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Autore: Yuri Sama    18/09/2017    0 recensioni
Un ragazzo sadico e dal cuore di ghiaccio, una ragazza allegra e premurosa. Il destino continua a separarli, eppure, per qualche strano motivo, finiscono col ricongiungersi ogni volta. Dei misteriosi personaggi sembrano essere interessati a loro, ma non soltanto: in giro per il mondo risiedono dei giovani con lo stesso volto di quello del misterioso ragazzo, così come dispongono di cinque pericolose creature sigillate in carte di cui qualcuno vuole entrarne in possesso. Questi avvenimenti muteranno totalmente la vita dei cinque duellanti, in particolar modo quella dei due...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Yugo, Yuri /Joeri, Yuto, Yuya Sakaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella notte era giunto il caos più totale, lì alla Leo Corporation: quasi tutto fatto a pezzi, uomini inermi sparsi ovunque giù al piano inferiore senza nessun briciolo di energia tant'è che non riuscivano a ricomporsi, ma sopratutto, il presidente era stato miseramente battuto in duello e non appena la sua figura fu pian piano visibile poiché il cumulo di polvere si dissolse nell'aria, l'uomo nelle vesti nere fu esterrefatto dal suo stato apparente. Non potevano essere descritte in nessun altro modo se non spaventose, un numero considerevole di graffi e persino qualche livido lungo il suo corpo, una visione a dir poco scioccante. La sua espressione dolorante, i suoi occhiali accidentalmente caduti ma fortunatamente intatti, spinsero la guardia a soccorrerlo sostenendolo con una mano dietro la schiena cosicché potesse aiutarlo a rialzarsi. «Come sta, si sente bene?» Fu taciturno, probabilmente stava riordinando i fatti di ciò che era accaduto prima. Con il supporto dell'altro riebbe indietro le sue lenti, strofinandone leggermente la superficie in modo da eliminare quel poco di detriti finitoci sopra, per rindossandoli di nuovo. Cominciò a guardarsi attorno, spostando lo sguardo per l'intera stanza, notando per sua sfortuna che io e Yuri eravamo svaniti, il che gli fece stringere i denti a causa del suo fallimento che non aveva stranamente previsto. Ma c'era qualcos'altro di cui si era reso conto, qualcosa di vitale importanza: il contenitore era stato aperto. E le due carte... non erano più al suo interno. «Non può essere...» il suo alto tono fece sì che l'attenzione della guardia si volgesse sul contenitore vuoto, privato del contenuto che precedentemente celava. Adesso era solamente un comune oggetto senza la sua utilità di un tempo. L'uomo in abiti scuri rimase di stucco, non si era minimamente accorto che erano state prese e portate via: e da chi se non Yuri, l'unico nelle condizioni di farlo? Alla visione Reiji si ricompose in un battibaleno, certo un po' malconcio e ansimante, ma riuscì a stare in piedi senza troppi problemi. Anzi, un problema c'era eccome e anche bello grosso. E non curando troppo le conseguenze riportate su di sé, si precipitò verso l'oggetto e, contemplando lo spazio libero che era stato occupato dalle creature prima di venir raccolte, strinse un pugno cercando di mantenere il controllo stesso malgrado fosse un'ardua impresa in un caso simile. «È stato Yuri. Non c'è ombra di dubbio.» fu seguito dalla guardia che vide coi suoi stessi occhi come stava tentando di contenere le sue emozioni, nei suoi lunghi anni di servizio non mai gli era capitato di assisterlo. Ma ciò non durò parecchio: Akaba si girò dalla parte opposta riuscendo a mostrare la sua normale compostezza in men che non si dica. «Non possiamo permettere che rimangano tra le mani di quel ragazzo. Potrebbero rivelarsi una grave minaccia per tutta Maiami City e non soltanto, mentre Rosa... non deve assolutamente restare tra le sue grinfie. O meglio, non lo permetterò. Sopratutto se dovesse scoprire quello che si cela alle sue spalle...» L'altro annuì in approvazione. «Certamente, presidente. Tuttavia, abbiamo un terzo problema da affrontare... abbiamo esaurito il numero di uomini in grado di rintracciare il ragazzino, sono stati tutti fatti fuori da una coppia di potenti duellanti che non avevo mai incontrato, forse suoi complici.» «Complici?» «Per la miseria, si può sapere cos'è questo disastro?» I due vennero interrotti improvvisamente da una voce giovanile accompagnata dal suono dell'ascensore messo in funzione e, voltandosi alle loro spalle, incrociarono la figura un personaggio avvolto nell'ombra, che una volta raggiunto il piano, si avvicinò con lenti passi in loro direzione estraendo qualcosa da una tasca, da mangiare visto che lo aveva portato alla bocca. «Allora? Il gatto vi ha forse mangiato la lingua?» A quel punto, un pensiero balenò nella mente di Reiji: se avevano esaurito i loro soldati, un'alternativa sarebbe potuta essere questa persona, che probabilmente doveva lavorare per lui. Ma chi gli avrebbe assicurato che sarebbe stato all'altezza del compito? «Ma che è successo qui, la terza guerra mondiale?», «Taci.» Un'altro duo di ragazzi giunsero sul luogo, osservando il casino che aveva combinato Yuri da cima a fondo: uno era più alto dell'altro, e quello basso, rosso come un peperone, aggredì il compagno con un dito indice puntatogli contro e in preda al furore cominciò a sbraitare come un forsennato. «Ehi, vada a come parli, cervello di gallina! Quando mio padre diventerà presidente, ti assicuro che-», «Molto bene. Siete arrivati proprio nell'occasione giusta...» L'attenzione dei presenti era adesso unicamente concentrata sul sedicenne dagli argentei capelli, il che stava a dire che quello fosse il momento di annunciare la sua decisione presa abbastanza in fretta, ma era la sua unica possibilità se voleva riavere tra le mani quelle carte. Non osava nemmeno immaginare cosa Yuri avesse potuto provocare con l'illimitata forza di quei mostri. Tuttavia, era certo che l'intera popolazione fosse in grave pericolo. Non poteva assolutamente permettere che fossero in mani sue, dunque, doveva pur fare qualcosa e alla svelta. Raccogliendo le sue ultime forze rimaste, si avvicinò ad uno dei tanti marchingegni della sala e, sperando che almeno uno di loro fosse ancora funzionante, tentò di farlo partire e con gran fortuna, il primo che testò non parve danneggiato. Grazie perciò al dispositivo, ebbe accesso a parecchi file contenenti informazioni indispensabili, tra cui un paio di foto particolari: in esse vi erano le immagini dei volti di Yuri ed il mio, evidentemente erano state scattate quando ci setacciava per la città con le risorse della Leo Corporation. «La vostra priorità sarà rintracciare questa coppia di ragazzi. E una volta avvistati, voglio che me li portiate entrambi qui, immediatamente. I loro nomi sono... Rosa e Yuri.» «Uh? Yuri...?» «Non hanno delle belle facce, specie quel tipo... E come mai vuoi che ti portiamo questi due?» domandò curioso quello precedentemente furioso, premendo una mano su un fianco. Reiji, naturalmente, aveva la risposta pronta a tale interrogativo. «Ve lo spiegherò a tempo debito. Per ora voglio solo che li portiate da me, e con la forza se necessario.» Il più piccolo del gruppo, ossia quello che nell'attesa stava gustando un lecca lecca, finì quasi per lasciarselo sfuggire di bocca assistendo alle raffigurazioni che aveva davanti. Quegli occhi rosa, taglienti e pungenti, quelle sopracciglia così pronunciate... «Ma sì, è proprio lui... Hehe, però! Ho avuto proprio una gran fortuna a trovarlo in questo posto! E a quanto pare è anche riuscito a trovarsi una ragazza...» «Che cosa?! Ma quello...», «No, ti sbagli. Quel ragazzo non è chi pensi tu...» Reiji interruppe il ragazzo più grande fra i tre, sapendo cosa volesse dire e lo comprendeva pienamente, comprese la sorpresa manifestata sul suo viso: non aveva rivelato a nessuno di ciò che invece aveva raccontato a me poco fa. Riteneva fosse meglio per tutti se fosse stato un segreto di cui soltanto noi eravamo a conoscenza per il momento, effettivamente era la cosa migliore da fare. «Senti, quattrocchi. Soltanto perché ci chiedi di scovare questi due di certo non hai il diritto di impartirmi degli ordini! Quando mio padre sarà presidente, farà in modo di-», «Beeeneee! Consideralo già fatto, Akaba.» Allo shock del furioso, il giovanotto accettò il compito affidatogli senza proteste, a differenza sua. «Cosa...?!» «Bene... Allora io mi avvio. Questi duellanti sembrano essere intriganti... Voglio testare di persona le loro capacità. E una volta sconfitti, non potranno sottrarsi.» Un venticello gelido attraversò la stanza da quando tali frasi fuoriuscirono dalla bocca di quel cupo individuo, che si diresse verso la via d'uscita, seguito dal ragazzino. «Beh, se tu non vuoi unirti a noi, peggio per te. Non farai una bella figura, però, sai?» quest'ultimo prese in giro all'unico che non si era mosso dalla sua postazione, il quale però scattò all'istante. «Hmpfh, ma sentilo come parla il ragazzino! È che non ho bisogno di scomodarmi per simili sciocchezze. Ma siccome senza di me vuoi due non combinereste un bel niente, mi ci sono costretto!» Dandosi delle arie vanitose, l'ultimo seguì i compagni nella loro missione, lasciando soli Reiji e la sua guardia che lo raggiunse subito. Si poteva dire che il sedicenne dalle apparenze era pensieroso, e come non esserlo: chi dopotutto era certo del fatto che quei tre sarebbero riusciti a portare me e addirittura Yuri con la forza dritto da lui? La risposta sarebbe uscita allo scoperto solamente stando a guardare come la situazione avrebbe preso piega. «Yuri... ti assicuro che stavolta non potrai sfuggirmi. È scritto nel destino: quella carta, ormai, non ti appartiene.» [...] Quietudine assoluta, buio offuscante, non un filo di luce che filtrasse attraverso quell'ammasso di pura oscurità. Sembrava passata un'eternità da quando udii il canticchio di alcuni volatili, il rumore del vento che mosse qualcosa, probabilmente dei fili d'erba generando un fruscio che si unì ai cinguettii accarezzando dolcemente la pelle e creando un piacevole e rilassante contatto. Sbattei le palpebre in maniera ripetuta. Pian piano gli occhi iniziarono a spalancarsi, e la prima cosa che videro fu subito sospetta: non era del verde delle piante, non era dell'azzurro del cielo limpido ma di un colore sinistro, viola per la precisione. Una soffice sensazione mi pervase la faccia, avevo l'impressione che avessi la testa poggiata su qualcosa che si alzava e si abbassava lentamente, ancora e ancora... come il petto di qualcuno che stava respirando, o dormendo. Agli inizi sentivo il capo girare per qualche assurdo motivo, e non feci molto caso a ciò in verità. Ma capii che mi trovavo in un posto di cui non ricordavo di aver mai messo piede. Curiosa, pertanto, poggiai i palmi delle mani sulla verde distesa d'erba, utilizzandole come sostegno per sollevarmi da terra: un momento. Non ero a terra, non proprio almeno... Solamente quando strofinai per bene gli occhi riuscii a vedere meglio cosa ci fosse sotto di me, o meglio, chi ci fosse. Un giovane ragazzo. Aveva le palpebre chiuse e rilassate. Stava dormendo beatamente, un morbido sorriso era stampato sul suo viso su cui la corrente d'aria passeggera lasciò dolci carezze rendendolo adorabile da ammirare. Dalle labbra del giovane fuoriuscirono piccoli borbottii insensati, ma al tempo stesso non era nemmeno sveglio per quanto potessi affermare. Forse stava sognando, e doveva essere un sogno piacevole per lui a giudicare dalla sua innocua espressione che fu però cancellata dal movimento delle sopracciglia, delle ciglia e della bocca che si strinsero tutto ad un tratto. Ma realizzai troppo tardi che si stava svegliando. Le sue iridi si aprirono lentamente. Erano di un magico colore roseo, ma contemporaneamente di ghiaccio. Erano ancora un po' sognanti, il che spiegherebbe anche il perché non stesse reagendo alla stramba situazione e la mia curiosità era talmente forte da non essermi neanche accorta di stargli praticamente addosso. I nostri sguardi s'incontrarono definitivamente, entrambi fissavamo confusi l'un l'altro. E solamente quando quello sguardo freddo e impassibile mutò a stupito realizzai finalmente quello che avrei dovuto già realizzare da un po'. «AAAAAAAAAAAA!!!» Immediatamente mi diedi un spinta facendo un gran balzo all'indietro, stavolta finendo davvero a terra. Il maschio non poteva altro che mostrarsi perplesso. Ansimai pesantemente, avevo urlato con tutta l'aria che avevo nei polmoni. E insieme a ciò, sentii un grosso senso d'imbarazzo alla figuraccia fatta con quello sconosciuto, ma del resto non potevo farci assolutamente niente se mi ero risvegliata tra le sue braccia, tuttavia il sentimento non fece che incrementarsi quando il giovane si alzò restando comunque seduto sul prato, fissandomi interrogatorio. Quel periodo di silenzio fu alquanto disagiato, non sapevo cosa dire o come comportarmi, ma ecco però che lui si apprestò a parlare. «Che cosa stavi facendo, ragazza?» Svoltai il capo a destra e a sinistra più e più volte: per un attimo ebbi sperato che qualcuno stesse passando tra i dintorni, invece non c'era il misero filo d'ombra di una persona eccetto noi due. Non smisi di riflettere su quello che era successo, avrei voluto anch'io rispondere a quella domanda... ma se adesso gli avessi detto di non saperne un accidente, c'era la possibilità che non mi avrebbe creduta e a quel punto davvero non sapevo che fare. Percepivo addirittura dei tremolii lungo il corpo. Incrociai le braccia strofinandole leggermente, ma il vento oramai parve non stesse più passando da quelle parti, e poi, quella non era nemmeno una stagione di clima tanto umido. «Allora?» il suo tono fu stavolta macabro e minaccioso, al punto da farmi arrivare i brividi alla spina dorsale pur ribadendo di nuovo che ancora non fosse il periodo invernale. «N-n-n-no, no, hai capito male, n-n-non l'ho fatto di proposito!» Ma poi lo guardai meglio in volto. Capelli misti di due diversi colori, viola e rosa, un paio di frange erette verso l'alto che ricordavano buffamente delle orecchie di coniglio, sopracciglia stranissime ma particolari e ben folte, iridi rosee vuote le quali alla sola vista infondevano una sensazione di gelo, un gelo di estrema freddezza a cui nessuno poteva scampare... «Yuri?» Non sapevo come mai, ma quel nome mi era letteralmente sfuggito di bocca, come se avessi avuto l'impulso di doverlo dettare ad alta voce. Perché? Il maschio fu quasi sbalordito dalla mio improvviso quesito, o forse dovevo averlo azzeccato in qualche maniera. Ed infatti, la sua replica confermò quello che mi stavo chiedendo proprio in quell'occasione: «E tu come fai a conoscere il mio nome?» «Io... non...», «Rispondi a questa domanda. Chi sei?» Il silenzio circondò l'area circostante, eccezione fatta per il vento che tornò a passare in quel posto desolato spostando i lacci d'erba assieme ai capelli che andarono a schiantarsi delicatamente contro il viso. Neanche ora sapevo come agire, ero così smarrita. L'unica cosa che potevo fare, a quel punto, era rispondere senza giri di parole. «Ummm, il mio nome è... Rosa, sì.» «Rosa?» la sua risposta sbrigativa mi colse alla sprovvista, non che gli abbia detto chissà quale cosa infondo. Credevo di essere stata chiara e di non aver parlato a tono basso, o forse semplicemente era sordo. Ma se fosse il volume della mia voce la causa? Questa fu la ragione del per cui ripetetti nuovamente la frase. «No, non mi riferisco a quello.» Quell'affermazione mi lasciò stordita. Stavo ordunque aspettando l'ora in cui questo ragazzo avrebbe deciso finalmente di chiarirsi, ma piuttosto, notai che mi stava fissando misteriosamente da capo ai piedi presumibilmente con qualche pensiero nella testa. «Ehmmm... Qualcosa non va?» il giovane ritornò alla realtà riprendendosi dalle sue riflessioni, distogliendo la sua visione dalla mia figura chiudendo tranquillamente le palpebre. «Non è niente.» il suo borbottio fu la sola cosa che udii da allora, un borbottio abbastanza freddo. Si apprestò dopodiché ad alzarsi in piedi spolverando leggermente il suo lungo abito violaceo, guardandosi poi intorno mentre io feci l'identica azione. «Sembra che non ci conosciamo, eppure tu sai come mi chiamo...» Non proferii parola. Tutto questo era alquanto confusionario, non poteva trattarsi di una coincidenza, mi riferisco al fatto che abbia indovinato come si chiamasse al primo colpo... o magari si trattava di semplice fortuna. Ma una cosa di cui assolutamente ero certa era che non lo avessi mai incontrato finora. Ecco però che i miei pensieri volarono via come uno stormo di uccelli quando mi accorsi che il maschio era davanti a me in una distanza molto vicina rispetto alla precedente, sorprendendomi abbastanza. «Ma non importa. È stato un piacere, carissima, ma purtroppo ora ho da fare. E, chissà... forse un giorno potremmo incontrarci di nuovo.» L'ultima parte fu pronunciata da lui sussurrando. Evidentemente stava andando di fretta, e difatti si incamminò subito dopo nella direzione alla mia sinistra da cui si potevano intravedere alcuni alti edifici, senz'altro doveva esserci una città là vicino. «E... ehi...» Completamente smarrita guardai di qua e di là: non c'era nient'altro che un orizzonte da cui non si intravedeva un bel niente, eccetto per lo appunto il luogo dove si stava dirigendo Yuri. Non avevo tante scelte, se non quella di imboccare la sua stessa via. Ordunque cominciai a camminare calma, osservando attentamente dove fossi capitata cercando di rammentare qualcosa, ma invano. Svegliandomi ebbi le idee parecchio confuse, e se ci riflettevo troppo a lungo la testa mi girava; Nonostante i miei sforzi stringendo le meningi, proprio non riuscivo a ricordare nulla... I rumori dei miei passi abbastanza nervosi risuonarono perfettamente alle orecchie di Yuri, che voltandosi discreto, notò che gli stavo venendo dietro, portandolo a sospettare qualcosa. «Come mai mi stai seguendo, adesso?» Non mi aspettavo sinceramente una simile reazione, anche stavolta c'era stato un malinteso. Incrociai le braccia, sbuffando un po' dal suo fraintendimento. «Ti sbagli, non ti stavo seguendo! È solo che... sì, insomma... sto cercando di orientarmi e capire dove mi trovo.» «Certo, come no.», «Oh andiamo, è la verità!!!» Ma successivamente, il ragazzo mi diede le spalle, ancora. Soltanto poi realizzai di aver gridato con un volume eccessivamente alto, e me ne resi conto dal fatto che avevo bisogno di accumulare ossigeno nelle aree respiratorie. Non smisi di fissarlo a causa della confusione che non fece che progredire e mandarmi in completa perplessità, tuttavia non ci volle molto prima che egli tornò a parlare. «Se quindi ciò che stai dicendo corrisponde al vero, beh sappi che nemmeno io ho la benché minima idea di dove sono al momento. Non credi che questo possa essere definito "destino"?» Svoltò la testa leggermente dietro a sé, e in tal modo riuscii a scorgere la sua faccia. Un ghigno agghiacciante e inquietante. Le sue iridi gelide come il ghiaccio incrociarono le mie castane e anche interrogatorie, cosa che lo portò a prendere un lieve sospiro chiudendo rapidamente un occhio. «Lascia stare. In ogni caso, non saprei come aiutarti cara mia. Ma se preferisci, puoi continuare a seguirmi: come vedi sto andando proprio lì. E dopodiché si vedrà il da farsi-» «ANCORA? Ti ho detto che non ti stavo seguendo, non ti conosco neanche...!!» Il ragazzo non riuscì a trattenere una leggera risata che uscì incontrollata dalle sue labbra, di cui coprì una parte con una mano che al tempo stesso teneva il mento. «Interessante, ragazzina... Ho notato come la mia precedente espressione ti abbia sorpresa, ma ciononostante, tu sembri avere già intuito con chi hai a che fare; E sei ancora qui...» Yuri arrestò di colpo i suoi pensieri, che furono sostituiti ben presto da una domanda: cos'è che stava per dire in mente sua e perché? Non poteva comprendere, inoltre, se ciò che stava ponderando fosse negativo o positivo, dentro non si sentiva né triste né felice. Quindi era abbastanza complicata la faccenda, ma era pure vero che in quegli istanti non doveva farsi prendere dalle fantasie della testa. «Uh... Mi dispiace, non volevo offenderti o...!» ma ecco che, incrociando la mia figura preoccupata dalle mie improvvise azioni di rabbia, un secondo sorrisetto si fece strada sul suo viso: aveva avuto un'idea. Non era sicuro che avessi accettato o meno la proposta che aveva da pormi, ma se avessi rifiutato avrei avuto i miei svantaggi e se avessi al contrario accettato me ne sarei potuta pentire in qualche maniera. Doveva provarci, la decisione sarebbe stata solamente la mia infondo. Fui stordita da quel suo comportamento, tuttavia proprio in quel lasso di minuti, il giovane ebbe ancora una volta la parola. «Per stavolta chiuderò un occhio. Piuttosto, voglio proporti una cosa: se al momento non hai davvero un posto dove andare, e se riesco a trovare un buon posto, non ho alcun problema se vorresti venire a stare da me. Almeno così il tutto sarebbe meno noioso... non trovi?» Non me lo sarei mai aspettato, uno sconosciuto che propone simili favori ad un altro sconosciuto. A cosa stava puntando? E intanto eccolo, paziente ad attendere la mia decisione con quel insolito sorriso. Non sapevo se fosse il caso di fidarmi o meno, ma avevo scelta a questo punto? Sarei potuta rimanere fino a notte fonda senza trovare la minima soluzione per fermarmi in un luogo sicuro dove stare almeno fino a quando non avrei trovato la via di casa, e sinceramente non rammentavo neanche quale e dove fosse... Era tutto così strano, era come se avessi avuto una tremenda botta alla testa che come per magia aveva spazzato via ogni singolo ricordo impresso al suo interno. Mi serviva del tempo anche per recuperare le idee perse, sperando che quel giorno fosse arrivato. Pertanto, non potevo dire nulla se non... «E va bene. Ma in cambio... voglio che mi racconta più su di te.» Il ragazzo ridacchiò piano, prima di replicare. «Non devi preoccuparti. Puoi fidarti di me... Se ci tieni però a sapere qualcosa sul mio conto, ti accontenterò ma non adesso. Prima il dovere e poi il piacere, non è forse così?» Notò di nuovo la mia confusione all'ultima cosa che aveva detto e ciò lo incitò a prendere un leggero sospiro, ed esattamente come poco fa mi invitò a non curare il quesito. E fu allora che tutto bene un inizio, l'inizio di un susseguirsi di avvenimenti di cui la fine era impossibile scorgere. [...] Le palpebre si spalancarono in un nanosecondo. L'unica cosa che attualmente vedi era solamente il buio totale, non proprio in realtà anzi, perché stavolta mi sembrava di intravedere qualcosa di un leggero chiarore. Ero sdraiata a pancia in giù su un qualcosa di morbido, una sensazione confortante, tanto che compresi di essermi riaddormentata. E quel sogno... non era immaginazione. Era accaduto per davvero, era questo il modo in cui mi ero imbattuta per ironia della sorte in questo misterioso ragazzo, Yuri. Quello fu decisamente uno degli incontri più bizzarri che mi fossero mai capitati. Da quando avevo ripreso conoscenza, non avevo alcun ricordo di ciò che era precedentemente successo, e nemmeno lui da quel che mi aveva confessato. Finora cercavo di trovare delle risposte che potessero dare luce a molti dei miei dubbi che erano anche fin troppi, il problema però era da quale parte cominciare. Per questo motivo non ne avevo ancora scovate. Ma la cosa che mi tormentava particolarmente era sapere il perché tra tutte le persone esistenti a questo mondo, dovevo ritrovarmi davanti ad un sadico psicopatico che non dava la minima importanza per nessuno e che sopratutto mi trattava come se fossi un ridicolo giocattolo. Le sopracciglia si corrucciarono a tali pensieri, mentre strinsi tra le dita qualcosa di altamente soffice posto sotto il palmo della mia mano. Non aveva un colore vero e proprio, solo bianco vuoto, seppure mantenesse comodo il capo generando una deliziosa percezione di sofficità in grado di tenere a bada qualsiasi tipo di turbamento. Un attimo. Questa era la chiara descrizione di un cuscino, qualcosa non andava per il verso giusto: come ci ero finita su... un letto? «Ma cosa cavolo...?» mi sollevai da quel comodo materasso, facendo forza nelle delle braccia: le coperte erano - ovviamente - un tantino stropicciate e non le avevo addosso, per cui dovevano essere state minimamente toccate. Me n'ero totalmente dimenticata: per mia fortuna, avevo un piccolo spazio dove riposare in pace da sola. Si poteva anche dire che quella in cui mi trovavo attualmente fosse la mia camera, sebbene non fosse eccessivamente arredata ma era comunque abbastanza: vi era appunto un letto singolo con affianco un comodino, dove sopra per misteriose ragioni vi era la carta di Alzhad, e qualche oggetto sparso in giro sul pavimento in marmo; E il tutto era coperto dietro ad una tenda scorrevole. Strinsi i denti con forza sentendo formarsi i nervi, ipotizzando la spiegazione maggiormente plausibile di come ci fossi finita lì, e chi poteva essere se non quell'egoista di Yuri? «No basta... Stavolta quello mi ha davvero rotto le scatole!» Ero intenzionatissima ad andare a strozzare colui che senza farsi troppi problemi aveva invaso il mio spazio, niente e nessuno sarebbe riuscito a ostacolarmi. Per cui raccolsi le energie recuperate nel corso del mio riposo e scattai in piedi, un po' stordita è vero, ma ero un osso duro e non era affatto facile abbattermi, sopratutto se perdevo la pazienza. Ero sul punto di raggiungere l'uscita, quando notai qualcosa di luccicante posto a terra, gettato a terra con la massima non curanza. Uno specchietto. Il mio riflesso sulla superficie in vetro focalizzò la mia attenzione sul mio aspetto: i capelli non erano disordinatissimi, i fermagli pure, ma non fu quello ciò che mi interessò realmente. Vidi qualcosa di insolito nella mia attuale espressione: era come se gli occhi fossero colmi di rancore. Queste emozioni negative, rabbia, odio, erano cose che finora non ricordavo di aver mai provato finora, fatta eccezione per il presente: quasi se non sempre erano le uniche cose che percepivo e avrei tanto voluto capirne la reale ragione. Ma non era come eseguire uno schiocco di dita e avere in una mossa ciò che si desidera. Distolsi la mia visione dal piccolo specchio, e tornata in me, allungai un braccio verso la tenda afferrandone il tessuto per tirarlo e spostarlo lateralmente, sporgendo solo la testa all'infuori per controllare se Yuri fosse tra i paraggi: nessun rumore, né tanto meno la misera ombra di un capello. Alquanto strano per i miei gusti. «A quanto pare la ragazza si è ripresa dal suo lungo sonno. Era ora.» un sorpresa, scattai all'indietro contemporaneamente voltandomi verso la voce dietro di me, cosicché fossi faccia a faccia con lui. Un largo sorriso si formò sulle caratteristiche del viso di Yuri, che non poté trattenere una delle sue solite risatine malefiche e divertite. «C-cosa ci trovi di divertente?» ma soltanto ora feci caso a come fosse messo il suo stato fisico: graffi ovunque, non pochi detriti che macchiavano i suoi vestiti. Perché era così malconcio? Fu allora che in un lampo ogni cosa mi fu chiara come la luce. Rammentai improvvisamente degli eventi passati nel loro giusto ordine di sequenza, da quando gli uomini delle Forze Speciali erano riusciti a trascinarmi con la forza alla Leo Corporation approfittando di un nostro attimo di distrazione, a quando Yuri aveva ingaggiato un duello contro Akaba uscendone vincitore, caricandomi in spalla diretto sulla via del ritorno. Sebbene non me ne fossi accorta prima, Reiji non aveva intenzioni malvagie o comunque non era schierato dalla parte opposta alla mia, ma semplicemente voleva darmi un avvertimento col racconto dei draghi e trarmi in salvo da questo ragazzo che riteneva altamente pericoloso, invano. «Non guardarmi con quegli occhi, vuoi forse farmi credere che le mie condizioni ti preoccupano adesso?» «E perché mai dovrei preoccuparmi? Dalle apparenze mi sembra che tu stia benissimo.» ribadii prontamente, incrociando le braccia. «Ma sopratutto, non vedo il motivo per cui dovrei chiedere a un pazzo se sta bene o no.» «Ha! In un modo o nell'altro sapevo avresti ribadito con commenti tanto sgradevoli quanto maleducati. Non saresti la ragazzina che casualmente mi era capitato di incrociare, dopotutto.» cominciò ad avvicinarsi con aria pressoché divertita, mentre io indietreggiai senza distogliere lo sguardo da lui, finché però non si fermò dinanzi a me con un ghigno malizioso dipinto sulle sue labbra. «Cambiando discorso. Dormito bene, mia cara?» Sentii uno strambo tremolio lungo la spina dorsale non appena me lo aveva chiesto. Dunque ricordai come mai mi fossi alzata dal letto, e per giunta nel cuore della notte. Inizialmente feci una smorfia un tantino inquietata, ma tornai seria e composta malgrado fosse un'ardua impresa in una simile circostanza, tentar non nuoce tuttavia. «M-mi sembrava di averti detto cinquanta volte di non mettere piede nella mia stanza!» purtroppo fu un tentativo che fallì miseramente. E come se non bastasse, idee di cosa avesse combinato nel periodo in cui io ero appisolata, qualsiasi cosa, mi vagavano in mente. Yuri semplicemente fissò il mio comportamento stravagante, permettendo che un lieve sospiro venisse fuori dalla sua bocca. «Di quale stanza parli?» il suo tono era abbastanza annoiato e anziché preoccuparsi stava pendendo la discussione alla leggera, cosa che non poté non irritarmi. «Come sarebbe a dire "quale stanza"?! Te l'ho già detto, parlo della MIA stanza, questa di fronte a noi! Hai anche il coraggio di prenderti gioco di me-!», «Hmm, davvero? È molto strano, perché invece della camera di una ragazza qualunque a me sembrava più una stalla con tutto il disordine che c'era. Ti facevo più sistemata, ma a quanto pare mi sbagliavo...» Strinsi i pugni con maggiore forza. In effetti mi sentivo meglio rispetto a prima, quando non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo: ora era diverso, non ero probabilmente al massimo delle energie ma era già qualcosa. L'effetto di quella strana sostanza era a dir poco incredibile. Con movimento fulmineo, puntai un dito indice verso il maschio il cui volto non mostrava altro che pura innocenza. «Ecco, hai appena ammesso di aver dato una sbirciata intorno, cosa che ti avevo detto di non fare per altre cinquanta volte! Anzi, novantamila!!! E non giudicare come tengo il mio spazio, faccio quello che mi pare chiaro??» Yuri, nonostante le mie azioni non fossero per nulla pacifiche, era calmo come al suo solito. Ansimai, aspettando impazientemente una risposta che arrivò dopo alcuni minuti di silenzio. «Pensi davvero che me infischi qualcosa di quello che c'è lì dentro? Certo, ho trovato alcune cose un po'... strane, di cui preferirei non parlarne se possibile. Ma in ogni caso, di certo non avrei potuto chiudermi gli occhi mentre ti coricavo sul tuo letto, ho ragione? Ti sei addormentata proprio quando ti stavo portando in spalla, quindi non vedo perché dovresti prendertela con me.» nelle sue parole c'era astuzia, tanta astuzia. Quella conversazione stava prendendo una piega a dir poco imbarazzante. Ma stavolta il furbetto qui presente non stava sbagliando, perché se fossi rimasta sveglia niente di tutto questo sarebbe successo. D'altro canto, però, era anche vero che ero parecchio debole, ed era parecchio improbabile che non mi appisolassi. «Ma tipo svegliarmi e farmi andare a dormire da sola?!» il ragazzo fece una smorfia vicina al punto di scoppiare in una risata che mi fece innervosire. Non sopportavo affatto quando rideva di me. «Sarebbe stato come mettere l'ago in un pagliaio, non ti saresti svegliata nemmeno con una bomba a orologeria.» sospirai profondamente, aveva sempre pronta una risposta, una scusa anzi. «Ma dimmi. Che cosa ti ha detto quell'uomo?» «Ah, vuoi cambiare argomento eh?», «Ti ho già detto tutto quello che volevi sapere. Adesso tocca a me.» Le sue rapidi repliche riuscivano continuamente a sorprendermi, sapeva come comportarsi in qualsiasi evenienza. Ma non potevo dire che per me fosse l'identica cosa: mi aveva praticamente chiesto di riferirgli per filo e per segno ciò che mi aveva rivelato Reiji. Sebbene questa storia coinvolgesse parecchio Yuri, la sensazione di dovergli nascondere tutto mi pervase eccome. Inoltre, non sapevo come avrebbe potuto prenderla se gli avessi detto che mi era stato affidato un compito preciso almeno secondo ciò narratami dal presidente, e cioè quello di tenerlo sotto osservazione per fermarlo da qualsiasi pazzia potesse decidere di commettere. Come proprio io fossi capace di tenere a bada un ragazzo come tale non me lo spiegavo affatto, e in verità non sapevo se occuparmi o meno di questa faccenda e non certamente per terrore; Ma se sarebbero potute accadere cose come altra distruzione nel mondo allora valeva a dire che anche io ero a rischio, e non ci tenevo sinceramente a fare una brutta fine come sarà capitato a chissà quanta gente. E a proposito di distruzione, tra i miei ricordi era spuntata appena l'immagine della coppia di carte che avevo visto prima. Specialmente quelle, come Akaba stesso aveva affermato, erano di una estrema pericolosità e dalla sua versione dei fatti dovevano esserlo seriamente. «Allora? Sto aspettando.» «No-non so a cosa tu voglia puntare ma no, non mi ha detto niente!» pregai che la mia menzogna potesse convincerlo che non gli stessi mentendo. Purtroppo avevo un brutto presentimento, nonostante cercassi disperatamente di non pensare in pessimismo. L'ennesimo ghigno si mostrò alla mia espressione preoccupata che stavo tentando di tenere inosservata, non mi piaceva. «E pensi di darla a bere a me? Lo sai che raccontare bugie è sbagliato?» annuii solamente, senza fiatare. «Bene. Quindi ora tu mi racconterai ciò che mi interessa sapere, e che non ti venga in mente ancora di cercare di prendermi in giro. È soltanto fiato sprecato.» «Infatti stavo soltanto dicendo la pura verità.» ribadii con fare innocente, cosa che malauguratamente non funzionò sul quattordicenne. «Hmm, deve esserci sotto qualcosa se non vuoi dirmi la verità non è vero?» alle sue parole freddamente dettate rimasi in guardia. «Non mi piace ripetermi, per cui questa sarà l'ultima volta che te lo ordinerò. Dimmi cosa ti ha detto quell'uomo.» «Bah non ne ho la minima idea, di cosa avrebbe dovuto parlarmi sentiamo?!» mi rifiutai categoricamente di sputare il rospo, non la avrebbe avuta vinta tanto facilmente perché avrei fatto l'impossibile pur di non spifferargli una singola parola. Yuri mi lanciò un'occhiata agghiacciante, una smorfia malevola naturalmente ben visibile sul suo volto mentre si avvicinò ulteriormente accorciando la distanza tra noi due. «Questo dovresti saperlo tu. Sono sicuro che tutto questo abbia a che fare con me, e il fatto che tu voglia nasconderlo non ti aiuta per niente. Pertanto, non ti rimane scelta se non fare quello che ti ho ordinato, e come ti ho appena detto non amo ripetermi.» Arricciai le sopracciglia, mai e poi mai avrei dato retta ai suoi impartimenti. Non ero una ridicola marionetta che si muoveva a suo piacimento, se volevo mantenere questo segreto non c'era niente che potesse impedirmelo, qualsiasi cosa accadesse. «Non ci penso neanche. Sono stufa di sentirmi trattata come se fossi la tua serva personale, con un ordine e l'altro, ma sopratutto... non capisco perché tu ti comporta in questo modo. Ti piace sottomettere le persone per puro divertimento, sei un pazzo a cui non importa di niente di nessuno, hai un cuore completamente fatto di ghiaccio, non è che un semplice blocco freddo privo di emozioni. Non so se dietro tutto questo ci sia un qualcosa, che so, un episodio che ti ha cambiato in questo essere spietato o meno, ma... puoi parlarne con me. Voglio sapere perché ti comporti così. Tu continui a dirmi che vorresti scoprire di più su di me, bene, perché allora tu non mi racconti qualcosa su di te? Ora che ci penso... non so quasi niente, sei sempre misterioso ed è difficile capirti senza parlarti.» Solamente quando terminai il mio "breve discorsetto" realizzai che proprio frasi del genere erano venute fuori dalla mie labbra, e per Yuri? E credere che fino ad un attimo fa ero imbestialita come un orso di cui il territorio marcato era stato invaso da estranei. Trascorremmo quei quieti minuti a fissarci a vicenda. Dalla sua vista mi parve di leggere che un po' non si aspettava di udire parole del genere da me, una delle sue sopracciglia pronunciate s'arricciarono un tantino. Ero curiosa su come avrebbe reagito, e perché negarlo, anche impensierita. Non sapevo cosa immaginare, era probabile che dovessi solo starmene zitta. «Hmpfh. Così, vorresti conoscermi meglio?» percepii la sua voce calma frattanto lo osservai darmi le spalle. «E va bene. Domattina, allora, alzati in buon ora. Ma mi raccomando, vedi di non farmi aspettare a lungo. Non ho poi tanto tempo da perdere.» Ciò detto, il giovane dai capelli bicolori si allontanò per avviarsi all'uscita. Allungò un braccio per spalancarla e quando fu sul punto di andarsene, aggiunse: «Per questa volta voglio accontentarti, ma ti avverto, sarai tu poi ad accontentare me.» e chiuse l'entrata dietro di sé con una perfida risatina. L'assoluta tranquillità riempiva l'ampio spazio in cui io fui l'unica presenza rimasta, dal momento che se n'era andato chissà dove nel bel mezzo della notte. Ero lì immobile, silenziosa, fissando la direzione che aveva preso per uscire. Ma la realizzazione delle sue parole mi colpì soltanto dopo, e l'agitazione prese il sopravvento. «N-NOOO!!! CHE COSA HO FATTO, SONO UNA COMPLETA IDIOTAAAAA!!!!!!» misi le mani tra i capelli e iniziai a saltellare dappertutto come una lepre. «Non credo alle mie orecchie, mi ha appena detto di uscire con lui e non mi ha fatto parlare!!! Lo sapevo io, dovevo stare MUTA!!» Colpii ripetutamente il capo continuando a prendermela con me stessa per il guaio che avevo combinato, non riuscivo a immaginare a quello che avevo combinato ed ora erano problemi miei. «Oh dannazione, e adesso che faccio?!?! Io non ho mai voluto che... beh, sì, questo!» Avevo le mani tremolanti, morsi il labbro quasi fino a procurarmi dolore, non sapevo come cavarmela da questa situazione. «Va bene va bene, calma Rosa... Si tratta solo di scambiare due chiacchiere, no? Non è nulla di problematico infondo... O almeno spero.» contemplai per un attimo i miei due palmi, portandomeli davanti alla faccia. Scossi, però, la testa scacciando via ogni pensiero e rilasciai un altro sospiro. «Un momento... A cosa si stava riferendo con "sarai tu poi ad accontentare me"...?» Fu allora che uno sbadiglio cessò la mia curiosità. Quella era stata una giornata stancante, forse per Yuri ancora di più dopo una catena infinita di avvenimenti che dovevano avergli portato via un sacco di energie, ma stranamente anziché concedersi una bella dormita si era volatilizzato nel nulla. Mi venne quindi da riflettere su quante volte mi abbia salvato la pelle nel giro di ventiquattro ore: una, due... senza contare che per arrivare fino alla Leo Corporation doveva aver faticato molto, sebbene non avessi notato una briciola di stanchezza in egli, probabilmente stava tentando di tenerla nascosta: era tecnicamente impossibile che in tutta questa faccenda non si sia affaticato perlomeno un pochino, ma non aveva il benché minimo senso voler tenere segreto un fatto ovvio come questo. Pazienza. Mi sentii crollare, e capii che avevo ancora bisogno di dormire. Stanca per rimuginare tornai al mio minuscolo ma comodo spazio, invaso a mia insaputa aggiungerei, e mi sdraiai sotto le coperte con le braccia incrociate utilizzandole come appoggio per la testa, intanto che rimasi a guardare l'oscuro soffitto non potendo fare a meno di riflettere se domani sarebbe filato tutto liscio come l'olio o no.
   
 
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