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Autore: mononokehime    20/09/2017    2 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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«Spero che tu abbia un ottimo motivo per presentarti qui durante la mia cena, Styles, perché ho una voglia incredibile di farti sbattere fuori fin da subito» sputò Louis minaccioso. Harry non batté ciglio, anzi sorrise candidamente nel rispondere.
«In effetti ce l’ho» ribatté tranquillo. «Non ci crederai, ma sono venuto qui per discutere d’affari con te»
Un lampo di perplessità attraversò lo sguardo furente di Louis.
«Da che mondo e mondo tu verresti a casa mia per discutere d’affari con me?» chiese incredulo Louis, completamente colto alla sprovvista.
«Ecco, vedi, è qui che ti sbagli» puntualizzò Harry, facendo aggrottare le sopracciglia al suo interlocutore. «Si dà il caso che mi siano capitati tra le mani certi documenti che attestano che, a quanto pare, il legittimo proprietario di Rangemore Hall sono io»
Sia io che Louis strabuzzammo gli occhi a quell’affermazione.
«Che scherzo è questo, Styles?» gridò il ragazzo seduto di fronte a me, ormai livido.
«Nessuno scherzo, Tomlinson» replicò impassibile Harry. Aprì la tracolla che portava addosso – non l’avevo nemmeno notata, presa com’ero ad osservare il suo viso – e ne estrasse alcuni fascicoli che porse a Louis senza fare una piega. Quest’ultimo li afferrò con mano leggermente tremante, ed iniziò ad esaminarli nervosamente.
Passarono diversi minuti, durante i quali il silenzio fu interrotto solo dal frusciare dei fogli. Io mi sentivo divorare dall’ansia, il mio cuore batteva così forte che temevo potessero sentirlo anche gli altri. Di tanto in tanto lanciavo un’occhiata a Harry; lui sembrava completamente rilassato e sicuro di sé, restava fermo a braccia incrociate ad osservare pazientemente Louis che studiava i documenti foglio per foglio.
Spero che tu sappia cosa stai facendo… se è un imbroglio Louis te la farà pagare cara.
Tuttavia non vedevo un briciolo di tensione in lui, quindi forse quello che diceva poteva essere vero, per quanto assurdo mi sembrasse. Mi arrovellai nel richiamare alla memoria qualunque elemento che potesse spiegare quella situazione incredibile, ma nulla sembrava avervi a che fare.
Harry è stato abbandonato a Rangemore Hall… i suoi genitori sono partiti per l’Illinois e sono morti… il maggiordomo era suo nonno… il maggiordomo era suo nonno.
D’un tratto mi venne in mente, come un flash, una frase che Phil mi aveva detto settimane prima quando ancora evitavo Harry. Mi stava raccontando del vecchio padrone della villa, un vecchio barone senza parenti in vita.
L'unica persona con cui avesse un legame era Keith; si fidava solo di lui, oserei quasi dire che fossero amici”, questo aveva detto Phil. Era forse possibile che…?
«Sono solo stronzate!» gridò Louis improvvisamente, facendomi trasalire ed interrompendo i miei pensieri. Strappò con violenza i fogli che teneva in mano, al che sentii il mio cuore sprofondare nel panico.
«Mi prendi in giro?» domandò sarcastico Harry, sollevando un sopracciglio. «Siccome immaginavo una tua reazione del genere ho fatto diverse copie dei documenti. Naturalmente quelli che hai strappato non sono gli originali»
Louis rimase interdetto per un istante, quindi scosse con forza la testa.
«Non so a che gioco tu stia giocando, Styles, ma sappi che appena troverò l’inghippo tu sarai finito»
Harry scrollò le spalle, con aria fintamente noncurante.
«Risparmiati la fatica, perché non c’è nessun inghippo. Forse questa potrà toglierti ogni dubbio – ah, ovviamente è una fotocopia, quindi puoi anche fare a meno di strapparla» disse beffardo, porgendogli un foglio scritto a mano che aveva tutto l’aspetto di una lettera.
Louis lo afferrò bruscamente, un lampo omicida negli occhi, ed il suo sguardo iniziò a saettare tra una riga e l’altra. Man mano che leggeva la sua espressione sembrava spegnersi sempre di più, fino a lasciarlo come inebetito.
«Puoi sempre far fare una perizia calligrafica, se vuoi» propose laconico Harry, senza aspettare un commento di Louis. «Dovrebbero esserci ancora dei vecchi libri contabili compilati da mio nonno, in giro per le soffitte della villa»
Il nonno di Harry? Allora avevo indovinato…?
Louis fece un leggero cenno di diniego con la testa, rassegnato.
«E ora cosa vuoi, eh?» gli chiese, spingendo via la lettera sul tavolo. «Vuoi fare la parte del principe azzurro che salva la principessa e resta a vivere con lei nel castello reale?»
Il pungente sarcasmo di Louis non riusciva a nascondere del tutto il senso di sconfitta, e per un secondo mi dispiacque per lui. Harry scosse la testa a quelle parole.
 «Non voglio buttare fuori te o la tua famiglia da Rangemore Hall, Louis. La tenuta è legalmente mia, è vero, ma ho pensato che potremmo trovare un accordo»
«Fammi indovinare» disse Louis, intrecciando le dita delle mani e portandosi i pollici alle labbra, i gomiti appoggiati al tavolo. «Mi cederai la tenuta – per il valore indicato nell’atto di proprietà, immagino, dal momento che penso tu abbia almeno sfogliato i documenti – e mi chiederai di rompere il mio fidanzamento con Elizabeth, altrimenti mi farai causa o farai scoppiare uno scandalo?»
Questa volta fu il turno di Harry di restare interdetto. Probabilmente Louis aveva fatto centro, come ci si aspettava dal figlio di uno dei più grandi imprenditori del Regno Unito.
«Beh, non posso dire che tu non abbia un ottimo intuito, Tomlinson» replicò infatti, recuperando in fretta la sicurezza. «Effettivamente ci hai azzeccato. Vorrei che tutti risolvessimo i nostri problemi nel modo più pacifico possibile, ma se non dovessi accettare ho un aggancio al Daily Telegraph che potrebbe far esplodere una bomba mediatica anche domattina»
Louis emise un fischio fintamente ammirato, alzando le mani.
«L’hai pensata bene, Styles, questo te lo devo concedere. Non ho voglia di aggiungere altri grattacapi ai miei genitori, quindi considererò tutta la faccenda una specie di regalino da un paio di milioni di sterline e forse finalmente ti leverai dai piedi»
Un paio di milioni di… cosa?
Lo sguardo di Harry si illuminò, ma la sua espressione rimase studiatamente tranquilla.
«Hai preso la decisione migliore, Tomlinson. Si vede che hai il senso degli affari»
Gli porse una mano che Louis strinse di malavoglia qualche secondo più tardi. Harry sorrise, spostando lo sguardo su di me per la prima volta da quando era entrato. Ero così felice che avrei potuto alzarmi e correre a stringerlo tra le braccia, ma feci del mio meglio per darmi un contegno.
Louis sospirò, sfregandosi gli occhi con una mano.
«Hai ottenuto quello che volevi, no?» domandò retorico, rivolto a Harry. «Ora tornatene alla tua dépendance. Immagino che avrai voglia di salutare il tuo vecchio, e io vorrei finire in pace la mia cena. Domani vedremo di iniziare la parte burocratica di questa pagliacciata»
Harry annuì piano, piuttosto sorpreso, quindi si congedò lanciandomi un’ultima occhiata ed uscì dalla sala da pranzo. Louis ricominciò a mangiare, come se non fossimo mai stati interrotti. A chiunque sarebbe potuto sembrare perfettamente tranquillo, ma io avevo in qualche modo imparato a conoscerlo e sapevo che era parecchio turbato da quello che era appena successo.
«Louis, ascolta…» iniziai, ma lui mi interruppe subito.
«So cosa vuoi dirmi ed è molto gentile da parte tua preoccuparti per me, ma posso assicurarti che non ho la minima intenzione di farmi destabilizzare da tutto questo»
Abbassai lo sguardo sul mio piatto, colta nel segno, senza ben sapere cosa dire. Nonostante avessi odiato i mesi passati a Rangemore Hall e non avessi affatto dimenticato quello che Louis mi aveva fatto un paio di settimane prima, d’improvviso mi sembrava così solo che mi dispiaceva non tentare di dirgli nemmeno una parola di conforto.
«So bene che tu non sei innamorata di me, Elizabeth, tanto quanto so che lo sei di Harry» disse qualche minuto dopo in tono più delicato, guardandomi negli occhi. Trasalii, non aspettandomi una frase del genere da lui.
«Allora perché…»
«…Perché ti ho tenuta comunque qui?» completò la mia domanda, lasciandomi spiazzata. «Secondo te perché?»
Ero a disagio, non ero abituata ad avere conversazioni di quel tipo con Louis; non avrei mai pensato che riuscisse a leggermi dentro in quel modo. Mi strinsi nelle spalle, senza sapere cosa rispondere.
«Perché, che tu ci creda o meno, anch’io sono in grado di provare dei sentimenti. Sono innamorato di te, Elizabeth, per quanto possa risultarti difficile da credere»
Le sue parole mi colpirono come macigni, al che rimasi completamente ammutolita.
Possibile…?
Louis si lasciò andare ad una mezza risata silenziosa, chiudendo gli occhi.
«Certo, mi rendo conto che mi sono comportato in modo pessimo in questi mesi» ammise, pulendosi le labbra con il tovagliolo e posandolo di nuovo sul tavolo. «Purtroppo spesso non me ne accorgo, e poi nell’ambiente in cui vivo a nessuno importa davvero di come si è realmente. Me ne sono reso pienamente conto solo quando ti ho vista con Harry, che tu cercavi tutt’altro»
Louis ormai parlava a ruota libera, come se volesse togliersi un peso che si portava dentro da chissà quanto tempo.
«Da un certo punto di vista la realizzazione mi ha demolito, dall’altro immagino di averlo sempre saputo in qualche modo. Ho tentato comunque di tenerti legata a me, nella speranza che iniziassi a provare qualcosa per me, ma era decisamente l’approccio sbagliato. Ho notato come hai guardato Harry quando è entrato» si lasciò sfuggire un sospiro, sorridendo amaro. «Non mi hai mai guardato così e mai l’avresti fatto, questo ormai era chiaro. Ecco perché ho accettato la sua proposta»
Ascoltavo le sue parole passivamente, sforzandomi di associarle alla persona che mi trovavo di fronte. Era così incredibile che non riuscivo a reagire. Louis Tomlinson, che io avevo sempre considerato un freddo calcolatore snob e pervertito, si stava aprendo a me mostrandomi il suo lato più umano.
«Qualche giorno fa ho detto ad Harry che lui mi aveva sempre invidiato tutto… beh, la verità è che ero io ad invidiare la sua vita, fin da quando eravamo bambini» confessò, spiazzandomi per l’ennesima volta in pochi minuti. «Lui era perennemente felice e spensierato, Phil lo adorava così come ogni singolo dipendente della tenuta. Io ero ricco, certo, ma non vedevo quasi mai i miei genitori – erano sempre in giro per il mondo – e tutti sembravano quasi avere perennemente paura di farmi arrabbiare»
Ricordavo bene quelle parole di Louis ad Harry; le aveva pronunciate quando ci aveva trovati alla dépendance insieme, appena pochi giorni prima.
«Com’era possibile che lui, un orfanello cresciuto da un giardiniere, avesse una vita più felice della mia?» domandò con una punta di amarezza, più a se stesso che a me. «Non potevo sopportarlo. Ero verde di invidia e mi odiavo per questo. Per recuperare fiducia in me stesso ho iniziato a venire assorbito nel mondo della finanza fino a diventare quello che sono oggi, ma a quanto pare nemmeno questo bastava. È riuscito ad avere la meglio su di me anche con la ragazza di cui mi ero innamorato…»
Si lasciò andare indietro contro lo schienale, cosa che solitamente non faceva mai. Era abituato a mantenere una postura molto rigida ed elegante a tavola.
«Stasera ho deciso di chiudere questo conto in sospeso con il mio passato, e l’ho fatto permettendogli di portarti via da me. Probabilmente è la prima cosa buona che faccio per te da quando ti ho conosciuta… se non altro spero che Harry ti renderà più felice di quanto non avrei potuto fare io»
Un lungo silenzio seguì quel monologo di Louis, un silenzio che si dilatò nell’ampia sala da pranzo fino a riempirla e rimbombarci nelle orecchie. Lo sguardo di entrambi era perso nel vuoto ed avevo quasi il timore di muovermi per poi scoprire che quel discorso era stato solo un frutto della mia fantasia.
Il rumore di una sedia che veniva allontanata dal tavolo mi riportò alla realtà.
«Beh, credo che me ne andrò a riposare» sentenziò Louis, alzandosi in piedi. «Non ti tratterrò qui, perciò vai da lui. Ti starà di sicuro aspettando»
Lo guardai smarrita, senza avere il coraggio di alzarmi dalla sedia. Lui mi osservò per un paio di secondi, quindi emise uno sbuffo divertito.
«Che aspetti? Vai, prima che cambi idea» mi incitò, al che mi alzai dalla sedia come un automa. Mossi alcuni passi in direzione della porta, quindi mi voltai verso di lui.
«Io… ecco, grazie» farfugliai, senza ben sapere come continuare. «Ho apprezzato molto quello che mi hai detto, e anche se siamo partiti con il piede sbagliato sappi che ti ho davvero rivalutato»
Louis sorrise amaro, scuotendo la testa.
«Sei troppo buona, lo sei sempre stata. Un’ultima cosa… prima che tu te ne vada vorrei che tu sapessi che non smetterò mai di detestarmi per averti messo le mani addosso un paio di settimane fa, e per quel che vale spero con tutto il cuore che non ti abbia segnata in modo irreversibile»
Fu come se mi si aprisse una voragine sotto ai piedi.
Allora si ricordava di quell’episodio… forse non l’ha più tirato fuori perché non aveva il coraggio di affrontare apertamente i suoi sensi di colpa e ha fatto finta che l’alcol gliel’avesse fatto dimenticare.
«È vero, avevo bevuto, ma questo non giustificherà mai le mie azioni. Quel giorno bere mi aveva solo caricato di una frustrazione maggiore per il fatto che non riuscivo ad ottenere il tuo apprezzamento, e da lì la situazione è degenerata»
Si passò una mano sulla nuca, imbarazzato.
«Ti capisco se non mi perdonerai mai per questo; io stesso non lo farò, perciò va bene così. Ora corri da Styles, così me ne potrò andare finalmente a riposare»
I suoi tentativi di mostrarsi spavaldo erano ormai fallimentari, ma non ci feci caso. D’improvviso vedevo Louis sotto una luce drasticamente diversa, e nonostante tutto sentivo di potermi lasciare alle spalle la sofferenza degli ultimi mesi. Non ero una persona che amava portare rancore, perciò decisi di non farlo nemmeno allora.
«Ti perdono» mormorai, guadagnandomi lo sguardo incredulo di Louis. «Ti perdono, e mi dispiace di non aver mai visto questo lato di te. Cerca anche tu di lasciarti alle spalle tutto questo e di vivere sereno, d’accordo?»
Lui deglutì a vuoto ed annuì, rivolgendomi per la prima volta un sorriso sincero e luminoso che ricambiai volentieri. Senza più dire nulla uscimmo entrambi dalla sala da pranzo, e quando dovemmo separarci ci rivolgemmo un semplice cenno di saluto, come se ci saremmo rivisti presto, anche se entrambi sapevamo che non sarebbe stato così.
Quando mi chiusi la porta d’ingresso della villa alle spalle l’aria fresca e umida che respirai mi sembrò d’un tratto molto più leggera. Il cielo si scuriva in fretta, coperto da ampi sprazzi di nuvole grigio-bluastre, ed una lieve brezza faceva fremere piano le foglie delle siepi.
Mi incamminai verso la dépendance con il cuore che batteva all’impazzata dall’emozione. Harry era a poche decine di metri da me e non esistevano più ostacoli che avrebbero potuto impedirci di stare insieme. Ad ogni passo acceleravo l’andatura, fino a quando non iniziai a correre senza badare al fatto di poter sembrare una completa squilibrata.
Arrivai trafelata alla porta in massello, con i capelli in disordine ed il fiato corto. Bussai impaziente e ci vollero solo pochi secondi prima che la porta si aprisse facendomi trovare davanti la figura longilinea del ragazzo, che superato lo stupore iniziale mi rivolse un sorriso enorme.
Mi gettai tra le sue braccia e lo strinsi a me con tutta la forza che avevo, mentre un sospiro di sollievo usciva dalle mie labbra per scontrarsi con il suo petto caldo. Harry ricambiò l’abbraccio, baciandomi ripetutamente i capelli, e lo sentii ridere leggermente contro di me.
«Scusa per quello che ti ho detto al telefono ieri» sussurrai, affondando ancora di più il viso nella sua maglietta. «Sono stata una stupida, e ti ho anche mentito sulla proposta di matrimonio di Louis…»
«È tutto a posto» rispose tranquillo, accarezzandomi la schiena. «L’avevo immaginato»
«Davvero?» chiesi sorpresa, sollevando il viso per guardarlo. Lui annuì, lasciandomi un lungo bacio sulla fronte che mi portò istintivamente a chiudere gli occhi.
«Sono io a dovermi scusare. Ti avevo costretta ancora una volta a prendere la decisione più difficile da sola, ma ormai nulla di tutto questo ha più importanza»
Scossi con forza la testa, pronta a ribattere, ma lui mi anticipò prendendo il mio viso tra le mani e baciandomi con una dolcezza che mi provocò una scarica di brividi lungo la colonna vertebrale.
«Credevo che non ti avrei più rivisto» mormorai, la tempesta verde dei suoi occhi che sembrava quasi brillare di luce propria. Harry sorrise, facendo spuntare le fossette.
«E invece pare che ti dovrai abituare a vedermi ancora per molto, molto tempo»




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Spazio autrice
Ciao a tutti <3
Prima di dire qualsiasi altra cosa voglio informarvi che questo è l'ultimo capitolo di High Society.
Non iniziate a piangere disperati, però; DOMANI (verso le 11 di mattina) pubblicherò l'epilogo - corto, sì, ma sarà comunque qualcosa.
Intanto ci terrei a dire due parole su Louis. Spero che non lascerete questa storia con un'idea troppo negativa di lui; è cresciuto in un ambiente che gli ha riversato addosso, fin da piccolo, un'enorme pressione. Non è facile restarne immuni e lui non ha fatto eccezione. Gli è costato un notevole sforzo confessare a Lizzie quello che aveva dentro. Sia questo che il consenso alla proposta di Harry gli sono serviti per fare finalmente pace con il proprio passato, era un passo indispensabile e lui ha avuto la maturità di prendere questa difficile decisione. Quindi vogliategli un pochino di bene in più adesso, pls <3
Vorrei dire tante cose strappalacrime, ma facciamo che rimanderò i convenevoli nostalgici all'epilogo così avrò il tempo di procurarmi sufficienti fazzoletti :')
Nel frattempo ringrazio di cuore
 Caro_Malik per aver inserito High Society tra le storie ricordate <3

Un abbraccio,
mononokehime

   
   
 
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