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Autore: Alessya    25/09/2017    2 recensioni
- Dobbiamo smetterla di vederci così – esordisco appena lei alza gli occhi e incrocia i miei, e a sentire la mia battuta inizia a ridere, ed entrambi dimentichiamo di reggerci alle sbarre di sostegno, scivolando a terra appena l’ascensore si mette in moto.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, James Potter, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Blossoms of Love'
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Cinque mesi, tre settimane e due giorni

 

 

 

3 Luglio 2025

 

 

Questa mattina sono davvero in ritardo!

 

Di norma ho almeno un ritardo di tre minuti ogni giorno… non chiedetemi il perché.

Io ci provo, davvero! E’ che il mio fisico, il mio cervello, il mio essere si attivano sistematicamente in ritardo… tutto in me è programmato per trasgredire alle regole, che ci posso fare! D’altronde il DNA non è un’opinione, giusto?

 

- Todd! – grido battendo il palmo della mano sulla porta del bagno – Se entro un minuto non esci di lì giuro che schianto la porta! –

Un borbottio confuso, chiaramente alterato, mi risponde dall’altro lato, e dopo un istante la porta si apre di uno spiraglio, e Todd ricambia il mio sguardo mentre si sta lavando i denti.

- Ti manca molto? – gli chiedo, e lui sputa il dentifricio nel lavandino – E’ il mio giorno libero, devi per forza disastrarmelo di prima mattina? –

- Io mi chiedo perché di prima mattina tu sia già sveglio nel tuo giorno libero! Ci devi svernare qui dentro o ti levi di torno? Sono in ritardo! –

- Che novità Potter! E comunque, ho un impegno stamattina. –

- Ahaaa! Ti sei dato da fare allora di recente, è qualcuna che conosco? –

 

Todd sorride, mi si avvicina lentamente con aria pensierosa, poi fa uno scatto fingendo di mollarmi un gancio destro allo stomaco, ma io conosco i suoi scherzi idioti e gli piazzo subito una schicchera sul fianco

- BASTARDO! – mi apostrofa mentre inizia a ridere

- LO SAI, SLOPER, CHE TANTO NON LA SPUNTI! –

- Va beh, fammi andare prima che sia in ritardo anch’io –

- Ma allora la conosco o no? –

- Anche se fosse, non te lo direi –

- Allora la conosco! – rispondo, se non la conoscessi, Todd mi avrebbe già dato molto dettagli – Basta che non ti scopro a fare il filo a una delle mie cugine e puoi fare quello che ti pare –

- Come vuoi, e muoviti che sei in ritardo! Merlino benedetto, non ci sopravvivi un giorno senza un richiamo tu! Sei il solito egocentrico! – e detto ciò si chiude in camera sua per tirarsi a lucido.

- E TU RICORDATI DI CONTROLLARE CHE NON CI SIANO ANCORA UOVA DI DOXY SUL TERRAZZO QUANDO RIENTRI DAL TUO APPUNTAMENTO GALANTE OK?? – gli urlo in risposta.

 

Mi fiondo nella doccia, e intanto calcolo i minuti che devo impiegare per ogni singola azione per limitare i danni di questa giornata.

- Doccia fatta! – decreto uscendo mentre artiglio un telo blu e scatto verso il lavandino, rischiando uno scivolone sulle piastrelle piene di condensa. Passo la mano sullo specchio appannato, e il solito riflesso mi osserva – Oggi stai rischiando più del solito – gli dico mentre apro il rubinetto e l’acqua fredda mi scorre sulle mani, me ne butto un po’ sul viso mentre esamino la barba, che dovrei fare ma alzandomi quasi sempre dopo l’orario e vivendo sul filo del rasoio “per restare sul pezzo”, non trovo mai il tempo.

 

Corro in camera con lo spazzolino tra i denti – Bacchetta bacchetta bacchetta… Accio bacchetta! –

Con un incantesimo mi asciugo subito corpo e capelli e apro l’armadio afferrando a caso gli indumenti.

Quando finalmente sono davanti al camino infilo la mia giacca di pelle e la tracolla e affondo il pugno nel vaso di Polvere Volante.

 

 

 

Mi piace il Ministero, è caotico e stimolante, sempre pieno di persone, forse troppo visto che devo quasi schivarle per raggiungere gli ascensori.

 

Mi infilo tra le grate per il rotto della cuffia, proprio mentre uno degli Auror del mio dipartimento, di cui non ricordo il nome, ne esce armato di bacchetta; non mi riconosce quindi per ora l’ho scampata!

Quando stiamo per partire una voce femminile chiede all’ascensorista di fermarsi, il cancelletto viene riaperto e una nuvola di capelli scuri raggiunge il cabinato, spostandosi verso la parete in fondo, la stessa a cui sono appoggiato.

E’ una ragazza piccoletta, è voltata di schiena e sta frugando in uno zaino, dovrebbe pensare a tenersi alle sbarre laterali altrimenti farà un bel volo!

 

Come mi aspettavo, non appena l’ascensore entra in funzione spostandosi indietro, la vedo perdere l’equilibro… riesce comunque a portare la mano ai sostegni ma la borsa le cade a terra.

Mi scappa una risatina che cerco di contenere, ho l’impressione che sia vagamente irritata e sarebbe maleducazione deriderla.

La osservo, indossa abiti semplici, ma al contempo sembra un tipo…non so, raffinato: porta una giacca in jeans azzurra assurdamente corta, da una manica spunta il luccichio argentato di un bracciale, i capelli bruni sono folti e luminosi, e i pantaloni lunghi e neri sono molto attillati, tanto che non è difficile intuire le forme.

 

 

L’ascensore si ferma al primo livello e l’annunciatrice comunica con la solita voce da automa «Ufficio del Ministro della Magia», scendono tre o quattro persone e l’ultima seguita da un paio di promemoria fluttuanti. Il mio soggetto di studio si piega sulle ginocchia per recuperare la borsa, sempre dandomi le spalle, tanto che comincio ad essere molto curioso su chi possa esserci dall’altra parte.

Calcolando il tempo che ci sta mettendo, come minimo si rialzerà nell’istante in cui l’ascensore riprenderà a muoversi, e rischierà ancora di farsi male… le donne sono testarde, mi sembra quasi di vedere Lily!

Come mi aspettavo, lei si alza e l’ascensore riprende il percorso, stavolta lateralmente, e mi sento già entrare in modalità supereroe esattamente mezzo minuto prima che la donzella venga sbalzata all’indietro, finendomi addosso come un sacco di patate.

 

- OH SALAZAR! –

No, tutto ma non una Serpeverde!

- MI DISPIACE… - comincia a scusarsi lei mentre tenta di riprendere il controllo dei propri movimenti

- Questi ascensori viaggiano molto veloci, ci si dovrebbe sempre tenere ai sostegni – le suggerisco molto formale mentre lei si volta, ancorata alla sbarra sulla parete - …già mi scusi, chissà che male le ho fatto con il mio dolce peso! – mi risponde, dandomi del Lei. Forse pensava di trovarsi di fronte un anziano e compito funzionario del Ministero, anziché un giovane Auror quasi al termine dei corsi.

E io pensavo, nella mia testa bacata di Grifondoro, di trovarmi davanti un viso scialbo, antipatico e magari poco sveglio… invece della sirena che ho sotto gli occhi.

 

- Oh… - esclama lei con un lampo di sorpresa nello sguardo – Scusami – e mi sorride, e i miei ormoni fanno un salto tutti insieme, dandomi la stessa sensazione di quando sei sulle montagne russe, sì ci sono stato, e scivoli giù da una discesa molto alta, e il diaframma ti blocca il respiro.

- Non c’è pro… - sto per dirle che non c’è problema, mentre la mia mano meccanicamente corre sui capelli… è un tic, tutti pensano che lo facessi per vantarmi del mio aspetto quando uscivo con una ragazza o quando attraversavo i corridoi, ma no!, è un tic, uno sfogo nervoso che mi impedisce di arrossire come un comune mortale… in tutto ciò la solita voce da automa esordisce appena ci fermiamo con «Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia», e quegli occhioni scuri e luccicanti si sbarrano di colpo.

- OH SALAZAR! DEVO SCENDERE! CI SI VEDE! GRAZIE! – grida mentre attraversa tutto l’ascensore, urtando sia quelli che non devono scendere che chi, come lei, ha raggiunto il livello del proprio ufficio.

Io rimango imbambolato, ignorando il fatto che avrei dovuto scendere anch’io al secondo livello.

Mi riprendo solo quando sento la cantilena «Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici» … oh no! Terzo livello! Idiota!

 

 

Dieci minuti dopo, quando finalmente arrivo al Quartier Generale e sento il familiare caos di avvisi magici, voci che discutono e risate dall’area ristoro dei colleghi che si godono un caffè parlando del più e del meno, il mio pensiero torna alla sirena dai capelli color cioccolato, che probabilmente si aggira su questo livello proprio adesso, e il suo sorriso dolce viene spazzato via da un urlo inferocito del mio supervisore, Nigel Wolpert – POTTER! SEI IN RITARDO! –

 

 

 

∞ ∞ ∞

 

 

 

4 Luglio 2025

 

 

- Dai James, fai cambio con me! –

 

Ebony Belby frequenta con me il corso Auror da quasi tre anni, abbiamo iniziato nella stessa squadra e finiremo nella stessa squadra, probabilmente anche quando verremo ammessi nel corpo degli Auror come Ufficiali, perché nonostante ci mandiamo a quel paese un giorno sì e l’altro pure, quando si tratta di sintonia tra colleghi non ci batte nessuno.

Il problema di Ebony è che, siccome è discendente diretta di Damocles Belby, pensa che tutto le sia dovuto, persino cederle il proprio giorno di riposo della settimana, se a lei serve per i propri impegni.

 

- Sarò mica scemo Eb! Ho la fortuna di avere il lunedì libero, e tu sai che l’avevo chiesto anche l’anno scorso e mi hanno respinto la richiesta! –

- Questo perché sei un perbenista del cazzo Potter! –

- Amen! –

- Se tu avessi usato un minimo l’influenza del tuo nome, l’avresti ottenuto già dal primo! –

- Ma anche se fossi un mercenario come te, il fatto che mio padre sia a capo del dipartimento avrebbe comunque bloccato qualsiasi mio tentativo. –

- Già, dimentico sempre che Harry Potter è un puro di cuore! – commenta lei mimando il segno delle virgolette sulla definizione affibbiata a mio padre.

Ed eccola, maghi e streghe, la ragazza più maschiaccio dentro della storia; e dire che il suo aspetto è tutto fuorché spiacevole, infatti due anni fa le chiesi persino di uscire, ma oltre al fatto che mi snobbò completamente, e per me era la prima volta, la fievole attrazione che provavo venne smontata da questa parlantina da camionista, come la definisce amorevolmente zia Hermione!

 

- Beh allora dovrò chiedere a Todd –

- Mmm sì, chiamami prima di parlarci, così posso assistere – commento nascondendo una risata, mentre raggiungiamo l’uscita del Quartier Generale.

Entro in ascensore e noto che non mi segue – Ma che fai, dormi qui? –

- Mi sono ricordata che devo aspettare Ackerley e McDougal, andiamo a bere qualcosa, ma perché non ti unisci a noi? –

Sospiro alzando gli occhi al cielo – Perché sono stanco e voglio andarmene a casa –

- Che vecchietto che stai diventando… come vuoi, ci vediamo domani – mi saluta con un cenno della mano e l’ascensorista chiude la grata.

 

- Come stai Carter? – chiedo al ragazzo in divisa che manovra l’ascensore, che ormai conosco da un anno e che fa il turno serale

- Tutto bene signor Potter –

- Carter abbiamo quasi la stessa età, chiamami James per Godric! –

Lui ride sommessamente, e si volta di sbieco scusandosi con lo sguardo – Cercherò di ricordarlo –

 

In realtà Carter è più piccolo di me, ma ha diciassette anni e mi fa senso che mi chiami Signor Potter. Non ha frequentato Hogwarts dato che è un Magonò, ed è stato mio padre, che conosce la sua famiglia, a procurargli un lavoro nel Ministero.

 

- SCUSATE! ASPETTATE, PER FAVORE – lo richiama una voce dal corridoio di destra poco prima che faccia partire la cabina.

Un secondo dopo una chioma stranamente familiare sbuca da dietro la parete, e Carter riapre la cancellata per far salire la ritardataria.

- Scusi, grazie mille! –

Oh Merlino, non ci credo… è proprio lei!

 

- Dobbiamo smetterla di vederci così – esordisco appena lei alza gli occhi e incrocia i miei, e a sentire la mia battuta inizia a ridere, ed entrambi dimentichiamo di reggerci alle sbarre di sostegno, scivolando a terra appena l’ascensore si mette in moto.

- OOH! SCUSA! – puntualmente mi è caduta addosso, e io mi sento un po’ rintronato dal suo profumo

- Figurati – grugnisco mentre tento di alzarmi con non poca fatica, dopodiché le do una mano aiutandola a rimettersi in piedi. La squadro di nascosto, è davvero un bel pezzo di…

- Mi dispiace, ti avrò già rotto due o tre costole a questo ritmo! –

- Ma… anche ieri hai detto una cosa del genere… - le rispondo stranito, e lei inclina la testa guardandomi confusa – Hai detto qualcosa sul tuo peso o una roba del genere… sei una di quelle fissate con la dieta per caso? –

Di nuovo inizia a ridere, e io inizio a pensare che questa risata e quel sorriso mi piacciono davvero tanto.

- No, è che so di non essere un fuscello, insomma, faccio arti marziali quindi… -

- Arti marziali?? TU?! – domando scioccato, e di nuovo il mio sguardo le scivola addosso

- Ehi, solo perché sono una ragazza non significa che sia indifesa… ahm, io sono Phoebe comunque -  e mi porge la mano sorridendomi di nuovo

- James – la stringo, la sua pelle è tiepida e morbida

- Tu sei un Auror immagino –

- Cosa te lo fa credere? -

- Beh, lavori al secondo livello ma non hai l’abito o la tunica, perciò devi essere un Auror –

- Ottima deduzione, e tu invece? –

- Io sono solo di passaggio, mio fratello lavora qui –

- Ah! E chi è? Magari lo conosco –

- Si chiama Edward, Edward Flint, lavora all… -

- … all’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche –

- Ah, vi conoscete? –

Dentro di me, la tempesta si sta scatenando – Sì, di vista –

- Anche tu hai frequentato Hogwarts? –

- Sì, è naturale –

 

«Atrio»

- Oh Salazar, io devo andare, scusa, è che sono in ritardo, CI VEDIAMO! –

 

Senza che ce ne rendessimo conto abbiamo passato anche il primo livello, e giunti al piano terra Phoebe si volatilizza infilandosi di corsa in uno dei camini.

- Mah… beh, ci vediamo Carter – faccio per scendere anch’io ma mi blocco quando Carter si schiarisce rumorosamente la gola, così mi giro per verificare che fosse un segnale rivolto al sottoscritto

- Cenerentola ha lasciato la scarpetta – mi informa indicando un punto sul pavimento dell’ascensore

- Sai, non si capisce proprio che tua madre è Babbana – gli dico ridendo, e lui fa spallucce

- Deformazione natale –

 

Rientro nella cabina accovacciandomi per sollevare l’oggetto abbandonato – Ma che cavolo è? –

Le mie dita afferrano un tessuto nero arrotolato, con un nodo su un lato

- Sembra una fascia o una bandana – ipotizza Carter per aiutarmi

- Già… - lo rigiro tra le mani per esaminarlo, e leggo una scritta minuscola in caratteri bianchi, vicino ad una serie di ideogrammi – Ma… Mahoutokoro…? -

 

 

 

∞ ∞ ∞

 

 

 

14 Luglio 2025

 

 

Cosa ci trovo di bello nel Lunedì? Beh, è il mio giorno di riposo.

E nel giorno di riposo James Potter è il re della casa!

 

La settimana appena trascorsa è stata un vero incubo, per non parlare del sabato, in cui oltre a lavorare sono stato obbligato ad uscire da quei due pazzoidi di Todd e Lennox; e non contento, ieri sono stato incastrato in un pranzo di famiglia chiassoso e delirante! E’ stata una cosa da non crederci: mamma e zia Hermione che discutevano, Rose e Albus che hanno litigato e poi hanno fatto pace; Lyall che correva per tutta la casa e Ted e Victoire che si imbeccavano su cosa lasciargli fare e cosa no; e dulcis in fundo Lily e Platinus, cioè, Scorpius che si punzecchiavano manco fossimo nella stagione degli amori.

Giuro, ieri avrei saltato volentieri, ma poi mi sono detto: tranquillo James, sorridi, lunedì non vai a lavorare, perciò prendila con filosofia. Sì, questo è il discorsetto che mi sono fatto allo specchio domenica mattina alle dodici, vale a dire cinque minuti dopo essermi alzato per vestirmi ed andare dai miei, ed esattamente sei ore dopo essere rientrato dalla nottata di bagordi con Todd e Lenn.

 

Ciondolo in cucina e apro il frigorifero, ma non trovo molte cose interessanti per una colazione degna del Lunedì… va bene, uscirò a prendere una boccata d’aria e un buon muffin!

 

Il nostro appartamento non è distante dal Ministero, e Diagon Alley si raggiunge in cinque minuti a piedi, naturalmente sempre approfittando del passaggio segreto al Paiolo Magico.

Osservo i palazzi della mia strada mentre mi godo la leggera brezza del mattino, sono stato molto mattiniero oggi in effetti, sono appena le nove.

 

Raggiungo presto l’entrata del locale, che quasi tutti i passanti non notano affatto, e come apro la porta un brusio vivace mi accoglie. Il Paiolo è sempre un porto di mare, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Faccio un cenno a Bruce, il proprietario, che ha preso il posto del vecchio Tom una decina di anni fa, lui si esibisce in un OK con il pollice per poi tornare a conversare con gli avventori al bancone, e io mi intrufolo nel retro per attivare il varco. Mentre i mattoni si rigirano come delle cortine mi infilo un berretto di tela e gli occhiali da sole, perché puntualmente mi capita di trovare gente che mi scambia per mio padre o comunque mi riconosce come suo figlio, e perdo un sacco di tempo per stringere mani o negare autografi.

 

Decido di andare da Florean, che ormai non vende solo gelati e cialde ma è diventato la bakery più squisita del circondario, e per colazione propone muffin di tutti i generi, tra cui il mio preferito, al doppio cioccolato.

In fondo alla strada si sbraccia il manichino gigante del Tiri Vispi, e penso che dopo colazione andrò a fare un saluto a zio George, Fred e Roxanne, che di sicuro si faranno due risate quando darò loro i dettagli del pranzo di ieri.

 

La porta di Florean è spalancata, probabilmente per il ricambio d’aria, nessuno si spiega mai come sia possibile che dalla cucina sul retro arrivi sempre una specie di nube al profumo di vaniglia, che si propaga poi per tutto il negozio; in realtà è abbastanza piacevole, ma in inverno, mentre a Luglio è un gran fastidio, sia per i clienti che per il gestore.

 

Mi metto in fila davanti al banco, davanti a me due tizi in abito scuro, che senz’altro sono del Ministero, e una signora con due bambini sui cinque o sei anni; dall’altra parte invece c’è Caroline, che ormai vedo tutte le settimane, e che, forse per il mio fascino, mi tiene sempre da parte il muffin, anche perché il doppio cioccolato va per la maggiore. Tuttavia giuro che non ci ho provato con lei, anche perché è la moglie del proprietario, e io non voglio grane.

 

- Ciao James, come stai? Giorno di riposo? – mi chiede gentilmente mentre prende un sacchetto di carta dalla pila sul banco di lavoro e con un colpo di bacchetta fa lievitare il mio muffin all’interno

- Sì, finalmente, ci voleva proprio! -

- Il riposo o il muffin? –

- Entrambi! – le dico come se fosse ovvio

- Vuoi anche un Mug-Milk? –

- Decisamente –

- Te lo preparo subito – e si avvia dall’altro lato della pedana, dove un enorme macchinario in rame pieno di pulsanti sbuffa tutto tremolante.

 

 

Mentre aspetto il mio Mug-Milk, che altro non è che una versione del cappuccino babbano introdotta nel Mondo Magico negli ultimi cinque anni, mi volto verso la vetrina per godermi il panorama… d’altronde solo in giorni come il Lunedì si può vedere una Diagon Alley gremita ma tranquilla. Tutti passeggiano perché hanno una meta precisa, e non per ciondolare come accade nel fine settimana. Perciò le vie sono piacevoli da girare, e i negozi sono mezzi vuoti, così quando ho delle commissioni da sbrigare, il Lunedì è la mia ancora di salvataggio.

 

Un rumore di passi risuona sull’ingresso e una ragazza con un vestitino a fiori viene verso di me… e appena la guardo bene realizzo chi sia

- Phoebe! –

Lei alza gli occhi di colpo, sorpresa – James! –

- James, il tuo Mug-Milk – mi richiama Caroline, e io la ringrazio con un sorriso prendendo il bicchiere in cartone, volto lo sguardo su Phoebe – Beh, almeno fatti offrire un Mug-Milk! –

- Cos’è un Mug-Milk? –

- Cos’è un Mug-Milk?? Ragazzina, chiedi perdono per questo peccato! – la prendo in giro sperando che sorrida, e lei mi ricompensa senza sapere di farlo.

- Vada per il Mug-Milk –

- Possiamo accomodarci Caroline? –

- Certamente! Ve ne porto un altro al tavolo! Vuoi anche un muffin cara? –

Phoebe mi osserva per un secondo, e appena nota il sacchettino decreta – Quello che ha preso lui va bene, grazie – e mi scosto indicandole la strada.

 

 

Dopo dieci minuti ho capito una cosa: Phoebe mi piace.

- Così… tu e Edward vi detestate –

Scoppio a ridere – Oh andiamo, dire che ci detestiamo mi sembra… -

- Eccessivo? –

- Riduttivo semmai! – replico, naturalmente scherzando, e lei ride, ancora e ancora

- Scherzi a parte… non ci conosciamo così bene da detestarci come persone, ma scoprire che per un anno e mezzo abbiamo frequentato la stessa ragazza a scuola non ci ha certo avvicinati. –

- Lo credo… e quella ragazza sarà stata un vero demonio. –

- Non ti ha mai parlato di lei? –

Phoebe scuote la testa – Edward ha una fidanzata ufficiale più o meno da quando ha compiuto quindici anni, lei però andava a Beauxbatons. –

- Ah! Hai capito Flint? Che… -

- Non giudicare troppo in fretta – mi blocca con un cenno della mano – Forse Edward sarà sembrato un perfetto stronzo a scuola, ma a casa ne soffriva molto di questa situazione. –

- E non poteva… rifiutarla? – le chiedo curioso, lei fa spallucce – A volte non è così facile. –

 

- Hai anche tu un fidanzato ufficiale? –

- No, io ero di rado a casa, perciò fino ad ora non se ne sono preoccupati. –

- Questo perché tu non sei venuta a Hogwarts! – rispondo gongolante cercando di sviare su un discorso che le tolga quell’aria triste dal viso

- Esatto –

- Non ti sentivi fuori posto ad essere così lontana da casa? –

- All’inizio sì, e poi non c’erano molti stranieri oltre me, quindi il primo anno è stato abbastanza difficile –

- Dove si trovava la scuola? –

- Sul lago Kawaguchi, proprio su un pendio del Fuji-san –

- Sul serio? – le chiedo, ammirato

- E’ un posto bellissimo –

- Immagino, è una delle destinazioni che ho nella mia lista! –

Phoebe ridacchia – La tua lista? –

- Ah-a, la lista delle cose che voglio fare prima di diventare troppo vecchio e stanco per farle! –

- AH! Quel tipo di lista! Anch’io ne ho una! –

- Credo che tutti ne abbiano una –

- Per forza, se no come si sopravvive? –

- Appunto! – concordo sorridendo, anche perché sarà un’ora che non riesco a smettere di farlo.

 

Phoebe sospira, poi la vedo muoversi sulla sedia – Devi andare via? –

- Già, ho un impegno con mia madre, ero solo venuta a fare due passi per conto mio perché lei aveva un appuntamento, ma ormai sarà già terminato e non vorrei che mandasse una squadra di soccorso! –

- E a che ti serve? Ci sono qui io, un quasi-Auror al tuo servizio, Miss Flint! –

- Guarda che ci conto eh? – mi risponde ridendo mentre si alza in piedi, sistemandosi sulle spalle il golfino bianco… e io come ogni volta mi perdo ad osservarla, e dovrei fare più attenzione a non farmi vedere, ma è impossibile non guardarla.

 

- Ti va se ci vediamo uno di questi giorni? – mi chiede all’improvviso, dopo aver recuperato la borsa dalla sedia accanto a quella dove aveva preso posto

La fisso, come se io fossi un assetato e lei mi stesse mostrando la via per una sorgente sacra – Sì… certo che mi va! – e ottengo un altro sorriso, e il mio cuore galoppa come un centauro in battaglia.

 

 

 

∞ ∞ ∞

 

 

27 Luglio 2025

 

 

- E dai mamma! Devo andare! –

- Saluta tuo fratello prima! –

- Ma se è di sopra con Alice, non sono così insensibile da irrompere in camera sua mentre è con Alice! –

- Mmm, come vuoi, ma guarda che Albus non è mica te! –

- E con questa convinzione ti frega da anni mamma! –

- James! – mi sgrida papà, ma mi sono accorto che sta ridendo sotto i baffi, poi mi abbraccia brevemente

- Come mai hai tutta questa fretta? Hai qualche impegno? –

- Ma no pa’… è che domani è il mio giorno di riposo e devo fare delle cose… -

- Va bene, va bene, non sprecarti con le giustificazioni, vai e divertiti! – mi blocca mamma senza farsi circuire dalle mie chiacchiere.

 

Appena esco dalla porta di casa, rilascio un sospiro di sollievo e tiro fuori dalla tasca interna della giacca l’orologio da taschino babbano che mi ha regalato nonno Arthur.

- Ok, ce la posso fare –

- Già parli da solo? Stai invecchiando Jim! – mi apostrofa una voce che sento provenire da sopra la mia testa; guardo in alto e trovo Albus affacciato alla finestra della stanza – Te ne vai senza salutare? –

- Ma non c’è Alice lì con te? – e come lo dico, una testa bionda compare accanto a quella nera di Al

- Ciao James! Stai già scappando? –

- Non volevo disturbare, per questo ho evitato di salire –

- Guarda che io non sono così imbecille, io sono A.S. Potter, non J.S. Potter! –

- Tu sei morto se non la pianti! -  e mentre lo dico Alice piazza un bel cinque sulla nuca ad Al – Tu sì che sei una cognata degna, anzi probabilmente sarai l’unica degna, visto l’altro elemento che si è portata in casa mia sorella! –

- Non cantare vittoria troppo presto, tuo fratello non è così responsabile come vuole far credere! –

- COSA VORRESTI DIRE?? –

- Ehi, time-out, cinque minuti di riscaldamento! - dico ai due alla finestra, cercando di calmarli

- Comunque dov’è che stai scappando? –

- Ho un appuntamento –

- Che cooosa? E con chi? – mi chiede Alice curiosa in modo quasi ridicolo

- Non la conoscete –

- La conosceremo mai? – mi chiede Al con la guancia appoggiata alla mano, quasi sdraiato sul davanzale

- Mmm… vedremo – rispondo annuendo lievemente, e Alice mi guarda con tanto d’occhi – Che ti prende? –

- Niente, niente! Beh, cosa stai aspettando? Vattene no?! Mica vorrai star qui sotto la finestra a chiacchierare con noi due! –

 

Li saluto con un cenno della mano, per poi smaterializzarmi, destinazione Paiolo Magico.

L’atmosfera nel locale è sempre troppo buia, e infatti fatico a scorgere Phoebe nella calca.

MI avvicino all’uscita, dove c’è meno ressa, in modo che lei possa vedermi una volta arrivata.

 

Dopo qualche minuto che aspetto, due mani fresche si posano sui miei occhi, riconosco il profumo familiare e un sorriso mi nasce spontaneo.

- Questa è una rapina –

Il mio sorriso divampa – Allora devo alzare le mani? –

- No, quello lo fanno i secchioni! –

- Allora come riscatto ti porto mio fratello! – la sento ridacchiare, e poi mi libera, così finalmente posso girarmi e guardarla. Si sa che sono un Grifondoro, nel profondo proprio, anche nell’inconscio. Infatti sono un incosciente, e tento il tutto per tutto, salutandola con un sentito bacio sulla guancia.

 

- Allora, cosa vuoi fare? –

- Beh, di domenica sera non c’è molta scelta… -

- Lo so! Ieri non potevo proprio! – mi dice tutta sconsolata

- Mi fai finire? Dicevo che non c’è molta scelta, quindi pensavo di andare al cinema. –

- Mmm mi piace! –

- Grande! – esclamo sollevato, anche troppo entusiasta, infatti lei si mette a ridere, e di conseguenza la mia mano si insinua in automatico tra i miei capelli.

 

- Ehm… allora andiamo? – e le apro la porta, per poi inoltrarci insieme nella Londra babbana.

 

A pochi minuti a piedi ci ritroviamo in Leicester Square, e noto subito la fila al botteghino del cinema dall’altro lato della strada.

 

- Cosa volevi vedere? –

- Non lo so, pensavo di rifletterci su davanti alle locandine… onestamente è da un po’ che non vado al cinema… -

- Beh, e io che l’ultima volta che ci sono stata ho guardato un film in giapponese?! –

Prendo a ridacchiare, stupito dai suoi aneddoti insoliti – Non so se essere dispiaciuto per te, o ammirato perché conosci il giapponese! –

- Se avessi frequentato la mia scuola, lo parleresti pure tu, non c’è molto di cui essere ammirati! –

- Al contrario, non conosco nessun altro che lo parli! –

- Se vuoi, posso insegnartelo –

- Grazie dell’offerta, la prenderò seriamente in considerazione… guarda! – le dico indicando una locandina che mi interessa molto

- Lo conosci questo? – le chiedo davanti al manifesto di uno dei tanti episodi di X-Men

- Ti prego, non ne abbiamo già visti abbastanza? –

Sbuffo una risata, quasi scioccato – Dì un po’, la tua famiglia purosangue ha idea del tuo livello di Babbanologia? –

- Ti rendi conto che, adesso, sarò costretta ad ucciderti? – poi si volta verso un altro cartellone, e un attimo dopo mi dice – Guardiamo quello – indicando una locandina di un film dello stesso genere.

 

Ci avviciniamo mentre mi rendo conto che conosco il film, ma non l’ho mai voluto prendere in considerazione, convinto sia una brutta copia di altri – I Guardiani della Galassia… mmm sei sicura? –

- E tu? – mi chiede di rimando lanciando un’occhiata al cartellone di X-Men

- Ok, affare fatto –

 

 

Dopo due ore usciamo dal cinema, la brezza notturna ci investe, ma è piacevole, e io sono ancora entusiasta dopo la proiezione

 

- Meno male che ti ho ascoltata! –

- E meno male che ho insistito… ho scelto a caso! – e a quest’ammissione scoppiamo a ridere entrambi

- Beh hai avuto buon occhio! Anche se involontariamente… - do un’occhiata all’orologio – Sono appena le dieci e mezzo, chissà perché credevo fosse più tardi! –

- Sì… io però tra poco devo rientrare… - mi sussurra, sembra dispiaciuta

- Cos’è una specie di coprifuoco? –

- Beh, sai, non è che io abbia detto ai miei che uscivo con un ragazzo… ho detto che uscivo e basta, ma se faccio più tardi di così mi faranno una testa come un barile. –

- Ma… scusa se sono indelicato, non hai degli amici qui? –

- Sì, ma… ecco, non sono degli amici nel vero senso del termine, sono figli di amici dei miei… più che altro si tratta di un’amica, ma anche lei ha delle frequentazioni di cui non parla con la sua famiglia, quindi semplicemente ci copriamo a vicenda. –

Annuisco, mentre realizzo la situazione – I tuoi amici sono in Giappone… -

Fa cenno di sì con la testa, e distoglie lo sguardo… ha gli occhi lucidi, ma non credo che abbracciarla sia una buona idea, così faccio quello che mi riesce meglio… sdrammatizzare.

- Beh, meglio per me Flint! Organizzami un viaggio in Giappone a scrocco! – evidentemente sono riuscito nel mio intento, perché Phoebe inizia a ridere di gusto, e io sono felice di vedere il velo di tristezza evaporare dai suoi occhi.

 

- Dai, torniamo al Paiolo così puoi smaterializzarti a casa! –

- E tu dove vivi? –

- Allora, io abito qui vicino in effetti, i miei invece a Godric’s Hollow –

- Davvero vivi qui? A Londra? –

- Beh, naturale, è più comodo per un ritardatario cronico come me. –

- Ed abbiamo appurato che riesci ad arrivare in ritardo comunque! –

- Certo! Non posso deludere tutti quelli che mi conoscono! –

- Ma che stai dicendo? – mi domanda sorridendo

- Rifletti, molte persone si sentono tranquille nella loro quotidianità, nelle certezze, vedono James Potter che fa tardi? Beh, tutto a posto, è normale, significa che il mondo non sta per finire, che non ci sono pericoli in agguato. Se tu vivi in un piccolo paese, e quando ti alzi la mattina vedi il tuo vicino andare a prendere il giornale come al solito, un altro portare fuori il cane, senti il profumo di caffè che prepara sempre tua madre e vedi la vicina annaffiare i fiori… significa che è tutto a posto. Invece se il tuo vicino non esce di casa e il giornale resta sulla strada, nessuno porta il cane e addirittura i fiori della vicina sono secchi… non ti fai delle domande? Non ti preoccupi? –

Phoebe mi guarda scuotendo la testa – Ma ci credi davvero? Sei serio? –

Lo so sono un pagliaccio, ma in fondo la mia teoria ha un senso – Nessuno mi capisce –

- Non è vero, io ti capisco, tu sei semplicemente un pallone gonfiato che non ha voglia di sforzarsi e puntare la sveglia dieci minuti prima, perché sai che con quella faccia tosta te la caverai sempre! –

Una risata mi esplode incontrollata, mi ha beccato in pieno!

 

 

Davanti al Paiolo ci fermiamo, dato che io non ho bisogno di entrare per smaterializzarmi.

- E’ stata una bella serata, mi sono divertita! –

- Ne sono felice, d’altronde non poteva essere altrimenti! –

- Se avessi saputo che eri un tale egocentrico ti avrei ignorato in quell’ascensore –

- E come avresti potuto? –

- Se non la smetti ti faccio una mossa di Mahou-Kata! –

- Di che??? –

- Lascia perdere, te la spiego un’altra volta? –

- Quindi vuoi uscire di nuovo con me? Anche se sono così egocentrico?! –

- Io lo sono di più… - mi risponde con un sorrisino, dopodiché si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia, che mi sembra così intenso che chiudo gli occhi per godermelo – Buona notte James –

- Notte – sussurro in risposta, sono ancora un po’ rintontito da quel bacio, mentre la guardo spingere la porta del Paiolo e richiudersela alle spalle.

 

 

Cinque minuti dopo apro la porta di casa, e trovo Todd e Lenn che chiacchierano sul divano, una bottiglia di Burrobirra ciascuno tra le mani – Oh bentornato! Da dove arrivi? –

- Ero dai miei a cena – rispondo posando le chiavi sul tavolino dell’ingresso

- Fino alle undici?? Ma quando mai? – mi apostrofa Lenn con aria scettica

- Mica mi cacciano di casa! –

- Ma facci il piacere, hai una faccia! – insinua Todd sorridendo

- Ma quale faccia?! –

- Ti brillano gli occhi… dai sputa il rospo! –

- Guarda che stai prendendo un granchio! –

- Oh ma cos’è, uno zoo? Rospi, granchi! Insomma, eri fuori con una ragazza sì o no? – interviene Lennox sbrigativo

- No! – forse ho esitato un tantino troppo, tant’è che se ne accorgono

- Seeee, come no! – commentano in coro, e a me sta salendo una voglia di rifilargli qualche scherzetto alla Tiri Vispi

- Va bene! Come vi pare! Io vado a cambiarmi –

- Sì e cambiati anche la faccia, perché se vuoi darcela a bere, quella che hai ti frega, te l’assicuro! – mi urla Lenn mentre mi chiudo in camera.

Mentre mi tolgo la giacca, alzo gli occhi verso la specchiera per cercare i segni di quello che dicono quei due svitati dei miei coinquilini… mah, io non vedo nulla di strano.

 

 

 

∞ ∞ ∞

 

 

25 Agosto 2025

 

 

Ciao James,

scusami se non te lo dico di persona, ma molte cose purtroppo non dipendono da me.

La mia famiglia ha stabilito che partiremo per un viaggio, durerà tre settimane, giorno più giorno meno; se non ci saranno imprevisti, credo di essere di ritorno per la fine del mese di Agosto.

Avrei voluto salutarti prima della partenza, ma non ce n’è stato il tempo, spero che capirai e non sarai in collera con me.

Ti manderò un gufo appena sarò di nuovo a casa, se vorrai vedermi.

Un abbraccio

Phoebe

 

 

Mentre rileggo il biglietto che Phoebe mi ha mandato un mese fa, mi chiedo se sia già rientrata dal viaggio di famiglia; non negherò di esserci rimasto male… o almeno, non lo negherò a me stesso.

Mi sono sentito abbandonato, credevo si fosse creata una sorta di connessione fra noi…

 

Va bene, la colpa non è sua, però è maggiorenne, non è possibile che non abbia potere decisionale… o sì?

Più ci penso e più la testa mi scoppia.

 

Un po’ della mia rabbia è nata anche perché ho ricevuto il suo messaggio in ritardo: Phoebe non sa dove vivo, gliel’ho spiegato a spanne, ma non conosce il mio indirizzo, perciò l’unico escamotage che ha trovato è stato di affidare la lettera a Bruce del Paiolo Magico, sapendo che prima o poi sarei passato da quelle parti. Ed infatti non si è sbagliata, peccato che ci sia voluta una settimana in più di quello che lei probabilmente aveva calcolato!

 

Ormai Todd e Lenn hanno intuito che ho una specie di storia con qualcuno, altrimenti non si sarebbe potuto spiegare il mio sbalzo d’umore repentino. Tuttavia non hanno insistito sull’argomento, hanno capito che in quel momento vedevo nero.

 

Questa settimana è l’ultima delle mie ferie estive, e nonostante l’inizio infausto, non sono state poi così terribili, la prima l’ho trascorsa con i miei amici, praticamente abbiamo occupato la casa dei miei a Brighton, dato che era libera… la seconda settimana abbiamo dato il cambio alle due coppiette d’oro, Albus e Alice e Lily con Scorpius. Mi ha balenato nella testa l’idea di restare a fare da arbitro, ma poi mi sono fatto un esame di coscienza e non ho voluto rovinare loro le vacanze. Così mi sono unito alla ciurma Weasley e siamo andati a goderci l’aria di mare in Cornovaglia.

La scorsa settimana invece, dato che Todd è andato dai suoi e Lenn è in Europa con una comitiva di amici, l’ho passata ciondolando per casa e gironzolando per Londra; e ieri, per finire, c’è stato il matrimonio di Dominique e il suo fidanzato Rowan, in Irlanda. E’ stato strano vedere anche Dominique sposarsi, mi sento come se stessi giungendo ad un bivio e dovessi capire da che parte andare…

 

Decido di buttarmi sul divano e leggere un libro, rischio di far piovere ma in questo momento non ho voglia di uscire, né di andare a trovare i miei. Voglio restare solo con i miei pensieri.

 

 

Il suono improvviso del campanello mi distrae dalla pagina della prefazione.

Sbuffo scocciato Una volta che decido di leggere! Lo vedi, zia Herm, la colpa non è mia!

 

Rotolo giù dal divano, appoggiando il libro sul tavolino, e mi rinfilo al volo la t-shirt, che avevo tolto per via del caldo.

- Chi è? – domando da dietro la porta, per poi dare un’occhiata dallo spioncino

- Questa è una rapina! – esclama una voce che affiora dai recessi della mia memoria a breve termine, e intanto i miei occhi si spalancano stupiti quando, sbirciando dalla piccola lente, riconosco Phoebe, in piedi dietro la porta di casa mia.

 

Forse dovrei farla penare un pochino, ma sono ancora stupito, troppo, e senza riflettere apro la porta, ancora frastornato dalla situazione

- Ciao! –

La guardo per un istante, per poi indicarla con una mano – Sei abbronzata –

- Già… anche tu, un pochino… -

Annuisco, mi sento un cretino ma in questo momento non so cosa dire esattamente.

- Posso entrare? Cioè, mi piace molto il palazzo ma… -

- Sì, scusami, accomodati – le dico meccanicamente, scostandomi per liberarle il passaggio.

 

Chiudo la porta e la osservo voltarsi da una parte e dall’altra, con aria curiosa

- Non me lo immaginavo così –

- Perché? –

- Ecco, non lo so, è molto ordinato! –

 

Sbuffo, cogliendo subito il senso di ciò che intende – Non è sempre così, sono ancora in ferie per cui ho molto tempo per tenere in ordine. E poi i miei coinquilini non ci sono, e due persone in meno fanno la differenza! – le spiego sbrigativo mentre mi dirigo verso la cucina.

- Posso offrirti qualcosa? Ho caffè, del tè, acqua, succo di frutta… anche Burrobirra se ti va –

- Veramente… io ti ho portato una cosa… - mi risponde avvicinandosi al tavolo della cucina, e posa sul ripiano un sacchetto di carta bianco, con una scritta in caratteri rossi che ha tutta l’aria di essere giapponese.

- Che cos’è? – le chiedo, sinceramente curioso

- E’ un regalo, dai aprilo – mi incita, accomodandosi sulla sedia. Io sospiro, i nervi che non accennano a chetarsi, e agguanto il sacchetto sbirciando il contenuto: c’è una scatola di cartone nero, con altre scritte giapponesi bianche, e intuisco che l’unica alternativa è aprirlo. Quando sollevo il coperchio trovo una bottiglia in ceramica e due tazzine senza manico, con le tipiche decorazioni nipponiche.

 

- Spero che ti piaccia… -

- Ma è… -

- …sakè! –

- Sei andata in Giappone?? –

- No, anche se, ammetto che quando sono tornata l’altro ieri, mi è balenato in testa di chiedere una Passaporta per andare a comprartelo. Sai, appena distillato è tutt’altra cosa! Però mi è stato riferito che in così pochi giorni il Ministero non autorizza Passaporte per dei viaggi così lunghi. Così ho fatto un giro per Londra e ho trovato un posto che vende prodotti giapponesi… non uno di quei negozi per turisti, pieni di cianfrusaglie, è proprio un tizio giapponese che importa qualsiasi cosa, seta, i Kanzashi-Kushi… -

- Non credo di aver capito… -

- Ahm… sai, i Kanzashi-Kushi, sono quei fermacapelli che usavano le geishe… -

- No! Non intendevo questo… non credo di aver capito quando sei tornata… -

Phoebe si blocca, un po’ intimorita forse dal mio tono – L’altro ieri –

- Mi avevi detto che mi avresti scritto non appena fossi tornata –

- Beh, sono in ritardo di un giorno, non mi sembra così terribile – mi risponde lanciandomi un sorriso timido

- UN GIORNO?? HAI DATO LA TUA LETTERA A BRUCE QUANDO..? TRE GIORNI DOPO CHE CI ERAVAMO VISTI? E SAI QUANDO L’HO RICEVUTA IO? BEH, TE LO DICO, UNA SETTIMANA DOPO! HAI IDEA DI COSA HO PENSATO IN QUELLA SETTIMANA? NO, MA E’ MEGLIO CHE NON TE LO DICA! –

- Beh, James, sai com’è non sapevo dove abitassi, e non avevo idea di come scoprirlo! – mi risponde tentando di mantenere un tono di voce normale, cosa che a me non riesce un granché

- AH ECCO, E COME HAI FATTO AD ARRIVARE QUI OGGI? –

Lei continua a mantenere un’espressione controllata, e la cosa un po’ mi fa imbestialire – Se te lo dico, non ci crederai… -

- Beh, provaci –

 

Annuisce, adesso sembra seccata, ma ho deciso che non m’importa – Sono andata al Ministero a cercarti, e ovviamente non ti ho trovato, ma c’era un ragazzo al Quartier Generale che dice di essere tuo cugino… -

- …Hugo… -

- Proprio lui – conferma, e intanto appoggia un gomito sul tavolo e il viso sulla mano – Mi ha chiesto come mai ti stessi cercando e chi fossi, e gli ho detto che sono la tua ragazza –

- CHE COSA HAI DETTO?? –

- Se non glielo avessi detto, non mi avrebbe mai dato il tuo indirizzo –

- E LUI TI HA CREDUTO? –

- No, è ovvio, anzi era sospettoso proprio perché non sapevo dove vivessi e mi ha fatto un sacco di domande… comunque gli ho spiegato che usciamo insieme da poco e che non ero mai stata a casa tua. –

- E lui che ha fatto? –

- Era… un po’ stupito, però alla fine si è fidato –

 

Rimango basito, immobile in piedi di fronte a lei, con le braccia conserte sul petto. E’ ovvio che vorrei fregarmene di tutto, andarle incontro, sollevarla di peso da quella sedia e baciarla come ho sempre desiderato fare. Però, che cazzo, mi ha mollato per un mese come un bamboccio, mi ha fatto dannare come un disperato e adesso si è presentata a casa mia dopo aver circuito mio cugino minore!

 

Ok, non trovo di meglio da fare, le darò soddisfazione ma non trovo altro sfogo in questo momento, e quindi apro la bottiglia di sakè, ne verso un po’ per lei e nell’altra tazzina per me, scolandomela immediatamente.

- Jamie, vacci piano… -

- Come mi hai chiamato? – le chiedo riaprendo gli occhi, leggermente infastidito dalla bevanda che mi scivola giù per l’esofago, e che al contempo mi riscalda e mi brucia delicatamente.

- Scusa… - risponde in un sussurro, per poi bere in un lampo. Riappoggia la tazzina con un tonfo sordo sul tavolo, per poi alzarsi con aria triste – Senti, mi dispiace per come sono andate le cose, ingenuamente speravo che potessi capire… - mi spiega mentre recupera dallo schienale il golfino di cotone che si era tolta cinque minuti fa, per poi indossarlo con tutta calma - …e mi dispiace di aver mentito a tuo cugino, magari ti ho anche creato dei casini dicendo quella bugia, e adesso ti toccherà dare un sacco di spiegazioni alla tua famiglia… il fatto è che… questo mese con i miei è stato una gabbia per me, e mi sei mancato. –

 

Sono esterrefatto dalle sue parole, non potrei muovere un muscolo nemmeno se lo volessi, nemmeno adesso che ho capito che vuole andarsene, ferita dal mio atteggiamento, riesco a mettere in moto le mie gambe.

 

La vedo indugiare, guardandosi le scarpe da ginnastica, per poi sbuffare una risata amara e voltarsi, per andare via, forse per sempre…

 

No! Adesso muoviti James!

Con poche ampie falcate la raggiungo e la volto verso di me – Perché hai detto che sei la mia ragazza? –

La osservo mentre volge gli occhi al soffitto, lucidi di lacrime trattenute, così belli che vorrei tuffarmici dentro – Perché? …beh perché ci si potrebbe credere… magari io non sono il tuo tipo, ma… -

- Ma… cosa? –

- Io ci potrei credere – bisbiglia guardando il pavimento

- Io ci vorrei credere… posso… provare a farlo? –

- Che vuoi dire? – mi chiede con la voce più sconsolata che le abbia mai sentito usare

- Che se tu vuoi… vorrei anch’io – le dico a un millimetro dal suo viso

- No! –

- No?? Che stai dicendo!? –

- No, rovinerei tutto, rovineremmo tutto! –

- Ma tutto cosa?? –

- Quello che c’è tra noi –

 

La guardo, e sento che i miei occhi trasmettono pura determinazione – Non mentire, c’è sempre stato questo tra noi, fin dall’inizio – e nel momento in cui la paura che Phoebe si volti e corra via da me per sempre agguanta per pochi secondi il mio cuore, lei la frantuma e si getta tra le mie braccia, affondando il viso nella mia maglietta, che in pochi attimi si bagna delle sue lacrime silenziose.

 

La stringo come se ne andasse della mia vita, anche se tuttora non so quale sia la portata dei miei sentimenti per lei, ma so che fino a questo punto non ci ero mai arrivato prima.

La guido verso il divano, incespicando nel tappeto perché è un po’ complicato camminare dritto cercando di non sciogliere il nostro abbraccio… adesso che abbiamo ristabilito un contatto, non voglio allontanarla rischiando che si spezzi.

 

- Mi spieghi che cosa ti hanno fatto durante queste maledette vacanze? – le chiedo una volta seduti

Lei tira su leggermente col naso, e mi scioglie completamente – In realtà… non mi hanno fatto niente, è questo il punto… è stato tutto così freddo, ora più che mai io mi sento… un’estranea nella mia famiglia. –

- Non è che soffri dell’effetto transfer, eh? – le dico con l’intento di divertirla, e capisco che funziona quando, tra le lacrime, le sfugge una risata

- Beh… so che può sembrare… è facile pensarlo no? Ma non è questo, insomma… non voglio nutrire il tuo ego che è già oltre misura, ma gli occhi mi funzionano ancora bene, e funzionavano anche un mese fa… - mi dice mentre le sfugge un sospiro dato dal pianto appena consumato.

- Sì, anche i miei funzionano bene… - le rispondo per provocarla, e lei ribatte con stizza – Idiota… -

- Mi hai messo a dura prova fin dalla prima volta che ti ho vista. Vai in giro vestita così poi… - commento adocchiando i suoi shorts di jeans bianchi, che risaltano sulla pelle abbronzata e liscia delle gambe.

- Eppure sembri essere padrone di te stesso –

- Giudica tu – le dico in un lampo, porto la mia mano sotto al suo orecchio e avvicino il viso al suo, mi blocco all’ultimo secondo, come per darle l’opportunità di rifiutarmi.

 

- Puoi spostarti, se vuoi – bisbiglio sulle sue labbra, e Phoebe mi risponde in maniera piuttosto eloquente, azzerando quella minima distanza.

 

 

 

∞ ∞ ∞

 

 

26 Dicembre 2025

 

 

- Sei in ritardo –

- Mh-mh non sarei io se non lo fossi –

 

Ci baciamo con trasporto, le mie mani si congiungono dietro alla sua schiena – Mmm questo è il profumo che ti ho regalato – affermo sorridendo

- E non è l’unica cosa che indosso e che mi hai regalato –

- Phoebe, di questo passo a Tokyo non ci andiamo, lo sai? –

- Ma neanche per sogno! Sono mesi che abbiamo organizzato questo fine settimana, e tu hai fatto i salti mortali per liberarti dai festeggiamenti in famiglia… anche se me ne dispiaccio… -

- Non devi! Tra poco verrai invitata anche tu a quelle feste… -

- Ok, credo di non aver dimenticato nulla… hai portato la mia maglietta? – mi chiede, per l’ennesima volta

- Sì, pensa un po’, l’ha ripescata Lennox sotto al divano… tu perdi sempre pezzi in giro, un po’ come la bandana della scuola! – e come le rivelo questo aneddoto, Phoebe diventa rossa come un lampone

- E tu che cosa ti sei inventato? Per la maglietta dico… –

- Secondo te dovevo inventarmi qualcosa?! E dai Phoebe, ti hanno praticamente beccata a girare per la cucina in mutande due mesi fa, non è che si facciano più molte domande! –

 

- Comunque… ricordiamoci che la Passaporta per il ritorno si attiverà il 29 mattina, così tu riuscirai ad andare dai tuoi per la riunione di famiglia. –

- Me ne preoccuperò quando torneremo, adesso sono qui con te e la mia famiglia è fuori dai giochi, così come la tua. – decreto tutto tronfio, scoccandole l’ennesimo bacio a fior di labbra.

 

- Va bene… pronto? – mi chiede estraendo dalla borsa un Maneki neko in miniatura, e come lo sfioriamo, la consueta sensazione di strappo all’addome ci avvolge, catapultandoci dall’altra parte del mondo, come se il Maneki neko ci stesse scortando nel tornare in patria.

 

 

 

 

 

 

* nota: Le esclamazioni di Phoebe su Salazar Serpeverde non si riferiscono, naturalmente, alla sua carriera scolastica, quanto più ad un’abitudine diffusa nella sua famiglia, composta da Serpeverde fin da quando era piccola.

  
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