometto che non durerà a lungo.”
La liberò dal controllo dell’ombra e lei si voltò verso di lui.
“Lo faresti?”
“Ti ha fatto del male,” spiegò alzando le spalle. “E ne ha fatto ad altre persone a cui tengo. Non sarebbe una grande perdita.”
“Ma tu credi che non debba morire.” Non era una domanda.
“No, infatti. Penso che le sue conoscenze se usate per il bene, potrebbero migliorare questo mondo.”
“Va bene.”
“Cosa? Tutto qui?” rimase sorpreso Shikamaru.
“Mi fido del tuo giudizio, Nara, più di quello di tutte le persone in quel consiglio messe assieme. Poi…” arrossì leggermente. “Non voglio deluderti, facendo la scelta sbagliata.”
 
Shiori era seduta sul bordo della grande fontana, quando Tora la raggiunse e si accoccolò sulle sue gambe.
“Non sono così arrabbiata come dicevo, sai?” cominciò la gatta.
“Sì, lo so” commentò lei facendole i grattini dietro le orecchie.
“Credo ancora che tu abbia sbagliato, ma… ti stavo evitando.”
“Perché?” chiese Shiori.
“Vivere con Pak e gli altri… Mi sono sentita come in una famiglia. Tu e Shisui mi avete accolto, ma voi siete umani, loro sono animali. E per quanto siano solo degli sciocchi cani, mi capiscono.”
La donna le accarezzò la dolcemente la schiena.
“Non tornerai da noi, quindi?”
“Verrò a trovarvi più che posso e… e mi sto facendo insegnare da Pak come… come gestire un contratto di evocazione!” esclamò accalorandosi. “Voglio creare una mia dinastia, voglio… voglio rendere onore a Shisui che mi ha salvato la vita quando era solo una cucciola, voglio rendere onore a te che mi hai allenata! Però… se tu vuoi che torni con te…”
Shiori le sorrise dolcemente. “Devi farlo. Sono così fiera di te, mia mostriciattola!” Una lacrima di gioia le scese dagli occhi.
“E vorrei che fossi tu a siglare il contratto di evocazione.”
La kunoichi la strinse a sé, sfregando il naso contro il pelo morbido.
“Ehi, ehi mi fai male!”
“Ne sarei onorata,” disse dopo averla appoggiata sul terreno.
 
La riunione riprese, poco dopo con altrettanti urli e insulti, ma alla fine tutti i Kage all’unanimità accettarono la scarcerazione di Orochimaru, alle condizioni imposte da Shiori. Inoltre, si accordarono per festeggiare la ricorrenza della vittoria della Grande Guerra sei mesi dopo con una festa a Konoha. Occasione in cui avrebbero celebrato anche il compleanno di Naruto.
Shikamaru poteva dirsi soddisfatto, tutti lo erano. Solo una cosa non lo rendeva felice, Temari gli sarebbe mancata. Sapeva che una relazione a distanza per due come loro sarebbe stata dura, ma si erano ripromessi di farcela.
“A che stai pensando?” chiese la ragazza, entrando nella sala riunioni ormai vuota.
Il Nara arrossì. “Niente.”
“Bugiardo!” Poi, andò a torturarsi uno dei suoi codini. “Quanto tempo abbiamo?”
“Qualche minuto.”
“Ci rivedremo, giusto?”
“Certo! Tu sei sempre a Konoha, no?” chiese alzando gli occhi al cielo.
“Se la cosa ti dà fastidio, razza di imb…”
Shikamaru le aveva chiuso la bocca con un bacio. La strinse forte a sé e intrecciò le mani nei capelli di lei.
“Mi piace questo nuovo metodo di tapparti la bocca!” esclamò, mentre si allontanarono per prendere fiato.
“Taci, idiota!” esclamò lei facendo scontrare le labbra di nuovo. Le loro lingue giocavano ed esploravano. Era una sensazione nuova e bella.
A un tratto, la maniglia della porta si abbassò e loro fecero appena in tempo a separarsi.
“… Quindi ci sono cose sicuramente da rivedere, riguardo… Oh Gaara!” finse sorpresa Shikamaru, cercando di nascondere il rossore sul suo volto.
“Temari, dobbiamo andare,” disse il Kazekage. La ragazza annuì. “Tutto bene?” chiese vedendola un po’ strana.
“Certo!” disse lei con fin troppo entusiasmo. “Arrivo subito.”
“Bene. Shikamaru, alla prossima.”
“A presto, Gaara.”
Quando la porta si chiuse, i due tirarono un sospiro di sollievo.
“C’è mancato poco,” affermò sollevato il Nara. “Per quanto tempo vuoi nasconderglielo?”
“Finché non sappiamo che funziona. Non voglio diventare lo zimbello di nessuno. Poi, i miei fratelli potrebbero ucciderti.”
“Mi sono cacciato in un bel guaio, vero?” chiese attirandola a sé.
“In uno grosso,” confermò lei sorridendo.
 
Anche il gruppo di Konoha ripartì poco dopo. Kakashi guardò con fastidio Shiori abbracciare Darui in segno di saluto. L’uomo, gli sembrava, teneva le mani in posti in cui non avrebbe dovuto tenerle. Poi, ripartirono, e il cammino fu piuttosto silenzioso, a eccezione di Naruto. Il giovane continuava a chiacchierare contento con il suo amico, che sorrideva soddisfatto.
L’Hokage nel frattempo pensava a quante cose avrebbe dovuto sistemare arrivato a Konoha. Sasuke aveva avuto la possibilità di salutare i suoi amici, prima di uscire dal villaggio, Orochimaru aveva bisogno di una sistemazione, Tenzo doveva fare la configurazione come alfa, poi c’era Yuri… Doveva sistemare anche quello.
A un tratto, Shiori gli fu accanto, camminarono per un po’ in silenzio, separati dagli altri.
“Non ti chiederò scusa per questo, lo sai?” disse lei alla fine. “Vorrebbe dire che legittimo la tua idea imbecille di poterti rifare una vita, mentre questo a me sarebbe precluso.”
Kakashi rimase in silenzio.
“Non amo Darui. È un bell’uomo ed era lì disposto a vivere questa cosa con leggerezza. E ho vissuto così tante cose con il senso del destino incombete, che…”
“Anche me? Anche io sono una delle cose che ti pesa nella vita?” chiese lui finalmente.
“No, no, ma… devi ammettere che il nostro rapporto è complicato. E comunque non eri disponibile.”
“Questo ti dà il diritto di andare in giro a sco…”
“NON È QUELLO CHE HO FATTO!” urlò attirando l’attenzione su di loro. Gli sguardi del resto del gruppo si distolsero quasi immediatamente in imbarazzo. “Ripeto che non ti chiederò scusa. Tu non sei il mio compagno.”
“Non riesco a non togliermi dalla testa le immagini di voi due insieme.”
“Ora, sai come mi sento quando ti vedo con Yuri.”
“Si tratta di questo?” ringhiò il Copia-ninja.
“No, sì… Forse. Si tratta di me, che avevo bisogno di dimostrare di avere il controllo su questo, di me che cercavo di dimenticarti…”
“E ce l’hai fatta?” chiese con amarezza.
“Per quanto riguarda il primo obiettivo direi di sì, per il secondo… beh siamo qui a litigare, no?”
“Ci comportiamo come dei ragazzini! Noi dovremmo essere gli adulti!” si lamentò lo shinobi. “Passiamo dal litigare, al saltarci addosso e…”
“Non va bene. Siamo rimasti al punto in cui eravamo quando me ne sono andata.”
“Cosa suggerisci per superarlo?”
“Dipende da cosa farai con Yuri.”
“Lo sai cosa farò. Ma in questo momento non mi sento nemmeno di cominciare qualcosa te.”
Shiori sorrise. “Lo so. Possiamo lavorare su questo.”
L’Hokage annuì.
“Senti, devo dirti una cosa…” cominciò la donna, ricevendo un’occhiata interrogativa. “Sfida Gai. Lo fai sentire come se non fosse più nessuno evitandolo!”
“Te l’ha detto lui?”
“C’era bisogno che lo dicesse?”
Kakashi sbuffò. “Ho pensato fosse morto, Shiori. E l’ho visto soffrire in quel letto… Credevo… Tra tutte le persone, lui non avrei mai voluto vederlo così. Non è naturale, non se lo merita.” Il suo sguardo si fece più cupo.
“Lo so, ma trattandolo come un invalido tu lo fai sentire solo peggio! Tu tra tutti dovresti sapere che lui ha bisogno di quelle sfide per sentirsi vivo, per saper che tu lo vedi ancora come il tuo eterno rivale.”
“Ma io lo vedo ancora come… lo sai.”
“Io sì. Lui ha bisogno di conferme,” disse, andando poi a raggiungere Tenzo un po’ più indietro per lasciarlo ai suoi pensieri.
 
Kakashi ascoltò con attenzione gli aggiornamenti che Gai e Shizune avevano da dargli, poi la donna li lasciò soli per andare dal suo ragazzo. I due shinobi parlarono ancora un po’ di lavoro, poi il silenzio cadde tra loro.
“Che altro è successo…” cominciò Gai intuendo qualcosa dal comportamento dell’amico.
“Ne parleremo… Ora però, devo andare a fare una corsa sulle braccia dalla montagna degli Hokage fino al chiosco di Teuchi,” disse cercando di nascondere un sorriso.
Shiori aveva ragione, lui più di chiunque altro aveva trattato Gai come un invalido, e non era giusto.
“Sai partirò fra una mezz’ora...”
“Mi stai sfidando?” chiese il ninja verde speranzoso.
“Ti sto informando. Il presentarti è solo una tua scelta.” Uscì dall’ufficio ridacchiando e sperò che Gai avesse colto il messaggio.
 
Allo scadere della mezz’ora Gai era sul monte degli Hokage ad aspettare il suo eterno rivale. Quando arrivò, non si scambiarono una parola, solo uno sguardo d’intesa. Si misero in posizione e Kakashi fece il conto alla rovescia.
Partirono sfrecciando quanto quella posizione glielo potesse permetterlo. La discesa dal monte fu abbastanza difficile, poiché era molto ripida ed era possibile scivolare. Poi, sfrecciarono per il mercato, schivando le persone. Erano uno accanto all’altro, distanziandosi di volta in volta solo di pochi secondi.
Poi, videro l’arrivo e Kakashi cominciò ad accelerare, non gli avrebbe permesso di vincere. Vide Gai sorridere e aumentare velocità. Finalmente, si era dimenticato la pietà per il suo amico e si stava comportando come sempre.
Davanti al chiosco vi era un capannello di persone che li aspettava e li incitava. Era un evento dopotutto! L’Hokage non voleva sfigurare, ma non ci fu niente da fare. Il ninja verde aveva energie da vendere e il desiderio di una sfida lo tormentava da mesi, così fu il primo a tagliare il traguardo.
I due amici si lasciarono cadere a terra, ignorando le grida di giubilo dei ninja attorno a loro.
“Sei un idiota ad aver aspettato così tanto, mi sono allenato!” commentò Gai.
“Ho visto… Beh non farò più passare così tanto tempo!” esclamò, rendendosi conto che anche a lui quelle sfide erano mancate.
“Siete stati grandi!” urlò Hikaru, raggiungendo il padre e abbracciandolo.
Il ninja si alzò e aiutò l’amico a sedersi sulla sedia a rotelle portata da Rock Lee. Quando alzò lo sguardo vide Shiori e le sorrise.
“Grazie,” sussurrò. Lei si limitò ad annuire. “Offro Ramen a tutti!” gridò.
Fu a quel punto che vide Yuri e il suo volto era una furia. La donna si girò allontanandosi e lui, dopo aver detto a Teuchi di mettere sul suo conto, le corse dietro.
“Yuri!”
“Cosa?” gridò furiosa. “Torni e nemmeno passi da me! Sono l’ultima della tua lista?”
“Non qui,” disse portandola dentro il suo negozio e chiudendosi dentro. “Scusa. Ho sbagliato. Io e Gai, dovevamo sistemare un po’ di cose.”
“Sì, ogni volta è la stessa storia. Sono l’ultimo dei tuoi pensieri, te ne rendi conto?”
“Non meriti questo,” rispose afflitto abbassando la testa.
Lei sbarrò gli occhi. “Mi hai tradita? Tu mi hai tradita con lei, vero?”
“No. No.”
“Diavolo! Per te sono io l’amante.”
“Non essere sciocca… Tu sei perfetta! Dico sul serio. E io ti voglio molto bene. Ci tengo a te.”
“Mi vuoi bene? Kakashi, noi stiamo insieme!” Era furiosa.
“Lo so, e meriti di meglio.”
“Mi stai lasciando?” Gli occhi di lei si riempirono di lacrime.
“Mi dispiace.”
“Sei uno stronzo! Esci dal mio negozio.”
“Senti…”
“Ho detto esci dal mio negozio! Spero che tu e Shiori possiate essere felici insieme!”
“Non lo faccio per lei. Noi non siamo una coppia.”
“Non me ne frega un cazzo. Voglio che tu sparisca!” Lo spinse fuori e lui la lasciò fare.
Lì c’era Gai ad aspettarlo.
“Amico, ti va di tornare a casa?” gli chiese il ninja verde.
“Sì, ti prego.”
 
Una settimana dopo, l’Hokage si trovava alle porte del villaggio e salutava il suo allievo che partiva per una nuova avventura. Anche i suoi figli erano lì a salutarlo e Shiori con loro.
“Mi raccomando, fatti sentire,” disse la donna, abbracciandolo.
“Sì, sì ho capito!” rispose lui scocciato, ma con un sorriso.
Poi, l’Uchiha e Kakashi si strinsero la mano. Finalmente si erano salutati come si deve.
Sasuke salutò Sakura con molta dolcezza per i suoi standard dopotutto, e anche se lo disse a bassa voce, Shiori lo sentì sussurrarle.
“Ci rivediamo presto, lo prometto.”
Quando se ne fu andato, i bambini si avvicinarono a Sakura per consolarla, mentre Shiori si avvicinò a Kakashi.
“Andrà tutto bene,” lo rassicurò.
“Lo spero proprio,” commentò lui incerto.
 
  
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