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Autore: arangirl    20/09/2017    2 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Ancora niente?” il silenzio dall’altra parte della linea si prolungò per un attimo infinito mentre Renly tratteneva il respiro “Niente. Nessuno degli uomini che abbiamo catturato sembra sapere dove si trovino Brienne e l’altro ragazzo… Ci sono pattuglie che perlustrano il deserto, ma sai com’è…” La voce di Loras suonava stanca, quel timbro di voce che Renly aveva imparato a conoscere così bene, di solito così allegro e spensierato, sembrava essere sparito completamente.
 
 

“Non avete abbastanza uomini.” Gli sembrò quasi di vedere Loras annuire, i riccioli chiari che cadevano sulla fronte ampia “In più sono giorni che in città subiamo attacchi continui. Non penso sia un caso, chiunque siano, non vogliono essere trovati.” Qualcuno bussò alla porta rumorosamente prima che Renly potesse rispondere “Devo andare Loras… Fammi sapere non appena avrete nuove notizie…”
 
 

“Renly aspetta io…” Renly si bloccò, non ancora del tutto abituato a sentire il ragazzo chiamarlo per nome “Quello che è successo a Brienne mi ha fatto capire che… che tutto questo, tutto quello che ho, è così fragile, potrebbe sparire in un momento… E prima che fosse troppo tardi volevo dirti che io…”
 
 

“Aspetta” Renly poteva sentire i battiti del proprio cuore rimbombargli nelle orecchie, un improvviso rossore coloragli il volto “Non così, non adesso. Quando tornerai, parleremo allora.” “Ma io…” “Anch’io. Ma non è il momento giusto. Vedi di tornare… Ti aspetterò, Loras.”
 
 

La linea diventò muta dall’altra parte, e Renly si chiese per un attimo se Loras avesse effettivamente sentito l’ultima frase che gli aveva rivolto, prima che l’ennesimo colpo alla porta lo riportasse alla realtà. Si alzò a fatica sulla gamba sana, cercando di ignorare l’improvviso moto d’adrenalina, il cuore che ancora gli batteva all’impazzata nel petto.
 
 

“Arrivo, arrivo!”
 
 

Rimase solo leggermente sorpreso nel vedere Jaime quando aprì la porta, bagnato fradicio e con una strana luce negli occhi “Jaime… Sei venuto fin qui a piedi?” Jaime agitò il moncherino entrando come una furia nel piccolo appartamento “Non posso guidare, e avevo qualcosa d’importante da dirti.”
 

Renly lo guardò confuso e Jaime gli sorrise “So come trovare Brienne.”
 

*
 


“Quindi fammi capire bene… Il tuo piano geniale sarebbe rapire un ragazzino, un figlio di papà dirigente di una delle industrie più conosciute del paese e farci dire da lui dove si trova il suo CEO, che è in realtà un malvagio mercante d’armi che ha rapito Brienne e il ragazzino esperto di armi?”
 


“Esattamente” Jaime guardò il fratello e Renly senza un’ombra di dubbio in volto, e Tyrion si passò la mano tra i capelli “Dovevo capirlo quando mi hai chiamato qui all’una di notte che avevi bevuto.” Jaime guardò il fratello con espressione ferita “Sono sobrio Tyrion, e lucido. E’ l’unico modo per capire dove si trova Brienne. Renly mi ha detto che i soldati non sono riusciti a trovare nulla… Ogni secondo che perdiamo potrebbe segnare la fine di Brienne.” La voce di Jaime si spezzò per un attimo al solo pensiero, e lo sguardo di Tyrion si addolcì.
 


“Lo so Jaime… Ma qui si tratta di violare la legge. Io sono appena diventato padre, non posso finire in galera.” Jaime scosse la testa “Infatti non vi sto chiedendo di partecipare, ma di aiutarmi a trovare qualcuno che mi dia una mano… Letteralmente.”  Tyrion alzò gli occhi al cielo e Renly scosse la testa, cercando di mascherare un mezzo sorriso.
 


“Renly confidavo in te soprattutto… Un ex militare magari, qualcuno che ti deve un favore.” Renly scosse la testa “Non conosco nessuno qui. Tutti i miei contatti sono ancora nell’esercito e dubito avrebbero piacere di partecipare a una cosa del genere.”
 
 

“Io potrei conoscere qualcuno…” Tyrion borbottò sottovoce, e Jaime lo guardò sorpreso “E’ un tipo poco raccomandabile, ma per la giusta cifra farà quello che chiedi.” “Come lo conosci?” Tyrion scosse la testa “Non lo vuoi sapere. E non dire a Tysha nulla di tutto questo, d’accordo?”
 
 

Jaime scosse la testa “Non una parola, fratello. Allora, come si chiama questo tuo amico?” Tyrion sospirò “Il suo nome è Bronn…”
 
 

*
 

Podrick si guardò intorno mentre lo schermo del computer davanti a lui continuava a brillare, caricando gli ultimi algoritmi che aveva appena finito di scrivere. Aveva cercato di tirarla più lunga possibile, ma c’era sempre qualcuno pronto a controllare che lui facesse il suo lavoro, e non voleva rischiare altre ripercussioni su Brienne; lei faceva finta di star bene, ma era evidente a Podrick che era allo stremo delle forze.
 
 

Guardò per la millesima volta nel giro di poche ore la piccola cassetta degli attrezzi dall’altro lato della sala, cercando di pensare a un modo per arrivarci senza essere scoperto dalla guardia di turno, che non gli staccava gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
 
 

Improvvisamente un rumore sordo proveniente da qualche stanza più in là fece spostare lo sguardo della sua guardia verso la porta, mentre i rumori continuavano ad aumentare. L’uomo lanciò uno sguardo verso di lui e nuovamente verso la porta prima di decidere di andare a vedere che cosa stava succedendo.
 
 

Alla fine, si trattò solo di pochi attimi, che a Podrick sembrarono lunghi quanto un’estate afosa nel sud del Texas, dov’era cresciuto, e che gli costarono lo stesso sudore. Mentre l’uomo apriva la porta tenendo in mano il mitra che portava a tracolla, Podrick scivolò senza far rumore verso la casetta, aprendola senza guardare, gli occhi ancora fissi sulla schiena dell’uomo davanti a lui. Gli sembrò di tornare bambino, di giocare a uno dei giochi preferiti dei cugini, in cui doveva mettere una mano in una scatola chiusa e cercare di indovinare gli oggetti nascosti dentro.
 


Quasi sicuro di aver posato la mano su ciò che cercava, Podrick sfilò l’oggetto dalla scatola con la massima cautela, facendoselo scivolare nella tasca dei pantaloni, sperando che la sua uniforme sgualcita fosse abbastanza grande da nascondere l’oggetto. Tornò al suo posto un attimo prima che l’uomo si girasse di nuovo verso di lui, chiudendo la porta e tornando al proprio posto, evidentemente ignaro del sudore che scendeva copioso sul volto di Podrick.
 
 

Quando, ore dopo, la guardia si decise a riportarlo nella sua cella con del cibo per lui e Brienne, fu sorpreso di vedere un grosso livido sul volto della donna “Allora, il mio diversivo ha funzionato?” sussurrò, e Podrick annuì cercando di trattenersi dal correre ad abbracciarla. Brienne gli sorrise, e per la prima volta dal momento in cui si era svegliato in quella cella umida Podrick sentì un briciolo di speranza crescergli dentro.
 
 

*
 



“Quindi, tu devi essere il coglione che mi ha ingaggiato.” Bronn lo squadrò dalla testa ai piedi con un sorriso irritante, mentre si portava la sigaretta alla bocca con aria annoiata. Jaime sorvolò sull’insulto, avvicinandosi a lui nel buio dello sporco locale in cui Tyrion gli aveva detto che l’avrebbe trovato “Esattamente. E da quanto mi ha detto mio fratello, sto parlando con un esperto.”
 
 


Bronn alzò le spalle coperte da quello che Jaime giudicò un vecchissimo giubbotto in pelle “So fare il mio lavoro. E ringrazia tuo fratello se ho deciso di incontrarti, di solito non mi muovo per così poco.” Jaime sospirò “Non voglio sapere cos’è successo tra te e Tyrion. Ma ti sarei davvero grato se potessimo accelerare le cose, ho fretta.”
 
 

Bronn inarcò leggermente le sopracciglia “Ottimo, allora fammi vedere i miei soldi.” Jaime sospirò e tirò fuori la busta con i soldi che lui Renly e Tyrion erano riusciti a racimolare in così poco tempo. Bronn la prese senza fare una piega e contò in velocità le banconote, con l’aria di uno che lo faceva abitualmente. Con un leggero brivido lungo la schiena Jaime si chiese in cosa diavolo si stava cacciando, prima che l’immagine sorridente di Brienne gli occupasse la mente. Ne valeva la pena, per lei.
 
 

“Quindi io dovrei trovare questo Robert Arryn, superare le sue guardie del corpo costringerlo a rivelarmi le coordinate del segretissimo bunker che la sua compagnia possiede nel deserto, il tutto senza far capire chi sono e chi mi manda… Tutto qui?” Bronn inarcò le sopracciglia e Jaime scosse la testa “Sarebbe anche di grande aiuto se riuscissi a farlo stanotte. Pensi di potercela fare?”
 
 

L’uomo davanti a lui scosse la testa ridendo “Mi hai preso per un dilettante? Ti chiamerò io quando avrò trovato l’informazione, e stai certo che la troverò.” Jaime si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e fece per alzarsi prima che Bronn lo trattenesse, stringendogli il polso “Un ultima cosa, prima che tu vada.”
 
 

Jaime lo guardò negli occhi per un lungo momento prima che l’uomo si decidesse a parlare “Voglio un autografo… Il fottutissimo Jaime Lannister, quando mi ricapita?” La tensione che Jaime aveva provato fino a quel momento si spezzò, e rise all’uomo davanti a lui “Un fan dei Giants?”
 
 

Le labbra di Bronn s’incurvarono in una smorfia “Cazzo no, il baseball è per fighette. Ma conosco chi me lo pagherà bene.”
 

 
*
 



Brienne si svegliò per il dolore, l’ennesima, bruciante fitta da quando quell’incubo era iniziato. La caviglia era ancora in fiamme e nessuna parte del suo corpo sembrava essere messa meglio. Lo zigomo destro le pulsava ritmicamente a ogni battito del suo cuore e gli occhi le lacrimarono per un attimo prima che riuscisse a ricomporsi a dovere.
 
 

Oggi era il giorno. Podrick le aveva detto che il suo lavoro di programmazione era quasi finito, e non potevano permettersi di aspettare oltre. In più ogni momento che passava lei si sentiva più debole, e non poteva rischiare che le forze le venissero meno proprio quando più le servivano.
 
 

Guardò Podrick che accanto a lei dormiva ancora; ci sarebbero volute ancora un paio d’ore prima che le guardie tornassero a prenderlo, e Brienne decise di gustarsi quegli ultimi attimi di pace, forse gli ultimi attimi della sua vita. Pensò a suo padre, al vecchio e famigliare sorriso che le riservava, alla dolcezza con cui l’aveva sempre trattata. Riuscì a vedere chiara nella sua mente l’ultima immagine che aveva di lui, in piedi davanti al portico di casa, mentre la salutava; lei stava partendo per l’ennesima missione, e lui era rimasto sul portico a guardarla finché la sua macchina non era svanita all’orizzonte. Era morto un mese dopo, all’improvviso, senza che lei gli potesse dire addio, senza che gli potesse dire quanto lo amava.
 
 

Quelle parole bloccarono il fiume dei suoi pensieri, pensando a quanti altri addii avrebbe lasciato in sospeso. Non avrebbe più sentito la risata di Loras, la voce rassicurante di Renly… Pensò a Jaime, a come il suo viso fosse ancora sfuocato nella sua mente, a come avrebbe voluto avere più tempo per memorizzare ogni curva del suo sorriso, ogni linea del suo volto; avrebbe voluto aspettare che accendessero la luce, giusto per dare un’ultima occhiata alla foto che ancora teneva stretta al petto, unica certezza in quella confusione che ora ruotava attorno a lei. Ma non c’era più tempo, non c’era più tempo per lei.
 
 

*
 


“Signor Lannister”
 


“Bronn, sei tu.”
 


“Zitto coglione, non dire il mio nome!” Un sospiro dall’altra parte della linea.
 


“Hai carta e pena? Sto per dirti le coordinate.” Jaime cercò con fatica un blocco e una penna nel caos che era diventata la sua casa, tenendo a stento la cornetta del telefono con la spalla. “Ci sono.”
 


L’uomo gli dettò i numeri che tanto Jaime aveva aspettato per lunghe agonizzanti ore, e lui se li fece ripetere tre volte: non poteva sbagliare. “E’ stato difficile?”
 


Bronn rise “Stai scherzando? I soldi più facili che ho mai fatto! Quel coglioncello ha cominciato a cantare nel secondo in cui ho messo ko le sue guardie.” Jaime sospirò sollevato “Quindi non hai dovuto fargli del male?”
 


Un attimo di silenzio da’’altra parte della linea “Non ho detto quello. Ma niente di permanente, tranquillo cuore d’oro.” Jaime sospirò “Bene, ti ringrazio.”
 


“Sai dove trovarmi moncherino. Alla prossima.”
 


Jaime sperò con tutti il cuore di non doverci parlare mai più. Strinse il pezzo di carta tra le mani con venerazione per un secondo prima di comporre il numero di Renly.
 

 
*
 


Quando la guardia aprì la porta della cella, Brienne e Podrick erano pronti. Nonostante il dolore a entrambe le gambe Brienne era riuscita a rimettersi in piedi, aspettando guardinga accanto alla porta.
 


Podrick era davanti all’ingresso, accanto ad un cumulo di coperte che avrebbe dovuto passare per lei; Brienne sperò che il buio attorno a loro li aiutasse. “Aiutami presto! Non respira!” Podrick urlò alla guardia, e quando l’uomo passò oltre Brienne senza notarla, lei lo attaccò da dietro, conficcandogli il cacciavite nel collo. La mano che aveva prontamente portato in bocca all’uomo si riempì di sangue mentre mascherava i suoi ultimi sussulti, e prima che potessero accorgersene la guardia cadde al suolo, morta.
 
 

Non c’era tempo di pensare a quello che aveva appena fatto, e Brienne si gettò sul cadavere alla ricerca delle sue armi prima che qualcuno si accorgesse di cosa stava succedendo. Impugnò il mitra che l’uomo portava a tracolla e passò la pistola a Podrick, che era corso immediatamente al suo fianco.
 
 

“Podrick ora stammi a sentire. Se ti dico di correre, tu corri a cercare l’uscita più velocemente che puoi d’accordo?” Podrick annuì, ma Brienne voleva essere sicura che il ragazzo avesse capito. “Qualsiasi cosa stia succedendo Pod, mi ha capito? Non importa se io sto morendo, se mi hanno catturato, se io ti dico di correre, corri come il vento e te ne vai da questo posto.”
 


“Ma io…” “Nessun ma Pod. C’è in gioco molto più della nostra vita. Abbandonami se necessario, lasciami morire, ma mettiti in salvo. E se non ci riesci…” Brienne non riuscì a finire la frase, ma Podrick capì lo stesso “Terrò un proiettile per me Brienne. Farò quello che dici, non temere.”
 


Brienne esitò solo qualche secondo prima di stringere il ragazzo in un abbraccio “Se dovessi morire, devi fare una cosa per me Pod.” “Non succederà Brienne…” la donna scosse la testa “Devi trovare un uomo di nome Jaime Lannister, e devi dirgli che lo amo.” Brienne sentì gli occhi farsi lucidi e inspirò profondamente, non c’era tempo per quello “Che lo amo e che mi dispiace.”
 


Podrick annuì e lei gli strinse un’ultima volta il braccio prima di alzarsi. Uscirono dalla cella e percorsero in silenzio il lungo corridoio che aveva portato Podrick alla stanza delle armi “L’uscita dovrebbe essere più avanti, ogni tanto vedevo degli uomini arrivare con delle scatole.”
 


Brienne annuì e continuarono ad avanzare in silenzio; il primo uomo che trovarono fu abbastanza facile da eliminare; Brienne gli arrivò dietro senza che lui si accorgesse di nulla, neutralizzandolo con un colpo alla testa con il calcio del suo mitra. Non si fermò nemmeno a guardare se l’uomo stesse ancora respirando, procedendo velocemente nel dedalo di corridoi che li separava dalla libertà.
 


Continuarono ad avanzare oltre la sala dell’armeria in cui Podrick aveva lavorato, finché una voce alle loro spalle li fece bloccare. Brienne spinse Podrick da parte, evitando che fosse ferito dai colpi che presero a rimbombare nello spazio ristretto, aprendo il fuoco sull’uomo dietro di lei, che cadde a terra con un grido. “Veloce Podrick, adesso sanno che siamo fuori!”
 


Il sudore cadeva copioso dalla fronte di Brienne mentre correva, sentendo il battito del suo cuore pulsarle nelle orecchie. Avanzava come in un sogno, seguita da Podrick, sparando alla cieca ogni volta che un nuovo nemico appariva davanti a lei, senza fermarsi un attimo, cercando di ignorare il dolore sordo che proveniva dalle sue gambe ferite. Dopo quelle che le parvero ore, arrivarono in quella che doveva essere la zona di scarico della base, e dopo giorni Brienne riuscì finalmente a scorgere la luce del sole dallo spiraglio di una porta.
 


Le voci dietro di lei non lasciavano nessun dubbio sul fatto che tutti gli uomini della base dovevano essere alle loro spalle in quel momento, pronti a catturarli. Brienne lanciò un’occhiata a Podrick prima di recuperare le armi dei due uomini a cui aveva appena sparato, cercando rifugio dietro alcune casse davanti all’entrata.
 
 


“Pod, questo è il momento, devi andare.” Podrick la guardò confuso, indicandole la porta “Ma ci siamo quasi, devi venire con me.” Brienne scosse la testa, controllando il numero di munizioni che le rimaneva “Se scappiamo entrambi ci saranno addosso in un attimo, e in campo aperto non abbiamo nessuna possibilità. Cercherò di bloccarli più a lungo possibile Pod, ma devi essere veloce.”
 
 

Podrick la guardò per un attimo, gli occhi che si facevano lucidi “Non hai mai avuto intenzione di scappare… Sapevi che sarebbe finita così.” Brienne lo guardò, commossa dalla sua devozione “Me l’hai promesso Pod. Vai prima che sia troppo tardi.”
 
 

Per un attimo Brienne pensò che le avrebbe risposto di no, che sarebbe rimasto lì a farsi ammazzare o peggio, ma alla fine la ragione sembrò avere la meglio su Podrick Payne; si girò e corse verso l’uscita senza voltarsi indietro.
 
 

Brienne raccolse l’arma e cominciò a sparare ai primi uomini che cercarono di inseguire il ragazzo, sentendo i proiettili fischiare nell’aria a poca distanza dal suo viso mentre i suoi nemici rispondevano al fuoco. Se quella era davvero la sua ultima battaglia, Brienne aveva tutta l’intenzione di vendere cara la pelle.
 
 

*
 



“Signore!” Loras entrò nella tenda del Caporale Seaworth con il fiatone, interrompendo quella che sembrava la routine serale dell’uomo.
 


“Tyrell maledizione, ti pare il modo di entrare nella tenda del tuo superiore?”
 


Ma Loras non aveva tempo per i convenevoli “So dove sono Caporale! Dobbiamo andare a prenderli.”








Note: Ciao a tutti! Lo so, è passato un sacco di tempo (ancora) ma sono successe un sacco di cose in questi mesi e non c'era davvero tempo per scrivere... Appena ho potuto però mi sono rimessa a scrivere questa storia, perché stiamo arrivando alla fine! In questo capitolo succedono un sacco di cose (forse c'è troppo casino, lo so) ma ho voluto stringere un pochino visti i miei tempi di scrittura...  Spero che nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie a chi ancora segue la storia dopo così tanto tempo! Alla prossima!
  
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